reservoir dogs
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lunedì 10 ottobre 2011
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"certo, un sogno, che altro?"
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Il principe di Homburg si colloca assieme a quei film-chiave nel percorso artistico di Marco Bellocchio. Film-chiave in quanto segna definitivamente la conclusione del sodalizio tra l'autore piacentino e lo psichiatra Massimo Fagioli; Bellocchio da dunque inizio ad una sua nuova “fase” artistica dove il lato psicologico, Fagioliano – descritto da Morandini - intrinseco nel film, si unisce a quello onirico.
Il principe disubbidisce agli ordini ricevuti dall'Elettore, non solo per la gloria o per l'utilità militaristica dell'atto, ma più egoisticamente parlando, per una ricerca della morte dovuta ad un contesto in cui il principe si trova che non prevede alcun miglioramento. Così come Charles, il giovane studente de “Il diavolo probabilmente” di Bresson (per citare nuovamente Morandini), anche il principe vede nella morte forse l'unica soluzione concreta, seppur radicale.
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Il principe di Homburg si colloca assieme a quei film-chiave nel percorso artistico di Marco Bellocchio. Film-chiave in quanto segna definitivamente la conclusione del sodalizio tra l'autore piacentino e lo psichiatra Massimo Fagioli; Bellocchio da dunque inizio ad una sua nuova “fase” artistica dove il lato psicologico, Fagioliano – descritto da Morandini - intrinseco nel film, si unisce a quello onirico.
Il principe disubbidisce agli ordini ricevuti dall'Elettore, non solo per la gloria o per l'utilità militaristica dell'atto, ma più egoisticamente parlando, per una ricerca della morte dovuta ad un contesto in cui il principe si trova che non prevede alcun miglioramento. Così come Charles, il giovane studente de “Il diavolo probabilmente” di Bresson (per citare nuovamente Morandini), anche il principe vede nella morte forse l'unica soluzione concreta, seppur radicale.
Come accaduto in precedenza con “Il Gabbiano” di Cechov,“Enrico IV” e “La balia” di Pirandello, Bellocchio decide si di attenersi al testo di riferimento, quindi Von Kleist, ma allo stesso tempo di inserirvi una visione fortemente personale innescando così una lettura Nuova dell'opera letteraria.
Vi è anche nel film un elemento che contraddistingue il regista sin dalle prime opere, come l'atto di disubbidienza nei confronti delle Autorità, nei confronti del padre, l'Elettore; figura nel cinema bellocchiano costantemente assente oppure distante “ideologicamente” dal figlio.
Notturno, nebuloso, “I due giovani protagonisti recitano come straniti più che straniati”(Mereghetti), così come in un sogno, lo stesso Principe esclama: “Certo, un sogno, che altro?”.
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cosini
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domenica 20 luglio 2008
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il principe di baccalà
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Chi guarda il film passivamente (tutti) si può facilmente imbrogliare e rallegrarsi pel lieto fine. Ma il lieto fine è un sogno e il Principe è condannato a morte. Non è che un suicidio come quello dell'autore: Heinrich von Kleist. Il lieto fine, in questa storia, è un'incredibile beffa. Non si possono accettare letture alternative, se non si vuole per forza ridimensionare le aspirazioni poetiche della storia. Per quanto concerne Bellocchio, la realizzazione è superba, anche se resta incomprensibile la scelta dei due giovani attori-baccalà.
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salvatore v.
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venerdì 4 febbraio 2005
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sogno o son desto?
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peccato, ancora un'occasione persa dal regista piacentino che evidentemente non riesce a rendere giustizia al testo di von Kleist perché la scelta degli attori non lo sorregge. Ma davvero non si potevano doppiare la Bobulova e soprattutto l'inespressivo Di Stefano?
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