La casa sul mare |
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Un film di Robert Guédiguian.
Con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan, Jacques Boudet.
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Titolo originale La villa.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 107 min.
- Francia 2017.
- Parthénos
uscita giovedì 12 aprile 2018.
MYMONETRO
La casa sul mare
valutazione media:
3,58
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Cercate la sinistra? La troverete in quella villa
di Emiliano Morreale L'Espresso
Uno dei migliori film di Robert Guédiguian, spesso cantore della Marsiglia popolare, legato a un fido gruppo di collaboratori, tra cui alcuni attori affiatati e bravissimi: sua moglie Ariane Ascaride, Gérard Meylan e Jean-Pierre Darroussin, che ritroviamo anche in questo ventesimo film. L'ambientazione è in una casa sul porticciolo della Calanque di Méjean, fuori Marsiglia, dove tre fratelli si ritrovano dopo che il padre ha avuto un ictus. Uno è un ex sindacalista, una un'attrice, e il terzo, l'unico rimasto a vivere lì, gestisce la trattoria paterna. Altri personaggi ruotano intorno (una giovane fidanzata, un giovane pescatore, una coppia di anziani vicini), in uno schema corale che richiama l'ariosità di Jean Renoir o il mondo meridionale dei film e delle pièce di Marcel Pagnol. I toni sono crepuscolari: La villa (questo il titolo originale) è in fondo una stoica contemplazione della morte, però anche un film sorridente e affettuoso. Il ricordo dei traumi personali e il rimpianto per la fine di un mondo (gli abitanti del paesino sono spariti uno a uno, vendendo le case agli speculatori) non diventano mai patetici, neanche quando si tocca la politica. Perché l'osservazione delle dinamiche tra personaggi, psicologiche ma soprattutto sociali, è precisa, sostenuta dalla forza dei luoghi e dal cast. I tre fratelli, di sinistra e di mezza età, sono smarriti davanti alle nuove generazioni che hanno "la testa a destra e il cuore a sinistra, come tutti". Tra figli "macroniani" (visti comunque senza astio, con curiosità e affetto) e ombre lepeniste, i protagonisti, più che agli anni Settanta, sembrano fedeli allo spirito, anche cinematografico, del Front Populaire, e a un umanesimo indubbiamente sincero. Quando arrivano alcuni piccoli profughi senza genitori, che si nascondono dai controlli dell'esercito, i personaggi si troveranno davanti alle tragedie del presente che impongono piccole fondamentali scelte quotidiane, e sapranno cosa fare. Anche questa svolta, che poteva essere capziosa o ricattatoria, ha una sua giustezza. Ma la scena più emozionante del film è quando improvvisamente, sulle note di I want you cantata da Bob Dylan, compaiono le immagini di un vecchio film del regista, Ki Lo Sa? (1985), con gli stessi attori trent'anni prima, in quegli stessi luoghi, ma nell'estate della loro giovinezza, come se fosse un vecchio filmino di famiglia. Uno dei piccoli miracoli che il cinema regala quasi per caso.
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