"Atlantide", in questo caso non è un mondo scomparso sotto le acque, bensì un mondo, la laguna di V enezia, che vive nell’acqua. Sono frammenti di vita lagunare che cambia.
Il vecchio contadino di S. Erasmo cederebbe il suo lavoro al nipote che però non vuole far quella vita, preso dalla adolescenziale (sebbene abbia 24 anni) voglia di vita elettronica e veloce, alla “Fast and Furious”, dove i rapporti sono quasi soltanto luoghi comuni, vagamente arruffati assieme.
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"Atlantide", in questo caso non è un mondo scomparso sotto le acque, bensì un mondo, la laguna di V enezia, che vive nell’acqua. Sono frammenti di vita lagunare che cambia.
Il vecchio contadino di S. Erasmo cederebbe il suo lavoro al nipote che però non vuole far quella vita, preso dalla adolescenziale (sebbene abbia 24 anni) voglia di vita elettronica e veloce, alla “Fast and Furious”, dove i rapporti sono quasi soltanto luoghi comuni, vagamente arruffati assieme.
Una vita vecchia e nuova che si esplicitano con la frequente presenza dell’isola di S. Francesco nel deserto, immersa nella sua quiete secolare, ma assediata dalla modernità ed esuberanza giovanile.
Questi luoghi sono ancora Atlantide nella stupenda sequenza finale filmata con la camera da presa “coricata" invece che "in piedi” e posta sulla prua di una barca che naviga nei rii di Venezia; per cui l’alto -cioè le costruzioni che fiancheggiano i rii- diventano la sinistra della immagine, mentre il basso -i riflessi nell’acqua delle stesse costruzioni-, diventano ciò che noi vediamo a destra. Il registra crea, quindi, con questo semplice trucco, delle immagini contrapposte che inizialmente facciamo fatica a decifrare, ad identificare, sembrano immagini di una strana fantascienza.
In questi minuti finali, il regista ci porta così in un "mondo altro” che non è solo terra e non è solo acqua, è l’Atlantide reale che è Venezia.
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