gianni lucini
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martedì 1 ottobre 2013
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corbucci è ancora alla ricerca della sua strada
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Pur essendo arrivato nelle sale dopo Django il film è stato in realtà girato l'anno prima e si vede. In molti lo ritengono il western meno di riuscito di un Sergio Corbucci ancora in cerca di una strada definita. Come già in Minnesota Clay il regista riprova a di innestare le suggestioni del nascente western all'italiana sul modello statunitense. Si tratta di una strada stretta e senza uscita che verrà abbandonata da Django in poi. Rivisto oggi Johnny Oro appare debolissimo nonostante alcune idee interessanti e alcuni temi destinati a essere sviluppati nella futura produzione di Corbucci. Non lo aiuta la scelta di un poco espressivo Mark Damon, con gli stessi vestiti e gli stessi baffetti di Paladin, il protagonista della serie televisiva Have Gun, Will Travel, interpretato da Richard Boone.
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Pur essendo arrivato nelle sale dopo Django il film è stato in realtà girato l'anno prima e si vede. In molti lo ritengono il western meno di riuscito di un Sergio Corbucci ancora in cerca di una strada definita. Come già in Minnesota Clay il regista riprova a di innestare le suggestioni del nascente western all'italiana sul modello statunitense. Si tratta di una strada stretta e senza uscita che verrà abbandonata da Django in poi. Rivisto oggi Johnny Oro appare debolissimo nonostante alcune idee interessanti e alcuni temi destinati a essere sviluppati nella futura produzione di Corbucci. Non lo aiuta la scelta di un poco espressivo Mark Damon, con gli stessi vestiti e gli stessi baffetti di Paladin, il protagonista della serie televisiva Have Gun, Will Travel, interpretato da Richard Boone. Il film non è aiutato dalla colonna sonora anche se la ridicola canzoncina che accompagna Johnny Oro fin dai titoli di testa è diventata, a suo modo, un cult per versi come «Non gli importava dell’amore a Johnny Oro/il suo unico amore era l’oro». Il più "americano" dei personaggi della storia è lo sceriffo integerrimo e un po' cocciuto interpretato da un Ettore Manni ormai in fase calante. Corbucci inserisce nella storia anche un gruppo di indiani, poco utilizzati nel western all'italiana, con Giovanni Cianfriglia abbigliato come Burt Reynolds nel successivo corbucciano Navajo Joe. L'aiutoregista del film è Ruggero Deodato e la sceneggiatura è firmata anche da Franco Rossetti, socio di Corbucci anche per Django. Nelle versione destinata all'estero il protagonista cambia nome in Ringo, per sfruttare il successo ottenuto da Una pistola per Ringo e Il ritorno di Ringo di Tessari.
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dandy
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mercoledì 19 settembre 2012
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johnny oro è abbastanza brillante.
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Corbucci,al suo quarto western,rinvigorisce il solito canovaccio con ispirata autoironia(la spiritosa canzone dei titoli scritta da Carlo Savina,i dialoghi divertenti,il protagonista amorale e scanzonato con la fissa dell'oro[oltre alla pistola,ha anche speroni e bocchino d'oro e accetta solo pepite o dobloni])e qualche rimando non sgradevole ai classici del western hollywoodiano,"Mezzogiorno di fuoco"(lo sceriffo tutto d'un pezzo lasciato solo dall'intero paese)e "Un dollaro d'onore"(i protagonisti,compresa una cariatide logorroica ma che fa la sua parte,asserragliati nell'ufficio dello sceriffo contro i banditi).Rispetto all'appena precedente "Django"(se non mi sbaglio almeno),la confezione sfrutta bene il budget minimo,e la sciatteria è quasi assente(se si escludono le lettere scritte in italiano e i pellerossa visibilmente interpretati da bianchi).
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Corbucci,al suo quarto western,rinvigorisce il solito canovaccio con ispirata autoironia(la spiritosa canzone dei titoli scritta da Carlo Savina,i dialoghi divertenti,il protagonista amorale e scanzonato con la fissa dell'oro[oltre alla pistola,ha anche speroni e bocchino d'oro e accetta solo pepite o dobloni])e qualche rimando non sgradevole ai classici del western hollywoodiano,"Mezzogiorno di fuoco"(lo sceriffo tutto d'un pezzo lasciato solo dall'intero paese)e "Un dollaro d'onore"(i protagonisti,compresa una cariatide logorroica ma che fa la sua parte,asserragliati nell'ufficio dello sceriffo contro i banditi).Rispetto all'appena precedente "Django"(se non mi sbaglio almeno),la confezione sfrutta bene il budget minimo,e la sciatteria è quasi assente(se si escludono le lettere scritte in italiano e i pellerossa visibilmente interpretati da bianchi).E ci sono anche le allegre mattanze tipiche del regista.Un paio di brevi scazzottate (compresa quella canonica nel saloon) quasi presagicono i toni futuri del western alla "Trinità".Finale esplosivo.....veramente.
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(di dandy)
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