elgatoloco
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lunedì 29 luglio 2019
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musicarello, ma...
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Questo"QUando dico che ti amo"(1967)di Giorgio Bianchi è il solito musicarello ispirato dalla canzone di Tony Renis, interpretata anche da Annarita Spinaci , dunque"nihil novi sub sole", assolutamente. Tuttavia, in complesso, è abbastanza piacevole lo scambio di ruoli con l'amico Ascanio(Enzo Jannacci)cui Renis attribuisce potenzialitù mandrillesche, mentre lui sarebbe un ragazzo timido e complessato, dove ovviamente vale invece il contrario-un rovesciamento da commedia dell'arte, tipico, francamente troppo ripetuto ma piacevole anche in virtù della bravura interpretativa di Jannacci, anche attore di vaglia(lo si ricorda in un film ben diverso , "L'udienza"di Marco Ferreri), ma è anche piacevole risentire il compianto Enzo in"L'portava i'scarp dl'tenis"e altro ancora.
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Questo"QUando dico che ti amo"(1967)di Giorgio Bianchi è il solito musicarello ispirato dalla canzone di Tony Renis, interpretata anche da Annarita Spinaci , dunque"nihil novi sub sole", assolutamente. Tuttavia, in complesso, è abbastanza piacevole lo scambio di ruoli con l'amico Ascanio(Enzo Jannacci)cui Renis attribuisce potenzialitù mandrillesche, mentre lui sarebbe un ragazzo timido e complessato, dove ovviamente vale invece il contrario-un rovesciamento da commedia dell'arte, tipico, francamente troppo ripetuto ma piacevole anche in virtù della bravura interpretativa di Jannacci, anche attore di vaglia(lo si ricorda in un film ben diverso , "L'udienza"di Marco Ferreri), ma è anche piacevole risentire il compianto Enzo in"L'portava i'scarp dl'tenis"e altro ancora. C'è poi un Lucio Dalla, forse non proprio al top della sua attività di autore e cantante, dove, come si sa da vaeie testimonianze(pensiamo all"'amico-nemico"Pupi Avati, più vecchio, invidiosissimo della sua bravura come sassofonista,)m era comunque già un musicista straordinario, oltre che un bravo interprete(con i fratelli Taviani, soprattutto). Altre presenze: Caterina Caselli, Lola Falana, Aòoda Chelli, la stessa Spinaci. Con il dolore per le dipartire(Dalla, Jannacci), rimane il rimpianto per il fatto che i musicarelli made in Italy fossero soprattutto"passerelle per canzoni"e non qualcosa di più organzizato, a livello di sceneggiatura. Elvis Presley, oltre a saper recitare un po'meglio(almeno un po'certamente...)si muoveva in film struttualmente ben organizzati, che una storia o almeno una piccola storia sapevano raccontarla, cosa che qui si cerca con il lumicino, dove oò tentativo di Diogene rimane decisamente sospeso, per non dire che vada completamente "inevaso", non realizzato. Oggi, da tempo, il genere in questione non esiste più(qualcosa, eventualmente, a teatro, ma è altro, è "commedia musicale"etc.)e forse è meglio così, anche perché le esigenze dei discografici sono ormai assolutamente altre e diverse. El Gato
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elgatoloco
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venerdì 5 gennaio 2018
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i remember...
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Questo "musicarello" dell'anno"prima della Rivoiluzione"(1967), di Giorgio Bianchi, con una travolgente(sensuale, pensare che ora è qualcosa di simile a una suora o quasi, dopo una grave malattia, invero...)è operina piacevole quanto abborracciata, come sempre volta all'imitazione degli Statunitensi che, con Elvis Presley ma non solo -volendo già con Bing Crosby-avevano inventato un genere , sempre riferendosi a Broadway e al musical, talora cavalcando il genere-western, giallo, romantico o altro_ma non in grado di realizzarla, per carenza finanziaria e non solo, dove le esibizioni di Tony Renis("Quando dico che ti amo")e Enzo Jannacci("'L portava i scarp dl tenis"), allora al top, di Caterina Caselli(, della stessa Falana, di Jimmy Fontana etc.
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Questo "musicarello" dell'anno"prima della Rivoiluzione"(1967), di Giorgio Bianchi, con una travolgente(sensuale, pensare che ora è qualcosa di simile a una suora o quasi, dopo una grave malattia, invero...)è operina piacevole quanto abborracciata, come sempre volta all'imitazione degli Statunitensi che, con Elvis Presley ma non solo -volendo già con Bing Crosby-avevano inventato un genere , sempre riferendosi a Broadway e al musical, talora cavalcando il genere-western, giallo, romantico o altro_ma non in grado di realizzarla, per carenza finanziaria e non solo, dove le esibizioni di Tony Renis("Quando dico che ti amo")e Enzo Jannacci("'L portava i scarp dl tenis"), allora al top, di Caterina Caselli(, della stessa Falana, di Jimmy Fontana etc., non si compongono in una "sinfonia", intendendo il termine in senso musicale, ma più che altro filmico, dato che si nota sempre una decisa tendenza individualistica, perché ogni interprete e anche autore("cantautore", notoriamente),tende a emergere rispetto agli altri, a mettersi in mostra, a soppiantare chi canta diversamente(rispetto alle"moderinità°"di allora emerge il melodismo very italian di Fontana, dove questo non è un giudizio di valore, ma una mera descrizione di un fatto, una constatazione. Trama esile e condizionata dalle canzoni, quasi, però, indioendente dalle stesse, almeno come linea di tendenza. Il cantante che ha sei fidanzate, ma ne ama solo una(poi"the happy end", ma non poteva andare diversamente...), l'eterno dilemma amore versus matrimonio, l'invidia verso la libertà sessuale e anche solo amorosa in Svezia e in Great Britain, l'eterno e irrisolto dilemma dell'Italietta complessata rispetto agli altri paesi, che vuole essere"à la page"e alla pari, ma arranca dietro gli adorati modelli... Poco di nuovo, cioè, sostanzialmmente quanto si sapeva e si sa, ma sentirlo dire o vederlo forse brucia... El Gato
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gianni lucini
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sabato 21 dicembre 2013
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uno strip, tante canzoni e un po' di psichedelia
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È un film musicale (quel filone che poi verrà poi ribattezzato "musicarelli") scanzonato come si addice al brano che gli dà il titolo la cui introduzione al ritornello, quel “po po po po poppo po po” che imita la parte del trombone, era divenuto una sorta di tormentone. Scritta da Tony Renis ma interpretata da Annarita Spinaci la canzone, presentata al Festival di Sanremo del 1967, era sopravvissuta alle temperie festivaliere per diventare un pezzo della colonna sonora dell’anno. Protagonista del film è la “strana coppia” formata da un Tony Renis incorreggibile bugiardo e donnaiolo, sempre presente a se stesso fino al punto da diventare insopportabile e antipatico, e da uno stralunato Enzo Jannacci, impacciato e confusionario, mai in sintonia con la realtà che lo circonda, ma guardato con grande simpatia dal pubblico.
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È un film musicale (quel filone che poi verrà poi ribattezzato "musicarelli") scanzonato come si addice al brano che gli dà il titolo la cui introduzione al ritornello, quel “po po po po poppo po po” che imita la parte del trombone, era divenuto una sorta di tormentone. Scritta da Tony Renis ma interpretata da Annarita Spinaci la canzone, presentata al Festival di Sanremo del 1967, era sopravvissuta alle temperie festivaliere per diventare un pezzo della colonna sonora dell’anno. Protagonista del film è la “strana coppia” formata da un Tony Renis incorreggibile bugiardo e donnaiolo, sempre presente a se stesso fino al punto da diventare insopportabile e antipatico, e da uno stralunato Enzo Jannacci, impacciato e confusionario, mai in sintonia con la realtà che lo circonda, ma guardato con grande simpatia dal pubblico. Giorgio Bianchi lo dirige con mestiere strizzando l’occhio alle suggestioni della psichedelia e inframmezzando l’esile trama con interessanti e coloratissimi inserti onirici. Lo strip di Lola Falana sulle note di Tutta donna è divenuto un oggetto di culto, sopravvivendo allo stesso film fino a ispirare nel 2009 una rielaborazione dei Calibro 35. Tra gli elementi curiosi c’è anche il fatto che Annarita Spinaci, artefice del successo del brano che dà il titolo al film, viene relegata in un ruolo di contorno come quello della cameriera con la passione del canto..
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simone
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giovedì 19 ottobre 2006
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un'ottima colonna sonora e.. una sorpresa
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la cosa che colpisce è l'intervento di un famoso gruppo beat del tempo: Gli Apostoli.
Sono stati il grupo del Piper di Roma e sono stato felicemente sorpreso di trovarli come gruppo all'interno di questo film, per approfondimenti su questo gruppo leggi il libro di claudio Pescetelli "Una generazione piena di complessi" .
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