Titolo originale The Farewell.
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 98 min.
- USA, Cina 2019.
- Bim Distribuzione
uscita martedì 24dicembre 2019.
MYMONETROThe Farewell - Una bugia buona
valutazione media:
3,58
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
La 14ª edizione del Roma Film Festival è ricco di sorprese nonché valide proposte cinematografiche, tra le quali fa capolino la tragi-commedia di Lulu Wang, The Farewell – Una bugia buona.
Il film, per citare la Wang, è “basato su una bugia vera”: Billi (Awkwafina), giovane newyorkese con – in teoria – aspirazioni artistiche, in pratica ha 30 anni, è un po’ indolente e spesso, ancora, si fa “imboccare” dai genitori.
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La 14ª edizione del Roma Film Festival è ricco di sorprese nonché valide proposte cinematografiche, tra le quali fa capolino la tragi-commedia di Lulu Wang, The Farewell – Una bugia buona.
Il film, per citare la Wang, è “basato su una bugia vera”: Billi (Awkwafina), giovane newyorkese con – in teoria – aspirazioni artistiche, in pratica ha 30 anni, è un po’ indolente e spesso, ancora, si fa “imboccare” dai genitori.
Da questi viene a sapere che Nai Nai (Zhao Shuzhen), la nonna con cui ha uno strettissimo legame, è malata di cancro e non le resta molto da vivere.
La famiglia si ritrova così tutta in Cina dove, tuttavia, di comune accordo decide di non dire la verità a Nai Nai per farle vivere serenamente il tempo che le rimane.
Billi però non è del tutto convinta che sia il modo più giusto di agire.
La storia è genuina, accattivante nella propria semplicità, mai volgare (e non è scontato nel panorama cinematografico attuale), ma soprattutto la trama in sé lascia qualcosa a chi guarda; sia essa una riflessione sull’importanza della famiglia e degli affetti, sia pure un vedere il “dire una bugia” diversamente dal luogo comune.
La fotografia rispecchia lo stile del film presentandosi pulita ma fredda nei toni, in contrapposizione, di fatto, al focolare domestico attorno a cui si sviluppa.
Ma un’ulteriore chiave vincente sono le interpretazioni dell’intero cast, dal primo all’ultimo attore.
Restituiscono la vicenda con una naturalezza tale da sembrare quasi loro, in prima persona, i veri coinvolti.
Quello di Lulu Wang è un progetto che regala qualcosa di concreto a cui pensare una volta conclusa la proiezione.
Al RomaFF 14 non è detta sia tra i vincenti, principalmente per l’enorme concorrenza che fanno altri esperimenti – forse ben più attesi e sicuramente più pubblicizzati.
Ma The Farewell non ha nulla da temere, perché agli Oscar 2020 è già stato fatto il suo nome.
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[+] formazione e sentimenti tra due mondi opposti (di tom87)[ - ] formazione e sentimenti tra due mondi opposti
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Indubbiamente la protagonista del film Billi compie un viaggio reale ma soprattutto ideale dagli stati uniti alla Cina, un viaggio alle origini che porterà al recupero di una cultura e tradizione sconosciute.
È un interessante confronto tra 2 culture: l’americana (occidentale e decisamente materiale) e quella cinese (orientale e notoriamente più spirituale). Una terza cultura, toccata quasi indirettamente, è quella Giapponese (vedi cugini presenti e futuri sposi) che per certi particolari mostrati nel racconto del film sembrerebbero rappresentare un mondo decadente, sembrerebbe un monito per la Cina…..l’esempio da non seguire, una società che da ricca di valori spirituali e tradizioni decade per acquisire un aspetto “occidentale” e “materiale” perdendo fascino…….
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Indubbiamente la protagonista del film Billi compie un viaggio reale ma soprattutto ideale dagli stati uniti alla Cina, un viaggio alle origini che porterà al recupero di una cultura e tradizione sconosciute.
È un interessante confronto tra 2 culture: l’americana (occidentale e decisamente materiale) e quella cinese (orientale e notoriamente più spirituale). Una terza cultura, toccata quasi indirettamente, è quella Giapponese (vedi cugini presenti e futuri sposi) che per certi particolari mostrati nel racconto del film sembrerebbero rappresentare un mondo decadente, sembrerebbe un monito per la Cina…..l’esempio da non seguire, una società che da ricca di valori spirituali e tradizioni decade per acquisire un aspetto “occidentale” e “materiale” perdendo fascino…….ma questo è un dettaglio a margine.
Personalmente trovo apprezzabile che il racconto della giovane regista non lasci mai trasparire un facile giudizio politico e sociale dei 2 mondi, evidentemente a confronto, evitando classiche cadute di stile in luoghi comuni, preoccupandosi invece di comunicare al pubblico la sfera umana e culturale di 2 civiltà con una freschezza narrativa che incanta.
Molto gradevole l’uso simbolico di alcuni strumenti classici del lessico cinematografico, riprese forzate a mezzo busto, primi piani a sottolineare la personalità dei personaggi, ma anche figure retoriche come la processione degli ombrelli colorati su un verde bosco di sfondo, il passerotto solitario che segue Billi….anzi è proprio Billi!! Sì è Billi all’inizio del suo percorso di ricerca quando è sola ed impaurita, vulnerabile, fragile e sempre curva nelle spalle.
Ma da questa condizione ne sortirà, stupendo è il crescendo che porta alla consapevolezza di Billi che solo attraverso il recupero della tradizione e dell’appartenenza ad un popolo si diventa vincenti, si affermano valori sociali e di gruppo essenziali ed indispensabili per la società (il gruppo è spesso a tavola, il cibo in oriente rappresenta il massimo della socialità e della condivisione).
Non solo tradizione ma anche REGOLE ed AFFETTI, queste sono le chiavi fondamentali per la realizzazione dell’individuo, questo messaggio ci giunge con la scena del commiato di Billi da Nai Nai (la nonna) quando la macchina da presa inquadra alternativamente le due donne con evidente dettaglio sullo sfondo di due fotografie appese alle pareti, NaI NAI in divisa Maoista nel quadro dietro la giovane e i figli amati ancora ragazzini nel quadro dietro la vecchia.
Il ritorno in Cina non solo riunisce e ricompatta la famiglia ma la riempie di nuova vitalità, il tutto esplode in una sorta di catarsi…Bella l’immagine della Famiglia unita che in cammino attraversa il quartiere con la felicità di aver ritrovato certezza e fiducia….è un’immagine questa che non riesco a leggere staccata dal librarsi dello stormo di passeri che dopo l’urlo liberatorio di Billi, ritornata nella sua New York, si irradia nel cielo azzurro. Il passerotto solitario si è ricongiunto al suo stormo e Billi ha riscoperto la sua famiglia!... entrambi non sono più soli e il sorriso di Billi giovane ragazza cinese a New York ne sottolinea il senso.
Che dire?.. la tradizione e i valori riuniscono i popoli e danno il senso di appartenenza ad una nazione, a volte stimolano e aiutano a coltivare gli affetti…molto spesso ci consentono di superare i momenti difficili e a volte fanno miracoli……per la gioia di Billi e della sua cara nonna NAI NAI. [-]
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Buona commedia ma niente di così eclatante. Il film si basa su due o tre frasi chiave. La frase cardine è “Ci sono delle cose che dovresti capire. Voi vi siete trasferiti in Occidente tempo fa. Tu pensi che la vita dell’individuo appartenga all’individuo stesso, ma è proprio questa la differenza tra Occidente e Oriente: in Oriente, la vita dell’individuo fa parte di qualcosa di più grande; è della famiglia, della società. Tu vuoi dire la verità a Nai Nai perché hai paura di prenderti questa responsabilità al posto suo, perché è un peso troppo grande. Se glielo dicessi, allora non dovresti sentirti in colpa. Non vogliamo dirlo a Nai Nai perché è nostro compito portare questo carico emotivo al posto suo” e un’altra è “I cinesi hanno un detto: quando le persone si ammalano di cancro, muoiono.
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Buona commedia ma niente di così eclatante. Il film si basa su due o tre frasi chiave. La frase cardine è “Ci sono delle cose che dovresti capire. Voi vi siete trasferiti in Occidente tempo fa. Tu pensi che la vita dell’individuo appartenga all’individuo stesso, ma è proprio questa la differenza tra Occidente e Oriente: in Oriente, la vita dell’individuo fa parte di qualcosa di più grande; è della famiglia, della società. Tu vuoi dire la verità a Nai Nai perché hai paura di prenderti questa responsabilità al posto suo, perché è un peso troppo grande. Se glielo dicessi, allora non dovresti sentirti in colpa. Non vogliamo dirlo a Nai Nai perché è nostro compito portare questo carico emotivo al posto suo” e un’altra è “I cinesi hanno un detto: quando le persone si ammalano di cancro, muoiono. Ma non è il cancro che li uccide, è la paura.”. Questo potrebbe essere il riassunto del film in una regia e cast di attori sufficientemente bravi ma niente di più.
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The Farewell – Una bugia buona, è un piccolo miracolo, capace di inserire un umorismo bizzarro in mezzo alla componente emozionale. Con un finale travolgente.
Il tempo che resta. Racchiuso in una ritualità fatta di gesti ripetuti e (in)consapevolmente prolungati. Prima che finisca tutto.
Non c’è solo un confronto tra il diverso modo di vivere negli Stati Uniti e in Cina in The Farewell. Ma soprattutto sembra quasi esserci una mutazione attraverso la figura di Billi. Che è nata e vissuta in America e torna a Changchun quando viene a sapere che la nonna sta per morire. Ma i familiari hanno deciso di tenere nascosta la verità all’anziana donna per farle vivere serenamente gli ultimi giorni.
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The Farewell – Una bugia buona, è un piccolo miracolo, capace di inserire un umorismo bizzarro in mezzo alla componente emozionale. Con un finale travolgente.
Il tempo che resta. Racchiuso in una ritualità fatta di gesti ripetuti e (in)consapevolmente prolungati. Prima che finisca tutto.
Non c’è solo un confronto tra il diverso modo di vivere negli Stati Uniti e in Cina in The Farewell. Ma soprattutto sembra quasi esserci una mutazione attraverso la figura di Billi. Che è nata e vissuta in America e torna a Changchun quando viene a sapere che la nonna sta per morire. Ma i familiari hanno deciso di tenere nascosta la verità all’anziana donna per farle vivere serenamente gli ultimi giorni. E per far funzionare al meglio il piano, hanno deciso di organizzare velocemente un matrimonio.
Attraverso la protagonista (interpretata da Awkwafina, già vista anche in Cattivi vicini 2 e Ocean’s 8) sembra esserci lo sguardo in prima persona di Lulu Wang. La regista è nata infatti a Pechino ma si è trasferita fin da piccola negli Stati Uniti. E The Farewell si porta dietro dei segni autobiografici. Evidenti non tanto nel modo di raccontare la storia, ma in una continua complicità nel modo di parlare tra i personaggi, nei gesti, nelle situazioni. A cominciare dalla telefonata tra Billi e la nonna all’inizio del film. Con la ragazza che cammina per strada a New York e la donna che invece si trova in ospedale in attesa del responso.
The Farewell è basato su una bugia vera. Come recita la didascalia iniziale. E racconta i legami familiari in modo impercettibile, lieve e profondo. In cui la cineasta guarda dichiaratamente al cinema di Kore-eda combinato con l’umorismo bizzarro di quello di Östlund.
The Farewell filma il tempo, l’attesa, quasi come proiezione dei desideri di Lulu Wang.
Basta una cena, uno sguardo in più. I suoni delle voci familiari contrastano invece con i rumori della metro newyorkese. Ecco, il confronto Cina/Usa avviene soprattutto a livello percettivo. Di suoni, di sapori. E nel finale si scioglie in un grande abbraccio. Quello sguardo tra la nonna e la nipote ha qualcosa di struggente, di insostenibile. Sulle note della versione rivisitata di Come Healing di Leonard Cohen. Le strada verso l’aeroporto sarà guardata per l’ultima volta così. La prossima volta, anche se si attraverserà lo stesso percorso, sarà comunque diverso. Perché il cinema di impatto immediato di Lulu Wang una cosa determinante ce la dice. Che le cose che noi guardiamo non sono sempre uguali per tutti. Anche se sono oggetti o grattacieli. E neanche per noi. A distanza di tempo. E la stessa cosa accade con le persone.
Lulu Wang si lascia progressivamente contagiare dalle emozioni. E The Farewell vola.
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