Atlantide |
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Un film di Yuri Ancarani.
Con Daniele Barison, Maila Dabalà, Bianka Berenyi, Jacopo Torcellan
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 104 min.
- Italia 2021.
- I Wonder Pictures
uscita lunedì 22 novembre 2021.
MYMONETRO
Atlantide
valutazione media:
3,60
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ribelli e visionari, storie di vite adolescenti nel tempo lento della Laguna
di Luca Mosso La Repubblica
Daniele ha schiena piegata e la zappa in mano, ma la sua attenzione è altrove. Il vecchio gli spiega come sradicare le piante con un colpo secco, ma è come parlare al vento: basta il suono lontano ma inconfondibile del fuoribordo preparato per farlo voltare. L' unica cosa ora, è ammirare il barchino che ancheggia morbidamente lungo il canale, neanche fosse in passerella sul tappeto rosso di Venezia. Il timoniere guarda avanti, altero, ma c' è da scommetterci che ha notato Daniele sul bordo del campo. In Atlantide i corpi e le barche sono connessi allo stesso codice di seduzione: i ragazzi hanno un rapporto fisico con loro, e quando lasciano la fidanzata è il rituale della rimozione del nome dell' ex a sancire il cambio di stato. Sul barchino ci si muove, si dorme, si fa l' amore, ci si procura denaro. Soprattutto si gareggia. Su una bricola bella grossa vengono incisi i record di velocità: uno è riuscito a toccare 86Km/h, una velocità folle, raggiungibile solo grazie alla potenza dei motori elaborati e alle acque piatte della laguna. Per fare meglio, Daniele, ultima incarnazione del ribelle senza causa deaniano, è pronto a tutto. Yuri Ancarani mette il suo occhio visionario a disposizione di una storia semplice, dove i sentimenti sono elementari e facili da condividere, mentre a rimanere impressi sono gli spazi che circondano i personaggi, le cose che non si dicono, gli odori che si immaginano.
Daniele parla con la fidanzata, ma è perso nei pensieri suoi e quando noi abbiamo quasi dimenticato che la sua elica è scheggiata, la questione torna di massimo interesse.
Nel tempo slabbrato di giornate sempre uguali, la narrazione è fatta di brandelli di storie, mentre è lo spazio a dettare ordine simbolico e gerarchie. I barchini sono un' anomalia, un' assurdità in quel paradosso naturale che è la laguna, punto di congiunzione di orizzonti terracquei e allo stesso tempo stesso luogo chiuso, circoscritto, teatro di giochi a formula fissa. I ragazzi che li guidano sono outsider, non c' entrano con nessun altro e non c' entrano nulla con Venezia. Il loro modo di dimostrare di essere vivi è girare la manopola del gas e fare urlare i motori.
Quando di notte percorrono i canali al minimo sono le luci emesse dal barchino che mutano il paesaggio, i palazzi diventano verde acido e blu elettrico, sembrano cambiare di forma. Per un momento cambiano di padrone. E nell' allegria di un incontro d' amore o nella malinconia della sconfitta, Venezia sembra appartenere a chi è da sempre escluso. È solo un momento, che però il cinema di Ancarani è capace di celebrare al meglio: la superficie sembra materia e la sconfitta appare gloriosa. Un film capace di sintonizzarsi con un' età e una condizione e di renderle universali, bello ed emozionante.
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