Al videogame manca solo l'interazione
di Roberto Nepoti La Repubblica
Esce da noi il giorno di Natale Jumanji - The next level, che nel periodo festivo ambirebbe a essere il più grosso competitor di Star Wars: l' ascesa di Skywalker. Con scarse probabilità (malgrado gli incassi della puntata di due anni fa: quasi un miliardo di dollari), data la blanda partenza al box-office americano con "appena" 60 milioni. Tra pochi anni i videogame si giocheranno direttamente nelle teste degli spettatori, senza l' aiuto delle mani. Ma già oggi, parecchi richiedono tempi di sviluppo superiori a quelli di un blockbuster per lo schermo. Ecco un paio di motivi per cui l' ultimo Jumanji appare già vecchiotto; con l' aggiunta basilare che, come a ogni altro gioco ispirato alla console elettronica, gli manca il requisito essenziale: l' interattività. Vago il riferimento all' archetipo del 1995 con Robin Williams, il film è un pop-corn movie che riprende pari pari formula e cast di Jumanji - Benvenuti nella jungla: dove si scambiava il gioco da tavolo originario (tipo Monopoli) con un videogame, capace di risucchiare i giocatori in mondi esotici e pericolosi trasformati in avatar diversissimi da loro. La nuova avventura comincia un po' a rilento, con i ragazzi dell' episodio precedente che decidono di rivedersi. Ma Spencer, il più timido e solitario, riattiva una capsula del gioco ritrovato ed è aspirato nel mondo di Jumanji. Gli amici vi entrano a loro volta per andarlo a cercare; seguìti, per un caso, dal nonno di Spencer (Danny DeVito) e da un suo vecchio amico (Danny Glover), che vanno a impinguare il già nutrito cast (Dwayne Johnson, Jack Black, Kevin Hart). L' unica idea originale è che il vecchio gioco, danneggiato, funziona male: nessuno rientra nel precedente involucro corporale, ma i ruoli si scambiano nel corso della storia, o per una ragione o per l' altra. Il resto non è che una versione alternativa del film precedente, con struzzi, babbuini, ponti sospesi e tempeste di neve, ma con scarsissimi riferimenti ai codici del videogioco. Due parti di Indiana Jones, un po' di Lara Croft, uno spruzzo di Jules Verne, quanto basta di Guns N' Roses.
Da La Repubblica, 22 dicembre 2019
di Roberto Nepoti, 22 dicembre 2019