Moonlight Mile - Voglia di ricominciare |
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Un film di Brad Silberling.
Con Susan Sarandon, Dustin Hoffman, Jake Gyllenhaal, Holly Hunter, Gordon Clapp.
continua»
Titolo originale Moonlight Mile.
Drammatico,
durata 120 min.
- USA 2002.
MYMONETRO
Moonlight Mile - Voglia di ricominciare
valutazione media:
2,50
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Le aspettative degli altri condizonano la vitadi Gianni LuciniFeedback: 29144 | altri commenti e recensioni di Gianni Lucini |
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mercoledì 12 ottobre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
È giusto sacrificare la propria vita per non deludere le aspettative di qualcuno? È questo l’interrogativo centrale del film di Brad Silberling. Tutti i protagonisti non vivono nel modo in cui vorrebbero ma cercano di assomigliare il più possibile a quello che altri si aspettano da loro. I coniugi Floss tentano di elaborare il lutto per la morte di Diane facendo entrare nella loro vita Joe, cioè il ragazzo che ha l’aureola di “promesso sposo della figlia scomparsa”. Da parte sua il giovane non ha il coraggio di rivelare che in realtà lui e Diane si erano lasciati e si adatta al ruolo di “vedovo bianco” per non deludere e addolorare Ben e Jojo. Nessuno dei protagonisti sfugge a questo “sfasamento” tra condizione desiderata e accettazione di un ruolo per non deludere le aspettative di altri, neppure Bertie, la ragazza che lavora all’ufficio postale e che fa innamorare Joe costringendolo a fare i conti con se stesso. Anche lei, infatti, vive cercando di adeguarsi a quelle che crede siano le aspettative del suo uomo, sparito da tre anni e dato ufficialmente per disperso in Vietnam. Per raccontare una storia emotivamente così complessa e dolorosa il regista sceglie i toni della commedia. Si comincia con un funerale e per catapultare immediatamente lo spettatore all’epoca in cui si svolge la storia, cioè l’inizio degli anni Settanta, non servono tanto gli abiti della festa, l’arredamento della casa o i modelli delle limousine, quanto una tiratissima versione di I want to take you higher di Sly & The Family Stone che accompagna il corteo delle auto che seguono il feretro della giovane Diane. La musica ha un ruolo prepotente nel film a partire dal titolo, “rubato” alla canzone con cui si chiude l’album “Sticky fingers” dei Rolling Stones. Le canzoni d’epoca segnano, accompagnano e, in qualche caso, precedono ogni svolta, più o meno significativa, della narrazione quasi fossero personaggi aggiunti. L’idea di dare un ruolo quasi “narrativo” alla musica non è una novità in assoluto e soprattutto non è una novità per il regista Ben Silberling che quattro anni prima di Moonlight mile – Voglia di ricominciare aveva arricchito di brani “prestati” la colonna sonora del suo film La città degli angeli. Questa volta però gran parte delle canzoni ha anche una sua collocazione fisica, non arriva sulla scena in modo impersonale come un colore, un dettaglio o una sfumatura, ma esce da un oggetto ben definito: una radio, un’autoradio e soprattutto da un juke box. Proprio il juke box, l’unico di quello che sembra anche l’unico bar della cittadina dove si svolge il film, assume un ruolo fondamentale nel festival dei sentimenti della narrazione filmica.
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