L'Apparizione |
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Un film di Xavier Giannoli.
Con Vincent Lindon, Galatéa Bellugi, Patrick d'Assumçao, Anatole Taubman.
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Titolo originale L'apparition.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 140 min.
- Francia 2018.
- Cinema
uscita giovedì 11 ottobre 2018.
MYMONETRO
L'Apparizione
valutazione media:
3,09
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Anne nei misteri del sacro
di Fabio Ferzetti L'Espresso
Un grande inviato di guerra, abituato a maneggiare dubbio e ragione, viene convocato in Vaticano per un caso che di razionale sembra avere ben poco. In un paesino della Francia una ragazza sostiene di aver visto la Madonna. Miracolo o impostura? Il reporter dovrà affiancare la commissione d'inchiesta canonica con i suoi ferri del mestiere. L'incarico è così assurdamente lontano dal suo mondo che il giornalista, segnato dalla morte di un amico fotografo, accetta. Niente stragi, imboscate o retroscena politici: stavolta Jacques (un concentratissimo, impeccabile Vincent Lindon) si muove tra teologi, pellegrini, psichiatri. E fanatici, anche in buona fede. Che cosa c'è dietro lo sguardo limpido dell'incrollabile Anne, novizia cresciuta tra orfanotrofi e famiglie affidatarie (Galatea Bellugi, perfetta come tutto il cast)? Chi sono davvero quei due preti così diversi che difendono la nuova Bernadette? Passo circospetto, musiche solenni (da Arvo Pàrt a Georges Delerue), Jacques cerca testimoni, scova indizi, collega nomi e fatti. Ma più scava tra ombre e segreti, più il mistero si ramifica e si infittisce. Ogni porta che si apre nasconde ulteriori passaggi, ogni dubbio che cade ne crea di nuovi, sempre più vasti, in senso geografico come in senso metafisico. Autore appartato e solo apparentemente eclettico ("À l'origine", "Superstar", "Marguerite"), ossessionato dai temi dell'impostura e della fede (non solo religiosa), Giannoli non "smaschera" e tanto meno ridicolizza nessuno, ma affronta il sacro nostro contemporaneo con un rigore e un realismo che non escludono il rispetto. E sono tanto più ammirevoli quanto più vicini al senso comune dei nostri anni. Non sarà Bergman né Dreyer, ma da questo ostinato giallo dell'anima, ora lirico ora un poco prolisso, si esce più scossi e pensosi del previsto.
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