Au hasard Balthazar |
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Un film di Robert Bresson.
Con Anne Wiazemsky, Walter Green, François Lafarge, Jean-Claude Guilbert
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 90 min.
- Francia, Svezia 1966.
- Cineteca di Bologna
uscita lunedì 2 maggio 2016.
MYMONETRO
Au hasard Balthazar
valutazione media:
4,34
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'asino Balthazardi G. RomagnaFeedback: 16232 | altri commenti e recensioni di G. Romagna |
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mercoledì 12 maggio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La vita, i patimenti e la morte dell’asinello Balthazar, bestia umile, laboriosa e mansueta, sono illustrati accanto ai travagli della sua prima padroncina. Il quadro che ne risulta è di un’amarezza sconfortante, di un pessimismo radicale che si fa via via sempre più cosmico. I due buoni, le vittime, l’uno detenuto da una serie di padroni ben poco incline all’onestà ed alla solidarietà e che lo porteranno, innocente, alla morte salvandosi la pelle, l’altra sottomessa edipicamente al possesso maschile – tanto del padre quanto del compagno – e condannata dalle voci popolari ad un isolamento senza via d’uscita, finiscono col rimanere inermi prede di un’umanità dostoevskijana completamente allo sbando, schiava del vizio, del denaro e che giura il falso sulle proprie divinità. Lo stile di Bresson è semplice, scarno, senza fronzoli, ma non per questo meno poetico, ed il messaggio, ancorché ragionatissimo, raggiunge lo spettatore con un impatto ed un’immediatezza di una forza pari a quella del Bergman de Il Posto delle Fragole e de Il Settimo Sigillo. Gli inserti musicali, minimali, incorniciano al meglio i momenti più toccanti della pellicola, come il commovente finale. Girare un film sulla miseria umana avente come protagonista una bestia, per sua natura incapace di compiere coscienziosamente del male, può essere alternativamente l’idea più immediata o rivoluzionaria che si possa cinematograficamente concepire; realizzarla, tuttavia, diventa un’opera che presume l’esistenza di un talento registico di pregevole fattura, e Bresson lo possedeva. Grande film. Quattro stelle e mezzo.
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