greatsteven
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giovedì 30 agosto 2018
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brancaleone eroe modello della spavalderia!
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BRANCALEONE ALLE CROCIATE (IT, 1970) diretto da MARIO MONICELLI. Con VITTORIO GASSMAN, ADOLFO CELI, SANDRO DORI, BEBA LONCAR, PAOLO VILLAGGIO, STEFANIA SANDRELLI, GIGI PROIETTI, LINO TOFFOLO, GIANRICO TEDESCHI
Brancaleone da Norcia, alla guida di una marmaglia di sbandati fedeli all’antipapa Gregorio, parte per la conquista del Santo Sepolcro, ma vengono sorpresi da un commando di guerrieri agli ordini del pontefice in carica Clemente, che li sterminano quasi tutti. Coi pochi superstiti, dopo un dialogo con la Morte che gli concede sette lune per passare a miglior vita gloriosamente, Brancaleone decide comunque di proseguire il viaggio verso la Terra Santa. Si uniscono alla sua truppa di gonzi derelitti: il soldato alemanno Thorz, in procinto di uccidere il figlio di Re Boemondo di Sicilia perché fedele al suo fedifrago fratello Turone, che il nostro squinternato eroe prende come ostaggio; Pattume, masochista dannato per aver commesso un inconfessabile peccato che fa crollare la grotta in cui vive il profeta eremita al quale conduce il malconcio esercito per rivelarglielo; la fattucchiera Tiburzia, che salva dal rogo e che si innamora di lui; un misterioso lebbroso che si scopre poi essere la bellissima principessa Berta, moglie del conte d’Avignone e costretta ad indossare abiti da appestata per scampare agli stupri.
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BRANCALEONE ALLE CROCIATE (IT, 1970) diretto da MARIO MONICELLI. Con VITTORIO GASSMAN, ADOLFO CELI, SANDRO DORI, BEBA LONCAR, PAOLO VILLAGGIO, STEFANIA SANDRELLI, GIGI PROIETTI, LINO TOFFOLO, GIANRICO TEDESCHI
Brancaleone da Norcia, alla guida di una marmaglia di sbandati fedeli all’antipapa Gregorio, parte per la conquista del Santo Sepolcro, ma vengono sorpresi da un commando di guerrieri agli ordini del pontefice in carica Clemente, che li sterminano quasi tutti. Coi pochi superstiti, dopo un dialogo con la Morte che gli concede sette lune per passare a miglior vita gloriosamente, Brancaleone decide comunque di proseguire il viaggio verso la Terra Santa. Si uniscono alla sua truppa di gonzi derelitti: il soldato alemanno Thorz, in procinto di uccidere il figlio di Re Boemondo di Sicilia perché fedele al suo fedifrago fratello Turone, che il nostro squinternato eroe prende come ostaggio; Pattume, masochista dannato per aver commesso un inconfessabile peccato che fa crollare la grotta in cui vive il profeta eremita al quale conduce il malconcio esercito per rivelarglielo; la fattucchiera Tiburzia, che salva dal rogo e che si innamora di lui; un misterioso lebbroso che si scopre poi essere la bellissima principessa Berta, moglie del conte d’Avignone e costretta ad indossare abiti da appestata per scampare agli stupri. Dopo tutti questi incontri, a Brancaleone capita l’occasione di far eleggere, mediante il giudizio di un vecchio quanto babbeo saggio che sta appollaiato in cima a una colonna, l’antipapa Gregorio come pontefice effettivo contro il rivale Clemente camminando sui carboni ardenti senza mostrare per la penitenza (o dura prova?) alcun dolore. Raggiunta la Sicilia, da lì s’imbarcano per la Terra Santa, dove incontrano Boemondo, impegnato nel tentativo di ridurre ai propri comandi gli eserciti autoctoni, i quali però non desiderano uno sterminio bellico, ma un torneo: quattro campioni italiani contro quattro campioni di Gerusalemme. I vincitori stabiliranno che l’armata trionfante abbia diritto di decapitare i perdenti. Vincono i musulmani, ma Brancaleone, in difesa dei cristiani, con la sua combriccola che se l’è data a gambe levate e per giunta indignato per non esser stato scelto fra la quaterna dei combattenti, scende in campo e accoppa i quattro cavalieri islamici, ma un incantesimo di Tiburzia gli fa perdere il duello contro Turone, del quale tanto Boemondo quanto Brancaleone anelavano la dipartita. Inseguendo la strega nel deserto, Brancaleone incontra di nuovo la Morte che, alla scadenza del tempo concordato, gli comunica che ha già preso tre vite e che gliene manca una per chiudere il conteggio, la sua. Ma stavolta è Tiburzia che, per amore, si sacrifica al posto del nobile cavaliere italiano. I conti tornano, e il protagonista è libero di allontanarsi fra le dune con una gazza ladra fra le mani in cui rivede la reincarnazione della donna infatuatasi di lui. C’è chi lo preferisce addirittura a L’armata Brancaleone (1966), di cui però non eguagliò il successo al botteghino. Comunque Gassman, coadiuvato da un Monicelli che ne valorizza ampiamente le doti atletiche nelle sequenze d’azione e le capacità recitative nel ritrarre il duellante senza macchia e senza paura, dà il meglio correndo, saltando, esercitando funambolismi verbali a iosa, intrallazzando con gli altri bravissimi interpreti e conducendo come viandante dal costante, ingenuo ottimismo un road movie che non perde un colpo, diverte e meraviglia per la precisione della cura ambientale. Ci sono anche un Villaggio che si fa l’autocitazione col professor Kranz interpretando il soldato germanico infanticida e codardo, una Sandrelli caparbia nelle sue intenzioni come nella dimostrazione dei poteri magici che in effetti possiede, una Loncar delicata e aggraziata che non è troppo bendisposta a regalare i propri favori a colui che cavalca il testardo Aquilante (come sempre, destinazione di botte a non finire), un Toffolo che mescola un veneto verace a un italiano volgare vestendo i panni dell’interprete conciato da campanaro incartapecorito e un Proietti che si sdoppia nel ruolo dell’autolesivo peccatore che si sbatte addosso la pietra legata al cordone e della Morte nerovestita armata di falce, dimostrando in quest’ultimo caso anche una straordinaria autoironia follemente umoristica. Concludono la troupe di attori eccellenti un Celi che fa il sovrano siculo che s’esprime costantemente in rima (gli ultimi quaranta minuti del film, in cui lui compare, fungono da rivitalizzante ad un’opera che già di per sé agguanta vigore a quattro mani) e un Tedeschi che invece ha soltanto una scena, ma la utilizza per esternare la sua consueta verve iconoclastica. Montaggio: Ruggero Mastroianni. Prodotto da Mario Cecchi Gori. Come nel precedente episodio, non vanno persi i disegni che schematizzano il percorso iniziatico del personaggio principale, aventi pure un gusto artistico non indifferente, agendo da didascalie spassose e al tempo stesso creative.
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giu/da(g)
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lunedì 28 febbraio 2011
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buon sequel
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Brancaleone (Gassman), amareggiato per non esser riuscito ad impedire il massacro dei fedeli guidati da Zenone, stringe un patto con la Morte per riscattare la propria felloneria. Raccimolando nuovamente uno sciame di pezzenti sotto la propria guida si dirige nelle Terre Sante per trovare la sua morte eroica. Sebbene si avverta lo stacco col primo film, specialmente per la perdita dei personaggi (in particolare Gian Maria Volonté ed Enrico Maria Salerno, sostituito da David Norman Shapiro) Brancaleone alle Crociate regge discretamente la prova, innanzitutto per la bravura di Gassman, ma specialmente grazie all'ottimo cast: Villaggio, Toffolo, Proietti (che recita nei ruoli della Morte, il santo stilita Colombino e Pattume), Celi e non meno importante Stefania Sandrelli; in più la visione di quel Medioevo pecorone del primo film si fa inesorabilmente più tragica (la ballata degli impiccati, il rogo delle streghe), ma allo stesso tempo più ricca e varia.
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Brancaleone (Gassman), amareggiato per non esser riuscito ad impedire il massacro dei fedeli guidati da Zenone, stringe un patto con la Morte per riscattare la propria felloneria. Raccimolando nuovamente uno sciame di pezzenti sotto la propria guida si dirige nelle Terre Sante per trovare la sua morte eroica. Sebbene si avverta lo stacco col primo film, specialmente per la perdita dei personaggi (in particolare Gian Maria Volonté ed Enrico Maria Salerno, sostituito da David Norman Shapiro) Brancaleone alle Crociate regge discretamente la prova, innanzitutto per la bravura di Gassman, ma specialmente grazie all'ottimo cast: Villaggio, Toffolo, Proietti (che recita nei ruoli della Morte, il santo stilita Colombino e Pattume), Celi e non meno importante Stefania Sandrelli; in più la visione di quel Medioevo pecorone del primo film si fa inesorabilmente più tragica (la ballata degli impiccati, il rogo delle streghe), ma allo stesso tempo più ricca e varia. La sceneggiatura tuttavia risulta meno compatta e lineare, con alcune parti troppo a sé stanti (la faccenda di Pattume) ed alcuni snodi risolti sbrigativamente come il passaggio frettoloso della scena dall'Italia alla Terra Santa. Ottima colonna sonora.
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elgatoloco
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domenica 19 agosto 2018
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qui forse anche meglio de"l'armata"
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Rispetto a"L'armata Brancalone"(1966, Mario Monicelli), questo seguito ideale"Brancaleone alla crociate"(1970, sempre Monicelli), è probabilmente ancora più ricco di elementi: oltre alla"Stilinischung", gramelot, ossia alla creazione linguistica pseudo-medievale, ricchissima di lemmi e di sintagmi, c'è laa situazione parodica(l'imitazione di stilemi linguistici, ma anche di gestualità, di mimica, di prossemica, di modi di atteggiarsi di tutti nel Medioevo, dal tronfio aristocratico o pseudo-cavaliere (come appunto Brancaleone da Norcia)al pezzente, alla"strega", dalla finta appestata o meglio lebbrosa al nano etc.
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Rispetto a"L'armata Brancalone"(1966, Mario Monicelli), questo seguito ideale"Brancaleone alla crociate"(1970, sempre Monicelli), è probabilmente ancora più ricco di elementi: oltre alla"Stilinischung", gramelot, ossia alla creazione linguistica pseudo-medievale, ricchissima di lemmi e di sintagmi, c'è laa situazione parodica(l'imitazione di stilemi linguistici, ma anche di gestualità, di mimica, di prossemica, di modi di atteggiarsi di tutti nel Medioevo, dal tronfio aristocratico o pseudo-cavaliere (come appunto Brancaleone da Norcia)al pezzente, alla"strega", dalla finta appestata o meglio lebbrosa al nano etc.Ma è anche feroce satira delle supestizioni e dell'ignoranza, sempre foriera di guerre e di disastri, nel Medioevo ma in realtà in ogni tempo, del fanatismo religioso e non, di molto altro, con Vittorio Gassman che designa il personaggio del"cavaliere senza macchia e senza paura", ma anche senxa molte altre cose, irride anche-molto scientemente-la presunta retorica interpretativa che gli veniva sempre rimproverata, ma anche proprio uno stile, in realtà non suo. Ma ci sono anche vari amici del grande Gassman e di Monicellli. Lino Toffolo, Gianrico Tedeschi, Paolo Villaggio, Gigi Proietti, Pietro de Vico, nonché una sempre bellisisma anche bravissima Stefania Sandrelli. El Gato
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elgatoloco
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lunedì 29 giugno 2020
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non inferiore al primo"brancaleone"
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IN"Brancarleone alle crociate"(Mario Monicelli, coatuore con Age e Scarpelli di soggetto e sceneggiatura, 1970),, appena due anni dopo"L'armata Brancaleone", Vittorio Gassman sfodera un repertorio notevolissimo, dove il presunto cavaliere"Brancaleone da Norcia"(che verso la fine del film verrà ridimensionato, ma rin-nominato baronetto dal re normanno siculo Boemondo(Adolfo Celi, qui impegnato in una tenzone di versi anche con "Branca")si rivelerà più coraggioso di quanto si potesse supporre e anche decisamente superiore al rango che la"sorte"gli aveva assegnato, a quanto pare... Come sempre domina un idioma umbro antico(certo, Francesco d'Assisi , Uguccione da Todi e ancora Jacopone da Todi forse avrebbero qualche appunto da rivolgergli, ma si tratta di quisguilie, anche tenendo conto del registro comico)), che poi in altri personaggi(Toffolo in similveneto, bravisismo e indimenticabile), Villaggio che in pseudo.
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IN"Brancarleone alle crociate"(Mario Monicelli, coatuore con Age e Scarpelli di soggetto e sceneggiatura, 1970),, appena due anni dopo"L'armata Brancaleone", Vittorio Gassman sfodera un repertorio notevolissimo, dove il presunto cavaliere"Brancaleone da Norcia"(che verso la fine del film verrà ridimensionato, ma rin-nominato baronetto dal re normanno siculo Boemondo(Adolfo Celi, qui impegnato in una tenzone di versi anche con "Branca")si rivelerà più coraggioso di quanto si potesse supporre e anche decisamente superiore al rango che la"sorte"gli aveva assegnato, a quanto pare... Come sempre domina un idioma umbro antico(certo, Francesco d'Assisi , Uguccione da Todi e ancora Jacopone da Todi forse avrebbero qualche appunto da rivolgergli, ma si tratta di quisguilie, anche tenendo conto del registro comico)), che poi in altri personaggi(Toffolo in similveneto, bravisismo e indimenticabile), Villaggio che in pseudo.Deutsch sembra riscoprire il mai dimenticato prof.Franz Kranz, "tedesco di Germania")si diffrange e riposiziona diversmanete, con un Gigi Proietti(qui ancora menzionato molto seriamnete come"Luigi", ma ormai credo che lo stesso interprete si offenderebbe venendo chiamato con il nome nella forma integrale, e non con la forma ridotta)che addirittura si esprime con tre personaggi, dal "dannato"alla nera falciatrice, id est la Morte... Ma a dominare è comunque ser Vittorio, con quell'alternanza di registro comico e tragico che qui emerge splendidamente nei due monologhi con la Morte e in quello con sé medesimo, almeno, vere piccole pièces che Gassman avrebbe potuto tranquilamente proporre a teatro o in una serata di teatro in TV(non perdete, se replicato, il"quasi addio"del 1999, realizzato per non so quale canale appunto telvisivo, vi troverete altre piccole.grandi sorprese). Piccoli gioielli. piccoli -grandi regali. Ancora, tra gli altri, una bella quanto brava, semrpre scalza nel film. Stefania Sandrelli quale strega ma buona, dove si noti anche(volendo)l'opposzione classica di Beba Loncar, finta lebbrosa, bionda salvatrice-versus l'altra salvatrice gelosisissima dell'altra, di capelli scuri. E poi la straordinaria condanna degli"eretici", dove Monicelli e i suoi colleghi, più certamente anche Gassman mettono in crisi il Medioevo"tramandato", mostrando l'orrore dell'"ortodossia"imposta con la forza e l'arbitrio, versus una situazione in cui comunque dominava la lotta tra papi e antipapi, l'"anarchia feudale"etc. El Gato
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