eugenio
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sabato 3 novembre 2018
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poesia sofferta
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Lisa Spinelli (Maggie Gyllenhaal), l'educatrice quarantenne protagonista dell’ultimo film di Sara Colangelo, The Kindergarten Teacher, (in italiano tradotto come Lontano da qui) è una donna frustrata e annoiata. Alterna il suo lavoro di maestra d’asilo con la frequentazione di un corso di poesia. Sa di aver molto da esprimere ma anche di essere incapace a farlo con successo e originalità, disponendo di abilità creative inadeguate (o in altre parole comuni) per trasmettere i suoi pensieri attraverso la nobile arte della metafora e della rima.
Quante volte ci siamo sentiti inadeguati a esprimere le nostre sensazioni con vigore e chiarezza? Quante volte abbiamo provato a mettere su carta le nostre esperienze rese poetiche trovando dall’altra parte incomprensione o pallidi quanto mal sopportati cenni di intesa?
Lisa appartiene alla categoria di donne insoddisfatte anche se conduce una vita apparentemente tranquilla.
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Lisa Spinelli (Maggie Gyllenhaal), l'educatrice quarantenne protagonista dell’ultimo film di Sara Colangelo, The Kindergarten Teacher, (in italiano tradotto come Lontano da qui) è una donna frustrata e annoiata. Alterna il suo lavoro di maestra d’asilo con la frequentazione di un corso di poesia. Sa di aver molto da esprimere ma anche di essere incapace a farlo con successo e originalità, disponendo di abilità creative inadeguate (o in altre parole comuni) per trasmettere i suoi pensieri attraverso la nobile arte della metafora e della rima.
Quante volte ci siamo sentiti inadeguati a esprimere le nostre sensazioni con vigore e chiarezza? Quante volte abbiamo provato a mettere su carta le nostre esperienze rese poetiche trovando dall’altra parte incomprensione o pallidi quanto mal sopportati cenni di intesa?
Lisa appartiene alla categoria di donne insoddisfatte anche se conduce una vita apparentemente tranquilla. Tuttavia, anziché accettare questa sua limitatezza, accontentarsi o quantomeno cercare di trovarne una ragione, rimane pervicacemente convinta di essere destinata a un futuro migliore.
E così quando un giorno scopre un genio “infantile” nel suo asilo (Jimmy, interpretato da Parker Sevak), che cammina come una vecchia anima intrappolata nel corpo di un bambino, borbottando versi originali di poesie che compone sul posto con una spietata quanto adorabile lucidità,
Anna è bella,
Abbastanza bella per me.
Il sole colpisce la sua casa gialla,
È quasi un segno di Dio.
Lisa, ha una oscura quanto geniale idea: rubare le poesie di Jimmy e decantarle davanti alla classe, per recuperare da parte dell’insegnante (di cui tra le altre cose finisce per avere una liason) e gli allievi del corso quella sicurezza e quell’attenzione da lei strenuamente ricercata.
Ma, ben presto, ciò che poteva apparire come mero esercizio di stile, una vaga quanto effimera notorietà prende mano, ossessiona Lisa. Con ogni tentativo disperato di ricercare più ispirazione dal suo piccolo studente, la donna si farà sempre più insistente nei suoi confronti, sino a un ineluttabile epilogo.
Remake americano dell'omonimo film del 2014 dell'iraniano Nadav Lapid, The Kindergarten Teacher offre una toccante partecipazione di Maggie Gyllenhaal (tra le attrici più versatili della sua generazione) nel ruolo di una donna caratterialmente spezzata. Gyllenhaal, scrupolosa e opportunamente distinta, coglie quella piccata vena di follia del suo personaggio con una profondità sorprendente, attraverso una precisa caratterizzazione psicologica che si specchia in una vita stabile e privilegiata, per quanto noiosa. Sposata con un uomo ordinario, con due figli adolescenti con problemi adolescenziali tipici (ma non estremi) con uno ruolo di insegnante rispettabile in una scuola materna, Lisa tocca la vita dei bambini in tenera età, nell’età in cui quello che conta di più è la dolcezza e la sicurezza. E soprattutto la libertà espressiva, quella che Lisa vorrebbe per il bambino (quasi fosse un figlio mai avuto), per permettergli di espletare con successo, il suo canto libero senza che il mondo, “oscuro e pragmatico” lo isoli, sordo alla sua voce.
La fissazione malsana di Lisa assume una quindi una valenza persuasiva per il piccolo Jimmy, cresciuto in una famiglia indifferente, da una babysitter frenetica, disinteressata (in realtà, inconsapevole) dei talenti senza pari del prodigioso bambino, un’ansia della “ricerca espressiva” che finisce per converso nel sottovalutare l'istinto del bambino e la sua capacità di comprendere ed elaborare molto più di quanto un adulto possa fare.
In una edulcorata quanto utopica società, The Kindergarten Teacher poteva idealmente offrire una nota di fondo confortante, ovvero la crescita di un talento grazie a un sano mentore.
Ma Colangelo aggira quella facile uscita per qualcosa di inquietante, incerto, e purtroppo amaro, figlio dell’arroganza della sua protagonista, ancora una volte duplice nel ruolo di vittima e carnefice.
Da vedere.
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michelecamero
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sabato 15 dicembre 2018
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film sulla poesia o sulle proprie ossessioni?
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Curioso il mondo. Due anni fa, nello stesso periodo dell’anno e nella medesima sala cinematografica, mi imbattei in un altro film sulla poesia: PATTERSON, anche quello proveniente dagli USA che una certa iconografia ci presenta spesso come tutt’altro che un Paese poetico. Film, questo di oggi, che, apparentemente sulla poesia e soprattutto sulla mancanza di poesia in queste nostre società iperimpersonali e votate solo al successo del singolo identificato quasi esclusivamente nella capacità di diventare ricchi, si rivela poi un racconto sulle proprie ossessioni, frustrazioni e delusioni. Protagonista è una cinquantenne insegnante di scuola materna, (egregiamente interpretata da Maggie Gyllenhaal, brava e sensuale) appassionata di poesia, poetessa essa stessa senza talento, delusa dalla sua esistenza piatta e senza riscatto che non le viene neppure dai figli.
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Curioso il mondo. Due anni fa, nello stesso periodo dell’anno e nella medesima sala cinematografica, mi imbattei in un altro film sulla poesia: PATTERSON, anche quello proveniente dagli USA che una certa iconografia ci presenta spesso come tutt’altro che un Paese poetico. Film, questo di oggi, che, apparentemente sulla poesia e soprattutto sulla mancanza di poesia in queste nostre società iperimpersonali e votate solo al successo del singolo identificato quasi esclusivamente nella capacità di diventare ricchi, si rivela poi un racconto sulle proprie ossessioni, frustrazioni e delusioni. Protagonista è una cinquantenne insegnante di scuola materna, (egregiamente interpretata da Maggie Gyllenhaal, brava e sensuale) appassionata di poesia, poetessa essa stessa senza talento, delusa dalla sua esistenza piatta e senza riscatto che non le viene neppure dai figli. Lisa tuttavia è in grado di riconoscere il talento poetico altrui, che, per caso rinviene in un bimbo di cinque anni e mezzo che lei interpreta come un genio alla Mozart. Si dedica immediatamente alla protezione di questo portento in un tentativo di mettersi alle spalle il grigio della sua esistenza venuta meno a tutte le proprie aspettative ed assumendo su di sé una missione protettiva del poeta in erba con la finalità di evitargli che, incompreso, finisca col perdersi in una società che lo emarginerebbe. In questa sua dedizione tuttavia, smarrisce il senso del limite, finendo col mettersi al di fuori dei contesti familiari, il suo e quello del bimbo, di quelli scolastici e sociali giungendo, inconsapevolmente, al tradimento verso sé stessa, la sua famiglia, il proprio lavoro, l’infante geniale, il tutto passato in pellicola con un crescendo emotivo che prende lo spettatore lanciato verso un epilogo che si intuisce sfiorerà la tragedia. Un altro film che vedremo in pochi ma che meriterebbe più pubblico per farci riflettere ancora una volta su quella che probabilmente è la miseria più grande del genere umano, il più vero dei peccati originari: quello di mettere comunque al centro di ogni cosa, se stessi, la propria persona, il proprio ego, la personale ricerca della felicità e del proprio appagamento. Forse perché al fondo di ogni considerazione c’è quella per la quale la vita resta pur sempre un fatto personale. Ora spero che alfieri e crocerossine della solidarietà innanzitutto, comunque e dovunque, non boccino le mie riflessioni sul film fermandosi solo alle ultime considerazioni tacciandole di cinismo che, se c’è, è solo apparente perché teso a mascherare una verità scomoda, fastidiosa, inconfessabile.
MICAM
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mauro.t
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mercoledì 26 dicembre 2018
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poesia contro conformismo
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Remake di un film israeliano del 2014. Una maestra d’asilo ama la poesia e segue un corso di scrittura poetica. Ma i suoi risultati sono modesti. La donna, insoddisfatta, cerca attorno a sé, anche nei figli, un barlume di vivacità intellettuale che non trova. Tutti sono troppo omologati, spenti, incapaci di trovare punti di vista alternativi. Un giorno però si accorge di avere tra i suoi alunni un piccolo poeta con un talento straordinario. Colpita, ne diventa la mentore. Tuttavia poco a poco si accorge che lo scenario attorno al bambino non è l’ideale per svilupparne il genio. Un padre rozzo, una tata distratta, uno zio scrittore ma codardo, non sono terreno fertile per la sua crescita.
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Remake di un film israeliano del 2014. Una maestra d’asilo ama la poesia e segue un corso di scrittura poetica. Ma i suoi risultati sono modesti. La donna, insoddisfatta, cerca attorno a sé, anche nei figli, un barlume di vivacità intellettuale che non trova. Tutti sono troppo omologati, spenti, incapaci di trovare punti di vista alternativi. Un giorno però si accorge di avere tra i suoi alunni un piccolo poeta con un talento straordinario. Colpita, ne diventa la mentore. Tuttavia poco a poco si accorge che lo scenario attorno al bambino non è l’ideale per svilupparne il genio. Un padre rozzo, una tata distratta, uno zio scrittore ma codardo, non sono terreno fertile per la sua crescita. Capisce che la “cultura” farà di tutto per spegnerne il talento. Allora si arroga il diritto di pensarci lei sola, con un gesto estremo, sacrificando anche l’etica professionale e mettendosi contro tutti e contro la legge. Buona l’idea, troppo schematico e povero lo sviluppo. Alcune forzature, forse necessarie per la costruzione della storia, rischiano di diventare elementi poco credibili e grotteschi. Un bambino di 5 anni può essere originale, può inventare storie e parole, ma se non sa neppure scrivere è difficile che abbia quel talento poetico. Scegliere poi di farlo comporre camminando avanti e indietro come fosse in trance, spinto da una forza superiore, idealizza la dote naturale e svilisce il lavoro sulle attitudini, il lavoro nell’arte. Se la lotta tra creatività e standardizzazione del sapere poteva essere un ottimo spunto, il film in definitiva si riduce al conflitto “poesia contro materialismo”, come se non esistesse altro. Poesia come liberazione del pensiero, tutto il resto ha solo risvolti negativi: soldi e conformismo. Troppo facile, tanto da sminuire i progetti e la lotta della protagonista. L’insegnante di poesia la stronca dicendo: “Tu hai il talento per riconoscere l’arte, ma tra il riconoscerla ed essere un artista c’è un abisso”. La stessa frase potrebbe essere rivolta alla regista: tra un film d’autore e un film commerciale e piacione c’è un abisso. Brava comunque Maggie Gyllenhaal.
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stefanocapasso
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sabato 29 dicembre 2018
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lasciare liberi gli individui
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Lisa insegna in un asilo, ha una vita coniugale abbastanza monotona e i fili sono già grandi. Appassionata di arte, frequenta un corso di poesia dove i suoi tentativi sono tutt’altro che brillanti. Quando scopre che uno dei bambini della sua classe compone dei versi che lasciano tutti sbalorditi per la loro bellezza, la sua vita cambia radicalmente. Il suo scopo di proteggere e incoraggiare il talento del bambino supera i confini della ragionevolezza confondendosi con le su aspirazioni frustrate
Il film di Sara Colangelo è interessante, coinvolge d è avvolta in un’atmosfera lirica. Il tema dell’adulto che proietta sul bambino i propri desideri è quello centrale nel film.
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Lisa insegna in un asilo, ha una vita coniugale abbastanza monotona e i fili sono già grandi. Appassionata di arte, frequenta un corso di poesia dove i suoi tentativi sono tutt’altro che brillanti. Quando scopre che uno dei bambini della sua classe compone dei versi che lasciano tutti sbalorditi per la loro bellezza, la sua vita cambia radicalmente. Il suo scopo di proteggere e incoraggiare il talento del bambino supera i confini della ragionevolezza confondendosi con le su aspirazioni frustrate
Il film di Sara Colangelo è interessante, coinvolge d è avvolta in un’atmosfera lirica. Il tema dell’adulto che proietta sul bambino i propri desideri è quello centrale nel film. Allo stesso tempo mi sembra che emerga il motivo del rispetto delle vite degli altri. Soprattutto in caso di bambini gli esseri umani sono destinati a percorrere la loro strada e a poco servono gli interventi per indirizzarle in modo diverso.
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cinefoglio
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mercoledì 23 gennaio 2019
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istantanea di the kindergarten teacher
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The Kindergarten Teacher si dimostra una pellicola apprezzabilissima, con una Maggie Gyllenhaal in grado di mostrarci le molteplici sfumature di un animo tormentato dai dettami dell'essere donna, madre, insegnante e aspirante poetessa.
Un girato dove i conflitti interiori si sommano e si legano in una danza tanto essenziale nelle sue parti quanto complessa nella sua messa in scena.
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The Kindergarten Teacher si dimostra una pellicola apprezzabilissima, con una Maggie Gyllenhaal in grado di mostrarci le molteplici sfumature di un animo tormentato dai dettami dell'essere donna, madre, insegnante e aspirante poetessa.
Un girato dove i conflitti interiori si sommano e si legano in una danza tanto essenziale nelle sue parti quanto complessa nella sua messa in scena.
Dalle musiche di quartetto di violino e pianoforte che accompagnano la narrazione nei suoi passaggi ritmici, passando per una corporeità viva, delicatamente denudata e sapientemente vestita in una cornice di colori e spazialità dell'immagine, capace di far rabbrividire la pelle dal freddo, nonostante le giornate assolate ed i bagni in piscina.
Il tempo della pellicola ci racconta uno spaccato di vita in cui sono condensati i desideri ed i fallimenti raggiunti nella propria vita, e le contraddizioni che ne derivano, il cui grido di accettazione, soffocato nel pianto, non trova spazio per essere ascoltato.
Ed alla domanda - è un bel film questo? - la risposta è priva di incertezze - si, è un bel film -.
16/12/2018
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felicity
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mercoledì 22 gennaio 2020
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innocente e tenebroso, commovente e disperato
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Grazie a una regia attenta ed equilibrata il film ci consente di metterci in ascolto del personaggio e a farci capire, sentire e forse persino vivere la sua disperata ricerca di bellezza. Ma il confine tra bellezza e tristezza è molto sottile, tant’è vero che le due parole possono anche stare bene insieme, come fa notare ingenuamente il piccolo Jimmy alla maestra.
Lontano da qui presenta anche un preciso discorso sulla letteratura contemporanea, dai contorni controversi, ma per nulla scontati, soprattutto nel suo essere totalmente impietoso verso i suoi aspetti peggiori.
Alla purezza incontaminata di Jimmy, simbolo di tutta la meraviglia che l’arte può offrire, la regista contrappone il discutibile operato della donna, la quale, pur mossa da buone intenzioni, finisce nel cadere negli errori della vuota società consumistica che tanto dice di disprezzare.
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Grazie a una regia attenta ed equilibrata il film ci consente di metterci in ascolto del personaggio e a farci capire, sentire e forse persino vivere la sua disperata ricerca di bellezza. Ma il confine tra bellezza e tristezza è molto sottile, tant’è vero che le due parole possono anche stare bene insieme, come fa notare ingenuamente il piccolo Jimmy alla maestra.
Lontano da qui presenta anche un preciso discorso sulla letteratura contemporanea, dai contorni controversi, ma per nulla scontati, soprattutto nel suo essere totalmente impietoso verso i suoi aspetti peggiori.
Alla purezza incontaminata di Jimmy, simbolo di tutta la meraviglia che l’arte può offrire, la regista contrappone il discutibile operato della donna, la quale, pur mossa da buone intenzioni, finisce nel cadere negli errori della vuota società consumistica che tanto dice di disprezzare. Dona al bambino un più rigido schema, gli inculca concetti e strumenti forzati, lo porta addirittura a saggiare i piaceri dell’approvazione da parte di un pubblico. Così facendo la donna sembra in realtà la rappresentazione, più umana e tragica, di coloro che amano auto-definirsi colti e intellettuali, ma che invece sono portatori di idee e contenuti superficiali, che celano interiormente una profonda e triste inconsistenza.
Il bello di questo film sta nella restituzione intensa, lucida e fedele delle infinite fragilità di Lisa, delle sue universali insicurezze che proprio per questo diventano, in una seconda parte dalle derive oltremodo estreme, infinitamente spaventose.
Lisa è un personaggio che brilla di un’ambiguità al contempo innocente e tenebrosa, e proprio in virtù di questo è d’obbligo, da parte dello spettatore, il pudore del non-giudizio. Non ci sono dita da puntare, accusa da muovere o giustificazioni per perdonare.
Lisa è un personaggio disperato, di una disperazione commovente, muta e cieca, così lontano da noi, così vicino.
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mb_pure
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sabato 15 dicembre 2018
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buoni spunti
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Questo è un film strano. Di quelli che quando esci provi ad interrogarti (con quell’atteggiamento irresistibilmente umano per cui tutto deve rientrare in categorie) se ti sia piaciuto o meno, ma col passare delle ore ancora non hai risolto il dilemma... E forse Sara Colangelo vuole produrre proprio questo effetto. Straniante, a tratti paradossale, la regista riproduce una situazione classica - donna di mezza età in crisi (sí, esistono anche loro), che non trova più IL senso. Iscritta ad un corso di poesia, giusto per interrompere la noia del quotidiano, non ha talento ma sa riconoscerlo. E lo incontra in quel meraviglioso alunno dalle ciglia lunghissime, frutto di una famiglia disastrata, che come un aedo in trance recita versi adulti e profondi.
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Questo è un film strano. Di quelli che quando esci provi ad interrogarti (con quell’atteggiamento irresistibilmente umano per cui tutto deve rientrare in categorie) se ti sia piaciuto o meno, ma col passare delle ore ancora non hai risolto il dilemma... E forse Sara Colangelo vuole produrre proprio questo effetto. Straniante, a tratti paradossale, la regista riproduce una situazione classica - donna di mezza età in crisi (sí, esistono anche loro), che non trova più IL senso. Iscritta ad un corso di poesia, giusto per interrompere la noia del quotidiano, non ha talento ma sa riconoscerlo. E lo incontra in quel meraviglioso alunno dalle ciglia lunghissime, frutto di una famiglia disastrata, che come un aedo in trance recita versi adulti e profondi. Ed allora la maestrina si accende: vuole appropriarsi, essere partecipe di quella bellezza, mostrarla al mondo. A qualsiasi costo. Ecco. Qui sta il conquibus. Nell’eterno conflitto tra la morale e l’autenticità, tra ciò che dobbiamo e ciò che siamo. La maestra é condannabile, forse, ma è anche l’unica che risponde a quel solitario richiamo. Fotografia impeccabile. Un film disturbante. E va bene così.
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marco
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lunedì 17 dicembre 2018
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ladri di bellezza
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Il film evidenzia la presenza nella societa' di due categorie di persone. Da una parte vi e' la maggioranza della gente, presa dalla vita frenetica e dal desiderio di accumulare denaro. Dall'altra vi e' una minoranza di persone che sono totalmente rapiti dalla ricerca della bellezza, come ad esempio dalla poesia. Essi sono alla ricerca spasmodica della bellezza ed arrivano al punto di rubarla dagli altri. Nel film ad esempio abbiamo il docente di poesia che cerca di rubare la poesia dalla protagonista, ritenendola portatrice di poesia e, pertanto, incomincia anche ad essere attratto fisicamente da lei. La protagonista fa l'amore con l'insegnante di poesia, pensando di prendere la sua poesia.
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Il film evidenzia la presenza nella societa' di due categorie di persone. Da una parte vi e' la maggioranza della gente, presa dalla vita frenetica e dal desiderio di accumulare denaro. Dall'altra vi e' una minoranza di persone che sono totalmente rapiti dalla ricerca della bellezza, come ad esempio dalla poesia. Essi sono alla ricerca spasmodica della bellezza ed arrivano al punto di rubarla dagli altri. Nel film ad esempio abbiamo il docente di poesia che cerca di rubare la poesia dalla protagonista, ritenendola portatrice di poesia e, pertanto, incomincia anche ad essere attratto fisicamente da lei. La protagonista fa l'amore con l'insegnante di poesia, pensando di prendere la sua poesia. La protagonista, insegnante in un asilo, per rubare la poesia del bambino, arriva a rapirlo, incurante del fatto di essere poi arrestata. Purtroppo il bambino, quando perde la sua rapitrice, non avra' nessuno piu' interessato alla sua poesia.
Il film mi fa pensare ai ladri di opere d'arte, ed i relativi acquirenti, che fanno reati gravissimi, per impossessarsi della bellezza!
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daniela
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venerdì 21 dicembre 2018
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la poesia come salvezza e possibilità...
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Lisa, una mai così brava e intensa Maggie Gyllenhaal, è una donna di circa 40 anni, maestra d’asilo con velleità da poetessa. Fin da subito capiamo che però non è dotata di talento. Sa, forse riconoscerlo, ma non lo possiede. Conduce con un po’ di stanchezza il suo ménage familiare. Più che dal marito, con cui sembra avere un buon rapporto anche se a volte un po’ distante, la donna sembra delusa dai figli, apparentemente bravi, ma che secondo lei sono totalmente privi di curiosità verso il mondo delle emozioni. Lisa è sola, si ritiene sconfitta e disillusa dalla vita. In questo quadro desolante…con quella sensazione di sconfitta interiore che a volte alberga in ognuno di noi, Lisa si accorge che un suo alunno di circa 5 anni viene preso a volte da un fervore creativo e compone poesie.
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Lisa, una mai così brava e intensa Maggie Gyllenhaal, è una donna di circa 40 anni, maestra d’asilo con velleità da poetessa. Fin da subito capiamo che però non è dotata di talento. Sa, forse riconoscerlo, ma non lo possiede. Conduce con un po’ di stanchezza il suo ménage familiare. Più che dal marito, con cui sembra avere un buon rapporto anche se a volte un po’ distante, la donna sembra delusa dai figli, apparentemente bravi, ma che secondo lei sono totalmente privi di curiosità verso il mondo delle emozioni. Lisa è sola, si ritiene sconfitta e disillusa dalla vita. In questo quadro desolante…con quella sensazione di sconfitta interiore che a volte alberga in ognuno di noi, Lisa si accorge che un suo alunno di circa 5 anni viene preso a volte da un fervore creativo e compone poesie. Questa scoperta è la miccia di un incendio nel cuore e nella mente di Lisa, che si getta in un progetto di assoluta purezza: coltivare in ogni modo e potremmo dire ad ogni costo il talento del piccolo Jimmy. In questa idea che avrà il sapore e il rigore di una missione, la protagonista mette tutta se stessa, oltrepasserà il limite a volte sottile tra passione e ossessione e non potrà tornare indietro. Così dall’”Ortus conclusus” dell’asilo, dove le immagini vivono di quella sospensione propria del mondo dell’infanzia, Lisa fa uscire il bimbo nel mondo esterno e lo porta a tuffarsi in un lago come in un ritorno nel liquido amniotico, una catarsi necessaria per proteggersi da una società indifferente al talento e ai sentimenti. Noi che guardiamo il suo agire, il suo pensare, il suo vivere, sappiamo che Lisa sta andando oltre ciò che il comune sentire consente. Più di una volta ci è sembrata, quasi pazza, ambigua, misteriosa, ma quando il bambino apparentemente “al sicuro” nella macchina della polizia sente l’urgenza della poesia e vorrebbe che qualcuno lo ascoltasse, nessuno udirà il suo grido, né potrà udirlo il padre né la madre e tantomeno il mondo, che non avrà pietà di un animo sensibile. Allora, soprattutto allora, ripensiamo a Lisa, al suo grido di dolore verso se stessa e verso questa diffusa mancanza di curiosità della vita, dei sentimenti, del talento della ricchezza interiore. Alla fine della visione del film ci domandiamo davvero che cos’è il talento. La poesia nasce da una forza interiore primordiale originaria? E se è così, siamo capaci di vederla questa forza? di comprenderla? di coltivarla in noi stessi e negli altri? Non so spiegare esattamente perché, ma a questo proposito mi sovvengono alcune parole della parte finale de Il nome della rosa: “L’anticristo può nascere dalla stessa pietà, dall’eccessivo amor di Dio o della verità, come l’eretico nasce dal santo o l’indemoniato dal veggente e la verità si manifesta a tratti anche negli errori del mondo, così che dobbiamo decifrarne i segni anche là dove ci appaiono oscuri e intessuti di una volontà del tutto intesa al male”. Lisa proietta se stessa e la propria insoddisfazione in Jimmy, ma almeno possiede un barlume di visione. Lei vede oltre, prova a coltivare una possibilità. Tuttavia questo sarà la sua dannazione. E noi? siamo pronti alla possibilità? Ne cogliamo la forza prorompente? Ne sappiamo decifrare i segni o volgiamo lo sguardo altrove? Abbiamo il coraggio di trovare la passione per la vita anche se questo può sortire follia?
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gianleo67
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venerdì 23 novembre 2018
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un bardo in erba...a staten island
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Insegnante d'asilo e madre frustrata di due figli adolescenti, Lisa nutre una viscerale passione letteraria per la quale non possiede alcun talento, ma che si ostina a coltivare frequentando un corso di scrittura creativa. La scoperta del precocissimo genio poetico di un suo piccolo allievo la porta ben presto ad assumere un atteggiamento iperprotettivo che sfiora l'ossessione. Finale drammatico. Remake dell'omonimo film israeliano (titolo internazionale) di Nadav Lapid, da un soggetto originale di quest'ultimo, il dramma della Colangeli si muove sul terreno sdrucciolevole dell'allegoria e della paranoia, preservando fino alla fine l'ambiguità di fondo che vede la sua ostinata protagonista (una sempre convincente Maggie Gyllenhaal) muoversi circospetta tra le sirene d'allarme di un comportamento eticamente censurabile e la disarmante ragionevolezza di chi si ostina a preservare la bellezza in un mondo di indifferenza ed omologazione che mortifica il talento e disprezza le qualità immateriali.
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Insegnante d'asilo e madre frustrata di due figli adolescenti, Lisa nutre una viscerale passione letteraria per la quale non possiede alcun talento, ma che si ostina a coltivare frequentando un corso di scrittura creativa. La scoperta del precocissimo genio poetico di un suo piccolo allievo la porta ben presto ad assumere un atteggiamento iperprotettivo che sfiora l'ossessione. Finale drammatico. Remake dell'omonimo film israeliano (titolo internazionale) di Nadav Lapid, da un soggetto originale di quest'ultimo, il dramma della Colangeli si muove sul terreno sdrucciolevole dell'allegoria e della paranoia, preservando fino alla fine l'ambiguità di fondo che vede la sua ostinata protagonista (una sempre convincente Maggie Gyllenhaal) muoversi circospetta tra le sirene d'allarme di un comportamento eticamente censurabile e la disarmante ragionevolezza di chi si ostina a preservare la bellezza in un mondo di indifferenza ed omologazione che mortifica il talento e disprezza le qualità immateriali. Se lo spunto originale sembra essere la short story 'Young Archimedes' di Aldous Huxley, che l'autore della sua trasposizione cinematografica per la tv italiana definì "un gioco estremamente crudele", con tanto di genietto orfano di madre e padre putativo con figlio naturale altrimenti inane (qui è una madre insoddisfatta di adolescenti sfuggenti e superficiali) che riversa sul talento matematico del suo protetto l'inconfessabile alibi di uno spirito arido e indifferente, anche qui lo sviluppo del plot sembra suggerire sfumature caratteriali simili, laddove la stridente contraddizione tra l'assoluta mancanza di talento ed una bruciante passione letteraria ne rappresentano un motore psicologico foriero di inevitabili quanto prevedibili conseguenze drammatiche. Muovendosi un po' meccanicamente su questo doppio binario del dramma sociale (quello di un'esperienza umana ed intellettuale con ambizioni fuori portata) e dell'apologo di una civiltà materialista che ha smarrito definitivamente il senso del bello e del sublime, il film della Colangeli sembra mostrare un po' la corda, pur riscattandosi nel trattare con sensibilità le scene di trance letteraria del suo bardo in erba e nel chiudere un finale apparentemente incongruo (lui le dice 'I missed you', salvo poi chiuderla in bagno e chiamare i soccorsi) con l'implorante richiesta di una vocazione al sublime che si perde per sempre nel vuoto pneumatico di un mondo di regole che non sa ascoltarla. Premiato al Sundance Film Festival 2018 e distribuito da Netflix negli Stati Uniti e in Canada ad Ottobre, l'uscita italiana programmata per Febbraio 2019 è stata anticipata al 13 Dicembre prossimo.
Anna is beautiful. Beautiful enough for me. The sun hits her yellow house. It's almost like a sign from God.
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