carloalberto
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venerdì 22 giugno 2018
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thelma l’oltredonna oltre lucy e rosemary’s baby
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La scrittura polisemica con molti temi trattati ma un solo messaggio nascosto, i dialoghi scarni, come frammenti di un intero da ricomporre e le sequenze lente si offrono per una visione meditativa, mentre l’attenzione è catturata dagli sprazzi improvvisi di colori accesi che irrompono sulla scena, il rosso del sangue che macchia il candore niveo del latte, coordinati con potenti effetti sonori, che fanno da contrappunto agli spazi simmetrici intonati alle diverse sfumature del grigio e vuoti, come gli scaffali della libreria della stanzetta dello studentato o la piscina dell’università, ai silenzi dei piazzali o di un lago ghiacciato che nasconde l’orrore che incombe.
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La scrittura polisemica con molti temi trattati ma un solo messaggio nascosto, i dialoghi scarni, come frammenti di un intero da ricomporre e le sequenze lente si offrono per una visione meditativa, mentre l’attenzione è catturata dagli sprazzi improvvisi di colori accesi che irrompono sulla scena, il rosso del sangue che macchia il candore niveo del latte, coordinati con potenti effetti sonori, che fanno da contrappunto agli spazi simmetrici intonati alle diverse sfumature del grigio e vuoti, come gli scaffali della libreria della stanzetta dello studentato o la piscina dell’università, ai silenzi dei piazzali o di un lago ghiacciato che nasconde l’orrore che incombe. Sembra un film di Polanski sulla normalità del male, ma è altro. La protagonista ha poteri straordinari come la Lucy di Besson, ma è oltre. In un’ordinata piccola cittadina universitaria norvegese il male si annida nelle stanzette linde e ordinate dello studentato e nei suoi vialetti ben curati, assume le sembianze di un serpente e si insinua nel letto di una giovane studentessa di biologia, interpretata da Heili Harboe, che ricorda, per una impressionante rassomiglianza fisica, la Mia Farrow di Rosemary’s Baby. Ma è un incubo. E’ un sogno condizionato dall’immaginario collettivo e da un’educazione bigotta ricevuta dal padre che le fa identificare il serpente con il demonio. Partendo da un’inquadratura panoramica dall’alto, il regista, Joachim Trier, come uno scienziato al microscopio, ingrandisce progressivamente, tra gli anonimi passanti, l’elemento selezionato, per analizzarne la storia. La scelta del soggetto appare casuale, a significare che ogni storia individuale, vista da vicino, nasconde la presenza del male o meglio disvela la doppiezza della realtà, come essa si rivela a livello particellare e non a caso citata, nel film, in una lezione di meccanica quantistica. Il mattonato rosso della facciata della clinica psichiatrica dove è ricoverata la nonna richiama le facciate dei palazzoni di New York dove vive Rosemary. Fin qui Polanski. Solo qui, nella somiglianza dell’attrice con la Farrow e nella coincidenza di uno dei temi trattati. Ma il film si presta ad una lettura più complessa, per la quale l’eroina rappresenta l’oltreuomo nicciano che domina la psiche dei suoi simili, per affermare la sua volontà al di là del bene e del male, categorie superate, in cui si dibattono i primitivi genitori, che sono fanatici cristiani. Thelma domina anche gli elementi naturali, ma non grazie alla tecnologia, di cui sono succubi ignari i suoi giovani amici scettici, ma in forza di un’empatia con l’essenza stessa della natura che a noi appare misteriosa e sovrannaturale come l’entanglement quantistico. La visione del mondo religiosa, incarnata dai genitori, viene distrutta dalla moderna civiltà tecnologica e non a caso il serpente nella mitologia norrena era il dio della tecnica e padrone del fuoco e della fiamma, che arderà vivo in un apparente fenomeno di autocombustione il padre della protagonista. Ma il serpente, simbolo della tecnologia, è ormai anch’esso superato, soggiogato da una forma di volontà superiore in una visione pacificata dal totale dominio della volontà di autoaffermazione. Così Rosemary, vittima predestinata dei condizionamenti sociali, ci appare come un primordiale ominide al cospetto della sovratecnologizzata Lucy di Besson, in cui l’umanità soccombe nella mortale fusione tra neuroni cerebrali e circuiti del computer, e Lucy, a sua volta, un lontano ricordo dell’imminente futuro nella prospettiva di un immaginario avvento dell’oltredonna.
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flyanto
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giovedì 28 giugno 2018
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una ragazza molto particolare
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“Thelma” del regista Joachim Trier è un thriller in cui si racconta della protagonista, appunto di nome Thelma, che da un paese di provincia si trasferisce ad Oslo per frequentare i corsi universitari. Un poco solitaria di carattere e per il suo vissuto precedente, la ragazza trascorre le prime settimane nella nuova città non conoscendo nessuno e dedicandosi esclusivamente allo studio ed a delle nuotate in piscina, venendo frequentemente chiamata al telefono dalla propria famiglia (dal padre in particolare) fervente cattolica, che vigila su di lei in maniera abbastanza rigida ed ossessiva. Col passare dei giorni, la protagonista comincia a fare la conoscenza di altri studenti suoi coetanei ed, in particolare, di una ragazza di cui ella subisce immediatamente il fascino.
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“Thelma” del regista Joachim Trier è un thriller in cui si racconta della protagonista, appunto di nome Thelma, che da un paese di provincia si trasferisce ad Oslo per frequentare i corsi universitari. Un poco solitaria di carattere e per il suo vissuto precedente, la ragazza trascorre le prime settimane nella nuova città non conoscendo nessuno e dedicandosi esclusivamente allo studio ed a delle nuotate in piscina, venendo frequentemente chiamata al telefono dalla propria famiglia (dal padre in particolare) fervente cattolica, che vigila su di lei in maniera abbastanza rigida ed ossessiva. Col passare dei giorni, la protagonista comincia a fare la conoscenza di altri studenti suoi coetanei ed, in particolare, di una ragazza di cui ella subisce immediatamente il fascino. Con lei, Thelma trascorre molto del suo tempo libero mostrando una profonda sintonia reciproca, ma da questo momento in poi nella giovane iniziano a manifestarsi svariate reazioni molto simili a degli attacchi epilettici e conseguenti strani accadimenti, che solo alla fine della storia troveranno una giustificazione.
E’giusto definire “Thelma” un thriller psicologico perché l’intimo e la psiche effettivamente giocano in esso un ruolo importante, per non dire, addirittura fondamentale al fine della risoluzione dell’intera vicenda. Tralasciando la sua più o meno verisimiglianza con la realtà, il film va apprezzato soprattutto per la regia di Trier che risulta perfetta: nitida, precisa, essenziale essa è tesa ad indirizzare l’intero svolgimento della storia verso una tensione ed un interesse sempre maggiori nello spettatore. Ogni sua scena è accurata e mai lasciata al caso, quanto mai equilibrata ed atta a rendere l’intera opera armonica ed uniforme.
Interessante e sicuramente consigliabile.
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vanessa zarastro
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venerdì 13 luglio 2018
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da educazione bigotta...
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Il film scandinavo “Thelma” narra la storia di una ragazza con poteri paranormali psicocinetici che si manifestano durante le crisi non epilettiche psicogene (CNEP), le quali si manifestano nei momenti di maggiore intensità emotiva e vanno a scavare nel suo inconscio e nei suoi desideri più repressi.
Thelma (Eili Harboe) è una brava ragazza che viene da una famiglia religiosa di cristiani fondamentalisti che le hanno impartito un’educazione piuttosto rigida: non beve, non fuma e vuole solo studiare. Il padre (Enrik Rafaelsen) è un medico di base che accudisce con amore la moglie (Ellen Dorrit Peterson) costretta su una sedia a rotelle.
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Il film scandinavo “Thelma” narra la storia di una ragazza con poteri paranormali psicocinetici che si manifestano durante le crisi non epilettiche psicogene (CNEP), le quali si manifestano nei momenti di maggiore intensità emotiva e vanno a scavare nel suo inconscio e nei suoi desideri più repressi.
Thelma (Eili Harboe) è una brava ragazza che viene da una famiglia religiosa di cristiani fondamentalisti che le hanno impartito un’educazione piuttosto rigida: non beve, non fuma e vuole solo studiare. Il padre (Enrik Rafaelsen) è un medico di base che accudisce con amore la moglie (Ellen Dorrit Peterson) costretta su una sedia a rotelle.
Non è facile socializzare per Thelma che è appena arriva all’Università di Oslo, venendo da fuori. L’unica persona che si accorge di lei e le manifesta interesse è Anje (Kaya Wilkins), una ragazza, sembrerebbe, dai desideri promiscui. Thelma è attratta dall’amica, prova per la prima volta sensazioni erotiche, si convince di esserne innamorata, ma contempraneamente la respinge, in preda a sensi di colpa. A causa dei ripetuti attacchi di convulsioni, Thelma si sottopone a varie analisi mediche in cerca di una diagnosi precisa. Scopre in tal modo di avere una nonna anch’essa con gli stessi sintomi, ricoverata in un sanatorio da un paio di anni. La va a trovare e scopre che vive sedata e in uno stato di imbambolamento, che sembra perduri da anni.
La città di Oslo si vede poco, a parte una scena nel recente Teatro dell’Opera progettato da Snohetta e completato nel 2008 nel quartiere centrale di Bjorvika. L’elegante edificio ubicato sulla punta del fiordo di Oslo, costituisce con il suo prezioso marmo di Carrara una nuova icona urbana. La vicenda è ambientata per metà presso la Facoltà di Biologia dell’Università, e per l’altra nella casa isolata dei genitori della protagonista, immersa nel verde vicino a lago ghiacciato.
Non sto a narrare tutti gli eventi raccontati da Joachim Trier con una suspence notevole. Del resto il regista – danese dsi nascita ma naturalizzato norvegese - è uno che il cinema lo sa fare. Aveva già girato “Segreti di Famiglia”, con il quale ha partecipato al Festival di Cannes del 2015, un bel film intrigante coprodotto da Francia, Danimarca e Norvegia, con Isabelle Huppert, Gabriel Byrne, Jesse Eisenbergh. La storia è uno scavo nei difficili rapporti familiari di una famiglia che vive in una casa unifamiliare nello Stato di New York, dopo tre anni dalla scomparsa della madre, una famosa fotografa di guerra, morta in circostanze sospette.
“Thelma” presenta una notevole fotografia di Jakob Ihre, è recitato magistralmente da Heili Harboe, un’attrice definita bergmaniana, ciò che non convince è proprio la storia. Non sono un’esperta di questo genere di film thriller-parapsicologici e, dai tempi di “Rosemary’s Baby” di Roman Polanski del 1968, credo di averne visto solo uno australiano del 2014 che si chiamava “Babadook” e che non mi piacque affatto, quindi non sono in grado di paragonarlo ad altri.
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udiego
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sabato 14 luglio 2018
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thelma
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Joachim Trier, regista danese autore di “Segreti di Famiglia”, porta al cinema con “Thelma”, un racconto a tinte thriller, dove il percorso di maturazione della protagonista si declina non solo in un processo di crescita, ma anche nella scoperta di qualcosa che cela dentro di sé da anni e che nessuno riesce a spiegare con esattezza. L’incontro con Anja permetterà a Thelma di aprirsi ai suoi sentimenti, di dare sfogo alle sue emozioni e far riaffiorare le sue paure. Tutti aspetti emotivi che per troppi anni ha dovuto soffocare e che adesso sono pronti ad esplodere in un vortice senza freni di amore, dolore e paura.
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Joachim Trier, regista danese autore di “Segreti di Famiglia”, porta al cinema con “Thelma”, un racconto a tinte thriller, dove il percorso di maturazione della protagonista si declina non solo in un processo di crescita, ma anche nella scoperta di qualcosa che cela dentro di sé da anni e che nessuno riesce a spiegare con esattezza. L’incontro con Anja permetterà a Thelma di aprirsi ai suoi sentimenti, di dare sfogo alle sue emozioni e far riaffiorare le sue paure. Tutti aspetti emotivi che per troppi anni ha dovuto soffocare e che adesso sono pronti ad esplodere in un vortice senza freni di amore, dolore e paura.
Il film poggia le sue basi sul clima che Trier riesce a regalare alla sua opera. Dopo l’esperienza hollywoodiana, il regista danese torna nelle sue terre nel nord Europa, e, grazie ad un ottimo lavoro di fotografia, riesce a ricreare nel film un’atmosfera che provoca forte inquietudine nello spettatore. Sentimento che accompagnerà nel corso di tutta la visione, in un continuo crescendo, che segue il processo di crescita della protagonista.
Lo script, curato dallo stesso regista insieme ad Eskil Vogt, funziona bene e permette allo spettatore di mantenere alta la concentrazione per tutta la durata del film. L’aspetto drammatico si intreccia a più riprese con l’aspetto horror/thriller della vicenda, amalgamandosi in un tutt’uno fluido, capace di incutere tensione, ma allo stesso tempo di risvegliare curiosità in chi segue la vicenda. Le origini di ciò che Thelma porta dentro partono da lontano ed il film cresce insieme al suo personaggio, conducendolo alla piena maturazione esistenziale e spirituale. Thelma, dopo le prime difficoltà ad accettarsi e ad accettare quello che succede dentro di sé, riesce a liberare i suoi sentimenti, a viverli con serenità ed essere felice per quello che è.
Trier ci regala un film capace di farci vivere un’altalena di emozioni continue, con scene dal forte impatto emotivo con una gestione della tensione di altissimo livello -la scena della seduzione nel teatro e quella dove Thelma prova la prima canna su tutte-. Il regista danese ci regala un’opera apparentemente fredda, ma che saprà nel corso del suo sviluppo, entrare nella pancia dello spettatore, riuscendo a coinvolgerlo in questo turbinio di sentimenti.
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oclockalex
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lunedì 18 novembre 2019
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fattori e risultati
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Thelma è una ragazza di 20’anni con un passato difficile e un presente fosco. Un padre che scopriremo eufemisticamente apprensivo, un madre disabile che non la ama, almeno da quando, molti anni prima, la sorellina minore è morta in circostanze perlomeno misteriose, per non dire impossibili.
La ragazza vive con i suoi in periferia della città in una casa isolata in riva ad un lago per la maggior parte del tempo ghiacciato. Siamo nel nord Europa, nella regione scandinava, un ambiente bianco e freddo dove le città sembrano rifugi asettici. Ma ora Thelma deve lasciare la famiglia isolata e unirsi (a fatica) al resto della comunità. Thelma si trasferisce nel centro urbano per studiare all’università.
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Thelma è una ragazza di 20’anni con un passato difficile e un presente fosco. Un padre che scopriremo eufemisticamente apprensivo, un madre disabile che non la ama, almeno da quando, molti anni prima, la sorellina minore è morta in circostanze perlomeno misteriose, per non dire impossibili.
La ragazza vive con i suoi in periferia della città in una casa isolata in riva ad un lago per la maggior parte del tempo ghiacciato. Siamo nel nord Europa, nella regione scandinava, un ambiente bianco e freddo dove le città sembrano rifugi asettici. Ma ora Thelma deve lasciare la famiglia isolata e unirsi (a fatica) al resto della comunità. Thelma si trasferisce nel centro urbano per studiare all’università. Là, finalmente sola, si farà raggiungere da ricordi e sensazioni da tempo sopiti e scoprirà se stessa e la sua personalità. L’amore e altri incantesimi. Ma i legami non si spezzano…
Beh, bisogna dire che carne al fuoco ce n’è, ma al contrario delle rigide leggi matematiche, certe volte nel cinema, cambiando la sequenza degli spunti, può cambiare anche il risultato.
Possiamo dire che tecnicamente il film, pur essendo a basso badget (credo), rispetta tutte le aspettative. Le scenografie sono perfette, il bianco gareggia con la notte e la luce è quasi sempre artificiale. I paesaggi sono spezzati, i dialoghi secchi ed essenziali, gli sguardi delicati.
Gli attori sono bravi e la sceneggiatura è il suo punto di forza. Come in quei libri dove contano più gli spazi bianchi che le parole. È un film che può voler dire molte cose, ad ognuno il suo. Può essere un film drammatico, un thriller, in certi momenti pure un horror. Sa essere romantico e crudele. Lascia libere le riflessioni, e, di questi tempi in cui tutti vogliono imporre il proprio pensiero, questo film molto interessante e davvero apparentemente semplice, mi ispira un sentimento di libertà. È troppo?
Davvero notevole. E consigliato.
18.11.19
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tmpsvita
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venerdì 11 maggio 2018
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una profonda ricerca della propria identità
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Direttamente dal nord arriva un dramma con elementi fantasy che si inserisce prepotentemente nella lunga lista dei grandi film che hanno reso lo scorso 2017 un anno davvero notevole per quanto riguarda la qualità dei film.
Probabilmente questo è anche uno dei più curiosi ed interessanti perché pieno di grande immaginazione perlopiù visiva che rompe lo schermo con immagini penetranti e fortemente incisive che spesso fanno uso di elementi simbolici e immaginari in buona parte religiosi per attraversare metaforicamente temi quali appunto la religione, in particolare quella cattolica, la ricerca interiore della propria identità e l'accettazione di essa, soprattutto dei suoi apparenti difetti che se compresi e gestiti possono rivelarsi punti di forza.
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Direttamente dal nord arriva un dramma con elementi fantasy che si inserisce prepotentemente nella lunga lista dei grandi film che hanno reso lo scorso 2017 un anno davvero notevole per quanto riguarda la qualità dei film.
Probabilmente questo è anche uno dei più curiosi ed interessanti perché pieno di grande immaginazione perlopiù visiva che rompe lo schermo con immagini penetranti e fortemente incisive che spesso fanno uso di elementi simbolici e immaginari in buona parte religiosi per attraversare metaforicamente temi quali appunto la religione, in particolare quella cattolica, la ricerca interiore della propria identità e l'accettazione di essa, soprattutto dei suoi apparenti difetti che se compresi e gestiti possono rivelarsi punti di forza.
Un labirinto di immagini che entrano nella testa dello spettatore che ne rimane totalmente affascinato e dunque coinvolto, grazie soprattutto ad una regia matura, seria ed elegante che riesce perfettamente ad amalgamare la componente fantastica con quella reale così da rende tutto il film estremamente credibile.
Un film puro che si inserisce nella mente del pubblico, il quale, nei giorni successivi alla visione, continuerà a pensare ad esso volendolo vedere una seconda volta ancora.
Insomma un grande film che soffre forse di una certa freddezza in svariati momenti che va in contrasto con altri momenti che risultano invece molto emozionanti perché veri e umani. Questo contrasto infierisce leggermente sulla visione complessiva senza però certo comprometterla.
Menzione speciale per la splendida fotografia, caratteristica piuttosto come nei film nordici, con dei colori rigidi e molto atmosferici.
Voto: 8/10
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gianleo67
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venerdì 29 dicembre 2017
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psicocinesi, doppio legame e...qed
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L'inizio dell'Università coincide per Thelma, con la scoperta della sua attrazione per lo stesso sesso e con le preoccupanti manifestazioni di violente crisi psicogene che si innescano durante situazioni di forte stress emotivo. Quando gli strani eventi che la vedono protagonista, portano alla scomparsa della ragazza cui è legata, emergono particolari della sua infanzia che aveva rimosso ed un segreto familiare che i suoi genitori sembrano custodire gelosamente. La vocazione al racconto di formazione segna per Joachim Trier l'esordio dietro la macchina da presa con un film (Reprise) dove gli elementi autobiografici si traducono nella sofferta ricerca di una propria identità artistica e nelle impegnative riflessioni sul rapporto tra la realtà e le sue molteplici mistificazioni.
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L'inizio dell'Università coincide per Thelma, con la scoperta della sua attrazione per lo stesso sesso e con le preoccupanti manifestazioni di violente crisi psicogene che si innescano durante situazioni di forte stress emotivo. Quando gli strani eventi che la vedono protagonista, portano alla scomparsa della ragazza cui è legata, emergono particolari della sua infanzia che aveva rimosso ed un segreto familiare che i suoi genitori sembrano custodire gelosamente. La vocazione al racconto di formazione segna per Joachim Trier l'esordio dietro la macchina da presa con un film (Reprise) dove gli elementi autobiografici si traducono nella sofferta ricerca di una propria identità artistica e nelle impegnative riflessioni sul rapporto tra la realtà e le sue molteplici mistificazioni. Come nella riproducibilità di un modello già variamente affrontato dal cinema più o meno di genere (Carrie, Fury, Firestarter, The Medusa Touch), ma con la chiara impronta di un realismo che cerca di indagare più il disagio umano di un inquietante caso clinico (Requiem) che il sensazionalismo delle sue manifestazioni psicosomatiche a metà tra superstizione e antropologia (The Exorcist), il giovane regista norvegese ci conduce per mano nel travagliato viaggio di una adolescente repressa alle prese con la straordinaria plasticità della psiche umana; un dipolo di esperienze contraddittorie e laceranti, scisso tra il doppio legame materno e le frustrazioni confessionali del complesso di Elettra. Come nel curioso parallelo tra un quadretto di famiglia scandinavo di padre barbuto e placido, madre in sedia a rotelle e figlia che cova dentro un segreto inconfessabile (When Animals Dream) ma più ancora nella sanguinaria tara familiare di una raccapricciante tradizione accademica (Grave), i segreti prima o poi vengono al pettine, sancendo il primato di una legge naturale che trova il suo compimento nell'affermazione dell'istinto e nei compromessi di un potere che reclama il controllo come unico deterrente all'autodistruzione. Come un fiume in piena trova il suo corso travolgendo tutto quello che gli si para davanti, i poteri psicocinetici di una Signora delle Mosche (Phenomena) che governa il volo degli uccelli e l'elettrodinamica quantistica, sono le drammatiche manifestazioni di una singolare personalità che cerca di affermare la propria autonomia di figlia e di donna a dispetto di un ostracismo familiare di rigidi precetti e di latente anaffettività, ricomponendo i frammenti di una personalità scissa nel parossismo di crisi psicogene in grado di distruggere il mondo piuttosto che di ricomporlo a proprio piacimento. I bellissimi piano-sequenza aerei che aprono e chiudono il film sulla piazza gremita del complesso universitario, sembrano inquadrare l'emergere di una realtà macroscopica e ordinata dall'universo caotico e probabilistico che lo sottende, chiosando il parallelo che l'autore porta avanti sul dualismo insito nella materia ("...puo darsi che sia una particella che un'onda, a seconda dello strumento di rilevazione che utilizziamo") come in quello altrettanto sottile che governa la nostra natura di esseri mortali, ma insospettabilmente vicini alla devastante potenza che ci avvicina agli dei. Un film di ossimorico realismo parapsicologico, nel quale la tensione è sapientemente alimentata dal materializzarsi dall'inquietante natura dei sogni della protagonista e sostenuta dall'uso ritmico delle musiche (la scena della 'scomparsa' dell'amica ricorda il diabolico assassinio di E.Giorgi in Inferno al suono intermittende del Nabucco di Verdi), raggiungendo l'acme nella claustrofobica scena della piscina e nella tragica ambivalenza di un finale illuminato da un piccolo saggio demiurgico che quantomeno contraddice il Terzo Principio della Termodinamica. Molto bene per la giovane Eili Harboe già vista nel catastrofico The Wave e funzionale la coppia Henrik Rafaelsen&Ellen Dorrit Petersen già coniugi in crisi nel conturbante Blind di Eskil Vogt, autore da sempre sodale di Trier e qui anche della sceneggiatura. Presentato al Toronto International Film Festival 2017 e colpevolmente escluso dalla short list dei migliori film in lingua straniera (Norvegia) agli Academy Awards 2018.
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peergynt
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mercoledì 18 aprile 2018
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mente pericolosa in cerca d'amore
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Horror parapsicologico raffinato e disteso che, con tempi lenti da film nordico, narra la presa di coscienza di una ragazza della propria diversità, sia sessuale che psicofisica. Come la più famosa Carrie di Stephen King/Brian De Palma, questa Thelma è stata compressa da una famiglia iper-religiosa. Ovviamente, non potrà che esplodere, finendo per accettare senza problemi la propria diversità, pur caratterizzata da una tendenza inconsapevolmente omicida. Il regista sa essere grande nel montaggio alternato di hitchcockiana sospensione e nelle atmosfere inquietanti estratte da innocui paesaggi quotidiani: un lago ghiacciato oppure un parco pubblico in notturna, fino ad arrivare alla piscina, icona horror che rimanda idealmente ad archetipi lewtoniani (ovviamente "Cat people").
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Horror parapsicologico raffinato e disteso che, con tempi lenti da film nordico, narra la presa di coscienza di una ragazza della propria diversità, sia sessuale che psicofisica. Come la più famosa Carrie di Stephen King/Brian De Palma, questa Thelma è stata compressa da una famiglia iper-religiosa. Ovviamente, non potrà che esplodere, finendo per accettare senza problemi la propria diversità, pur caratterizzata da una tendenza inconsapevolmente omicida. Il regista sa essere grande nel montaggio alternato di hitchcockiana sospensione e nelle atmosfere inquietanti estratte da innocui paesaggi quotidiani: un lago ghiacciato oppure un parco pubblico in notturna, fino ad arrivare alla piscina, icona horror che rimanda idealmente ad archetipi lewtoniani (ovviamente "Cat people"). Ottimo lavoro, la cui lentezza di stile sa essere non un difetto, ma uno stilema narrativo che completa e arrotonda il personaggio.
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