enzo70
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domenica 24 aprile 2016
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un bel ritorno, ma la prima volta...:)
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Per tutti gli spettatori che si innamorarono del Marigold Hotel, di quel giovane ragazzo indiano e dei suoi anziani ospiti che decidono di trasformarsi da ospiti in ospitanti, il ritorno al Marigold è un dovere. I due proprietari hanno deciso di fare le cose in grande e volano negli States per trovare i finanziatori per aprire una nuova struttura. Ma i problemi iniziano quando si deve capire chi è l’ispettore che verrà per valutare il livello dell’ospitalità. E, purtroppo, la presenza di una storia fa venire meno quell’atmosfera magica, da film di ambientazione dell’originale, certo l’India, i suoi colori, i suoi odori immaginati rimangono i grandi protagonisti, nonostante il cast d’eccezione.
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Per tutti gli spettatori che si innamorarono del Marigold Hotel, di quel giovane ragazzo indiano e dei suoi anziani ospiti che decidono di trasformarsi da ospiti in ospitanti, il ritorno al Marigold è un dovere. I due proprietari hanno deciso di fare le cose in grande e volano negli States per trovare i finanziatori per aprire una nuova struttura. Ma i problemi iniziano quando si deve capire chi è l’ispettore che verrà per valutare il livello dell’ospitalità. E, purtroppo, la presenza di una storia fa venire meno quell’atmosfera magica, da film di ambientazione dell’originale, certo l’India, i suoi colori, i suoi odori immaginati rimangono i grandi protagonisti, nonostante il cast d’eccezione. E in questo grande gioco di ruoli tra inglesi ed indiani, i primi che vanno per conquistare e rimangono puntualmente conquistati, ed i secondi che vivono le loro tradizioni come elementi di autonomia rispetto al mondo che avanza, il film, comunque, è sempre gradevole, quasi piacione; certo artisti come Judi Dench, Maggie Smith, Bill Nihy e poi ci mettono, tra gli altri, pure Richard Gere, aiutano John Madden, il regista. Un bel ritorno, ma la prima volta non si scorda mai.
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paola d. g. 81
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venerdì 14 agosto 2015
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bello anche il sequel
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Mi è quasi piaciuto di più del primo, lascia una scia esotica e profumata di speranza.
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dhany coraucci
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martedì 12 maggio 2015
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colorato e dissetante come un cocktail alla frutta
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In una giornata molto calda, quasi afosa, due cose possono dare sollievo: o rifugiarsi all'ombra e sorseggiare una bibita fresca oppure aprire il getto dell'acqua fredda e congelarsi la pelle fino a che il rimpianto dell'afa è così grande da non avvertirne più il fastidio. Ecco, Ritorno al Marigold Hotel può essere paragonato alla prima soluzione. Non è un'esperienza fortificante o traumatica, non procura una sferzata di energia corroborante ma dona un confortevole alleggerimento che in certi momenti di assoluta pesantezza e difficoltà può risultare ugualmente prezioso. Vi avverto: è tutto finto.
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In una giornata molto calda, quasi afosa, due cose possono dare sollievo: o rifugiarsi all'ombra e sorseggiare una bibita fresca oppure aprire il getto dell'acqua fredda e congelarsi la pelle fino a che il rimpianto dell'afa è così grande da non avvertirne più il fastidio. Ecco, Ritorno al Marigold Hotel può essere paragonato alla prima soluzione. Non è un'esperienza fortificante o traumatica, non procura una sferzata di energia corroborante ma dona un confortevole alleggerimento che in certi momenti di assoluta pesantezza e difficoltà può risultare ugualmente prezioso. Vi avverto: è tutto finto. E' finta l'India nella quale ha sede il pittoresco Hotel ed è finta la vecchiaia degli attempati protagonisti. Se proprio vogliamo considerarlo alla stregua di una bibita fresca, direi che si tratta piuttosto di un cocktail di frutta analcolico, servito in una grande coppa coloratissima, con tanto di spirali di scorze di limone o arancia, ombrellini, bastoncini e cannucce. In effetti qui i colori non mancano. La scenografia accuratissima è un tripudio di toni accesi e solari che allieta la vista (e l'umore); mercatini di frutta e spezie sfarzosi, abiti ricchi, luminarie copiose, ambienti elegantemente arredati che non sfigurerebbero nelle più prestigiose riviste di design, ma in tutto questo, qualcosa che non è finto, c'è. Ed è l'idea, la speranza e l'anelito di vivere la terza età non come un capolinea ma come una tappa della propria vita che può riservare ancora tante sorprese e che può (e che deve) essere vissuta con entusiasmo, lo stesso entusiasmo che si ha da ragazzi, quando ci si emoziona per tutto e tutti. Raro esempio di n.2 che è migliore del n.1, sostenuto da un gran ritmo, da divertenti battute e da ironiche punte di saggezza, il film continua a seguire le vicende del gruppo di amabili o irritabili vecchietti che abbiamo conosciuto nel precedente lungometraggio, con una new entry mozzafiato: Richard Gere, il più fascinoso e sexy “vecchietto” del mondo che torna con uno dei suoi personaggi “puri” ispirati dal più tenero romanticismo. Anche se personalmente ho un debole per l'inglesissimo Bill Nighy, il grande Richard merita sempre, e sottolineo SEMPRE, la visione del film. Ma c'è spazio anche per i giovani, infatti il britannico (di origine indiana) Dev Patel, gestore dell'Hotel in procinto di sposarsi, tiene le fila di tutta la trama; comincio a vederlo un po' troppo spesso e in tutte le salse per i miei gusti, ma qui è proprio simpatico e non è male anche come ballerino in quella strepitosa bollywood dance, super kitsch e super bella (non vi dico Richard come balla.... divinamente!) che conclude il film.
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goldy
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venerdì 8 maggio 2015
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decisamenre brutto
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Ho dato una stella, quindi inequivocabilmente brutto!
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brian77
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venerdì 8 maggio 2015
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dubbi linguistici
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La bellezza innamora la madre del protagonista.
chissà chi la abita
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flyanto
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giovedì 7 maggio 2015
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continuano le vicende del marigold hotel...
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Il titolo italiano "Ritorno al Marigold Hotel" (ma anche quello originale inglese "The Second Best Exotic Marigold Hotel") fa già facilmente intuire che il film costituisce il sequel del primo, intitolato "Marigold Hotel" e che gli avvenimenti che accadono sono la più o meno diretta conseguenza di quelli precedentemente narrati. Pertanto lo spettatore incontra anche gli stessi personaggi con qualcuno nuovo aggiunto, come, per esempio, quello interpretato da Richard Gere.
Il padrone indiano del Marigold Hotel (Dave Patel), con la sua socia inglese (Maggie Smith) ha qui intenzione di sviluppare la propria attività alberghiera comprando un secondo hotel dove fare risiedere delle persone anziane come nel primo e per questo chiede un finanziamenti ad una società statunitense che presto manderà nell' hotel un ispettore in incognito per verificare la reale situazione della suddetta residenza nel Rajasthan.
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Il titolo italiano "Ritorno al Marigold Hotel" (ma anche quello originale inglese "The Second Best Exotic Marigold Hotel") fa già facilmente intuire che il film costituisce il sequel del primo, intitolato "Marigold Hotel" e che gli avvenimenti che accadono sono la più o meno diretta conseguenza di quelli precedentemente narrati. Pertanto lo spettatore incontra anche gli stessi personaggi con qualcuno nuovo aggiunto, come, per esempio, quello interpretato da Richard Gere.
Il padrone indiano del Marigold Hotel (Dave Patel), con la sua socia inglese (Maggie Smith) ha qui intenzione di sviluppare la propria attività alberghiera comprando un secondo hotel dove fare risiedere delle persone anziane come nel primo e per questo chiede un finanziamenti ad una società statunitense che presto manderà nell' hotel un ispettore in incognito per verificare la reale situazione della suddetta residenza nel Rajasthan. Nel frattempo si verificano numerosi fraintendimenti e scaramucce tra gli ospiti stessi dell'hotel, i preparativi per le nozze imminenti del giovane padrone indiano, svariate coppie che sentimentalmente si formano o tardano a formarsi tra gli anziani residenti e le varie trattative di compra-vendita per il tanto agognato secondo hotel, ecc... sino, ovviamente al rivolgimento positivo di tutte le varie problematiche.
Quello che più concorre a determinare il successo del film senza alcun dubbio è soprattutto, oltre ovviamente agli svariati episodi divertenti, l'atmosfera serena e di pace naturale che emana da tutto il contesto e che anche assaporano i protagonisti stessi della pellicola nella loro scelta di trascorrere in India gli ultimi anni delle proprie esistenze. Inoltre, inserendo e ripetendo lo stesso cast del primo film costituito da ottimi attori inglesi (Maggie Smith, Judi Dench, Bill Nighy, Celia Imrie, Penelope Wilton, ecc...), perfettamente in sintonia con quelli indiani (Dave Patel, Lillete Dubey) ed americani (Richard Gere), e grazie alla propria regia sicura, precisa ed equilibrata John Madden assicura il successo certo della pellicola e pertanto la pellicola viene a costituirsi come un ottimo ed intelligente nonchè piacevole divertissement.
Consigliabile per color che ambiscono ad un poco di romanticismo correlato anche ad un pò di esotismo.
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barone di firenze
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domenica 3 maggio 2015
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attori super
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Devo essere sincero, la storia e scarsina e forse un pò scontata, insomma non avvince come quella del primo film. L'attore Anglo-Indiano Devi Patel è bravissimo credo che avendo solo 25 anni possa fare una fulgida carriera. Judi Dench, Maggie Smith, Celia Imrie, Bill Nighy, Ronald Pickup, come tutta la scuola inglese con la loro bravura danno un valore aggiunto anche a un film che tutto sommato possiamo dire senza lode e senza infamia. I colori dell'India i costumi i canti e i balli rifiniscono il tutto. Da vedere senza aspettarsi troppo.
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giajr
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venerdì 1 maggio 2015
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nessun confronto con il primo
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Il primo film aveva la poesia, la delicatezza e la fraschezza che questo sequel ha completamente perso. Gli attori sono sempre validi, i colori e la fotografia richiamo la voglia di India. La storia è banale e scontata, troppo contrasto tra i giovani e la vecchia generazione. Banali i testi e la storia non regge. Speriamo che non facciano il terzo. Per chi non avesse visto il primo e non questo posso consigliare di cercare il dvd e di non andare al cinema.
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vanessa zarastro
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venerdì 1 maggio 2015
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ma questo è bollywood...
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Se volete passare un paio d’ore rilassate vi posso consigliare questo film, sequel dell’inaspettato successo del “MARIGOLD HOTEL”del 2012 di John Madden.
Lo stesso gruppo di bravissimi attori che aveva scelto di passare l’età della pensione in India in questo improbabile albergo tenuto da Sonny (Dev Patel), un giovane indiano inattendibile.
Dopo la fase di colonizzazione da parte degli ever-green inglesi, si passa in questo film alla fase d’espansione dove Sonny, coadiuvato dalla sig.na Muriel – una sempre fantastica Maggie Smith – cerca finanziatori americani per comprare un secondo più grande albergo sempre a Japur.
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Se volete passare un paio d’ore rilassate vi posso consigliare questo film, sequel dell’inaspettato successo del “MARIGOLD HOTEL”del 2012 di John Madden.
Lo stesso gruppo di bravissimi attori che aveva scelto di passare l’età della pensione in India in questo improbabile albergo tenuto da Sonny (Dev Patel), un giovane indiano inattendibile.
Dopo la fase di colonizzazione da parte degli ever-green inglesi, si passa in questo film alla fase d’espansione dove Sonny, coadiuvato dalla sig.na Muriel – una sempre fantastica Maggie Smith – cerca finanziatori americani per comprare un secondo più grande albergo sempre a Japur. La trama, in fondo è tutta qui e il Marigold Hotel è il palcoscenico su cui si avvicendano gags, gelosie, amori, tradimenti in un film corale. Così a un certo punto dichiara la caustica Muriel «Non capisco tutto questo entusiasmo per il matrimonio…nella mia vita ho con fatica sopportato di vivere con qualcuno per qualche settimana….figuriamoci per tutta la vita!». Continuano in tal modo i timidi approcci di Douglas (Bill Nighy) nei confronti della superattiva Evelyn (Judi Dench)e così anche i dubbi della “coppia libera” di Norman e Carol (Ronald Pikup e Diana Hardcastle) con la Madge (Celia Imrie) sempre a caccia di mariti. In questo fantastico cast tutto britannico, Madden introduce un affascinante new entrie americano Guy - interpretato da un attore ritenuto da sempre un simbolo sessuale e cioè Richard Gere - nello scenario di un’inverosimile coloratissima India. Ciò che il regista inglese, infatti, mostra di questa nazione è una sorta d’immagine pubblicitaria per turisti: si alternano splendidi monumenti a ricevimenti fastosi e a vivaci bazar. Sembrerebbe anche che il ruolo delle donne sia di estrema importanza, quando in questi ultimi anni, purtroppo, non abbiamo letto altro che di atroci violenze che le donne subiscono in India. Ovviamente di violenza, fanatismi religiosi, maschilismo e povertà nel film non ci sono tracce. Ma questo è Bollywood.
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goldy
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giovedì 30 aprile 2015
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errore gravissimo
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Mai andare a verificare i miti , è un peccato mortale.
[+] ?????
(di luciano46)
[ - ] ?????
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