Reginald Dwight è un ragazzino timido, cresciuto in una famiglia nella quale solo la nonna sembra comprenderlo e dargli vero affetto. Suo padre è un militare freddo e austero, sua madre una donna presa soprattutto dal proprio ego. Per sua fortuna, però, il piccolo Reginald ha un grande talento: suonare il pianoforte e una voce incantevole. Due doti che lo salveranno, facendo esplodere in lui quell'Elton John capace di regalarci canzoni magnifiche. Ma il successo internazionale non riuscirà mai a colmare la costante mancanza di affetto che lo affliggerà per buona parte della sua esistenza. Facendolo entrare nel tunnel delle droghe e dell'alcol, che lo porteranno più volte vicino alla morte. Il film nasce sfortunato. Dato che è uscito a pochi mesi di distanza dal successo planetario di Bohemian Rhapsody. Dunque, le aspettative formatesi intorno sono state eccezionali, così come inevitabili i paragoni. Peraltro, il regista è finito per essere lo stesso. Dexter Fletcher ha infatti dovuto sostituire Bryan Singer alla guida di Bohemian Rhapsody. Se quest'ultima pellicola è stata oltremodo romanzata, con una overdose di licenze poetiche, Rocketman persegue la strada del Musical. Limitandosi alla realtà dei fatti seppur raccontata in chiave onirica e pittoresca. Del resto, trattandosi della vita di Sir Elton John, non poteva essere altrimenti. Dunque, due modi diversi, ma egualmente enfatici, di confezionare un prodotto destinato alla fruizione commerciale. Tuttavia, se Bohemian Rhapsody sembra vincere facile e Rocketman una sorta di fratello minore sfigato, in realtà proprio quest'ultimo appare più vero e autentico del primo. Comunque, dipende sempre da quale punto di vista si vogliono vedere le cose. Si vuole coinvolgere il grande pubblico? Quello che chiede una dose massiccia di fantasia e stucchevolezza? O ci si vuole limitare alla mera cronaca? Si pensi a Biopic come Bird o Ray. Certo, anche Rocketman non manca di fuochi d'artificio e sceglie la strada facile dell'arruffianamento commerciale. Ma riesce a rimanere sui binari della cronaca. Anche se mancano passaggi importanti come la profonda amicizia di Elton John con Lady Diana o con il ragazzino malato di Aids, Ryan White. Dato che proprio la morte di quest'ultimo porterà il vate del Crocodile Rock a redimersi. Bravo comunque Taron Egerton a vestire i panni (e gli eccentrici costumi) del cantante dei record. Capace, insieme alla regia di Dexter Fletcher e agli sceneggiatori, di restituirci un Reginald Dwight che in tanti non conoscono. Visto come siamo stati accecati dai suoi costumi e piacevolmente storditi dalla sua musica.
[+] lascia un commento a luca scialo »
[ - ] lascia un commento a luca scialo »
|