vanessa zarastro
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venerdì 13 aprile 2018
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un microcosmo tra passato e futuro
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“La villa – La casa sul mare”ha un impianto classico da tragedia greca - sostenuto anche dall’ambientazione naturale del clima assolato mediterraneo - e come nel teatro greco, la cavea è scavata nella roccia, ed è la casa, e il palcoscenico è il terrazzo semicircolare con vista sul mare.
Robert Guédiguian è un regista marsigliese figlio di immigrati, che non ha girato moltissimi film. Usa quasi ininterrottamente gli stessi attori in una location che è più o meno sempre la stessa. Tant’è vero che in “La villa – La casa sul mare” è statausata come un flash back, una sequenza del suo “Ki lo sa” girato nel 1985.
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“La villa – La casa sul mare”ha un impianto classico da tragedia greca - sostenuto anche dall’ambientazione naturale del clima assolato mediterraneo - e come nel teatro greco, la cavea è scavata nella roccia, ed è la casa, e il palcoscenico è il terrazzo semicircolare con vista sul mare.
Robert Guédiguian è un regista marsigliese figlio di immigrati, che non ha girato moltissimi film. Usa quasi ininterrottamente gli stessi attori in una location che è più o meno sempre la stessa. Tant’è vero che in “La villa – La casa sul mare” è statausata come un flash back, una sequenza del suo “Ki lo sa” girato nel 1985. I temi ricorrenti dei suoi film sono la nostalgia e la fine di un’epoca, il lavoro e la disoccupazione, il rapporto tra le generazioni, la politica e la famiglia, la disperazione e la voglia di vivere, la fabbrica e gli immigrati.
Siamo in un piccolo borgo del calanco di Méjean, vicino Marsiglia, ai tempi d’oggi. Lì c’è un piccolo ristorante “Le Mange Tout” il cui vecchio proprietario ha appena avuto un ictus che lo ha lasciato paralizzato e affatto cosciente. I tre figli Joseph (Jean-Pierre Darroussin), Angéle (Ariane Ascaride) e Armand (Gérard Meylan), arrivano al suo capezzale per occuparsi di lui, della casa e del ristorante. La villa è una casa grande ma non lussuosa, è stata costruita dal lui e dai suoi amici molti anni prima. Joseph ha lavorato in fabbrica dove da operaio è diventato dirigente, scrive e fa ogni tanto qualche conferenza nelle Università dove ha conosciuto la sua giovanissima fidanzata Bérangère (Anaïs Demoustier). Angéle è un’attrice teatrale di successo che da molto tempo vive a Parigi, anche se è sempre in tournée, celando una grande sofferenza: vent’anni prima aveva lasciato la sua bambina al padre lì a Méjean, ma per un incidente era caduta in mare, cosa che lei non gli ha mai perdonato. La morte della bambina ha interrotto i rapporti tra padre e figlia. Forse l’avvento dei tre bambini immigrati venuti dal mare farà sciogliere il suo cuore di madre, ancora sanguinante. Armand, il più sereno dei tre figli, vive invece a Marsiglia e gestisce il ristorante di famiglia, un luogo popolare a prezzi contenuti. Ha il ruolo di sottolineare la continuità attraverso il cibo, di tener viva la memoria nel tramandare le ricette.
Di fronte alla villa in un appartamento molto più modesto vive una coppia di anziani coniugi (Jacques Boudet e Geneviève Mnich) che hanno un figlio medico Yvan (Yann Trégouët) che non abita più lì, e che non vogliono accettare la trasformazione del mondo e decideranno di fare l’ultimo viaggio insieme, mano nella mano.
Benjamin (Robinson Stévenin), un più giovane pescatore, è da sempre innamorato dell’attrice brechtiana ed ha appeso in casa tutti i manifesti delle sue rappresentazioni teatrali, quasi come in un mausoleo.
Nel film è rappresentato il dramma di una generazione attraverso i cambiamenti: «gli operai…ti ricordi ancora gli operai?» chiede la giovane fidanzata all’ex rivoluzionario Joseph. La crisi economica, dal suo canto, porta a non avere più iniziative, i giovani vanno via a vivere in città e il ristorante fatica a sopravvivere. Era stato aperto come spazio collettivo d’incontro della comunità, oggi lo si potrebbe trasformare in un’attrazione turistica ma non erano queste le intenzioni.
Un dettaglio, non irrilevante, che mi è piaciuto più di tutti nel film, è il passaggio del treno sull’alto viadotto, che dona una sorta di ritmo alle sequenze e aggiungendo una nota concreta di realismo, anche un po’ fastidioso, in un ex paradisiaco microcosmo. Lo stesso Guédiguian in un’intervista racconta che la calanque gli ha sempre ricordato un teatro: «…le colorate casette incastonate nelle colline sembrano nulla piùche facciate, su di esse si affaccia un viadotto i cui treni sembrano giocattoli di bambini; l’apertura sul mare trasforma l’orizzonte in un fondale, come una tela dipinta, soprattutto con la luce invernale quando ormai tutti se ne sono andati. Allora diventa un set abbandonato, malinconico e bellissimo».
“La villa – La casa sul mare”è stato presentato in concorso alla 74ma Mostra del Cinema di Venezia. Come in “Marius et Jeannette” del 1997 e in “Le nevi del Kilimangiaro” del 2000, Guédiguian sintetizza con grazia il pubblico e il privato, alleggerendo il dramma con un finale di speranza. Infatti, solo la solidarietà umana e l’unione della famiglia faranno superare le malattie, le morti, le delusioni d’amore, le depressioni.
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flyanto
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venerdì 13 aprile 2018
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tre fratelli, una casa, tanti ricordi
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"La Casa sul Mare" del regista Robert Guédiguian, racconta l'incontro avvenuto nella suddetta casa, situata in una località della Costa Azzurra, di tre fratelli in occasione della paralisi che ha colpito il proprio padre in seguito ad un improvviso infarto. Non incontratisi per circa 20 anni per problematiche personali, i tre fratelli si riuniscono all'inizio in un'atmosfera fredda e discostata ma, col passare dei giorni e con la convivenza obbligata, i ricordi del passato e dell'epoca di un'infanzia felice e spensierata riaffiorano e piano piano rinsaldano i rapporti ed i legami affettivi dei tre consanguinei.
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"La Casa sul Mare" del regista Robert Guédiguian, racconta l'incontro avvenuto nella suddetta casa, situata in una località della Costa Azzurra, di tre fratelli in occasione della paralisi che ha colpito il proprio padre in seguito ad un improvviso infarto. Non incontratisi per circa 20 anni per problematiche personali, i tre fratelli si riuniscono all'inizio in un'atmosfera fredda e discostata ma, col passare dei giorni e con la convivenza obbligata, i ricordi del passato e dell'epoca di un'infanzia felice e spensierata riaffiorano e piano piano rinsaldano i rapporti ed i legami affettivi dei tre consanguinei. La scoperta, inoltre, di tre bambini magrebini clandestini nascostisi nel bosco circostante la dimora paterna, farà scattare nei tre protagonisti un sentimento di sincero affetto e di solidarietà nei loro confronti con la conseguente volontà di prendersene cura al fine di evitare loro il rimpatrio da parte della Polizia, e li unirà nuovamente e strettamente come lo erano stati un tempo,
Un film molto delicato ed altamente commovente che, come Guédiguian rappresenta sempre nelle sue pellicole, parla di sentimenti e di legami affettivi che diventano subito pura poesia. Le sfumature e la dolcezza malinconica che pervadono solitamente le opere di Guédiguian sono uniche e toccanti e, seppure il regista non racconti grandi avvenimenti od azioni, egli riesce sempre a colpire ed impressionare lo spettatore, raggiungendone il cuore. Anche ne "La Casa sul Mare", come nel suo precedente "Le Nevi del Kilimangiaro", Guédiguian ripone la speranza e la possibilità di ricostruisri un'esistenza più o meno provata, nei bambini, presentati di solito per lo più in condizioni disagiate, ma che, come simbolo del futuro e di una posibile rinascita, fanno scattare nei protagonisti adulti la sincera volontà di prendersene cura e di proteggerli.
Gli attori scelti da Guédiguian sono quelli di sempre e, cioè, la moglie Ariane Ascaride che si dimostra, come al solito, eccellente e di gran classe nella sua performance, e Jean-Pierre Darroussin, anch'egli costantemente all'altezza dei suoi ruoli, uniti ad altri comprimari con loro ben amalgamati.
Per pochi estimatori del genere.
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loland10
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sabato 5 maggio 2018
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ritrovo in 'villa'
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“La casa sul mare” (La villa, 2017) è il diciannovesimo lungometraggio del regista di Marsiglia Robert Guédiguain.
Film intimo, quasi corale, di rumori di fondo, di contrasti e di età diverse. Le finestre si aprono su uno spazio-temporale asettico e vuoto dove ogni istante si perde in una barca che arriva dal largo.
Lungomare, porticciolo, pesca, balcone, misto, pillole, silenzio, morte, affetto, strani triangoli, età diverse e teatro di una vita semiseria o ancora da recitare.
Ad un balcone, verso il mare siede un uomo vecchio, un padre, una sigaretta, un'ultima sigaretta per godere il posto è il ricordo di una vita intera.
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“La casa sul mare” (La villa, 2017) è il diciannovesimo lungometraggio del regista di Marsiglia Robert Guédiguain.
Film intimo, quasi corale, di rumori di fondo, di contrasti e di età diverse. Le finestre si aprono su uno spazio-temporale asettico e vuoto dove ogni istante si perde in una barca che arriva dal largo.
Lungomare, porticciolo, pesca, balcone, misto, pillole, silenzio, morte, affetto, strani triangoli, età diverse e teatro di una vita semiseria o ancora da recitare.
Ad un balcone, verso il mare siede un uomo vecchio, un padre, una sigaretta, un'ultima sigaretta per godere il posto è il ricordo di una vita intera. Un colpo, una crisi e le mani penzolano dal tavolo. Ultimo spiraglio o ultimo tentativo per rivedere o meglio riavvicinare i suoi figli e la famiglia com'era.
Casa che stende il suo spiraglio di fronte al Mediterraneo. Lontano da altra parte si scorge Marsiglia. Tre figli si ritrovano, una figlia attrice con il doppio di lascito, due figli maschi che non discutono di eredità. Lei non accetta di firmare: 'vuole il mio perdono dopo quello che è successo....non voglio nulla dividiamo per tre dal notaio'. Ecco che i ricordi sono i nemici di un nucleo lacerato, rissoso è pieno di risorse passate.
Affacciati in una piccola baia i finti proletari giudicati borghesi. ‘Basta avere il cervello a destra e il cuore a sinistra’ dice un fratello. Intellettualismo perdente, becero vizio di chi la sa lunga ma non conosce o fa finta di no conoscere il teatro della vita. E lei che racconta se stessa quando sale sul palco, dopo tanti anni trova il disagio di un,posto che odia. Incontri di un’ideologia lontana e da azzerare nel presente di tutti. Il padre intanto, fermo e senza parole, pare una sentinella a tutto. E il treno 'locale' passa sopra il ponte che sovrasta il piccolissimo borgo (‘villa’) di case insieme. Una volta di giorno, un'altra per il ritorno, ancora una, ancora un'altra, fino ad inquadrarlo sempre come un orologio e le sue lancette, ogni volta si guarda il quadrante, fino al notturno, e nel farsi sera la vita aspetta giudizi severi. Quando l'obbligo e il ricordo si mescolano il treno si sente, ma nessuna immagine se ne avvede, una tristezza vedere che il tempo è passato e nulla conta più.
Sortite, scusanti, saluti, sotto tracce, spettinati, sole appassito e sarcasmi amorosi: in un vuoto interiore la parafrasi di una vita e di quello che resta si racconta con acida mestizia e con colori da cercare, tutto con passi lenti e passeggiate da ripulire. Il bosco e i piccoli sentieri sono oramai chiusi. Si deve ripulire, si deve fare chiarezza, si deve ascoltare, si deve vociferare. Ma la vita è di un quadro senza un panorama accaldato. Anche la pesca pare, anzi è, resto di quello che fu come il ristorante che fa leva sui ricordi più che sul presente. Il deserto è tra noi. Due fratelli e una sorella non paiono distanti. L'amore è quello distante negli anni. Il professore con una sua studentessa (che poi lascia, chi lascia…), Angéle con una morte che sfianca con il pescatore che è ragazzo, Armand si tiene il luogo (e non vuole lasciarsi). Tutto in crisi dal popolo alla borghesia che scompare. Il padre immobile e poi pare muoversi come un lascito per i figli e per noi. È lui che fa il regista per chi guarda e chi vuole ascoltare.
Angèle(Arianne Ascaride) e Armand (Gerard Meylan) con Joseph (Jean-Pierre Darroussin), tre fratelli, tre vite, tre ricordi oramai lontani e l'alta marea che ripulisce tutto o quasi. Un bicchiere è una sigaretta. Il fumo come assolo di pausa alla tristezza o fine di una vita. Moglie e marito distesi sul letto, il figlio è gli amici, tutti respirano dentro una sigaretta (meno uno) e il cerchio non si chiude...
Storie che incrociano la famiglia, la giovinezza, la politica, la vita, la scena, il teatro, il sogno, la morte e l'onesta schiera di persone in un posto sperduto tra presente e un pasto riflusso dalle onde del mare. Un tempo scandito, un mare in inverno, un freddo che si insinua tra occhi sparsi e doni natalizi.
Una famiglia dove tutto succede. Morte, amori, scambi, incastri, idee, culture, ritorni e accettazioni. Il laicismo esaspera e ogni cosa si allontana sulle onde di un mare poco assolato.
La cinepresa sulla vita. Parafrasando il maestro Alfred Hitchcock, l'inquadrare ora dal balcone, ora da una finestra, ora sul mare; i tempi si dilatano e si accorciano tra un treno, un ricordo, una pesca e un incontro amoroso.
Mesti i giudizi, severi i rapporti, amori tra miserie e rimasti.
Attori: tutti paiono ad agio e anche mura, barca, oggetti e tavoli parlano tra loro come commensali.
Regia di introspezione e di tranquillo movimento in avanti.
Esilio di un cinema retrò che racconta la provincia settaria. Introspettivo e fugace.
Prima parte di grande presa poi il da farsi ha diverse strade in riva al ristorante.
Voto 7/10 (***).
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susannes
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lunedì 7 maggio 2018
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la casa sul mare:
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Ci troviamo nei dintorni di Marsiglia e un padre di famiglia dopo un malore non riesce più ad avere alcun contatto col mondo esterno sebbene il suo organismo sia ancora in vita, i tre figli tornano per la divisione dell'eredità e cominciano a confrontarsi tra loro ma anche e soprattutto con se stessi e con il loro passato. Troviamo Angele, attrice di teatro e di televisione che non torna a casa da 20 anni poichè incolpa il padre e i fratelli della morte della figlia ancora bambina, c'è Armand che porta avanti un piccolo ristorante con lo spirito comunista del padre: cibo semplice e a basso prezzo per la gente locale e Joseph professore cinico e pessimista ma anche molto fragile e sensibile venuto dal padre insieme alla sua compagna che sta per lasciarlo.
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Ci troviamo nei dintorni di Marsiglia e un padre di famiglia dopo un malore non riesce più ad avere alcun contatto col mondo esterno sebbene il suo organismo sia ancora in vita, i tre figli tornano per la divisione dell'eredità e cominciano a confrontarsi tra loro ma anche e soprattutto con se stessi e con il loro passato. Troviamo Angele, attrice di teatro e di televisione che non torna a casa da 20 anni poichè incolpa il padre e i fratelli della morte della figlia ancora bambina, c'è Armand che porta avanti un piccolo ristorante con lo spirito comunista del padre: cibo semplice e a basso prezzo per la gente locale e Joseph professore cinico e pessimista ma anche molto fragile e sensibile venuto dal padre insieme alla sua compagna che sta per lasciarlo.Il film racconta il ritrovarsi e il ritrovare i protagonisti infatti durante il film riescono ad accettare il loro passato, a riscoprirlo per poi avere la forza di andare avanti con più consapevolezza e serenità. Angele capirà che la causa della morte della figlia non è da attribuirsi ad alcuno e troverà un nuovo amore, Armand insieme a Joseph decidono di continuare a portare avanti il ristorante come loro padre avrebbe desiderato e Joseph decide anche di continuare a scrivere il crollo dei suoi vecchi valori e la ricerca di nuovi. Si parla quindi di passato per affrontare il presente e il futuro, tematica che si coniuga non solo ai protagonisti ma anche alla cittadina che una volta era ricca e piena di vita considerata un piccolo posto in cui il socialismo e il comunismo trovavano pieno adempimento mentre adesso è una cittadina con qualche pescatore e quasi deserta a causa dei prezzi troppo alti e del riversamento nelle città , c'è un treno ad alta velocità che si vede durante tutto il film passare per la cittadina come a ricordare il cambiamento tecnologico che ha portato al cambiamento della realtà di questa cittadina ma anche della realtà francese in generale e troviamo anche dei bambini migranti che cercano una nuova vita e che vengono accolti dalla famiglia. Il padre personaggio che di fatto durante tutto il film non parla nè interviene con gli altri protagonisti è in realtà il vero motore e fulcro silenzioso di tutta la vicenda. La casa sul mare è un film semplice, lento e autentico. In cui vengono descritte scene di vita vera senza manierismi o eccessi ma in modo assolutamente efficace e semplice. Permette grazie al suo ritmo di soffermarsi anche durante il film a riflettere sulla sceneggiatura semplice ma pungente e sulle azioni e sentimenti dei personaggi. Personaggi che non vengono descritti in modo macchiettistico ma a tutto tondo mostrando le contraddizione nei comportamenti e nei sentimenti dell'essere umano che mai può essere semplicemente catalogato in una categoria. Film da vedere per farci riflettere sull'enorme legame tra l'individualità e la società e sul legame indissolubile tra passato e presente.
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lucainvernizzi
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domenica 20 maggio 2018
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lineare e intimista
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Il probelma del giudizio sintetico in stelle (o in palle), quando queste sono solo 5, è che 3 stelle riparametrate su una scala decimale significa 6. Quattro stelle però sarebbero troppe per questo film che raggiunge un 7 pieno.
Tre fratelli tra i cinquanta e sessant'anni, a causa di evento drammatico che ha colpito il padre, si ritrovano nella casa al mare della loro giovinezza . Si riaprono inevitabili ricordi e nostalgie, ma si ricuciono anche ferite rimaste aperte.
Gli accadimenti si susseguono senza fretta nel film come nel piccolo borgo ormai poco frequentato, nonostante la bellezza del porticciolo e la vicinanza con Marsiglia.
L'arrivo inaspettato di tre bambini profughi scombussolerà i loro progetti e metterà le cose sotto una nuova luce.
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Il probelma del giudizio sintetico in stelle (o in palle), quando queste sono solo 5, è che 3 stelle riparametrate su una scala decimale significa 6. Quattro stelle però sarebbero troppe per questo film che raggiunge un 7 pieno.
Tre fratelli tra i cinquanta e sessant'anni, a causa di evento drammatico che ha colpito il padre, si ritrovano nella casa al mare della loro giovinezza . Si riaprono inevitabili ricordi e nostalgie, ma si ricuciono anche ferite rimaste aperte.
Gli accadimenti si susseguono senza fretta nel film come nel piccolo borgo ormai poco frequentato, nonostante la bellezza del porticciolo e la vicinanza con Marsiglia.
L'arrivo inaspettato di tre bambini profughi scombussolerà i loro progetti e metterà le cose sotto una nuova luce.
Delicato, senza pietismi, laico e non severo. Un film da guardare con la testa e con il cuore.
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goldy
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venerdì 13 aprile 2018
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non cambia mai niente
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I tempi del film sono quelli della vita di ognuno di noi, senza inutile enfasi e concitazione sebbene motivi per agitarsi se ne sarebbero. Per tre quarti il film parla di rapporti familiari, storie comuni a molti , non suscitano particolare attenzione ma si lasciano vedere perché narrati col solito garbo inconfondibile del regista. E’ nella parte finale che il film risveglia interesse . il mondo esterno entra con la disumanità dell’attualità dalla quale siamo circondati. Tre bambini clandestini affamati, soli, abbandonati tentano di sfuggire alla disumanità delle leggi del democraticissimo governo francese. E davanti a questa realtà tutto il privato si indebolisce, si relativizza .
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I tempi del film sono quelli della vita di ognuno di noi, senza inutile enfasi e concitazione sebbene motivi per agitarsi se ne sarebbero. Per tre quarti il film parla di rapporti familiari, storie comuni a molti , non suscitano particolare attenzione ma si lasciano vedere perché narrati col solito garbo inconfondibile del regista. E’ nella parte finale che il film risveglia interesse . il mondo esterno entra con la disumanità dell’attualità dalla quale siamo circondati. Tre bambini clandestini affamati, soli, abbandonati tentano di sfuggire alla disumanità delle leggi del democraticissimo governo francese. E davanti a questa realtà tutto il privato si indebolisce, si relativizza . Il loro destino è segnato, non hanno un futuro. Impotenza e indignazione non trovano rimedio. . L’ennesimo grido di indignazione lanciato verso orecchie non atte all’ascolto . Si lascia la sala oppressi dal solito insopportabile senso di resa di fronte allo svilimento del senso di umanità. Ci stringiamo nelle spalle , allarghiamo le braccia, ancora una volta e per quante altre ancora?
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fabiofeli
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venerdì 27 aprile 2018
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shukran! (grazie!)
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In un minuscolo paese della Costa Azzurra a ovest di Marsiglia, appena più grande di Furore, sovrastato da un alto ponte ad archi sul quale passa la ferrovia, come in alcuni paesi di mare toscani e liguri, un uomo anziano guarda morire il giorno in mare dalla terrazza della sua villa; si accende una sigaretta e subito viene colpito da un ictus. Solo Armand (Gérard Meylan), uno dei tre figli, vive con il padre; gestisce un ristorante, ostinandosi a tenere i prezzi bassi per la sua cucina tradizionale e biologica, aiutata da un orto sui ripidi fianchi della falesia calcarea.
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In un minuscolo paese della Costa Azzurra a ovest di Marsiglia, appena più grande di Furore, sovrastato da un alto ponte ad archi sul quale passa la ferrovia, come in alcuni paesi di mare toscani e liguri, un uomo anziano guarda morire il giorno in mare dalla terrazza della sua villa; si accende una sigaretta e subito viene colpito da un ictus. Solo Armand (Gérard Meylan), uno dei tre figli, vive con il padre; gestisce un ristorante, ostinandosi a tenere i prezzi bassi per la sua cucina tradizionale e biologica, aiutata da un orto sui ripidi fianchi della falesia calcarea. Gli altri due figli accorsi là sono Angéle (Ariane Ascaride) e Joseph (Jean-Pierre Darroussin). Angéle è una affermata attrice teatrale, che ha rotto i rapporti col padre dopo la morte della figlia Blanche, annegata da bambina nel porticciolo del paese, mentre era affidata alla sorveglianza del nonno. Joseph, scrittore, professore universitario, impegnato politicamente, si presenta con una giovanissima “fidanzata”, della quale è geloso in modo ossessivo: ha il poco invidiabile dono della provocazione e del sarcasmo che allontana chi vorrebbe avvicinare. Il vecchio padre potrebbe rimanere in quello stato di coma vigile per anni ed i figli ricostruiscono i rapporti tra loro e con i pochi compaesani che vivono stabilmente lì. Pattuglie di militari sorvegliano il luogo a caccia di migranti sbarcati nella zona. E in effetti “pericolosi” migranti nascosti ce ne sono ben tre; due bambini di 4-5 anni che si tengono sempre per mano ed una bimba sugli 8-10 anni che si cura di loro …
Guédiguian costruisce la sua storia con pazienza, descrivendo il paesino morente per lo spopolamento e spingendo i suoi personaggi in un “cul de sac” che li costringe a scelte difficili. Il compito gli riesce facilmente perché i tre attori principali li ha diretti in altri film: la bravissima Ascaride è sua moglie (la ricordiamo un ruolo difficile nel duro e scostante “La ville est tranquille” del 2001 ed ancora ne Le nevi del Kilimangiaro nel 2011 con Darroussin); e lo stesso Meylan più volte ha recitato sotto la direzione del regista armeno. In una parte secondaria, ma significativa appare anche Jacques Boudet: è nei panni di Martin, un ex-operaio orgoglioso del suo lavoro che decide di morire mano nella mano con sua moglie, perché non vuole dipendere dal figlio medico e imprenditore; si sente inutile da quando la nuova organizzazione del lavoro ha marginalizzato il lavoro operaio, spazzando via anche la solidarietà di classe. La Francia del “moderno” Macron si è chiusa dietro la sua frontiera, dimenticando l’epoca coloniale e la spoliazione di innumerevoli paesi (africani, asiatici e sudamericani) da parte della Francia stessa, degli Stati Uniti e di molti paesi europei. I migranti sono considerati un costante potenziale pericolo e i tre fratelli del film devono scegliere se devono consegnare i tre bambini alle autorità francesi, per un orribile futuro in un orfanotrofio o se è possibile tenerli nascosti, ripuliti, sfamati e rivestiti. I bambini, che già hanno perso un fratellino sepolto nell’orto di Armand, non potranno mai essere “regolari” e non parlano per non svelare la loro nazionalità ed essere rimpatriati con facilità. I tre fratelli francesi riscoprono la forza dei loro 20 anni, quando era vietato vietare e sull’onda della canzone I want you di Bob Dylan si infrangeva lo stupido divieto di balneazione in un porticciolo dall’acqua limpida; trovano ingiusto abbandonare chi ha già messo radici, come il bimbo morto in terra di Francia; per loro il valore Solidarietà è ancora meraviglioso e grande, come erano i valori Libertà, Fraternità, Uguaglianza. Ariane, Armand e Joseph abbattono il muro della non-comunicazione con i tre piccoli, quando per gioco – come facevano da bambini - sotto le arcate del ponte della ferrovia si chiamano l’un l’altro con un’eco che moltiplica i richiami. Anche i tre piccoli si abbandonano al gioco, chiamandosi tra loro ed anche il fratellino morto. E la bambina finalmente pronuncia un timido shukràn! (grazie!)
Da non mancare.
Valutazione ****
FabioFeli
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maumauroma
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sabato 28 aprile 2018
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la casa sul mare
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Quando l' anziano padre viene improvvisamente colpito da una grave forma di ictus che lo costringera' a uno stato di coma vegetativo, i suoi tre figli, dopo molti anni, si ritroveranno insieme nella sua bella casa di famiglia affacciata sul mare, in una localita' alla periferia di Marsiglia, per discutere sulle problematiche di una prossima, eventuale eredita'. Ed ecco Angèle, ormai attrice di successo, che vive a Parigi e che si porta da anni conficcato nell' anima il dramma e il risentimento per la tragica morte della figlioletta Blanche, annegata per una tragica distrazione del nonno. Poi Joseph,scrittore-professore che aveva abbracciato un tempo la fede comunista, ma ora deluso e svilito dalla mancanza di ideali politici nella societa' di oggi, accompagnato da una giovane e annoiata fidanzata.
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Quando l' anziano padre viene improvvisamente colpito da una grave forma di ictus che lo costringera' a uno stato di coma vegetativo, i suoi tre figli, dopo molti anni, si ritroveranno insieme nella sua bella casa di famiglia affacciata sul mare, in una localita' alla periferia di Marsiglia, per discutere sulle problematiche di una prossima, eventuale eredita'. Ed ecco Angèle, ormai attrice di successo, che vive a Parigi e che si porta da anni conficcato nell' anima il dramma e il risentimento per la tragica morte della figlioletta Blanche, annegata per una tragica distrazione del nonno. Poi Joseph,scrittore-professore che aveva abbracciato un tempo la fede comunista, ma ora deluso e svilito dalla mancanza di ideali politici nella societa' di oggi, accompagnato da una giovane e annoiata fidanzata. Infine Armand, l'unico rimasto, da solo, accanto al padre per seguirlo e aiutarlo nella gestione di un ristorante. Ognuno di loro si porta dietro, incrostato nel cuore, un vissuto deframmentato fatto di successi, si ,ma anche di dolori, di incomprensioni, di fallimenti, di passioni, un vissuto apparentemente ormai destinato a scivolare ineluttabile nella rassegnazione e nella noia. Eppure, quasi per miracolo, proprio durante il loro soggiorno nella casa dove avevano vissuto la propria giovinezza, i tre fratelli vedranno coinvolte le loro vite da una serie di avvenimenti che sorprendentemente dara' un nuovo senso alle loro esistenze sublimando le loro ansie e rafforzando quella intesa tra di loro che sembrava ormai perduta. L' amore semplice e sincero di un giovane pescatore per Angèle, la morte simbiotica di due anziani coniugi vicini di casa dopo una vita improntata alla semplicita' e alla dignita, l' incontro con alcuni bambini figli di profughi, sopravvissuti al naufragio della loro imbarcazione e probabilmente ormai divenuti orfani dei genitori, annegati in mare.
La Casa sul mare è un' opera di impressioni, di sensazioni, di sentimenti, di nostalgico rimpianto per un tempo ormai passato. L' odore aspro della salsedine che le onde del mare nebulizzano sugli scogli, il sentore stagnante dell' acqua ferma nel porticciolo. E poi quella magnifica luce ambrata che tenera e leggera si posa sulla vegetazione, sulle increspatura del mare, sul colore delle case e delle cose, sulle barche, su una giovinezza che non tornera' mai più, mentre il continuo andare e venire di un treno che passa sul ponte scandisce il tempo della vita che rimane
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giuseppe
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lunedì 30 aprile 2018
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in italiano lo avrei intitolato "il borgo"
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Un film d’autore di grande sensibilità e tematiche attuali, sviluppate in un contesto magico di una piccola baia tra i calanchi della costa tra Marsiglia e Cassis, laddove la fusione tra il mare, il vento e la luce sono unici al mondo.
Questa sarebbe in sintesi la mia personale lettura del film, ma non basta ad illustrare perché mi ha toccato il cuore e la mente.
Questo luogo è in realtà un micromondo dove generazioni diverse si ritrovano a distanza di tempo e si confrontano con generazioni più giovani e con il fenomeno devastante degli sbarchi, ben rappresentati da bambini di incerta origine e da gendarmi, di colore diverso, ma molto “integrati” nella cultura militarista francese.
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Un film d’autore di grande sensibilità e tematiche attuali, sviluppate in un contesto magico di una piccola baia tra i calanchi della costa tra Marsiglia e Cassis, laddove la fusione tra il mare, il vento e la luce sono unici al mondo.
Questa sarebbe in sintesi la mia personale lettura del film, ma non basta ad illustrare perché mi ha toccato il cuore e la mente.
Questo luogo è in realtà un micromondo dove generazioni diverse si ritrovano a distanza di tempo e si confrontano con generazioni più giovani e con il fenomeno devastante degli sbarchi, ben rappresentati da bambini di incerta origine e da gendarmi, di colore diverso, ma molto “integrati” nella cultura militarista francese.
Il personaggio centrale è certamente Arianne Ascaride, che, dopo molti anni torna alla casa abbandonata dopo la morte accidentale della figlia annegata, a suo parere, a causa della trascuratezza dei parenti.
Qui si ritrova con i suoi due fratelli, al capezzale del vecchio padre morente. I due la avevano chiamata per decidere della eredità.
Piena di rancore verso tutti, per avere trascurato in sua assenza la bambina, non accetta dai fratelli nemmeno una percentuale più alta di eredità per compensare quel rancore ed i loro sensi di colpa.
Ritrova però il senso della sua vecchia famiglia, grazie ad un giovane e bel pescatore che la corteggia più in nome delle sue doti di artista di teatro, che per la sua bellezza.
Uno dei fratelli, sempre rimasto sul posto, si dedica a ripulire il bosco a monte ed a gestire un ristorantino sul porto. L’altro invece, ex sindacalista deluso ed aspirante scrittore, arriva con la giovane fidanzata con cui ha intessuto una improbabile storia d’amore.
Accanto alla casa vive una coppia di anziani vecchi amici di famiglia. Pur malandata ed in crescenti difficoltà economiche, accetta malvolentieri le cure del figlio medico e soprattutto i soldi che questi offre per condurre una esistenza più dignitosa. La coppia decide di porre termine alla propria vita in maniera dolce ed unita, come era sempre stata.
In questo quadro, apparentemente sonnolento, irrompono i militari francesi alla ricerca di clandestini sbarcati per il naufragio di un barcone. Molto significativa la solidarietà di tutti, anche da parte dei personaggi più giovani, nel non collaborare con loro anche dopo la scoperta del rifugio di tre bambini che si nascondono nel bosco sovrastante. E’ una gara a curarli, vestirli, a dare loro da mangiare e nasconderli ai gendarmi.
La bellezza è deturpata solo dai nuovi turisti che si insediano nelle vecchie case e non posseggono la cultura del luogo, e da un motoscafo che si aggira nel porto per fotografare il borgo o per avviare una “operazione” immobiliare?
Solamente gli affetti, la umanità ritrovata dai personaggi ed il coro dell’eco delle voci di tutti nella valle, risvegliano nell’anziano genitore malato la facoltà di capire e tornare in se stesso nell’antico borgo.
Si, avrei proprio intitolato il film in italiano “Il borgo”.
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michelino
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mercoledì 6 giugno 2018
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michelino va al cinema
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Ogni volta che vedo un film di Robert Guédiguian
mi sembra di aver visto il suo film migliore, in realtà
magari non è vero; magari mi sento così vicino alla
vita e ai sentimenti politici e umani espressi dai suoi
personaggi dei film che forse il mio stato d'animo del
momento ne influenza troppo il giudizio.
Questa volta non è così...Questo è davvero il miglior
film di Robert Guédiguian, questo è uno dei migliori
film di tutto l'anno, vedere per credere.
Oltre a farsi volere bene questo film rasenta una
perfezione vicina al capolavoro.
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Ogni volta che vedo un film di Robert Guédiguian
mi sembra di aver visto il suo film migliore, in realtà
magari non è vero; magari mi sento così vicino alla
vita e ai sentimenti politici e umani espressi dai suoi
personaggi dei film che forse il mio stato d'animo del
momento ne influenza troppo il giudizio.
Questa volta non è così...Questo è davvero il miglior
film di Robert Guédiguian, questo è uno dei migliori
film di tutto l'anno, vedere per credere.
Oltre a farsi volere bene questo film rasenta una
perfezione vicina al capolavoro. Qui ci troviamo
davanti ad una 'macchina' che funziona a meraviglia
sotto tutti gli aspetti...attori bravissimi, regia vicinissima,
se non alla pari di quella dei migliori autori di cinema di
sempre, e sceneggiatura miracolosamente attenta e
limata a dovere.
Grande cinema o grande teatro, fate voi.
Tutto il set (la località filmata) è come un grande
palcoscenico teatrale, un luogo capace di spezzare
e ricomporre vite sentimenti desideri, la casa al
mare è dentro ognuno di noi, è un luogo più interore
che esteriore, rimbocchiamoci le maniche e puliamo
dalle erbacce quei sentieri che portano ad essa.
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