felicity
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mercoledì 12 aprile 2023
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pertini e mussolini, tra i momenti più riusciti
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Con "C'era una volta il crimine" si conclude, a meno di clamorosi ripensamenti, la trilogia delle commedie di Massimiliano Bruno incentrata sul trio di squinternati a spasso nel tempo.
Si ha l’impressione che il peregrinare nell’Italia dell’8 settembre, oltre che poco plausibile sul piano filologico, sia un tentativo maldestro di ravvivare la trama del film, alimentando così per converso il suo senso di incompiutezza. Per quanto riguarda la sceneggiatura, il film d’esordio aveva almeno il merito di caratterizzare adeguatamente gli spazi diventati habitat della malavita romana, mentre in "C’era una volta il crimine" le location sembrano sacrificate all’improvvisazione.
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Con "C'era una volta il crimine" si conclude, a meno di clamorosi ripensamenti, la trilogia delle commedie di Massimiliano Bruno incentrata sul trio di squinternati a spasso nel tempo.
Si ha l’impressione che il peregrinare nell’Italia dell’8 settembre, oltre che poco plausibile sul piano filologico, sia un tentativo maldestro di ravvivare la trama del film, alimentando così per converso il suo senso di incompiutezza. Per quanto riguarda la sceneggiatura, il film d’esordio aveva almeno il merito di caratterizzare adeguatamente gli spazi diventati habitat della malavita romana, mentre in "C’era una volta il crimine" le location sembrano sacrificate all’improvvisazione.
In questa Armata Brancaleone che sono i protagonisti di C'era una volta il crimine, si inserisce una figura femminile nuova e diversa dalle altre. Carolina Crescentini, nel ruolo di Adele, rappresenta il lato tragico della commedia, una donna che ha perso il marito in guerra, che è sola con una bambina, che è spaventata. Ecco, Carolina Crescentini è bravissima a mantenere un registro tragico, realistico, nella sua recitazione, ma senza eccedere in modo che si possa amalgamare con il registro comico degli altri attori che, d'altra parte, non è mai enfatizzato. In questo modo il cast riesce a ottenere un equilibrio che non era facile. Ma, soprattutto, si riesce a mantenere quel senso di pericolo che è la chiave di un film di guerra e che, in alcune commedia, si tende a dimenticare. Non danno l'idea di pericolo invece le scene d'azione, che però in un film come questo sono più da considerarsi come un ponte tra una scena divertente e l'altra. In questo modo C'era una volta il crimine fa un salto di qualità e da film comico, si avvicina timidamente, o prova a farlo, alla vecchia Commedia all'Italiana.
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