Parthenope |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Celeste Dalla Porta, Stefania Sandrelli, Gary Oldman, Silvio Orlando.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 136 min.
- Italia 2024.
- PiperFilm
uscita giovedì 24 ottobre 2024.
MYMONETRO
Parthenope ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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un miracolo cinematografico
di TonyFeedback: |
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venerdì 7 febbraio 2025 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Recensione di Partenope di Paolo Sorrentino: il sacro e il profano in un miracolo cinematografico
Con Partenope, Paolo Sorrentino compie un vero miracolo cinematografico, restituendoci un’opera che è al tempo stesso sacra e profana, terrena e metafisica. Il film è un viaggio dentro l’anima di una città e di una donna, una rappresentazione vivida del dolore in ogni sua forma, della bellezza in ogni sua manifestazione e della follia che si nasconde in ognuno di noi, pronta a rivelarsi solo nei pochi che riescono ad accoglierla come parte della propria natura.
Partenope non è solo una protagonista, è una figura archetipica, quasi mitologica, che incarna l’essenza stessa di Napoli. La città e la donna si fondono in un’unica identità, costruendo un racconto in cui il sacro e il profano si mescolano senza soluzione di continuità. Come Napoli, Partenope è magnetica e sfuggente, divina e carnale, dolente e luminosa. Sorrentino esplora questo dualismo con la maestria di chi sa che nella cultura partenopea il confine tra il divino e l’umano è sempre stato labile, permeabile, capace di trasformare il quotidiano in rito, l’ordinario in prodigio.
L’antropologia adattata che emerge dal film è quella di un popolo che ha fatto della propria sofferenza una forma d’arte e della propria capacità di sopravvivere un atto di fede. Il dolore in Partenope non è mai sterile, ma genera significato, diventa motore della trasformazione, così come la bellezza non è mai semplice estetica, ma una condizione dell’essere. E la follia? È la chiave per accedere al mistero, quel ponte tra l’invisibile e il tangibile che Sorrentino disegna con immagini potenti, fatte di contrasti e armonie, di pieni e vuoti, di vita e assenza.
In questa narrazione, il miracolo non è solo una suggestione religiosa, ma una categoria esistenziale: esistere è già un miracolo, attraversare il dolore e trasformarlo in bellezza è un atto sacro. Napoli e Partenope vivono in questo spazio sospeso tra l’elevazione e la rovina, tra il sogno e la disperazione, tra l’eterna promessa di redenzione e la dolce accettazione della caduta.
Sorrentino ci consegna un film che è rito e preghiera, carne e spirito, un affresco contemporaneo che celebra il sacro nascosto nel profano e la poesia racchiusa nella follia. Partenope non è solo cinema: è una liturgia dell’esistenza, un inno alla Napoli che resiste e rinasce, un capolavoro che lascia il segno nell’anima di chi lo guarda.
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