ultimoboyscout
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martedì 3 agosto 2010
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notevole!
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Magistralmente diretto e interpretato da Damon e da uno spietato Jon Voight, ben supportati da un cast di ottimo livello, su tutti DeVito e Rourke davvero irresistibili. Film bello, duro e di grande impatto, che punta il dito ancora una volta sull'incerto sistema sanitario a stelle e strisce. Tanta suspence, colpi di scena in un film piuttosto statico e non potrebbe essere altrimenti visto che il grosso e il meglio del film si sviluppa all'interno di un'aula di tribunale, in cui il piccolo avvocato Damon sfida giganti e mostri sacri. Poi certo è ovvio che vinca il giovane e inesperto Damon, anzi stravince, e il film termina con una bellissima frase...un altro pescecane nell'acqua sporca!
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jl
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domenica 19 maggio 2019
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il cacciatore di casi
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Rudy Baylor è un neolaureato in legge in attesa di superare l’esame di stato per diventare avvocato. Desideroso di cominciare a lavorare in uno studio legale Rudy accetta l’offerta di Bruiser Stone, avvocato celebre ma legato al mondo criminale. Rudy viene affiancato nel suo lavoro da Deck Shifflet, tuttofare dello studio che ha numerose volte sbagliato l’esame di ammissione all’ordine e che per Bruiser svolge la mansione di procacciatore di casi, battendo il mondo ospedaliero. È proprio in una di queste battute di caccia alla clientela che i due incontrano Dot Black una donna con un figlio affetto dalla leucemia e al quale l’assicurazione sanitaria stipulata in passato, non vuole riconoscere alcun genere di risarcimento.
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Rudy Baylor è un neolaureato in legge in attesa di superare l’esame di stato per diventare avvocato. Desideroso di cominciare a lavorare in uno studio legale Rudy accetta l’offerta di Bruiser Stone, avvocato celebre ma legato al mondo criminale. Rudy viene affiancato nel suo lavoro da Deck Shifflet, tuttofare dello studio che ha numerose volte sbagliato l’esame di ammissione all’ordine e che per Bruiser svolge la mansione di procacciatore di casi, battendo il mondo ospedaliero. È proprio in una di queste battute di caccia alla clientela che i due incontrano Dot Black una donna con un figlio affetto dalla leucemia e al quale l’assicurazione sanitaria stipulata in passato, non vuole riconoscere alcun genere di risarcimento.
Un film come se ne vedevano una volta, dove i buoni, o quasi, trionfano e le aziende che portano alla morte un povero ragazzo malato per colpe non sue sono costrette a risarcirlo. John Grisham, padre dei Legal - Thriller d’oltre oceano, ex avvocato di grido prima prestato al mondo della narrativa e poi migrato in quello della ‘settima arte’, sforna il sesto libro della sua vasta produzione e genera un ennesimo caso letterario sempre (o quasi) simile a sé stesso. Questa volta a dare voce allo scrittore originario di Jonesboro l’italo americano Coppola che abbandonate le scene de il Padrino, e le rivisitazioni del Dracula di Bram Stoker decide di immergersi nel mondo forense guidato da un giovane avvocato idealista, un insipido Matt Damon, e da uno scafato, ma onesto, tuttofare che usa la legge a proprio piacimento, Danny DeVito, che alla fine risulta essere la vera anima della pellicola assieme all’avversario in tribunale di Damon: il corrotto avvocato Leo Drummond, un John Voight calato in una parte decisamente molto al di sopra delle canoniche righe. Esattamente come sopra le righe pare fin da subito Mickey Rourke, nel ruolo di un legale con gessati viola degni di un gangster e immediatamente imbrigliato da una sceneggiatura che non ne approfondisce sufficientemente il personaggio, creando un vero buco in una storia che avrebbe meritato di essere approfondita. Film che si trangugia d‘un fiato vedendosi in tutta serenità, e già intuendo quale ne potrebbe essere l’epilogo, ma che al tempo stesso traccia un solco nella produzione di Grisham che per la prima volta porta sul grande schermo un’opera dove non sono presenti complotti più grandi ma solamente un caso da risolvere.
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dounia
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lunedì 28 novembre 2011
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giustizia sia fatta
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La sceneggiatura, tratta da un libro, presenta la vicenda di un giovane avvocato che si trova alle prese con un caso non semplice e delicato da svolgere. Una madre dice che ad figlio invalido e impossibilitato ad attuare qualsiasi tipo di lavoro, non viene riconosciuta da tempo la pensione, gli mancano le giuste terapie e l'assicurazione ritiene il caso non esistente. Per l'avvocato, una volta visto il ragazzo, non è così e vuole difenderlo perché vede che ormai da anni è malato di leucemia ed è destinato a morire. Un uomo esperto di tribunali e processi che non è riuscito ad ottenere la laurea in legge si offre come "aiuto" all'avvocato nella perizia del caso che viene preso in considerazione.
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La sceneggiatura, tratta da un libro, presenta la vicenda di un giovane avvocato che si trova alle prese con un caso non semplice e delicato da svolgere. Una madre dice che ad figlio invalido e impossibilitato ad attuare qualsiasi tipo di lavoro, non viene riconosciuta da tempo la pensione, gli mancano le giuste terapie e l'assicurazione ritiene il caso non esistente. Per l'avvocato, una volta visto il ragazzo, non è così e vuole difenderlo perché vede che ormai da anni è malato di leucemia ed è destinato a morire. Un uomo esperto di tribunali e processi che non è riuscito ad ottenere la laurea in legge si offre come "aiuto" all'avvocato nella perizia del caso che viene preso in considerazione. Il processo avviene tardi, fuori del tribunale, a casa del giovane e la sua causa è considerata valida. Il modo dello svolgersi dei fatti è simile a casi trattati dalla TV e dai giornali attualmente che hanno un giudizio globale della gente. La storia, tratta da un libro, presenta quindi una vicenda che può essere reale e va a passi col tempo per la questione sociale che presenta. Dimostra inoltre la facilità con cui un'assicurazione non esamina il fatto. Il ragazzo, oltre ad essere vittima della sua malattia, è vittima anche di un mondo che se può ne approfitta. La sua vicenda è una di quelle vere che non vengono giudicate, tutto tace perché c'è chi ha voluto o saputo fermare la parola. Simili casi possono presentare grosse ingiustizie, ma se risultano "vere ufficialmente",così devono apparire nella realtà. Difendersi come nel film diventa difficile farlo effettivamente.
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jonnylogan
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domenica 8 settembre 2024
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the rainmaker
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Un film come se ne vedevano una volta. Dove i buoni, o quasi, trionfano. E le aziende che portano alla morte un povero ragazzo malato per colpe non sue, sono costrette a risarcirlo. John Grisham, padre dei Legal - Thriller d’oltre oceano. Ex avvocato inizialmente prestato al mondo della narrativa e poi migrato in quello della ‘settima arte’, offre a Francis Ford Coppola il suo sesto romanzo creando al tempo stesso un ennesimo caso letterario decisamente fortunato.
A dare voce allo scrittore originario di Jonesboro ci pensa il regista e produttore originario di Bernalda (Matera), che abbandonate le scene de il Padrino - Parte III (The Godfather Part III; 1990), e la rivisitazione del Dracula (id.
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Un film come se ne vedevano una volta. Dove i buoni, o quasi, trionfano. E le aziende che portano alla morte un povero ragazzo malato per colpe non sue, sono costrette a risarcirlo. John Grisham, padre dei Legal - Thriller d’oltre oceano. Ex avvocato inizialmente prestato al mondo della narrativa e poi migrato in quello della ‘settima arte’, offre a Francis Ford Coppola il suo sesto romanzo creando al tempo stesso un ennesimo caso letterario decisamente fortunato.
A dare voce allo scrittore originario di Jonesboro ci pensa il regista e produttore originario di Bernalda (Matera), che abbandonate le scene de il Padrino - Parte III (The Godfather Part III; 1990), e la rivisitazione del Dracula (id.; 1992) di Bram Stoker, decise d'immergersi nel mondo forense guidato da un giovane avvocato idealista, Matt Damon, e da uno scafato, ma onesto, tuttofare capace di usare la legge a proprio piacimento; Danny DeVito in grado di essere la vera anima della pellicola, molto più di un Matt Damon quanto mai insipido e senza particolare verve recitativa. Assieme a De Vito è da sottolineare la prova di John Voight, nel ruolo dell'avversario in tribunale di Damon (il corrotto avvocato Leo Drummond) calatosi in una parte decisamente molto al di sopra delle canoniche righe. Esattamente come sopra le righe pare fin da subito Mickey Rourke, titolare dello studio presso il quale i due protagonisti lavorano. Amante di completi gessati viola degni di un gangster. Legato a doppia mandata con il mondo del crimine e al tempo stesso vittima di una sceneggiatura che non ha voluto approfondirne più di troppo il personaggio, negando alla pellicola un ulteriore respiro narrativo.
Film per il quale offriamo una sufficienza di stima. Perché capace di trangugiarsi tutto d‘un fiato e senza particolari colpi di scena inattesi, il tutto già intuendo quale ne potrebbe essere l’epilogo. Ma film che al tempo stesso tracciò un solco preciso nella produzione letteraria di Grisham che per la prima volta offrì al mondo del cinema un’opera nella quale non erano presenti complotti più grandi dei protagonisti, ma solamente un caso da risolvere.
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carlo vecchiarelli
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domenica 6 aprile 2014
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coppola confezionato
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Semmai ce ne fosse stato bisogno, “L'uomo della pioggia” conferma una volta di più come il cinema di denuncia sociale raramente sia riuscito a far collimare i grandi intenti con le aspettative qualitative della critica. Nonostante le premesse: un cast d'eccezione ( che si permette personaggi non protagonisti del calibro di Danny De Vito, Mickey Rourke e Danny Glover ) unito alla puntualità della regia d'autore di Francis Ford Coppola; l'opera è rimasta soffocata da una retorica di fondo e da un giustizialismo stereotipato, palesati entrambi in maniera prettamente americana. Le accuse al sistema sanitario e assicurativo statunitense, infatti, non appaiono come il vero obiettivo della contesa.
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Semmai ce ne fosse stato bisogno, “L'uomo della pioggia” conferma una volta di più come il cinema di denuncia sociale raramente sia riuscito a far collimare i grandi intenti con le aspettative qualitative della critica. Nonostante le premesse: un cast d'eccezione ( che si permette personaggi non protagonisti del calibro di Danny De Vito, Mickey Rourke e Danny Glover ) unito alla puntualità della regia d'autore di Francis Ford Coppola; l'opera è rimasta soffocata da una retorica di fondo e da un giustizialismo stereotipato, palesati entrambi in maniera prettamente americana. Le accuse al sistema sanitario e assicurativo statunitense, infatti, non appaiono come il vero obiettivo della contesa. Per riuscire a far collimare le esigenze della sceneggiatura e della produzione è stato confezionato un prodotto quasi di puro entertainment, dove l'indignazione per l'ingiustizia sociale è soltanto apparente, e scompare progressivamente sottotraccia, fungendo da pretesto al duello forense tra David ( l'imberbe Rudy Baylor interpretato da Matt Damon neo laureato in legge) e Golia (lo stuolo di avvocati al soldo di un colosso assicurativo, capitanati da John Voight).
Ancora neppure abilitato alla professione, il giovane avvocato si ritrova a dover difendere gli interessi di un malato terminale di leucemia suo coetaneo, a cui una compagnia di assicurazioni ha negato le legittime cure che avrebbero potuto salvarlo. Le logiche dell'interesse incrineranno le ingenue convinzioni morali di Rudy, che da un lato è costretto a vivisezionare quasi impotente l'ingiustizia del sistema americano, e dall'altro vive le difficoltà della vita quotidiana, senza un dollaro, andando avanti alla giornata, aiutato da una vecchietta convinta di lasciare il patrimonio ad un predicatore televisivo e prendendo a cuore le vicissitudini di una moglie maltrattata. Ad aiutarlo nella sfida più importante c'è uno strampalato avvocato invischiato in affari loschi, un Mickey Rourke che sembra più uscito da “Cotton Club”, e un irresistibile Danny De Vito, esilerante nel suo ruolo di non-avvocato tuttofare, ma in cui si può leggere più che in tutti gli altri personaggi la decadenza morale del sistema, incapace di non pensare al profitto. Ed è proprio per questo che si concluderà tutto in un'amara bolla di sapone: piuttosto che elargire il rimborso milionario inflitto dalla giuria, il colosso assicurativo preferirà dichiarare fallimento, un viscido colpo di coda in nome della logica capitalistica.
Coppola sceglie di puntare sulla sobrietà e la concisione della narrazione degli avvenimenti, conscio di doversi confrontare con l'adattamento di un best seller di John Grisham di oltre 500 pagine, sacrificando quindi, la propria visionarietà alla fedeltà del progetto. L'assoggettarsi della regia alla sceneggiatura è evidenziato dalle scelte poco coraggiose, in quanto si delinea ben presto un "legal thriller" che si affida a formule filmiche ampiamente riciclate, e che pur girate e montate a livelli autoriali, lasciano spesso subodorare che il rischio del clichè e del luogo comune sia sempre dietro l'angolo (compreso il melodrammatico amore tra l'avvocato e la giovane donna vittima della violenza familiare). Quello che invece funziona, e parecchio, è il contorno, le storie che si intrecciano fuori dall'aula di tribunale, soprattutto per merito delle interpretazioni di un cast fenomenale (paradossalmente messo alla stregua di un Damon che non regge il confronto) che interpreta al meglio i piccoli lampi permessi da una storia troppo prevedibile; ed è per questo che pur essendo un film di alta qualità, e complessivamente apprezzato dal pubblico, “L'uomo della pioggia” resta uno dei pochi lavori del grande regista di Detroit ad accusare il passare del tempo
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jos_d
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venerdì 29 gennaio 2010
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film giudiziario piacevole ma per nulla originale
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Ormai prossimo ad ottenere l’abilitazione, il giovanissimo avvocato di Memphis Rudy Baylor (Matt Damon) si getta nella giungla della professione, rendendosi presto conto che i tanto decantati ideali di giustizia e correttezza lasciano in realtà il posto alle impietose logiche dell’interesse e, di conseguenza, della falsità. Rudy è però un ragazzo di principi e così, quando si trova a perorare la causa di una povera donna contro una grande compagnia assicurativa che le aveva ripetutamente negato i soldi necessari per operare il figlio malato di leucemia -per il quale peraltro non c’è ormai più niente da fare-, Rudy rifiuta l’accomodamento e tira dritto finchè giustizia non sarà fatta. Ennesimo film giudiziario tratto dal repertorio del romanziere John Grisham, questo lavoro ha il suo principale limite nella scarsa originalità: i personaggi, le situazioni e persino i colpi di scena sono tutti già visti -magari in altri film tratti dallo stesso Grisham, ma non solo- e ciò ovviamente ne ridimensiona anche il ruolo di denuncia sociale.
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Ormai prossimo ad ottenere l’abilitazione, il giovanissimo avvocato di Memphis Rudy Baylor (Matt Damon) si getta nella giungla della professione, rendendosi presto conto che i tanto decantati ideali di giustizia e correttezza lasciano in realtà il posto alle impietose logiche dell’interesse e, di conseguenza, della falsità. Rudy è però un ragazzo di principi e così, quando si trova a perorare la causa di una povera donna contro una grande compagnia assicurativa che le aveva ripetutamente negato i soldi necessari per operare il figlio malato di leucemia -per il quale peraltro non c’è ormai più niente da fare-, Rudy rifiuta l’accomodamento e tira dritto finchè giustizia non sarà fatta. Ennesimo film giudiziario tratto dal repertorio del romanziere John Grisham, questo lavoro ha il suo principale limite nella scarsa originalità: i personaggi, le situazioni e persino i colpi di scena sono tutti già visti -magari in altri film tratti dallo stesso Grisham, ma non solo- e ciò ovviamente ne ridimensiona anche il ruolo di denuncia sociale. Per il resto si tratta comunque di un film vedibilissimo, piacevole, soprattutto grazie al buon cast che lo anima, in cui spicca -più ancora che Damon- il solito raggiante Danny De Vito (nei panni di Dick, il buffo ma prezioso collaboratore di Rudy); e poi ci sono anche altri grandi nomi quali Mickey Rourke, Danny Glover e Roy Scheider.
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