Titolo originale The Thirteenth Floor.
Fantastico,
durata 100 min.
- USA, Germania 1999.
MYMONETROIl tredicesimo piano
valutazione media:
3,37
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
In un'epoca in cui non si capisce più cosa è vero e cosa è falso, cosa è reale e cosa virtuale si inserisce questo film che ti mette dubbi pure maggiori... E sì che questa descritta nel film vorrebbe essere fantascienza ma il mondo in cui viviamo, purtroppo, anche se non attraverso la tecnologia, pare che a questi livelli ci stia arrivando o ci arriverà presto...
I protagonisti del film sono scienziati che stanno conducendo un esperimento: creare una realtà "virtuale" nel passato a cui possono accedere tramite il "tredicesimo piano" di questo palazzo fantascientifico. Nella realtà-virtuale-passata vivono dei personaggi veri-falsi che hanno una vita, dei sentimenti, una coscienza e anche.
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In un'epoca in cui non si capisce più cosa è vero e cosa è falso, cosa è reale e cosa virtuale si inserisce questo film che ti mette dubbi pure maggiori... E sì che questa descritta nel film vorrebbe essere fantascienza ma il mondo in cui viviamo, purtroppo, anche se non attraverso la tecnologia, pare che a questi livelli ci stia arrivando o ci arriverà presto...
I protagonisti del film sono scienziati che stanno conducendo un esperimento: creare una realtà "virtuale" nel passato a cui possono accedere tramite il "tredicesimo piano" di questo palazzo fantascientifico. Nella realtà-virtuale-passata vivono dei personaggi veri-falsi che hanno una vita, dei sentimenti, una coscienza e anche... un'anima. Ma in realtà sono solo virtuali, frutto di un esperimento scientifico. Gli scienziati del presente accedono al passato attraverso delle persone create ad arte che vivono lì, lavorano lì, amano lì ma dentro i quali gli scienziati possono trasmigrare a loro piacimento per non più di 2 ore a volta. Si sono creati insomma una sorta di alter ego virtuali a cui si 'appoggiano' quando vogliono entrare nel passato ma che nelle loro vite reali-virtuali sono totalmente ignari di essere oggetti di esperimento.
Il film inizia quando uno dei tre scienziati muore assassinato e un altro viene accusato dell'omicidio, e a questo punto deve attraversare la realtà reale e quella virtuale per scoprire la verità e dimostrare la sua innocenza. Ma è proprio qui che sta il bello, perchè nella vicenda si inserisce una donna, che racconta di essere la figlia dell'ucciso e che soprattutto si innamora all'istante dell'accusato. Peccato che nessuno abbia mai saputo dell'esistenza di questa presunta figlia del morto... Ed è proprio l'apparizione improvvisa della dolce fanciulla che lascia già capire dove sta l'inghippo... Se il morto non aveva mai avuto alcuna figlia, da dove sbuca questa tipa??? Non verrà mica fuori da qualche altra "realtà" di cui questa in cui si svolgono gli eventi è la rappresentazione virtuale??? Ebbene sì.
Il dramma che si pone davanti agli occhi dei protagonisti è che loro stessi, che per anni hanno giocato con le vite delle persone che avevano creato nella loro realtà virtuale, sono essi stessi pedine in un'altra realtà virtuale comandata da gente che vive in un'altra epoca. Pensiamo di manipolare e invece siamo manipolati, pensiamo di essere veri e che gli altri siano finti ma forse siamo finti anche noi... pensiamo di poter giocare con le vite degli altri e invece magari sono altri che giocano con le nostre. Cosa è vero vero? Cosa è finto finto? Cosa è finto vero o vero finto? La realtà esiste o siamo tutti delle rappresentazioni virtuali di qualcosa?
Alla fine del film le tre dimensioni si mescolano pericolosamente, personaggi del passato virtuale finiscono nel presente virtuale mentre dal presente virtuale il personaggio prende il posto del suo alter ego reale nel futuro reale.
La favola ha un lieto fine che sembra mettere a posto tutto. La ragazza fa ammazzare il suo marito reale nella dimensione virtuale perchè è diventato un crudele assassino e si riporta nella vita reale il di lui alter ego virtuale di cui s'è innamorata. Il vero diventa finto e il finto diventa vero.
Ma la domanda che mi pongo io è: ma il vero esiste veramente? Perchè la sensazione è... che tutti noi se spingiamo l'acceleratore e corriamo in strada ad un certo punto troviamo il cartello "THE END", come in un grande Truman Show
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[+] occhio agli spoilers!!!! (di ramaja)[ - ] occhio agli spoilers!!!!
[+] dici un po troppo (di pilupin)[ - ] dici un po troppo
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Tutta la trama,piuttosto fitta e complessa,si dipana in una soluzione di reiterata discontinuità temporale ed ambientale,rendendo,a tratti,operosa la comprensione del film e conferendo alla pellicola una forma che richiama alle opere più classiche della cyber-fiction di oggi,sia nel genere letterario,qui in particolare alla narrativa di Philip K. Dick,che ai lavori per lo schermo,come "Le morti di Ian Stone,successivo di otto anni,"The Butterfly Effect",anch'esso successivo ed altri,ma soprattutto il richiamo è rivolto a "Matrix",dello stesso anno,ma uscito pochi mesi dopo.
Sia in "Matrix" che ne "Il tredicesimo piano" l'attenzione viene condotta all'ineluttabile conclusione che non esiste una realtà oggettiva,chiamata ad essere il definitivo punto di riferimento per la dimensione esistenziale dell'uomo,ma,al contrario,viene rivelato il paradosso di un mondo o di mondi virtuali e paralleli che si intrecciano così fittamente a quella che viene ritenuta la vera vita,da non permettere più di distinguere la realtà,così come l'uomo la percepisce,dalla simulazione,per poi far correre il rischio di smarrirsi nel tentare di distinguere la vera natura del genere umano,da quella simulata.
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Tutta la trama,piuttosto fitta e complessa,si dipana in una soluzione di reiterata discontinuità temporale ed ambientale,rendendo,a tratti,operosa la comprensione del film e conferendo alla pellicola una forma che richiama alle opere più classiche della cyber-fiction di oggi,sia nel genere letterario,qui in particolare alla narrativa di Philip K. Dick,che ai lavori per lo schermo,come "Le morti di Ian Stone,successivo di otto anni,"The Butterfly Effect",anch'esso successivo ed altri,ma soprattutto il richiamo è rivolto a "Matrix",dello stesso anno,ma uscito pochi mesi dopo.
Sia in "Matrix" che ne "Il tredicesimo piano" l'attenzione viene condotta all'ineluttabile conclusione che non esiste una realtà oggettiva,chiamata ad essere il definitivo punto di riferimento per la dimensione esistenziale dell'uomo,ma,al contrario,viene rivelato il paradosso di un mondo o di mondi virtuali e paralleli che si intrecciano così fittamente a quella che viene ritenuta la vera vita,da non permettere più di distinguere la realtà,così come l'uomo la percepisce,dalla simulazione,per poi far correre il rischio di smarrirsi nel tentare di distinguere la vera natura del genere umano,da quella simulata.
I conflitti cronologici sono disseminati in tutta la pellicola in continui viaggi e spostamenti tra passato e presente,fratturando la narrazione in segmenti situati su differenti piani ed evidenziando aspetti di intenzionale anacronismo,come si vede nella sequenza dell'incontro in un bar della Los Angeles di oggi tra Douglas Hall e Jane Fuller,presentata ad immagine della Gloria Grahame del "Grande caldo" di Lang.
In un continuo inviluppo di situazioni presentate a sorpresa una nell'altra e in un processare di rivelazioni successive,il film si snoda mescolando aspetti noir che ricordano i polizieschi degli anni '40,con ingredienti di un cyber movie informatizzato.
Tra citazioni a Chandler ed ambientazioni non causali (il Grand Hotel Wilshire,teatro di molte storie dello schermo),il film affascina,adattandosi,ma non imitando,all'aspetto controverso che fa da base al Blade Runner di Dick/Scott.
I richiami al film sono evidenti anche nei dialoghi.
"Ti piace che qualcuno giochi con la tua vita ?" di Ashton a Ferguson sembra tale e quale a "Bella esperienza vivere nel terrore" di Roy Batty a Deckard e,nel "Tredicesimo piano",il confronto fra i due antagonisti ne riporta le linee in tono minore.
Il lavoro di Rusnak è un bel film,passato inosservato ma per colpe non sue.
Matrix e la trilogia ha sortito un effetto maggiore sul pubblico per ragioni del tutto commerciali e decisioni covate fra le mura degli uffici delle Major.
Il "Tredicesimo piano" veicola lo spettatore nel mondo della finzione e delle cyber sci-fi,aiutandosi con il fascino che deriva dall'ambientazione in epoche passate e procede spedito con il solo rallentamento dovuto all'intrico,a volte eccessivo,degli avvenimenti,ma nel suo complesso il film è appagante e suggestivo.
Salti temporali,unità programmate,simulazioni di identità e trasferimenti scandiscono questa bella avventura a metà strada tra il thriller e la fantascienza,imbastendo un gioco con lo spettatore,che si vede condotto ai confini della conoscenza ove i concetti di realtà,finzione e condizione virtuale si confondono e pongono l'interrogativo se davvero gli androidi sognano pecore elettriche. Dario Carta
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Io mi domando da un po’ di tempo come sia stato possibile che questo film, uscito nel 1999 (stesso anno di Matrix), sia stato proiettato al cinema nell’indifferenza generale…..
ciò che accomuna “Il tredicesimo piano” con “Matrix” non è solo l’anno di uscita, ma anche la trama dei due film, seppur con le dovute e importanti differenza, ha qualche tratto in comune. Abbiamo già detto come Matrix sia la denominazione di un programma informatico che proietta la mente di un essere umano in un'illusoria realtà simulata costruita su un modello del mondo contemporaneo. Il problema in Matrix stava nel fatto che le persone erano inconsapevoli di vivere in una realtà illusoria e i programmatori erano le macchine intelligenti (costruite dagli uomini nel ventunesimo secolo) che approfittavano del programma per far vivere un lungo sogno forzato agli esseri umani e sfruttare il loro calore corporeo.
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Io mi domando da un po’ di tempo come sia stato possibile che questo film, uscito nel 1999 (stesso anno di Matrix), sia stato proiettato al cinema nell’indifferenza generale…..
ciò che accomuna “Il tredicesimo piano” con “Matrix” non è solo l’anno di uscita, ma anche la trama dei due film, seppur con le dovute e importanti differenza, ha qualche tratto in comune. Abbiamo già detto come Matrix sia la denominazione di un programma informatico che proietta la mente di un essere umano in un'illusoria realtà simulata costruita su un modello del mondo contemporaneo. Il problema in Matrix stava nel fatto che le persone erano inconsapevoli di vivere in una realtà illusoria e i programmatori erano le macchine intelligenti (costruite dagli uomini nel ventunesimo secolo) che approfittavano del programma per far vivere un lungo sogno forzato agli esseri umani e sfruttare il loro calore corporeo. Non c’era una scelta….. in Matrix tu eri costretto a vivere nel programma e morivi all’interno di esso senza mai sapere la verità.
Ma se il programmatore foste voi ? Pensate…. Se riusciste a trovare un modo per creare un mondo tutto vostro e andarci a vivere ? Non sarebbe un sogno che si realizza ?
Potreste creare un mondo di sole bellissime donne, o un mondo in cui siete adorati come un Dio, o un mondo in cui non ci sono regole o le uniche regole sono le vostre….. penso di aver reso l’idea, no ?
Ecco…… ne “Il tredicesimo piano” tutto questo non è più un utopia…. Il programmatore Hannon Fuller è riuscito a sviluppare un mondo tutto suo basato sulla Los Angeles del 1937. Entra ed esce da questo mondo a suo piacimento impersonando un alter-ego creato in quella realtà.
Il computer e le attrezzature che hanno permesso a Fuller di sviluppare questa realtà virtuale sono situate al tredicesimo piano di un palazzo adibito appositamente per questo tipo di sperimentazione.
La bellezza di questo film sta anche nella perfetta combinazione tra thriller e fantascienza.
Un giorno Fuller viene ucciso…… chi, come, quando e perché ?
Per investigare sulla sua morte bisogna investigare anche all’interno del mondo virtuale creato da Fuller e quindi, non ci rimane altro che andare al tredicesimo piano……
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All'Hotel Ambassador di Los Angeles,nel 1937,un uomo lascia una lettera al barman dell'albergo,dicendo che un amico passerà a cercarla.
Al suo risveglio,nella Los Angeles di oggi,l'uomo si rivela essere Hannon Fuller,(Armin Mueller-Stahl),famoso programmatore di mondi virtuali,che di lì a poco viene assassinato.
I sospetti cadono su Douglas Hall,il socio di Fuller,lo stesso uomo che nella realtà di 70 anni prima,avrebbe dovuto ritirare la busta e leggerne il contenuto. Le sue indagini lo porteranno a scoprire che la realtà è inviluppata da una serie di mondi virtuali che si intrecciano a formare un quadro inquietante e sorprendente.
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All'Hotel Ambassador di Los Angeles,nel 1937,un uomo lascia una lettera al barman dell'albergo,dicendo che un amico passerà a cercarla.
Al suo risveglio,nella Los Angeles di oggi,l'uomo si rivela essere Hannon Fuller,(Armin Mueller-Stahl),famoso programmatore di mondi virtuali,che di lì a poco viene assassinato.
I sospetti cadono su Douglas Hall,il socio di Fuller,lo stesso uomo che nella realtà di 70 anni prima,avrebbe dovuto ritirare la busta e leggerne il contenuto. Le sue indagini lo porteranno a scoprire che la realtà è inviluppata da una serie di mondi virtuali che si intrecciano a formare un quadro inquietante e sorprendente. Le immagini in apertura inseriscono lo spettatore in una bella ambientazione retrò e una felice scenografia aiuta l'immaginazione a trovarsi nella Los Angeles del 1937, con i sopiti colori sul seppia che ossequiano le scene all'Overlook Hotel di Shining anche nella conversazione al bar fra i due uomini che si parlano al bancone.
Subito,le realistiche e soffuse immagini della città,com'era nel '37,svaniscono,stridendo nello schiudersi del primo dei molti voli temporali che segneranno l'intero corso del film e spostano la narrazione degli eventi a questi giorni,interrompendo bruscamente ogni proiezione immaginifica ed impattando una realtà attuale immersa nella fredda dimensione tecnologica che completerà il quadro del racconto. I conflitti cronologici sono disseminati in tutta la pellicola in continui viaggi e spostamenti tra passato e presente,fratturando la narrazione in segmenti situati su differenti piani ed evidenziando aspetti di intenzionale anacronismo,come si vede nella sequenza dell'incontro in un bar della Los Angeles di oggi tra Douglas Hall e Jane Fuller, presentata ad immagine della Gloria Grahame del "Grande caldo" di Lang.
Il richiamo al passato viene simboleggiato anche dall'immagine del biliardino con i giocatori di baseball in latta ed il funzionamento meccanico, gioco vintage che contrasta con la realtà tecnologica che si manipola nella Società situata al tredicesimo piano dell'edificio.
In un continuo inviluppo di situazioni presentate a sorpresa una nell'altra e in un processare di rivelazioni successive,il film si snoda mescolando aspetti noir che ricordano i polizieschi degli anni '40,con ingredienti di un cyber movie informatizzato.
Tra citazioni a Chandler ed ambientazioni non causali (il Grand Hotel Wilshire,teatro di molte storie dello schermo),il film affascina,adattandosi,ma non imitando,all'aspetto controverso che fa da base al Blade Runner di Dick/Scott.I richiami al film sono evidenti anche nei dialoghi. Il lavoro di Rusnak è un bel film, passato inosservato ma per colpe non sue. Il "Tredicesimo piano" veicola lo spettatore nel mondo della finzione e delle cyber sci-fi,aiutandosi con il fascino che deriva dall'ambientazione in epoche passate e procede spedito con il solo rallentamento dovuto all'intrico,a volte eccessivo,degli avvenimenti,ma nel suo complesso il film è appagante e suggestivo. Difficile riconoscere in Vincent D'Onofrio il sergente Palla di lardo o il detective Goren di Criminal Intent,ma chi conosce l'attore può avere la conferma del suo talento e delle sue capacità di trasformarsi in qualsiasi personaggio.
Salti temporali,unità programmate,simulazioni di identità e trasferimenti scandiscono questa bella avventura a metà strada tra il thriller e la fantascienza,imbastendo un gioco con lo spettatore,che si vede condotto ai confini della conoscenza ove i concetti di realtà,finzione e condizione virtuale si confondono.
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Informatico settantenne a capo di una prestigiosa software house ed ideatore di una rivoluzionaria scoperta sulla realtà virtuale, viene misteriosamente ucciso dopo aver parlato al telefono col suo assistente. Quest'ultimo,da subito sospettato dalla polizia, intraprende una personale e pericolosa indagine lungo la incerta linea di demarcazione tra mondo reale e mondo virtuale sfuggendo alle attenzioni del poliziotto che lo tallona ed inseguendo una misteriosa ed affascinate ragazza che sostiene di essere la figlia dello scienziato ucciso. Sorprendente finale con inusitato happy end.
Raffinata contaminazione tra le originali trovate da thriller fantascientifico e le cupe atmosfere del noir americano, questa insolita produzione del tagico Josef Rusnak sotto l'egida produttiva di Roland Emmerich è un oggetto misterioso che oscilla tra le amenità sci-fi del cinema mainstream (macchine del tempo tipo 'quantum leap', rocamboleschi inseguimenti lungo strade lastricate, la prevedibile serialità dei colpi scena, il sospetto insinuante di realtà parallele,etc.
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Informatico settantenne a capo di una prestigiosa software house ed ideatore di una rivoluzionaria scoperta sulla realtà virtuale, viene misteriosamente ucciso dopo aver parlato al telefono col suo assistente. Quest'ultimo,da subito sospettato dalla polizia, intraprende una personale e pericolosa indagine lungo la incerta linea di demarcazione tra mondo reale e mondo virtuale sfuggendo alle attenzioni del poliziotto che lo tallona ed inseguendo una misteriosa ed affascinate ragazza che sostiene di essere la figlia dello scienziato ucciso. Sorprendente finale con inusitato happy end.
Raffinata contaminazione tra le originali trovate da thriller fantascientifico e le cupe atmosfere del noir americano, questa insolita produzione del tagico Josef Rusnak sotto l'egida produttiva di Roland Emmerich è un oggetto misterioso che oscilla tra le amenità sci-fi del cinema mainstream (macchine del tempo tipo 'quantum leap', rocamboleschi inseguimenti lungo strade lastricate, la prevedibile serialità dei colpi scena, il sospetto insinuante di realtà parallele,etc.) e le dissimulate ambizioni di un claustrofobico immaginario nichilista come riflessione non banale (ma certo non originale) sulla effimera consistenza della realtà sensibile. Utilizzando con studiato mestiere (tra sceneggiatura e messa in scena) i consueti clichè del poliziesco americano e le atmosfere dark di una Los Angeles hollywoodiana quale ideale scenario cinematografico di ieri e di oggi, ci si addentra lungo il doppio binario di un intricato plot di false piste ed innocenti colpevoli (tra le pulsioni del sesso e le passioni della mente) e quello di una indagine complessa e affascinante sul labile confine tra identità soggettiva e realtà oggettiva
nella continua osmosi tra mondi paralleli generati da una ineffabile entità demiurgica che si rivela solo nel precipitoso finale di un prevedibile happy end, nel diabolico e improbabile progetto di una incantevole uxoricida decisa a permutare il buono col cattivo, il marito con l'amante, la realtà con l'illusione. Tra le raffinate trovate di un nostalgico simbolismo vintage (il flipper artigianale sul tema del baseball) e quelle più pacchiane di grossolani marchingegni della virtualità, si agitano le passioni di patetici personaggi in cerca d'autore,la onnisciente consapevolezza di uno smarrimento esistenziale, il terrore escatologico di straniati avatar positronici nel loro disperato viaggio ai confini del mondo; una riflessione 'en passant' sul senso effimero della vita come illusorio gioco di specchi, ombre fugaci che si agitano nel baluginante caleidoscopio di una camera oscura quali scarni simulacri di un infinito loop cinematografico (la 'Gilda' della Hayworth quale splendida ed eterna prigioniera di una piccola scatola luminosa).
Uscito in contemporanea con il sorprendente Matrix dei Wachowski ne condivide l'ideologia ma non lo stile dove alla freddezza somatica del meticcio Keanu si contrappone il viso d'angelo di un bel banboccione dagli occhi blu ed il ciuffo biondo che fa la spola tra le dimensioni parallele di mondi comunicanti ed il logoro clichè dello smanettone pazzoide ben rappresentato dalla maschera strabuzzata del 'soldato Palladilardo' dei tempi migliori. Dangerous games across the lines.
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