samanta
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lunedì 11 dicembre 2023
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l''amore e il professore
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Il film è incentrato sulla figura di C.S.Lewis (1898-1963) grande letterato inglese e scrittore di numerosi saggi e romanzi. Lewis ateo fin dall'adolescenza , diventò teista dopo avere letto Chesterton, ma ad Oxford dove insegnava letteratura inglese dopo numerosi incontri e discussioni fu convinto dall'amico e collega il cattolico Tolkien a convertirsi al cristianesimo (nella Chiesa Anglicana) il 19 settembre 1931, dopo un colloquio notturno che durò fino alle 3 del mattino, presente il comune amico Dyson. Lewis dominò la facltà di lettere di Oxford anche a mezzo di un gruppo di amici (tra cui Tolkien) denominati "Inklings", fu apologeta (Le lettere di Berlicche successo mondiale) divulgatore della fede (Che cosa è il cristianesimo) molti saggi (I 4 amori), diversi romanzi tra cui la trilogia di fantascienza (inizia con Lontano dal pianeta silenzioso), negli anni '50 scrisse una serie di romanzi per ragazzi denominati Il ciclo di Narnia, che ebbero un successo internazionale.
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Il film è incentrato sulla figura di C.S.Lewis (1898-1963) grande letterato inglese e scrittore di numerosi saggi e romanzi. Lewis ateo fin dall'adolescenza , diventò teista dopo avere letto Chesterton, ma ad Oxford dove insegnava letteratura inglese dopo numerosi incontri e discussioni fu convinto dall'amico e collega il cattolico Tolkien a convertirsi al cristianesimo (nella Chiesa Anglicana) il 19 settembre 1931, dopo un colloquio notturno che durò fino alle 3 del mattino, presente il comune amico Dyson. Lewis dominò la facltà di lettere di Oxford anche a mezzo di un gruppo di amici (tra cui Tolkien) denominati "Inklings", fu apologeta (Le lettere di Berlicche successo mondiale) divulgatore della fede (Che cosa è il cristianesimo) molti saggi (I 4 amori), diversi romanzi tra cui la trilogia di fantascienza (inizia con Lontano dal pianeta silenzioso), negli anni '50 scrisse una serie di romanzi per ragazzi denominati Il ciclo di Narnia, che ebbero un successo internazionale.
Proprio in quest'ultimo periodo nel 1952, inizia il film (uscito nel 1993) ad Oxford, dove Lewis (Anthony Hopkins) insegna, è scapolo e vive con il fratello Warnie (Edward Harwiche) una vita ordinata tranquilla anche se è impegnato in innumerevoli conferenze e discorsi spesso alla radio, Lewis è contattato da una letterata americana venuta in Inghilterra Joy Gresham (Debra Winger) insieme al giovane figlio Douglas, la donna ebrea e comunista, si era convertita la cristianesimo (presbiteriana) era separata dal marito infedele e alcolizzato da cui l'anno dopo divorziò, con Lewis dapprima sorge una semplice amicizia intellettuale che diventa affetto tanto che Lewis la sposerà solo civilmente per permettere a lei di restare in Inghilterra, nascerà l'amore quando Joy si ammalò di cancro e Lewis la sposa davanti a un prete anglicano, i 2 vivono insieme am per pochi anni perché Joy ha una nuova crisi e muore nel 1960, lasciando Leis dilaniato dal dolore che solo la fede lenirà. Su questa esperienza Lewis ha scritto un libro bellissimo e strazione Diario di un dolore che ha ispirato il film. Il film è ottimamente diretto da Richard Attenborough bravo attore ma anche bravo regista (Quell'ultimo ponte, Gandhi che ebbe nel 1983 8 Oscar tra cui quello alla regia).
Ci son alcune discrepanze dalla realtà: Joy ebbe 2 figli che Lewis poi adottò, misteriosamente non si fa cenno alla'amicizia con Tolkien ma si crea una figura inventata: il collega Cristopher Riley (John Wood), le date non sempre sono precise ma in ogni caso è riuscito un ottimo film. Il regista ha ben inquadrato il protagonista che pur essendo un letterato di successo, vive ritirato nella sua casa con giardino e la cui vita ordinata è sconvolta dall'incontro con una donna che risveglia in lui i più vari sentimenti: dall'amicizia intellettuale, all'affetto e alla passione, viene descritto con intelligenza come l'amore possa risvegliare un cuore destinato alla solitudine, lo strazio della malattia e della morte viene raccontato da Attenborough con profondità ed insieme con una delicatezza poetica. Ben rappresentato l'ambiente formale e un pò ipocrita di Oxford, in cui Lewis (anche nella realtà) non era ben visto proprio per il suo ascendente e la sua intelligenza creativa. I dialoghi sono accurati, l'ambientazione di alcuni paesaggi fa venire la voglia di visitarli, specie quando Joy e Lewis ormai marito e moglie fanno un viaggio (l'ultimo) nella splendida "Valle dorata". I 2 protagonisti sono veramente bravi, su Anthony Hopkins c'é poco da dire: è una dei migliori attori del cinema, ma ottima è anche Debra Winger (Ufficiale e gentiluomo, Voglia di tenerezza) che critica di Hollywood, venne emarginata dal cinema salvo il ritorno in Rachel sta per sposarsi.
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luigi chierico
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lunedì 6 marzo 2017
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sulla solitudine
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Un film che va direttamente al cuore di chi è romantico,a chi ha conosciuto l’amore e ne ha ascoltato il canto. Tra un ambiente culturale di Oxford, tra musica e cori si alternano dialoghi e conferenze sull’esistenza di Dio, il tutto con cortesia e garbo.”Soffice e leggera cade lievemente la neve dal cielo,scende qualcosa di cui non devi difenderti e gli uomini finalmente vedranno qualcosa di gentile scendere dal cielo” Nella solitudine in cui vivono serenamente i due fratelli Jack S. e Warnie Lewis non c’è spazio per altri affetti oltre al piacere di comunicare,scrivere, insegnare. Nel bel paesaggio verde delle vallate si stenta a conoscere la gioia di passeggiare romanticamente con una donna, ma il cuore è vulnerabile.
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Un film che va direttamente al cuore di chi è romantico,a chi ha conosciuto l’amore e ne ha ascoltato il canto. Tra un ambiente culturale di Oxford, tra musica e cori si alternano dialoghi e conferenze sull’esistenza di Dio, il tutto con cortesia e garbo.”Soffice e leggera cade lievemente la neve dal cielo,scende qualcosa di cui non devi difenderti e gli uomini finalmente vedranno qualcosa di gentile scendere dal cielo” Nella solitudine in cui vivono serenamente i due fratelli Jack S. e Warnie Lewis non c’è spazio per altri affetti oltre al piacere di comunicare,scrivere, insegnare. Nel bel paesaggio verde delle vallate si stenta a conoscere la gioia di passeggiare romanticamente con una donna, ma il cuore è vulnerabile. Un ottimo film che, per chi è sensibile all’amore quando porta al dolore, merita d’essere definito capolavoro. Ottima l’interpretazione di Anthony Hopkins nella parte di Jack Lewis e dell’incantevole Debra Winger, nella parte di Joy Gresham,una bella colonna musicale, accompagnata da tante belle riprese,quale una sul lago con contrasto di luce in un’atmosfera tanto suggestiva da sembrare irreale. Al di là di quella che è l’intera vicenda vi è un continuo dialogo degno della massima attenzione ed approfondimento. Tratto dal romanzo “ Diario di un dolore” scritto da C.S. Lewis, come il protagonista, ha in sé la forza maggiore della sceneggiatura con un dialogo superlativo.” L’amore si nasconde nel bocciolo di una rosa tra due pietre di cristallo in fondo ad una fontana” (da Il romanzo e la rosa),ma perché amarsi per conoscere il dolore? “Quando si ama una persona non lo si sopporta,si vorrebbe prendere quel dolore su di noi, pure io lo farei, perché Dio no?” si chiede il prof. Jack Lewis e si risponde “Noi creature del Creatore siamo topi del laboratorio cosmico”. In un conflitto di fede trova come giustificare l’assenza di Dio “il dolore è il megafono di Dio che risveglia un mondo morto, attraverso l’amore e la sofferenza vuole vederci crescere” ed ancora “La vita dell'uomo è paragonabile ad una statua. I colpi di scalpello le provocano grandi dolori, ma solo così l'artista può renderla perfetta.”
Seduto dinanzi ad un letto in un ospedale la figura luminosa dell’uomo diventa una macchia nera, la ripresa controluce sta ad annunciare una metamorfosi, un passaggio dalla solitudine e dal silenzio alle prove d’amore. Bellissima ripresa in cui si coglie il dolore ed il vuoto che spesso accompagna l’amore. Il prof. Jack Lewis sta apprendendo da un suo alunno che”leggiamo per sapere che non siamo soli”. Al dialogo continuo,serrato,tra battute di spirito e sagaci , si accompagnano gli sguardi, i silenzi. Debra Winger,ovvero Joy Gresham, come ogni donna ha una maggiore intuizione nel riconoscere la verità negli affetti, nell’amore, nelle intenzioni di un uomo che le sta accanto e che la circonda di attenzioni. L’americana riconosce l’amore nel professore inglese che invece lo nasconde a sé stesso, ma quando lei lo porta alla luce ecco il buio nella stanza! Dopo aver ripetutamente sostenuto che”il sole brilla sempre oltre una curva della strada,oltre le cime della collina”il bravissimo insegnante si deve ricredere: il sole può brillarci accanto, dobbiamo solo vederlo per riscaldarci ai suoi raggi e vedere illuminare il nostro cammino.L’illustre professore, freddo e distaccato apprenderà che”il dolore di oggi fa parte della felicità di ieri” sebbene ci si chiede “perché innamorarsi se se perdersi fa così male?” chibar22@libero.it
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pietro viola
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lunedì 12 dicembre 2011
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aprirsi alla vita
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Non c'è niente di particolarmente innovativo o mirabolante in questo film. Sceneggiatura, montaggio, recitazione, fotografia, regia, tutto è di buon livello, ottimo livello, ma, ripeto, niente di particolarmente nuovo o eccelso. Eppure, mentre ci si ascuga le lacrime sui titoli di coda, si capisce che si è assistito a un piccolo miracolo, e che le lacrime, espresse o interne, che sentiamo fluire sono lacrime di gratitudine e speranza, pur ( o piuttosto proprio...) nella sofferenza della perdita e nella messa in discussione di se stessi e dei rigidi schematismi attraverso cui abbiamo costruito la nostra immagine nel mondo e del mondo.
Così, l'incontro tra la poetessa yankee, con un passato di relazioni fragili e affamata di vita, e il rigido professore di oxford, nonchè autore de le cronache di narnia, è un vero e proprio percorso a ostacoli tra le paure, le difese, il bisogno di rassicurazione del consueto, per affrontare l'ignoto, la ricchezza delle emozioni e delle relazioni, il sentirsi esposti, la prospettiva della malattia, del dolore e della separazione quai elementi inscindibili dalla vita davvero vissuta.
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Non c'è niente di particolarmente innovativo o mirabolante in questo film. Sceneggiatura, montaggio, recitazione, fotografia, regia, tutto è di buon livello, ottimo livello, ma, ripeto, niente di particolarmente nuovo o eccelso. Eppure, mentre ci si ascuga le lacrime sui titoli di coda, si capisce che si è assistito a un piccolo miracolo, e che le lacrime, espresse o interne, che sentiamo fluire sono lacrime di gratitudine e speranza, pur ( o piuttosto proprio...) nella sofferenza della perdita e nella messa in discussione di se stessi e dei rigidi schematismi attraverso cui abbiamo costruito la nostra immagine nel mondo e del mondo.
Così, l'incontro tra la poetessa yankee, con un passato di relazioni fragili e affamata di vita, e il rigido professore di oxford, nonchè autore de le cronache di narnia, è un vero e proprio percorso a ostacoli tra le paure, le difese, il bisogno di rassicurazione del consueto, per affrontare l'ignoto, la ricchezza delle emozioni e delle relazioni, il sentirsi esposti, la prospettiva della malattia, del dolore e della separazione quai elementi inscindibili dalla vita davvero vissuta.
"Da piccolo ho scelto l'armadio", dice alla fine lo scrittore di narnia, "da adulto ho scelto la neve", dal sentirsi rassicurati pur nella mancanza d'aria soffocante dell'armadio chiuso, al rischio della sofferenza, della solitudine, della morte ma anche dell'ebbrezza dell'aria pura, della neve e degli spazi sconfinati della libertà e dell'amore oltre l'armadio.
Poetico, intensissimo, vero.
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toty bottalla
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lunedì 10 maggio 2010
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film di sofisticata bellezza
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Ammetto che è un film lungo e lento, uno di quelli che dopo dieci minuti ne hai già abbastanza, però, superato quel momento ti immergi in un mondo d'arte pura, dove i luoghi e gli interpreti danno vita alla rappresentazione massima della vita e dell'amore, che finisce per scalfire e penetrare anche un umanità dalla fede vacillante.
Grande la regia, meravigliosa fotografia per un immenso HOPKINS.
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riccardo-87
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martedì 23 febbraio 2010
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il dolore di oggi fa parte della felicità di ieri2
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Così direi che chiunque abbia provato l’esperienza diretta, viva, non possa più farne a meno – succede a Jack Nicholson in “qualcosa è cambiato” (“non riesco più a tornare alla mia vecchia vita”), e succede ad Anthony Hopkins in “viaggio in Inghilterra”: alla domanda del fratello, dopo la momentanea partenza di lei, “ti manca, vero?”, Hopkins risponde “beh.. ora c’è un gran silenzio”. Dopo aver provato la vita vissuta si capisce che non si deve fuggirla, anche a costo di sbagliare, anche a costo di soffrire; e così il professore dice, a un certo punto, ad un suo allievo: “bisogna dirle le cose. Il momento passa, e poi siamo di nuovo soli”. Inoltre l’importanza di avere qualcuno che, come diceva Robin Williams in “Will Hunting, genio ribelle”, “tu senti che Dio a mandato in terra un angelo apposta per te.
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Così direi che chiunque abbia provato l’esperienza diretta, viva, non possa più farne a meno – succede a Jack Nicholson in “qualcosa è cambiato” (“non riesco più a tornare alla mia vecchia vita”), e succede ad Anthony Hopkins in “viaggio in Inghilterra”: alla domanda del fratello, dopo la momentanea partenza di lei, “ti manca, vero?”, Hopkins risponde “beh.. ora c’è un gran silenzio”. Dopo aver provato la vita vissuta si capisce che non si deve fuggirla, anche a costo di sbagliare, anche a costo di soffrire; e così il professore dice, a un certo punto, ad un suo allievo: “bisogna dirle le cose. Il momento passa, e poi siamo di nuovo soli”. Inoltre l’importanza di avere qualcuno che, come diceva Robin Williams in “Will Hunting, genio ribelle”, “tu senti che Dio a mandato in terra un angelo apposta per te.. per salvarti dagli abissi dell’inferno”. Stupenda la frase di Debra Winger, che, dopo aver ascoltato le azioni di routine dell’ormai marito Jack Lewis prima di andare a letto, dice: “tu fai tutto quello che fai di solito, Jack. Quando arrivi all’ultima parte, ci sarò anch’io. È questa la procedura (ora)”. E che dire della frase madre di tutto il senso ultimo del film, pronunciata da Joy nella “valle d’oro”, e ripresa da Hopkins alla fine del film? “il dolore di domani fa parte della felicità di oggi.. devi accettarlo”. Insomma il film narra del passaggio di un uomo che, da chiuso professore dedito solo alla cultura e al libro, si apre alla vita, che si apre all’esperienza personale. Dall’essere un uomo maturo solo in cattedra – simbolico il fatto che, accompagnando la donna al treno, il professore domandi al fratello “bisogna aspettare che il treno parta?”, denotando così una totale incompetenza nella pratica - Hopkins diviene un uomo maturo nel senso più completo, ed egli stesso condanna la sua vita precedente all’incontro con Joy come immatura – “da piccoli crediamo che i giocattoli ci diano tutta la felicità del mondo, e la nostra stanza dei giochi è il mondo intero; ma qualcosa, qualcosa deve spingerci fuori dalla stanza dei giochi, nel mondo degli altri, e questo qualcosa è la sofferenza” e ancora “perché amare se perdersi fa così male? Io non ho più risposte, solo la vita che ho vissuto. Due volte in questa vita mi è stato dato di scegliere: da bambino e da uomo; il bambino ha scelto la sicurezza, l’uomo sceglie la sofferenza. Il dolore di oggi fa parte della felicità di ieri.. bisogna accettarlo”. Infine vorrei citare una scena che mostra la straordinaria umanità del regista e la perfezione dell’interpretazione di Hopkins, in cui questi, addolorato per la morte della moglie, parla con il figlio di lei, Douglas (Joseph Mazzello), e nella quale, lontano dal mostrarsi la figura classica dell’uomo forte che consola il bambino, si abbandona umanamente ad un pianto di naturale sofferenza; tra i singhiozzi, solo queste parole: “vorrei tanto rivederla” dice il bambino; “.. anch’io”, risponde in lacrime il professore.
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riccardo-87
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martedì 23 febbraio 2010
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il dolore di oggi fa parte della felicità di ieri
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Un autentico capolavoro sotto tutti i punti di vista: attori, scenografia, regia; ogni cosa marcia alla perfezione, e i temi trattati rispecchiano i lati più profondi e delicati dell’esistenza, impregnati nella poesia del paesaggio inglese e nella delicatezza interpretativa di Anthony Hopkins (Jack S. Lewis) e Debra Winger (Joy Gresham). Un noto professore di Oxford (Hopkins), decide di accettare la proposta di un incontro fattogli da una sua ammiratrice americana (Winger); i due cominciano a frequentarsi, reciprocamente attratti, fino a che non si innamorano. Successivamente si scopre che lei è ammalata di cancro, e che le restano pochi mesi (o settimane) di vita. L’aspetto che maggiormente colpisce del film è la profondità a cui arriva la riflessione del film, riflessione che comprende pensieri su Dio e la fede che cambiano con il mutare della situazione in cui si trovano ad essere espressi – alla prima conferenza Hopkins dice, riferendosi ad una lettera che si poneva domande in seguito ad una tragedia, “ questa lettera pone fondamentali domande su Dio: “dov’era Dio quella sera? Perché non l’ha fermato? Dio non dovrebbe essere buono? Non dovrebbe amarci? Dio vuole forse che soffriamo?”.
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Un autentico capolavoro sotto tutti i punti di vista: attori, scenografia, regia; ogni cosa marcia alla perfezione, e i temi trattati rispecchiano i lati più profondi e delicati dell’esistenza, impregnati nella poesia del paesaggio inglese e nella delicatezza interpretativa di Anthony Hopkins (Jack S. Lewis) e Debra Winger (Joy Gresham). Un noto professore di Oxford (Hopkins), decide di accettare la proposta di un incontro fattogli da una sua ammiratrice americana (Winger); i due cominciano a frequentarsi, reciprocamente attratti, fino a che non si innamorano. Successivamente si scopre che lei è ammalata di cancro, e che le restano pochi mesi (o settimane) di vita. L’aspetto che maggiormente colpisce del film è la profondità a cui arriva la riflessione del film, riflessione che comprende pensieri su Dio e la fede che cambiano con il mutare della situazione in cui si trovano ad essere espressi – alla prima conferenza Hopkins dice, riferendosi ad una lettera che si poneva domande in seguito ad una tragedia, “ questa lettera pone fondamentali domande su Dio: “dov’era Dio quella sera? Perché non l’ha fermato? Dio non dovrebbe essere buono? Non dovrebbe amarci? Dio vuole forse che soffriamo?”. Se la risposta a questa domanda fosse sì, io non sono sicuro che Dio ci voglia felici; credo che ci voglia capaci di amare ed essere amati, vuole vederci crescere. Ed io sostengo che proprio perché Dio ci ama ci fa dono della sofferenza, o per dirla con altre parole, il dolore è il megafono di Dio che sveglia un mondo sordo”. Tuttavia, quando Hopkins si trova a soffrire in prima persona, muta la sua posizione dicendo così: “quando si ama una persona non si vuole che soffra; si vorrebbe prendere quella sofferenza su di sé. Perfino io provo questo. Perché Dio no?” e ancora, dopo la morte di lei, rispondendo ad un collega che dice “solo Dio sa perché succedono queste cose”, Hopkins ribatte “Dio lo sa, ma gliene importa?”. Questo baratro che si trova tracciato tra pensiero e pratica, tra teoria e vissuto - tema peraltro molto caro a Giorgio Gaber - segue tutte le vicende del film: anche cosa sia realmente la gioia, che Hopkins definisce al principio del film “l’irraggiungibile”, poiché l’irraggiungibile è “il diletto che non svanisce mai, l’incanto che è eterno”, muta dopo che esperisce un rapporto concreto, tangibile, non fatto di sole parole; infatti, durante il viaggio verso “la valle d’oro con la moglie, Hopkins afferma che “non so cosa c’è al di là della valle e di questa vita, e non mi interessa. Sono arrivato fino a qui e tanto mi basta; sono felice così”. Infine si potrebbe parlare del confronto diretto tra i due protagonisti,in cui il professore dice che “l’esperienza non è tutto..”, a cui Joy risponde “non sono d’accordo. Ritengo che l’esperienza personale sia tutto” “allora leggere è una perdita di tempo?” “no, non è una perdita di tempo. Ma leggere è innocuo, giusto? I libri non ci fanno mai soffrire” “e perché dovremmo cercare la sofferenza?” “è da quella che si impara”. In effetti lo stesso Hopkins, alla fine, confida al fratello la sua differente presa di posizione di fronte a quella che credo si potrebbe definire “la suprema dicotomia”: “ho fatto i conti con un pezzetto di esperienza, Warnie. L’esperienza è una maestra brutale. Ma si impara.. mio dio quanto si impara”.
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giuseppe
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venerdì 2 maggio 2008
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capolavoro.
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Questo film è un capolavoro, perchè racconta uno scorcio della vita profondamente umana di Lewis. Come dall'esperienza un uomo è in grado di imparare, cogliendo i segni che vengono posti sulla sua strada, di crescere e maturare. Anthony Hopkins interpreta fantasticamente quest'intellettuale, ma non troppo, che si distacca dall'indifferenza dell'intellettualismo inglese del '900. Questo gli permette di lanciarsi seguendo il proprio cuore e, anche nella maggiore difficoltà, accorgersi di essere felice.
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cyrano
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domenica 21 novembre 2004
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attenzione! è fragile...
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I film che sono riusciti a commuovermi sono veramete pochi e questo è uno di quelli, forse l'unico girato negli anni novanta. Niente sentimentalismo stupido alla Beverly Hills e molte emozioni autentiche. Film da meditazione e da guardare nella serata giusta perchè è delicato e si rischia di sciuparlo...
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