Cruel Peter

   
   
   

Bentrovati fantasmi! Valutazione 0 stelle su cinque

di no_data


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martedì 25 maggio 2021

 Cruel Peter

        Bentrovati fantasmi

  Procediamo su una distesa di ossa seminata dai drammi occorsi nel tempo. Uno spazio tempestato di morte offre linfa vitale ai propri fantasmi cui, malgrado siano il solo passato che rimane, si vorrebbe rivolgere un Addio.

Messina abbisogna di occhi stranieri, di specchi esterni per guardarsi negli occhi e ciò che vede è l’orrore che sempre lega la vittima al proprio carnefice

 

L’orrore di cui sappiamo è un concetto parziale

per comprendere appieno l’orrore dovremmo essere strabici, talmente strabici da poter vedere contemporaneamente lo sguardo immobile della vittima e   il guizzo sublime di piacere che sprizza dagli occhi del carnefice.

Nessuno ha mai sperimentato l’orrore completamente, è un amalgama perfetto fra due sguardi avvinghiati.

L’orrore è divino, molto più di Dio, c’é, ma non lo puoi vedere; esiste, ma non vuoi crederci, a volte non puoi, ed anche a crederci non ti salva! 

 

Paesaggi soffusi, biacche annerite da emanazioni diaboliche: il porto una falce cronica e rassicurante garantisce e suggella il ritorno; il cimitero, così ricco, col Famedio da sempre in attesa di divenire set cinematografico.

La morte ci racconta la sua bellezza, quando tutto è compiuto e lamentazioni, indignazione e dolore sembrano calmarsi, resta la tomba. Qui, nella rappresentazione del grande dramma thanatiano, non c'è più il nekròs (nefasto) della tragedia, e noi non saremo mai dei morti, ma attenti ricercatori di bellezza e pace. Come nelle ultime parole del coro, alla fine dell'Edipo a Colono di Sofocle: " Ritrovate la pace, non risvegliate più il lutto, tutto è compiuto".

 

I luoghi e i fantasmi, è tutto: ciack si può girare.

 Gli attori veri incarnano ed interpreteranno la visione: quella delle cose non viste, quella delle cose da non vedere, quella delle cose che non dovrebbero vedersi.

La visione di quella atavica sapienza che sa curare ferite e fratture, che sa creare arte.

E questo c’è in questo film, un rammendo fatto con Arte fra decadenza, gotici trionfi e koùroi ( statue di giovani nel fiore dell’età, rappresentati completamente nudi, con in faccia il sorriso appena accennato, leggermente beffardo, le braccia stese lungo i fianchi, i pugni chiusi, la testa eretta e la gamba sinistra leggermente in avanti rispetto a quella destra), in un accenno di movimento che solo chi guarda può portare a compimento. 

 

Ho visto coi miei occhi un film dal respiro universale. 

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