Lei mi parla ancora di Pupi Avati, dal romanzo di Giuseppe Sgarbi, è un film sull’amore eterno che sopravvive grazie alle parole e la scrittura.
Lei mi parla ancora cerca la commozione caricando a mille le emozioni. A tratti ci riesce soprattutto grazie all’intensità di Renato Pozzetto per la prima volta in un ruolo drammatico. Il momento più vivo è il ritorno a casa di Rina giovane (interpretata da Isabella Ragonese) e c’è un flash in cui la luce illumina inizialmente i suoi piedi. C’erano tutti gli elementi per trasformare Lei mi parla ancora in un film di fantasmi, quasi una specie di ghost-story che in forme più o meno dirette ha attraversato alcuni di suoi horror gotici, in particolare l’ottimo Le strelle nel fosso. Sono le improvvise illuminazioni di un film discontinuo (dovuto probabilmente anche ai problemi di produzione legati alla pandemia), che fa avvertire lo scarto nel momento in cui ritorna sulla terra: il negozio di telefonini, il treno, la stazioni, luoghi e situazioni in cui dal sogno c’è un improvviso risveglio. E soprattutto appare forzata e costruita tutta la parte del rapporto tra Pozzetto e Fabrizio Gifuni che si difende comunque con consumato mestiere. “Come fa a scrivere la mia storia se non è capace di amministrare la sua?” chiede infatti Nino allo scrittore. Un contrasto che però non viene alimentato ma solo attraversato e che funziona meglio quando i due personaggi sono separati, come nel corso della bufera di neve.
Lei mi parla ancora scivola sulla storia, l’accarezza spesso con qualche scossone come nella tensione durante il primo incontro tra Rina e la famiglia di Nino. L’idealizzazione forza l’immedesimazione, esasperando lo schema che il cinema di Avati ha usato molte volte: raccontare una storia personale come se fosse universale.- E chi non ci entra dentro resta fuori. E anche i ricordi del cineforum con Il settimo sigillo di Bergman appare solo una facile analogia per mostrare, come una preveggenza, le ombre della morte, per poi rimetterci dentro l’amore che ci sopravvive per sempre. Uno dei luoghi in cui può alimentarsi è, appunto, la casa. Con i dipinti, con i suoi oggetti, con la sua storia. Ma rispetto, per esempio, a quelle di Regalo di Natale, La casa dalle finestre che ridono e Aiutami a sognare, quella di Lei mi parla ancora è solo sfocata. E gran parte della storia che c’è dentro, è assente o non si vede.
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