francesco2
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domenica 11 settembre 2022
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uno spettacolone intrigante, ottima bening
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Spettacolone relativamente gradevole, ma poco altro, dal regista di Michael Collins. Eccellente la Bening, ma il resto sia l introspezione psicologica, sia lo spettacolo vero e proprioì funzionano tanto quanto. Il resto del cast non mi ha fatto esattamente impazzire. La moglie del soldato, per quanto non perfetto, risale a sei anni prima ma sembra un ricordo lontano.
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vighi
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giovedì 5 ottobre 2017
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grande thriller estremo!
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Poco conosciuto, raramente trasmesso in tv, questo e' uno di quei thriller che lascia il segno. Inquietante all'estremo, con un Robert Downey Jr. nella parte dello psicopatico, perfetto.
Assolutamente da rivalutare.
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alessandro guatti
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venerdì 4 maggio 2012
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un thriller onirico schiavo del proprio genere
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Per essere un thriller che flirta con il soprannaturale, questo film ha tutti gli elementi giusti: la pazzia (con relativo ospedale psichiatrico), la città sommersa dall’acqua, il lutto per la perdita di una figlia e, ovviamente, i sogni. Ma, nonostante il buon livello tecnico della regia e della fotografia, e nonostante una Annette Bening in forma per tutta la prima parte del film (specialmente nella scena successiva al tentato suicidio), il film non è altro che la somma di questi elementi. Per chi ha visto qualche horror o qualche thriller non vi è la minima sorpresa né il minimo sussulto. Poteva essere interessante approfondire l’effetto della perdita della figlia sulla coppia in crisi, ma questo avrebbe portato in sentieri melò che un film creato apposta per esistere all’interno di una categoria di genere non deve e non può approfondire.
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Per essere un thriller che flirta con il soprannaturale, questo film ha tutti gli elementi giusti: la pazzia (con relativo ospedale psichiatrico), la città sommersa dall’acqua, il lutto per la perdita di una figlia e, ovviamente, i sogni. Ma, nonostante il buon livello tecnico della regia e della fotografia, e nonostante una Annette Bening in forma per tutta la prima parte del film (specialmente nella scena successiva al tentato suicidio), il film non è altro che la somma di questi elementi. Per chi ha visto qualche horror o qualche thriller non vi è la minima sorpresa né il minimo sussulto. Poteva essere interessante approfondire l’effetto della perdita della figlia sulla coppia in crisi, ma questo avrebbe portato in sentieri melò che un film creato apposta per esistere all’interno di una categoria di genere non deve e non può approfondire. E soprattutto avrebbe tolto minuti preziosi al gigionare di Robert Downey Jr. mentre insegue Claire e Ruby (dobbiamo dire qualcosa di quest’ultimo personaggio oppure mi concedete di glissare? Ecco, grazie), assumendo un’espressione da cattivo e tenendo in mano una specie di falce. Sarà chiaro a tutti che questo alto simbolo rappresenta la morte che insegue Claire, per cui non mi dilungo. È un vero peccato che le figure dei killer psicopatici mantengano l’interesse dello spettatore fino a quando non vengono mostrati: a questo punto accade spesso che smettano di essere una minaccia per diventare personaggi, e molte volte gli attori che li interpretano non sono all’altezza. Certo non è facile caratterizzare personaggi con psicologie deviate, ma si possono limitare i danni scritturando attori adatti, riducendo i dialoghi deliranti che essi intrattengono con le loro vittime, tagliando in fase di sceneggiatura le scene superflue, e, soprattutto, facendo un sapiente uso di quello strumento chiamato montaggio. Cosa che nel film In dreams non è stata fatta. Se la prima metà scorre piacevolmente, crea una certa (una certa) tensione e incuriosisce, la seconda parte è troppo lunga: si dilunga sull’incompetenza dei poliziotti e sulla lentezza dello psichiatra, il ritmo sembra rallentare all’infinito; insomma, non dice nulla di interessante, se non nella sovrapposizione delle azioni tra il presente di Claire e il passato di Vivian, e nella scena finale che, sebbene non sorprenda per il suo contenuto, si mostra interessante per la sovrapposizione tra follia, sogno, allucinazione e realtà.
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manuelita85
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mercoledì 25 gennaio 2012
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un insolito thriller ben studiato
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é un thriller piuttosto gradevole, credo unico nel suo genere..la storia di questa donna che nei suoi sogni vive l'incubo di spettatrice e la pazzia del killer allo stesso tempo fa provare allo spettatore in prima persona l'angoscia della protagonista, accresciuta dalla solitudine e dall'incomprensione del mondo esterno. Il film non annoia mai, e alla fine si ha quasi pietà di questo killer psicopatico (interpretato, tra l'altro, da un fantastico Robert Downey Jr) . Molto bello. da vedere
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everlong
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sabato 12 febbraio 2011
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un sogno niente male
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Nella storia della cinematografia il sogno ha sempre rappresentato un soggetto da cui attingere, anche se non sempre con i risultati sperati. In dreams parla del sogno come forma di comunicazione; non solo come proiezione degli stati d'animo e delle emozioni ma anche come legame che unisce persone e realtà differenti. E' su questo secondo aspetto che si basa la vicenda narrata, ossia la comunicazione onirica fra la protagonista e un killer psicopatico. Come due vasi comunicanti, le menti dei due personaggi sembrano raggiungere un equilibrio a partire da realtà e personalità diverse; mescolandosi l'una con l'altra grazie al contatto onirico. Un po' A Nightmare on Elm Street, un po' Psycho, un po' thriller visionario, In Dreams risulta un film ben girato che segue l'evolversi della sceneggiatura senza scadere nella banalità o in sovrapposizioni tra piani troppo esasperate.
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Nella storia della cinematografia il sogno ha sempre rappresentato un soggetto da cui attingere, anche se non sempre con i risultati sperati. In dreams parla del sogno come forma di comunicazione; non solo come proiezione degli stati d'animo e delle emozioni ma anche come legame che unisce persone e realtà differenti. E' su questo secondo aspetto che si basa la vicenda narrata, ossia la comunicazione onirica fra la protagonista e un killer psicopatico. Come due vasi comunicanti, le menti dei due personaggi sembrano raggiungere un equilibrio a partire da realtà e personalità diverse; mescolandosi l'una con l'altra grazie al contatto onirico. Un po' A Nightmare on Elm Street, un po' Psycho, un po' thriller visionario, In Dreams risulta un film ben girato che segue l'evolversi della sceneggiatura senza scadere nella banalità o in sovrapposizioni tra piani troppo esasperate. La regia è ben fatta e la trama è lineare e facile da seguire. Il film cresce di pathos e di tensione senza troppe frenate, grazie ad una organizzazione complessiva che tiene desta l'attenzione e la curiosità dello spettatore.
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cronix1981
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sabato 20 novembre 2010
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quando l'incubo diventa realtà
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I sogni hanno sempre avuto parte determinante nell'evoluzione della società, dagli albori della civiltà sino ad oggi. Lo stesso Sigmund Freud, padre della psicoanalisi moderna, ha dedicato un libro a questo tema: "L'interpretazione dei sogni". Ora, come può rapportarsi un uomo comune di fronte al manifestarsi di sogni o addirittura incubi, che sembrano sempre di più confondersi con la realtà?
In Dreams si sviluppa a partire da questa domanda.
L'ambientazione è un quadro idilliaco: campagna del New England, casa in riva ad un lago, famiglia borghese benestante. Marito (Aidan Quinn) pilota d'aereo, moglie (Annette Bening) disegnatrice di libri per bambini, e la figlia Ruby.
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I sogni hanno sempre avuto parte determinante nell'evoluzione della società, dagli albori della civiltà sino ad oggi. Lo stesso Sigmund Freud, padre della psicoanalisi moderna, ha dedicato un libro a questo tema: "L'interpretazione dei sogni". Ora, come può rapportarsi un uomo comune di fronte al manifestarsi di sogni o addirittura incubi, che sembrano sempre di più confondersi con la realtà?
In Dreams si sviluppa a partire da questa domanda.
L'ambientazione è un quadro idilliaco: campagna del New England, casa in riva ad un lago, famiglia borghese benestante. Marito (Aidan Quinn) pilota d'aereo, moglie (Annette Bening) disegnatrice di libri per bambini, e la figlia Ruby. In questo contesto entra in scena una presenza minacciosa, una presenza metafisica, ma al tempo stesso reale. Sogni che anguistiano la mente, lo spirito e il corpo di Claire Cooper. I suoi sogni si trasformano in incubi che diventano continue visioni anche ad occhi aperti, in un vortice di tensione crescente.
Neil Jordan dirige sapientemente la macchina da prese e riesce a dare le giuste accelerazioni nei momenti chiave. Inoltre è capace di dare quel pathos di mistero e inquietitudine nelle continue visioni di Claire. Nonostante tutto la trama si svolge linearmente (eccezion fatta per alcune sequenze che non hanno una logica e un senso nell'economia del film) e non si fa fatica a seguire la successione degli eventi. Il film oscilla tra un thriller-drammatico ed un thriller-psicologico, e soprattutto nel finale tende verso quest'ultima direzione. Un buon film che termina con un finale inaspettato ma a ben vedere in tema con lo svolgimento del film stesso.
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rebecca
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sabato 27 dicembre 2008
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da non vedere
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Per quanto concerne i trattamenti in ospedali psichiatrici (elettroshock e docce gelate al bambino: da vero brivido soprattutto perché usati per davvero!!!), alcune cose riuscite, il resto una schifezza improbabile. Non rende soprattutto dalla metà in poi. Annette Bening non mi è piaciuta per nulla, Downey Jr. si.
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bernardinus berth
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sabato 13 dicembre 2008
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capolavoro di jordan
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finalmente un horror intelligente che non lascia spazio a critiche-bravissimi gli attori-simbologia presente in ogni scena del film-citta sommersa,mele,sogni,incubi,trattamenti in ospedali psichiatrici,telepatia,tutti gli ingredienti necessari per fare un buon film-da abbinare nella stessa serata a changeling horror -
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(di maja mann)
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hfabioh
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giovedì 9 ottobre 2008
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pensavo peggio
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molto gradevole e ben iterpretato.
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silvana
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giovedì 5 febbraio 2004
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impressionante
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Corre lungo il filo dell'horror psicanalitico, senza cadere nell'improbabile ordinario. Un bravo Robert Downey jr.
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