fedeleto
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mercoledì 12 dicembre 2012
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hollywood ending and allen beginning..
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Val in passato era un regista di grande successo.Divorziato torna in contatto con la sua ex moglie, poiche' ella oramai sta per sposare un produttore,e cosi gli viene offerto di girare un film in tutta liberta'.Peccato che il povero Val diventi psicosomaticamente cieco e continui a girare il film nascondendo questo handicap agli altri eccetto al suo amico,anche se poco dopo lo scoprira' la sua ex moglie e una giornalista molto pettegola.C'e' poco da fare il film ne uscira' a pezzi,ma i francesi adorando Val-Allen ne rimaranno entusiasti.Che fare se non andare con la sua ex moglie in Europa e rimettirsi con lei?in fondo nel frattempo e' tornata la vista.
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Val in passato era un regista di grande successo.Divorziato torna in contatto con la sua ex moglie, poiche' ella oramai sta per sposare un produttore,e cosi gli viene offerto di girare un film in tutta liberta'.Peccato che il povero Val diventi psicosomaticamente cieco e continui a girare il film nascondendo questo handicap agli altri eccetto al suo amico,anche se poco dopo lo scoprira' la sua ex moglie e una giornalista molto pettegola.C'e' poco da fare il film ne uscira' a pezzi,ma i francesi adorando Val-Allen ne rimaranno entusiasti.Che fare se non andare con la sua ex moglie in Europa e rimettirsi con lei?in fondo nel frattempo e' tornata la vista. Allen implacabilmente scrive soggetto e sceneggiatura ,e ne esce un film buono,che ovviamente porta alcune tematiche chiare come l'ambiente contorto del cinema nel suo complesso(anche se in celebrity era stato molto piu' chiaro e migliore) e sottrare la centralita' della cecita' per porre la metafora del cinema oramai inutile e cieco sia ai bisogni del pubblico che al bisogno dell'arte,non a caso Val ritornera' con la sua ex moglie e dunque al passato,la Francia e' ancora una volta l'esempio dell'origine del cinema e dunque e' un addio ad Hollywood ed alla sua macchina contorta,e un abbraccio all'Europa madre del cinema.Del resto non trascura nemmeno l'ironia presente in varie scene sia quella finale riguardo i francesi che lo adorano sempre e potrebbero anche farlo se realmente il film e' un fiasco,oppure anche la scena del ristorante dove Val-Allen si rivolge alla sua sua ex moglie cambiando discorso essendo prima calmo poi subito nervoso,e come dice lui (grazie alla sua ipocondria) ha sia la pasticca per calmarsi che quella per svegliarsi o per quando fuori piove.Tecnicamente il film non e' affatto male,buona la sequenza in cui Val telefona al suo amico chiedendogli aiuto per la sua cecita',Val-Allen e' ripreso di spalle,come a suggerrire allo spettatore la cecita' di Val-.Allen che verra' scoperta immediatamente dopo,poiche' gli occhi non figurano ma la sua testa (poiche' il vero problema della psicosomatizzazione e' appunto la mente che si riversa sul corpo).Un buon film diretto magistralmente da Allen.Un buon elogio anche a Tea Leoni.Simpatiche anche le disavventure con il direttore della fotografia,inspirate realmente ai problemi con il direttore della fotografia Zhao Fei nei suoi film precedenti quanto alla lingua.Cosi Hollywod sarebbe finita ma Allen no di certo.
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germon
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lunedì 11 febbraio 2013
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cecità (intellettuale)
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Gerardo Monizza
Apparentemente, “Hollywood Ending” è un film sull’insicurezza. Più a fondo, dopo che la storia di Val Waxman (Allen), regista già famoso, ma nevrotico e ansioso, si snoda fino al “disastro” del “lieto fine” si comprende che il tema è la “cecità intellettuale”. Infatti: a occhi chiusi non si può neanche essere creativi.
Il regista in crisi (Woody Allen a tratti in gran forma) recuperato dalla ex moglie Ellie (Téa Leoni), che ne conosce i disastri coniugali pur apprezzandone le doti professionali, è colpito improvvisamente, all’inizio delle riprese, da una cecità totale d’origine psicosomatica.
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Gerardo Monizza
Apparentemente, “Hollywood Ending” è un film sull’insicurezza. Più a fondo, dopo che la storia di Val Waxman (Allen), regista già famoso, ma nevrotico e ansioso, si snoda fino al “disastro” del “lieto fine” si comprende che il tema è la “cecità intellettuale”. Infatti: a occhi chiusi non si può neanche essere creativi.
Il regista in crisi (Woody Allen a tratti in gran forma) recuperato dalla ex moglie Ellie (Téa Leoni), che ne conosce i disastri coniugali pur apprezzandone le doti professionali, è colpito improvvisamente, all’inizio delle riprese, da una cecità totale d’origine psicosomatica. A dispetto dell’handicap le riprese continuano (ovviamente: nel buio dell’ignoranza creativa) e assolutamente a caso (la parte farsesca è tuttavia quella meno riuscita della storia). Il film che ne esce, pur montato a vista recuperata dal regista stupefatto dall’incongruenza della sua storia, sarà una scemenza (che noi non vedremo mai): distrutto in patria e osannato in Francia.
Il sottotema è chiaro: Hollywood, al “finale” del suo mito (qui si svela il gioco tra l’ipotizzata “fine” della capitale del cinema e il “lieto fine” hollywoodiano che i produttori sempre chiedono), esce con i fotogrammi rotti. E’ un tormentone del newyorkese Allen, sempre caustico con i californiani del cinema commerciale, ma anche severo contro il cosiddetto cinema di qualità, compreso il suo. La vanità dei personaggi, la reiterazione noiosa dei tipi e dei vizi (ben rappresentati da notevoli caratteristi) di registi, scenografi, costumiste e direttori della fotografia presuntuosi e inconcludenti sono ben messe in evidenza dalla sceneggiatura e dagli interpreti.
I personaggi sono tutti tesi al compromesso costante (con se stessi e con gli altri) solo per ottenere un piccolo e misero rendiconto personale. Tutto è calcolato, calcolabile, monetizzabile. Forse anche gli affetti che sembrano più sinceri. E’ una cecità – tema del film – che mostra solo ipocrisia e non sviluppa altri sensi né altre possibilità espressive. E’ una cecità totale che impedisce di cogliere la realtà vera e non sa rappresentare l’essenza della finzione cinematografica. E’ la condizione di chi non ha coraggio e vive nell’ombra (appoggiandosi totalmente) a coloro che, pure in buonafede, lo circondano.
Il microcosmo di Hollywood Ending è un ambiente – in fine – squallido e la visione di Woody Allen non consente riscatti. Mischiando la falsità di rapporti tristi svela tutta la tristezza dei rapporti falsi. Purtroppo non possiamo dire “fatti suoi”. Fuor di metafora dobbiamo ammettere che coinvolti nostro malgrado in una simile “prova al buio” non avremmo saputo comportarci né meglio, né diversamente del protagonista.
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