davidestanzione
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domenica 6 febbraio 2011
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la mascherata revisionista di1censore grottesco
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Il gigante del grottesco nostrano nel suo film più giganteggiante. La versione firmata Marco Ferreri della battaglia del Little Big Horn é un coacervo di tutti gli sfilacciati teoremi provocatori che hanno consacrato il mito di un autore irripetibile e prezioso, un regista venuto dal futuro per mostrarcene e prefigurarcene le successive, "eccessive" distorsioni. O per rileggere a suo modo, come in questo caso, il passato. Ferreri, che ha fatto del pungente macchiettismo all'acido muriatico il suo corrosivo marchio di fabbrica, opera su certi attori con la veemenza immaginifica di uno spiantato demiurgo dell'improbabile: Mastroianni con una fluenta chioma corvina nei panni di Custer é una maschera (mai più) rivista e rivisitata, indimenticabile, d'irripetibile unicità.
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Il gigante del grottesco nostrano nel suo film più giganteggiante. La versione firmata Marco Ferreri della battaglia del Little Big Horn é un coacervo di tutti gli sfilacciati teoremi provocatori che hanno consacrato il mito di un autore irripetibile e prezioso, un regista venuto dal futuro per mostrarcene e prefigurarcene le successive, "eccessive" distorsioni. O per rileggere a suo modo, come in questo caso, il passato. Ferreri, che ha fatto del pungente macchiettismo all'acido muriatico il suo corrosivo marchio di fabbrica, opera su certi attori con la veemenza immaginifica di uno spiantato demiurgo dell'improbabile: Mastroianni con una fluenta chioma corvina nei panni di Custer é una maschera (mai più) rivista e rivisitata, indimenticabile, d'irripetibile unicità. E nonostante l'approccio più convenzionale ad altri caratteri (Tognazzi é un pernacchione boccacesco impregnato d'un certo vitalismo caustico, che serpeggia sornione in tutto il film), "Non toccare la donna bianca" é la quintessenza di un cinema popolaresco che disvela la sua anima segreta e più intima, quella provocatoria, sovversiva, radicale. A livello formale (il montaggio di Ruggero Mastroianni é incline in più d'un occasione al taglio d'accetta), contenutistico, e parastorico. Un revisionismo che scantona nell'epos finale a suon di carrellate, di piani larghi, di pragmatismi tornacontisti. Quando Mastroianni, nella campale resa dei conti, pronuncia siffatte, profetiche parole ("Chi ha vissuto per la patria...io vivo per la patria, mica so scemo, IO") l'istinto ad attualizzarne il sottotesto politico é irrefrenabile e quantomai legittimo.
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emanuelemarchetto
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sabato 18 marzo 2017
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quando penso ai pellirosse, io penso al proletari
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La battaglia di Little Big Horn, con la vittoria dei Pellirosse sul generale Custer e il suo 7º Cavalleggeri, ambientato negli anni '70 nella buca provocata dai bulldozers durante lo smantellamento del quartier des Halles a Parigi, con i diseredati e gli sfrattati nella parte dei Pellirosse.
“Les Halles de Paris è stato il nome delle halles centrales, mercato di vendita all'ingrosso di prodotti alimentari freschi, situato nel I arrondissement di Parigi, il cuore della capitale francese”(Wikipedia).
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La battaglia di Little Big Horn, con la vittoria dei Pellirosse sul generale Custer e il suo 7º Cavalleggeri, ambientato negli anni '70 nella buca provocata dai bulldozers durante lo smantellamento del quartier des Halles a Parigi, con i diseredati e gli sfrattati nella parte dei Pellirosse.
“Les Halles de Paris è stato il nome delle halles centrales, mercato di vendita all'ingrosso di prodotti alimentari freschi, situato nel I arrondissement di Parigi, il cuore della capitale francese”(Wikipedia).
Ferreri gioca con gli stereotipi del western creando un parallelismo con la contemporaneità: un esempio sono i nomi delle tribù indiane, come i Cheyenne, che vengono affiancati ai Palestinesi e ai calabresi.
La decostruzione di questi stilemi cinematografici permette a Ferreri di smascherarne la mitologia: dietro la conquista eroica della frontiera ci fu un vero e proprio genocidi, ed anche oggi la sopraffazione del più debole per motivi economici è alla base della cultura occidentale, del capitalismo.
“Quando penso ai Pellirosse, io penso al proletariato e al sottoproletariato che si lascia schiacciare e umiliare”(Marco Ferreri).
La scelta di inscenare proprio la battaglia di Little Big Horn mostra la volontà dell'autore di sottolineare la distruzione di tale ideologia, la necessaria fine di un pensiero così radicalmente malsano e intollerante.
Il regista spiega inoltre che il western è un genere che permette di esprimere concetti in modo elementare, come “Dio, Patria, Famiglia”. Altrettanto facilmente il film parla di razzismo, pregiudizio, progresso che va a discapito delle fasce sociali più basse, guerra, genocidio, ecc.... Tutti argomenti tristemente attuali. Per questo motivo Non toccare la donna bianca, nonostante possa sembrare a tratti ingenuo e datato, è in realtà invecchiato piuttosto bene, grazie appunto la semplicità con cui vengono espressi i concetti, unito alla grottesca idea di inserire dei personaggi storici in un contesto moderno.
Importante anche la scelta della location: “(...) le Halles di Parigi rappresentano un ambiente ideale per raccontare questa storia, la storia di un genocidio(...) Un enorme buco al centro di tale scenario. Fa pensare a un'area dove si distruggeva e ricostruiva. Uno scenario mobile per una storia eterna”.(Marco Ferreri).
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