Il mio miglior nemico |
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Un film di Carlo Verdone.
Con Carlo Verdone, Silvio Muccino, Ana Caterina Morariu, Agnese Nano, Corinne Jiga.
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Commedia,
durata 100 min.
- Italia 2006.
uscita venerdì 10 marzo 2006.
MYMONETRO
Il mio miglior nemico
valutazione media:
3,01
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Verdone VS Muccino: chi vincerà?di Michele PietragalloFeedback: 0 |
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sabato 11 marzo 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Achille De Bellis (Verdone), top manager di una rinomata catena di alberghi, licenzia una cameriera sprovveduta (Bertelà) che viene accusata del furto di un computer portatile di un cliente. Suo figlio Orfeo (Muccino), cameriere anche lui, decide di rovinarlo credendo che sua madre sia stata accusata ingiustamente. Sbandiera così ai quattro venti la relazione extra-coniugale di Achille con la cognata (Jiga) il giorno del suo venticinquesimo anniversario di matrimonio, gesto che avrà delle conseguenze disastrose sulla vita di Achille: perderà moglie, lavoro e figlia (Morariu), di cui nel frattempo si è innamorato, ricambiato, Orfeo. I rispettivi fallimenti li vedranno uniti nella sua ricerca: chi la ritroverà per primo? Leit-motiv del film: dinamica generazionale che alla fine vedrà uniti due perfetti estranei alla ricerca di qualcosa che entrambi hanno a cuore fornendo una morale tanto provvidenziale quanto all’insegna del luogo comune: bisogna perdere tutto per imparare ad amare le cose più importanti. La sceneggiatura di Verdone e Muccino mostra in filigrana le trovate dell’uno e dell’altro, il tutto a discapito di quest’ultimo. Se a Verdone si devono le trovate più farsesche (ma mai volgari) e la caratterizzazione dei suoi personaggi, sempre gustosi e mai banali, si possono tranquillamente risalire a Muccino le scene ed i dialoghi più imbarazzanti (basti: “sai perchè ero sempre così SCOGLIONATO nei confronti della vita? Perchè non pensavo che esistesse una persona come te”) oltre a reminiscenze stantie per studentelli di liceo classico (“Ti chiami Orfeo? Come il mito di Orfeo ed Euridice?” “Si!”. Ma và?). Ma è sul versante della recitazione che assistiamo al confronto più vivo tra i due: vince ancora una volta Verdone, che, da attore, offre la sua consueta, brillante interpretazione ricca di sfumature mimiche e consumata esperienza, molto delicata e calibrata anche nella goffaggine e che non lascia mai spazio a leziosità inutili contro l’insopportabile recitazione naïf di un Muccino che, difetto di pronuncia a parte, non ha il senso della misura e che sembra essersi condannato da solo (da solo perchè le sue parti se le scrive lui) al ruolo di giovane “ribelle con cause di solito molto modeste”. Verdone si è affannato a smentire l’intenzione dell’ideale passaggio a Muccino del testimone che venti anni fa gli aveva consegnato Sordi, che per fortuna non è avvenuto: Verdone non è Sordi (non ancora almeno), nè tantomeno Muccino è Verdone.
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