giomo891
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martedì 13 settembre 2022
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belmondo all''ultimo respiro.giomo891
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Oggi,13 Settembre 2022 viene data la notizia della morte di J.L.Godard, promotore della Nouvelle Vague nel Cinema francese. Bebel e Jean Seberg irrompono con una ventata di novità: una vera rivoluzione anche nelle riprese: mai scene statiche, ma un film che si svolge velocissimo a differenza della Cinematografia francese dell'epoca.
Non c'è neanche il tempo di capire fino in fondo i protagonisti.
Un giovane allo sbando, dopo aver ucciso un poliziotto, rubando una macchina dopo l'altra ed una strana forma d'amore della giovane americana (Seberg) che cerca di diventare giornalista, da strillone di strada.
L'amore viene definito in una scena di una sua intervista ad uno scrittore (intervista che fa chiarezza.
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Oggi,13 Settembre 2022 viene data la notizia della morte di J.L.Godard, promotore della Nouvelle Vague nel Cinema francese. Bebel e Jean Seberg irrompono con una ventata di novità: una vera rivoluzione anche nelle riprese: mai scene statiche, ma un film che si svolge velocissimo a differenza della Cinematografia francese dell'epoca.
Non c'è neanche il tempo di capire fino in fondo i protagonisti.
Un giovane allo sbando, dopo aver ucciso un poliziotto, rubando una macchina dopo l'altra ed una strana forma d'amore della giovane americana (Seberg) che cerca di diventare giornalista, da strillone di strada.
L'amore viene definito in una scena di una sua intervista ad uno scrittore (intervista che fa chiarezza...e non a caso inserita nella sceneggiatura).
Il personaggio di Belmondo non è proprio un vero gangster (come nei suoi miti), ma la voluta (da lui stesso) caricatura di uno stereotipo americano, (un cartellone pubblicitario, con Humphrey Bogart) visto al cinema, ma gli eventi precipitano, "fino all'ultimo respiro".
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(di lia lenzetti )
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angelo umana
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giovedì 21 ottobre 2021
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vita spericolata o inutile
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E' passato il tempo e Fino all'ultimo respiro – A bout de souffle appare una trovata, a tratti un divertissement, certamente a chi – come chi scrive – non lo capisce affatto o non ne vede il valore, nonostante le lodi che il regista Jean-Luc Godard ricevette per il suo film, considerato il manifesto della Nouvelle Vague. Vien da chiedersi, all'ignorante, che cosa recasse agli spettatori questa Nouvelle Vague, di cosa li arricchisse. Forse un tipo di vita più libera e sregolata?, col bel Belmondo che mostra come vivere alla grande, rubacchiando auto anche di lusso o soldi e divertendosene con la diva, allora 22enne, Jean Seberg, morta poi di un destino tragico ancora giovane e di overdosi anch'esse sregolate nella vita vera, breve.
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E' passato il tempo e Fino all'ultimo respiro – A bout de souffle appare una trovata, a tratti un divertissement, certamente a chi – come chi scrive – non lo capisce affatto o non ne vede il valore, nonostante le lodi che il regista Jean-Luc Godard ricevette per il suo film, considerato il manifesto della Nouvelle Vague. Vien da chiedersi, all'ignorante, che cosa recasse agli spettatori questa Nouvelle Vague, di cosa li arricchisse. Forse un tipo di vita più libera e sregolata?, col bel Belmondo che mostra come vivere alla grande, rubacchiando auto anche di lusso o soldi e divertendosene con la diva, allora 22enne, Jean Seberg, morta poi di un destino tragico ancora giovane e di overdosi anch'esse sregolate nella vita vera, breve. I discorsi vuoti tra i due “amanti” che sembrano solo riempire il film perché il tempo passi, da provare perfino noia. E questo sarebbe un film-cult? Quale Vague Nouvelle avrà dato alle generazioni del 1960? Forse l'idea per le autoriduzioni negli acquisti ai supermercati che vennero poi?
“A me mi piace vivere alla grande e ma... girare tra le favole in mutande e ma...” cantò anni dopo un certo italianissimo cantautore, Franco Fanigliulo. E così vive l'eroe del film, bel ragazzo davvero a cui era difficile assomigliare, con quelle bellissime labbra chissà quanto desiderate da ogni donna, labbra che spesso egli stesso si accarezza – nel film – con la punta del dito, come a dire “non potete non notarle!”. Insomma un film fatto su due divi. L'immagine predomina e riempie di vuoto il vuoto, e non si capisce questo strapazzare i giornali che Jean Paul compra frequentemente – un profluvio di carta stampata – per vedere se l'omicida, lui stesso – sta per venire beccato. Forse un invito del tempo a non leggerli proprio i giornali? Neanche il New York Herald Tribune che la Seberg, ragazza americana nella finzione, vende per le strade di Parigi.
Da una scheda del film si legge il giudizio di un commentatore qualificato (sconosciuto): “Ha lo stesso effetto di quando si va a rivedere una mostra di Picasso o un concerto dei Rolling Stones”: ma va! “Ni mucho menos” direbbero gli spagnoli, nulla di tutto questo! Dice ancora la scheda: “...realizzato 61 anni fa, poteva essere girato anche ieri”, un re degli ignoranti – il solito - direbbe che non valeva 61 anni fa e nemmeno ieri, celebrazioni a parte. E dice ancora un detto spagnolo: “Algo tendrà el agua si la bendicen”, qualcosa avrà l'acqua se la benedicono. Ma va!, qui non c'era niente da benedire, un filmetto avventuroso a celebrare il Jean-Paul che gigioneggia per tutto il film in una Vague (o vita?) irreale e improbabile, a celebrare sé stesso e la Seberg. La parte meglio recitata, che vorrà forse farsi ricordare, è il camminare barcollando del nostro eroe prima di cadere colpito a morte, sarà questo davvero il punto saliente della sua recita...? Un film inutile fino all'ultimo respiro. Non è tutto oro quello che luccica!
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parsifal
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giovedì 25 maggio 2017
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manifesto innovativo
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Esordio dirompente alla regia di J.L. Godard, con l aiuto del collega ed amico Truffaut alla sceneggiaturaa , è da considerarsi a tutti gli effetti , il manifesto della Novelle Vague, corrente cinematografica francese , destinata a lasciare il segno nella storia del cinema moderno. I criteri con cui Godard affronta la realizzazione di quest'opera sono arditi ed innovativi; dare vita ad una forma narrativa differente , denominata da lui stesso " Non Linearità" quindi non seguire pedissequamente il copione e la sceneggiatura ( in questo caso quasi del tutto assenti) ma improvvisare la momento, dando vita a nuove sinergie cinematorgrafiche , che hanno origine dall'interazione spontanea tra attori e regista, durante l'azione.
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Esordio dirompente alla regia di J.L. Godard, con l aiuto del collega ed amico Truffaut alla sceneggiaturaa , è da considerarsi a tutti gli effetti , il manifesto della Novelle Vague, corrente cinematografica francese , destinata a lasciare il segno nella storia del cinema moderno. I criteri con cui Godard affronta la realizzazione di quest'opera sono arditi ed innovativi; dare vita ad una forma narrativa differente , denominata da lui stesso " Non Linearità" quindi non seguire pedissequamente il copione e la sceneggiatura ( in questo caso quasi del tutto assenti) ma improvvisare la momento, dando vita a nuove sinergie cinematorgrafiche , che hanno origine dall'interazione spontanea tra attori e regista, durante l'azione. IL protagonista Michel Poiccard ( J.P. Belmondo) sfrontato e senza scrupoli, è un giovane senza principi che vive d'espedienti. Per lui tutto è lecito, pur di ragranellare il denaro necessario a togliersi gli sfizi ed i capricci che gli passano per la testa. Commette un omicidio ai danni di un agente nei pressi di MArsiglia , ma la fa franca: Ritorna a Parigi e vive senza regole e non vuole averne. Invaghito di Patricia ( Jean Seberg) giovane studentessa americana, con aspirazioni da scrittrice, le chiede di accompagnarlo a Roma, in un viaggio che somiglia in tutto e per tutto ad una fuga precipitosa. Lei è confusa e titubante, teme di essere incinta e non sa esattamente di chi . Inizia una sarabada frenetica davvero senza fiato , fatta di inseguimenti , fughe, amicizie compiacenti e lunghi dialoghi sul significato dell'esistenza. Il tutto accompagnato da un' ottima colonna sonora a cura di Martia Solal e una lunga carrellata sulle bellezze canoniche e gli angoli più reconditi della Ville Lumiere. Epilogo senza speranza e con una morale del tutto aperta ad ogni possibile interpretazione. Osannato e criticato, fu la centro di molte polemiche all'epoca, e venne tacciato di incongruenza. MA in fondo , non è così anche la Vita?
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teardrop
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lunedì 21 settembre 2015
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godard e belmondo per un capolavoro
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"Fino all'ultimo respiro" di Jean Luc Godard è un tributo al noir americano ed a Humphrey Bogart. E' anche un ironico addio a quel modo di fare cinema, e, al modello di gangster com'era stato rappresentato fino a quel momento. Non più duro e vincente, ma un perdente senza arte nè parte. La trama è di una semplicità estrema: il giovane delinquente amorale e menefreghista Michel (Jean Paul Belmondo), uccide un poliziotto, mentre viaggia verso Parigi su un'auto rubata. La polizia lo cerca, ma riesce a raggiungere la capitale, dove trova rifugio presso Patricia (Jean Seberg) una studentessa americana che aveva conosciuto in passato. Cercherà di convincerla ad andare con lui in Italia.
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"Fino all'ultimo respiro" di Jean Luc Godard è un tributo al noir americano ed a Humphrey Bogart. E' anche un ironico addio a quel modo di fare cinema, e, al modello di gangster com'era stato rappresentato fino a quel momento. Non più duro e vincente, ma un perdente senza arte nè parte. La trama è di una semplicità estrema: il giovane delinquente amorale e menefreghista Michel (Jean Paul Belmondo), uccide un poliziotto, mentre viaggia verso Parigi su un'auto rubata. La polizia lo cerca, ma riesce a raggiungere la capitale, dove trova rifugio presso Patricia (Jean Seberg) una studentessa americana che aveva conosciuto in passato. Cercherà di convincerla ad andare con lui in Italia. Analizzando la pellicola, che altro non è che una semplicissima storia criminale, ci rendiamo conto che alcune delle classiche regole, usate nella costruzione di un film prima d'allora, sono modificate radicalmente. I dialoghi imprimono all'opera uno stile personalissimo, perchè sono originali, moderni, molto innovativi per l'epoca. Godard non è il regista diligente che segue meticolosamente la sceneggiatura, è il regista protagonista. Tanto è vero che rielaborava l'esile copione di giorno in giorno, assecondandolo all'ispirazione del momento, lasciò pure ampio spazio anche all'improvvisazione degli attori. Questo aspetto si nota ad es. mentre Michel e Patricia parlano, litigano, filosofano, nella camera d'albergo della donna. "Perchè sei venuto qui Michel?" " Io? Perchè ho voglia di fare di nuovo l'amore con te" " Non è un buon motivo direi" " Invece si, vuol dire che ti amo". Belmondo parla e si atteggia come il suo "maestro" Humphrey Bogart, vivendo così la realtà che aveva sempre desiderato, è spontaneo ed è del tutto identificato nel personaggio. Michel è se stesso, non la brutta copia di Bogart, anzi, supera l'originale. Jean Seberg gli fa da ottimamente da spalla, ritagliandosi la personalità di una donna senza certezze, indicativa è la frase "Non so se sono infelice perchè non sono libera, o non sono libera perchè sono infelice". In queste lunghe sequenze, il regista fa uso di una tecnica di montaggio mai sperimentata prima, taglia i dialoghi e unisce scene che non hanno legame. Per esempio, Belmondo è ripreso con la camicia, subito dopo senza, oppure tiene tra le dita una sigaretta, nell'inquadratura successiva non ce l'ha più. Sorprendentemente la continuità della scena non perde in efficacia, al contrario, dà al film un dinamismo inaspettato. Una tecnica che è stata ripresa in seguito, oggi è usata nei video musicali e nella pubblicità. In una scena Patricia cita William Faulkner "Tra il dolore ed il nulla, scelgo il dolore, tu cosa sceglieresti?" Michel risponde "Il dolore è da stupidi, scelgo il nulla". Patricia lo denuncia, mettendo così fine all'odissea di Michel, che aveva percorso Parigi nella ricerca di un po' di soldi, per andarsene in Italia con la ragazza, in realtà senza alcun scopo. Di conseguenza, quando il giovane comprende che la sua è una fuga senza speranza, diversamente dai gangster di una volta, perde rapidamente la voglia di vivere, fugge, ma è cosciente del nulla cui va incontro, non fa compromessi, tutto o niente. Morirà inspirando un'ultima boccata dell'inseparabile sigaretta. Godard ha creato un'opera fondamentale nello sviluppo della cinematografia successiva, un film divenuto il simbolo di un modo d'intendere la regia in modo rivoluzionario, e, la dimostrazione che per fare un grande film ci vuole sopratutto creatività e coraggio. "Se non amate il mare, se non amate la montagna, e se non amate nemmeno questo film, beh, andate a farvi fottere!" (in realtà Belmondo non dice "questo film" ma "la città". Però mi sembra una buona idea per concludere)
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luca scial�
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venerdì 3 luglio 2015
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un lupo solitario dell'era moderna
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Considerato da molti registi illustri, tra cui il nostro Fellini, il film più rappresentativo della Nouvelle vogue francese, questo film di Godard ci racconta di un lupo solitario dell'era moderna. Che vive senza ideali, stimoli e progetti in pieno boom economico. Un'era basata sul consumismo, che vuole dimenticare le sofferenze della guerra ma che non vive ancora gli ideali sociali e politici del decennio successivo.
In una splendida cornice esaltata in più fotogrammi qual è Parigi, mai mutata nel tempo a differenza degli uomini, Francois cerca di costruire una storia d'amore con un'americana. Che però alla fine, in fondo, si mostra uguale a lui.
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Considerato da molti registi illustri, tra cui il nostro Fellini, il film più rappresentativo della Nouvelle vogue francese, questo film di Godard ci racconta di un lupo solitario dell'era moderna. Che vive senza ideali, stimoli e progetti in pieno boom economico. Un'era basata sul consumismo, che vuole dimenticare le sofferenze della guerra ma che non vive ancora gli ideali sociali e politici del decennio successivo.
In una splendida cornice esaltata in più fotogrammi qual è Parigi, mai mutata nel tempo a differenza degli uomini, Francois cerca di costruire una storia d'amore con un'americana. Che però alla fine, in fondo, si mostra uguale a lui. Come se gli avesse rivoltato contro il suo modo di vivere.
Da un duo quale Godard alla regia e Truffaut alla sceneggiatura, non poteva che venir fuori un film così. Storia accattivante, inquadrature ora fuggiasche ora soffermate, musica essenziale, attori protagonisti belli e dannati.
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domenica 22 febbraio 2015
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oltre il cinema
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il befe
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domenica 22 febbraio 2015
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che debutto!!!
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uno dei migliori debutti cm regista dopo di orson welles con quarto potere
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il befe
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domenica 22 febbraio 2015
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innovativo
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uno dei film francesi più importanti
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domenica 22 febbraio 2015
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manifesto...
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domenica 22 febbraio 2015
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miglior film dell anno
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entra nella storia del cinema
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