Salutato da un buon successo di pubblico 7 pistole per i Mac Gregor si muove su una sorta di codice parallelo a quello disegnato da Sergio Leone che non ne contraddice la struttura ma utilizza un linguaggio più scanzonato di quello del maestro, che in qualche caso appare molto vicino ai fumetti d’avventura italiani ambientati nel West. In quel periodo il regista Franco Giraldi non è l’unico a muoversi con successo in questa direzione. Altri suoi colleghi percorrono le stesse piste a partire da Giorgio Ferroni con Un dollaro bucato. Le percorre anche Duccio Tessari con Una pistola per Ringo. Proprio lui, che ha lavorato anche alla sceneggiatura di Per un pugno di dollari compare nella squadra dei “magnifici quattro” sceneggiatori di questo film. È una strada particolare quella che percorre Giraldi nella quale l’ironia e qualche esagerazione da spacconi non volge mai in burla. Il regista non intende prendersi gioco del genere, intende soltanto sperimentarne le possibilità sul lato più leggero senza rinunciare al rispetto dei codici fondamentali del western all’italiana, compresa la scelta di mostrare la violenza per quello che è. In questo senso 7 pistole per i Mac Gregor non è, come qualcuno ha scritto, una sorta di anticipazione dell’ultima fase dell’epopea del western italico, quella della parodia che inizierà cinque anni dopo con Trinità e Bambino, anzi i due film non si assomigliano neppure. In Lo chiamavano Trinità E. B. Clucher, alias Enzo Barboni, si rifà alla slapstick comedy del periodo del muto, esagerando la fisicità dei suoi personaggi, rovesciando fino a metter quasi alla berlina i codici del genere e, soprattutto, espellendo la violenza vera e la morte dalla narrazione. Nella saga dei Mac Gregor invece i ragazzi sono simpatici, spesso spacconi e maneschi, ma uccidono davvero e i loro nemici torturano ferocemente chi gli si oppone anche se, come ha detto lo stesso regista: «…mi sono tenuto il più possibile al di qua del sadismo…». Volendo comunque cercare un riferimento per la struttura narrativa è più facile trovarlo nei western televisivi di Bonanza, la serie dedicata alle avventure di Ben Cartwright e dei suoi tre figli, che nella parodia improbabile di un genere che nel 1965 era appena nato e ricco di vigore.
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