icardi22
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giovedì 9 giugno 2016
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movie is art
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Parto con una premessa: ma chi ci hanno mandato a Cannes a fare i giudici?
Refn è sicuramente conosciuto per la sua principale caratteristica di dividere il pubblico, come da lui stesso affermato se non riuscisse in questo vorrebbe dire che il film non è riuscito. Secondo il mio modesto parere, il cinema deve suscitare emozioni, e se questo film lo si valuta sotto questo punto di vista stiamo parlando di apoteosi piena.
Importantissimo rimarcare che non è un film commerciale, in quanto destinato ad una categoria di persone con una apertura mentale (in senso cinematografico) molto ampia. Una visione ammaliante che gode di una fotografia con pochi eguali, grazie a giochi di luce e colori che vanno dal blu elettrico al femminile fucsia, questo fa sì che nessuna scena sia banale e fine a se stessa, rendendola un piacere per i sensi dello spettatore che si troverà completamente divorato e sommerso da ciò a cui sta assistendo, ripresa da angolazioni sempre interessanti e punti di vista che renderanno più semplice l'interpretazione.
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Parto con una premessa: ma chi ci hanno mandato a Cannes a fare i giudici?
Refn è sicuramente conosciuto per la sua principale caratteristica di dividere il pubblico, come da lui stesso affermato se non riuscisse in questo vorrebbe dire che il film non è riuscito. Secondo il mio modesto parere, il cinema deve suscitare emozioni, e se questo film lo si valuta sotto questo punto di vista stiamo parlando di apoteosi piena.
Importantissimo rimarcare che non è un film commerciale, in quanto destinato ad una categoria di persone con una apertura mentale (in senso cinematografico) molto ampia. Una visione ammaliante che gode di una fotografia con pochi eguali, grazie a giochi di luce e colori che vanno dal blu elettrico al femminile fucsia, questo fa sì che nessuna scena sia banale e fine a se stessa, rendendola un piacere per i sensi dello spettatore che si troverà completamente divorato e sommerso da ciò a cui sta assistendo, ripresa da angolazioni sempre interessanti e punti di vista che renderanno più semplice l'interpretazione. Giochi di sguardi, simbolismi, eccesso, perversione, fino alla necrofilia e al cannibalismo si evolvono in una pellicola che matura sempre di più durante la prima parte fino ad esplodere definitivamente nel finale.
La bellezza ha ovviamente il ruolo principale, mettendo in evidenza la follia e l'ossessione a cui porta la ricerca della perfezione, in un mondo dove i veri valori vengono messi da parte da quelle che sono le apparenze, senza poter sfuggire al mutamento che certi ambienti possono portare.
Insomma, Refn ha fatto nuovamente colpo, ci ha nuovamente divisi, ma la parte che ha apprezzato il suo nuovo film è uscita decisamente entusiasta e shockata dalla sala.
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(di gianlucaghetti)
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no_data
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giovedì 9 giugno 2016
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un passo indietro
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Per alcuni aspetti The Neon Demon rimanda a Fear X ma è sul piano meramente qualitativo che il nuovo film di Refn appare un passo indietro, specie se si prende in considerazione quale sia l'equilibrio perfetto tra immagine/scrittura e la capacità di eludere ogni prevedibilità attraverso scarti narrativi che si apprezzano in Bronson, Drive e in Only God Forgives. Mal consigliato nel lavoro alla sceneggiatura, Refn non ha raggiunto qui quella nitidezza di idee, e quell'esattezza del rapporto fra tempi/contenuto che è prerogativa del grande cinema; per il respiro imposto alla narrazione e senza una sintassi di ferro, 110 minuti (il film più lungo del regista) appaiono davvero troppi. L'errore sorprendente, forse il solo davvero importante ma capace di provocare al centro del film una torsione dalla quale il lavoro si riprende solo andando verso la conclusione, sta nella scelta di Keanu Reeves: un attore-icona che, anche se apparisse in solo due fotogrammi, sarebbe capace di riempire di sé lo schermo per un quarto d'ora avrebbe meritato, infatti, la parte del fotografo, conteso da ogni modella, aggiungendo così un carico sulla bilancia dei segni del potere e del desiderio ben più sostanziale rispetto a quello che apporta Harrington.
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Per alcuni aspetti The Neon Demon rimanda a Fear X ma è sul piano meramente qualitativo che il nuovo film di Refn appare un passo indietro, specie se si prende in considerazione quale sia l'equilibrio perfetto tra immagine/scrittura e la capacità di eludere ogni prevedibilità attraverso scarti narrativi che si apprezzano in Bronson, Drive e in Only God Forgives. Mal consigliato nel lavoro alla sceneggiatura, Refn non ha raggiunto qui quella nitidezza di idee, e quell'esattezza del rapporto fra tempi/contenuto che è prerogativa del grande cinema; per il respiro imposto alla narrazione e senza una sintassi di ferro, 110 minuti (il film più lungo del regista) appaiono davvero troppi. L'errore sorprendente, forse il solo davvero importante ma capace di provocare al centro del film una torsione dalla quale il lavoro si riprende solo andando verso la conclusione, sta nella scelta di Keanu Reeves: un attore-icona che, anche se apparisse in solo due fotogrammi, sarebbe capace di riempire di sé lo schermo per un quarto d'ora avrebbe meritato, infatti, la parte del fotografo, conteso da ogni modella, aggiungendo così un carico sulla bilancia dei segni del potere e del desiderio ben più sostanziale rispetto a quello che apporta Harrington. Del resto s'impone meglio all'attenzione dello spettatore una voce inquisitoria che sentenzia dietro la grata del portierato che Reeves ripreso più per dovere che per necessità drammatica durante il colloquio con Dean (Karl Glusman) sul quale invece, ed a ragione, continua ad indugiare la mdp; e dire che in Only God Forgives per schizzare i tratti dello stupratore (tale è anche Hank) bastano il viso e le inquadrature giuste che danno abbrivio azione. Come anche sono sufficienti in The Neon Demon le urla che Jesse ascolta provenire nella stanza accanto in una delle sequenze meglio montate del film: la dissolvenza su un'immagine rarefatta e al tempo stesso capace di evocare suggestioni primordiali, ottenuta con un gesto plastico sulla silhouette accesa attraverso le foglie della carta da parati. Ed è in luoghi come questo che si riconosce il talento di Refn. Terminata la proiezione, infatti, ben più che il disegno generale si trattengono momenti dell'azione inscritti nella rigogliosa, raggelante, fotografia della Braier e, al tempo stesso, capaci di essere cinema: l'apice della festa che è video-istallazione ed epifania per la protagonista, l'apparizione del felino nella stanza, la sfilata di moda sostituita con la contemplazione solipsistica di Jesse che inventa altre se stessa nella rifrazione prismatica delle geometrie di un flash, le sequenze tanatoprassiche, quelle necrofiliache e poi cannibaliche. E spetta ancora una volta a Cliff Martinez intessere una fitta maglia sonora talmente suggestiva da soffrire solo laddove l'immagine non le si accordi nel significato con precisione millimetrica. Cercare i rimandi cinematografici è gioco facile in un soggetto come questo e, con una vertigine, si può andare da Blow-Up a La morte ti fa bella, da Crash a The Canyons. Eppure restano salienti i tratti del linguaggio di Refn. A differenza del cinema di Lynch, ad esempio, qui non si assiste ad uno svuotamento della tensione teleologica perché il cinema del regista danese, negli esiti più felici, continua a trarre alimento dall'orizzonte finalistico della trama; ed è anche per questa ragione che un'accorta disposizione degli elementi narrativi appare quanto mai necessaria.
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khaleb83
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giovedì 9 giugno 2016
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un magnifico gioco di specchi
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Refn è un provocatore, e per questo attira critiche e controversie come pochi. Ma prima che un provocatore è un regista, e quindi bisogna parlare dei suoi film per valutarli, non di quel che vi aleggia attorno.
Tanto per cominciare classificare The Neon Demon come un film dell'orrore è a dir poco sbagliato, per quanto la pellicola giochi molto con le atmosfere che ne sono tipiche; ma è stupido ricadere nella collocazione tradizionale dei generi per un film che dai generi esula. Se proprio si volesse badare alla trama si dovrebbe parlare di thriller grottesco, ma in generale il film è una riflessione a cuore aperto sul rapporto tra etica ed estetica, che mette in gioco prospettive contrapposte evidenziando tuttavia la posizione in merito di Refn.
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Refn è un provocatore, e per questo attira critiche e controversie come pochi. Ma prima che un provocatore è un regista, e quindi bisogna parlare dei suoi film per valutarli, non di quel che vi aleggia attorno.
Tanto per cominciare classificare The Neon Demon come un film dell'orrore è a dir poco sbagliato, per quanto la pellicola giochi molto con le atmosfere che ne sono tipiche; ma è stupido ricadere nella collocazione tradizionale dei generi per un film che dai generi esula. Se proprio si volesse badare alla trama si dovrebbe parlare di thriller grottesco, ma in generale il film è una riflessione a cuore aperto sul rapporto tra etica ed estetica, che mette in gioco prospettive contrapposte evidenziando tuttavia la posizione in merito di Refn. In molti hanno parlato di vuota estetica; al contrario ritengo che, per usare un'espressione rubata, sia "piena estetica"; non c'è una singola inquadratura, un singolo gioco di luci o di specchi (sapientemente, elemento ricorrente nel film usato sia per rendere le scene intriganti, sia per il suo valore simbolico) che non sia prettamente funzionale al racconto. Non puoi presentare un lavoro che tratti di estetica (soprattutto con le peculiari prospettive di Refn, che fa anche un lavoro di autocritica esponendo la sua personalissima soluzione per bocca di alcuni personaggi) senza curare l'estetica del tuo film, in positivo o in negativo.
La recitazione è più che buona, anche se non è il punto focale del film per la maggior parte delle scene (uno dei peggiori attori di grande fama al mondo, Reeves, è nel cast e non stona, per capirci). La fotografia è magnifica, soprattutto ancora una volta funzionale alla storia, patinata perché così è il racconto. La sceneggiatura regge, riuscendo anche ad avere una certa gradualità che solitamente è difficile ottenere in lavori del genere, anche se rimangono un paio di scene che usciti dal cinema - anche dopo il paio d'ore abbondante che un film del genere richiede per essere metabolizzato - continuano a rimanere poco chiare. E' fuor di dubbio che, qui e là, Refn si diverta a provocare; ma non è mai una provocazione gratuita, se non per un occhio superficiale. Come l'estetica quasi eccessiva del film, si tratta di qualcosa di costantemente mirato al messaggio di fondo, di funzionale al film stesso; che si tratti di erotismo, necrofilia o crudezza, lo spettatore è disturbato. Superficialmente dalla composizione della scena, in profondità dal suo significato.
In calce, la polemica sul maschilismo del film è seconda per sterilità soltanto a quella sul cartellone pubblicitario di X-Men: Apocalypse degli scorsi giorni. Sostenerla significa aver visto il film senza capire che i personaggi incarnano prospettive sulla bellezza, che non sono condannabili se non nella misura in cui lo fa la loro etica; è quello il senso del film, valutarlo dall'esterno confondendo le caratteristiche dei personaggi con la loro femminilità indica una certa impermeabilità ai contenuti. Si può accettare o non accettare la visione del mondo che ha Refn, e io certo non ho intenzione di fare la prima cosa, ma trasformarla in maschilismo indica davvero profonda superficialità o malafede. O, semplicemente, ingenuità nell'esser cascati nel suo trabocchetto.
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marzo1995
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martedì 14 giugno 2016
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arte visiva
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Il film è molto lento, sicuramente non adatto al grande pubblico, proprio a causa del suo più grande pregio: l'ossessiva ricerca in ogni inquadratura di esprimere la Bellezza. Quasi tutti i fotogrammi del film potrebbero essere esposti in mostre fotografiche, grazie a un superbo lavoro del regista (e proprio per questo le inquadrature durano svariati secondi, per permettere di cogliere la bellezza dell'immagine in ogni sua sfumatura) e anche grazie a una superba colonna sonora, azzeccatissima nel contesto. La trama è abbastanza blanda e cerca di sconvolgere ad ogni costo, risultando, specie verso la fine, eccessiva (anche se ho visto di peggio, si pensi a Salò di Pasolini). Nel complesso quest'opera (termine forse più appropriato rispetto a "film") non puo' assolutamente lasciare indiffere
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Il film è molto lento, sicuramente non adatto al grande pubblico, proprio a causa del suo più grande pregio: l'ossessiva ricerca in ogni inquadratura di esprimere la Bellezza. Quasi tutti i fotogrammi del film potrebbero essere esposti in mostre fotografiche, grazie a un superbo lavoro del regista (e proprio per questo le inquadrature durano svariati secondi, per permettere di cogliere la bellezza dell'immagine in ogni sua sfumatura) e anche grazie a una superba colonna sonora, azzeccatissima nel contesto. La trama è abbastanza blanda e cerca di sconvolgere ad ogni costo, risultando, specie verso la fine, eccessiva (anche se ho visto di peggio, si pensi a Salò di Pasolini). Nel complesso quest'opera (termine forse più appropriato rispetto a "film") non puo' assolutamente lasciare indifferenti e merita di essre visto
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venerdì 10 giugno 2016
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nwr e le oscurità della moda.
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"Morte a Videodrome. Gloria e vita alla nuova carne". La storica citazione del capolavoro firmato David Cronenberg, non è poi così errata e fuori dal proprio contesto, quanto lo farebbe pensare l'opera in questione e, sopratutto la mente dietro al tutto. Tra tossicodipendenti, guerrieri irascibili, stuntman innamorati, poliziotti in pensione - dalle metodiche discutibili - e Charles Bronson, il regista danese sembra aver scavato un tunnel che porta dritto all'inferno terreno. Un mosaico sta prendendo forma. I corpi mutano, illuminati da accecanti luci al neon.
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"Morte a Videodrome. Gloria e vita alla nuova carne". La storica citazione del capolavoro firmato David Cronenberg, non è poi così errata e fuori dal proprio contesto, quanto lo farebbe pensare l'opera in questione e, sopratutto la mente dietro al tutto. Tra tossicodipendenti, guerrieri irascibili, stuntman innamorati, poliziotti in pensione - dalle metodiche discutibili - e Charles Bronson, il regista danese sembra aver scavato un tunnel che porta dritto all'inferno terreno. Un mosaico sta prendendo forma. I corpi mutano, illuminati da accecanti luci al neon. Non c'è ordine o linearità. Tutto muta, attraverso la sconclusionatezza del caos. Ma è possibile annientare questo infinito meccanismo con un rasoio? Un semplice, singolo taglio netto. La ricerca di un qualcosa che possa essere (vagamente) definito anima non è affatto semplice, anche per Nicolas Winding Refn, spietato come non mai nei confronti della moda. Un mondo ormai usuale e - sotto molti aspetti - insensato, capace di sfruttare la figura umana per poi dimenticarla, gettandola alle proprie spalle. Un mondo che non guarda in faccia a nessuno, corrotto da una diabolica finzione che tutti definiscono chirurgia plastica, ove ognuno vaga con il solo obbiettivo di sovrapporsi all'altro. Il lato più disperato del regista danese ci sbatte, continuamente in faccia la realtà. Una realtà composta da modelle - quasi vampiresche - assettate di sangue, attratte dal piacere sessuale e carnale al punto di spingersi verso la necrofilia(*). La bellezza, o per meglio dire, l'ossessione derivata da essa, ha divorato ogni cosa, trasformandonci in creature che George A. Romero definirebbe "zombi", essere vuoti e digitalizzati dal mondo digitale che ci circonda. Lo stesso Refn pare che lo abbia ammesso, quando nell'ormai lontano 2009, abbandonò definitivamente la pellicola con 'Bronson'. Corpi impregni di una totale estasi d'apparenza. La musica elettronica di Cliff Martinez - alla sua terza collaborazione con NWR, dopo 'Drive' e 'Only God Forgives' - divampa nella mente dello spettatore, tra piaceri sessuali, chirurgici e sogni proibiti. NWR prende il controllo della protagonista, quando quest'ultima si ammira, eccitata davanti allo specchio, sfiorandosi la morbida pelle, consapevole della propria bellezza naturale. Potremmo considerare l'intera pellicola come una forte riflessione sul corpo umano, un'esaltazione della nuda carne posta al centro dell'inquadratura. 'The Neon Demon' è un immenso lago rosa fluorescente, nel quale lasciarsi annegare dalla bellezza del Cinema che, paradossalmente, si tramuta nella parte più demoniaca dell'essere umano. NWR è il vero demone (del neon), un feticismo che lo ha accompagnato sin dagli albori della propria, talentuosa carriera. Qui, però, ha preso totalmente il controllo su tutto. L'innocenza è pericolosa, così recita la tagline italiana della locandina. L'innocenza, rappresentata da Elle Fanning (Jesse), un po' Lolita e un po' Beatrice, creatura angelica; dotata di una bellezza e una bravura disarmanti, è diventata - istantaneamente - la musa di NWR, capace di inquadrarla con una tale grazia ma, allo stesso tempo, potenza. Jena Malone (Ruby), Abbey Lee (Sarah) e Bella Heathcote (Gigi), il pericolo della moda, tre grandiose interpretazioni che elevano, notevolmente, la loro figura attoriale. Presenti anche Christina Hendricks e Keanu Reeves in ruoli decisamente minori - per il secondo, un sequel/spin-off all'orizzonte?
'The Neon Demon' è questo e tanto altro, o forse, nulla di tutto ciò. Straordinario o fallimentare, geniale o cialtrone, Nicolas Winding Refn - con l'opera che ha letteralmente scosso la sessantanovesima edizione del festival di Cannes(*), nonchè la mia psiche, cinematografica e non - si riconferma essere uno dei più grandi registi contemporanei. Un artista capace di frastornare, ammaliare e, a tratti, paralizzare. Opera d'arte destinata a dividere - come alla sua prima presentazione - pubblico e critica. Ma, per quanto mi riguarda, di OPERA D'ARTE si sta trattando. Consiglio vivamente a tutti di correre in sala e lasciarvi travolgere da tale potenza cinematografica e, quantomeno tentare di evitare un flop di incassi - di questo passo - imminente. A quanto pare - dopo 'The Hateful Eight' di Q. Tarantino - abbiamo/ho il vincitore di questo 2016 cinematografico. Quando le luci si accendono, il male divampa. L'umanità danza sotto una notte stellata. Non è più una guerra tra uomo e macchina, ma tra uomo ed estetica, perché la bellezza non è tutto. È l'unica cosa. L'unica cosa che ci distruggerà dall'interno
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jonny
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sabato 22 dicembre 2018
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capolavoro immane
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La bellezza non é tutto,é l'unica cosa.
Questa é la frase chiave del film; Refn gira un film sulla Potenza della bellezza,l'importanza e l'impatto che questa ha nella nostra societá. Tutti noi diciamo che la bellezza fisica non conta e che l'importante é quello che si ha dentro,,ma in realtà non é vero, perche come dice lo stilista "se lei non fosse stata bella neanche l'avresti guardata". Refn é consapevole della Potenza della bellezza però allo stesso tempo lui condanna chi punta tutto sull'estetica perche questa è destinata a scomparire col tempo e quindi quando arriverà quel momento bisognerá non essere persone vuote dentro perché se no si finirà nel mondo della pura gelosia estetica.
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La bellezza non é tutto,é l'unica cosa.
Questa é la frase chiave del film; Refn gira un film sulla Potenza della bellezza,l'importanza e l'impatto che questa ha nella nostra societá. Tutti noi diciamo che la bellezza fisica non conta e che l'importante é quello che si ha dentro,,ma in realtà non é vero, perche come dice lo stilista "se lei non fosse stata bella neanche l'avresti guardata". Refn é consapevole della Potenza della bellezza però allo stesso tempo lui condanna chi punta tutto sull'estetica perche questa è destinata a scomparire col tempo e quindi quando arriverà quel momento bisognerá non essere persone vuote dentro perché se no si finirà nel mondo della pura gelosia estetica.
La prima scena riassume già gran parte del film, Jesse sdraiata su un divano morta col sangue che gli cola dal colla(ovviamente é tutto finto,é un set fotografico),qui Refn abbina due cose che di solito nella società sono l'opposto l'una dell'altra,ovvero morte e bellezza,in una sola e bellissima scena ci descrive come le modelle siano tutte bellissime ma morte dentro.
Dopo questa descrizione generale del film,posso incominciare a descrivere la trama:
In questa Los Angeles buia,alienante e disabitata avviene la storia di Jesse, (ragazza di sedici proveniente da un piccolo paese in Georgia), che vorrebbe fare la modella. Durante un set fotografico incontra Ruby, giovane truccatrice con cui fa amicizia e che subito dopo la inviterà ad un party,dove incontrerá Sarah e Gigi,due modelle amiche di Ruby.
Questa è la trama senza entrare troppo nei dettagli.
Dalla prima parte del film si può capire come lei possieda la pura,giovane e vera(Non finta) bellezza, tutti rimangono ammaliati da lei,lo stilista,il fotografo e la ragazza dell'agenzia; però il possedere questa sua bellezza pura é un arma a doppio taglio(la bellezza é pericolosa) infatti le due modelle diventeranno ossessionate dalla sua bellezza.
una delle scene di svolta é quella della sfilata a metà film, quando a Jesse gli si presenta davanti il demone a neon ovvero un triangolo con dentro altri triangoli, questo cambia colore dal blu narcisistico diventa rosso simbolo di pericolo;dopo questa sfilata Jesse cambia da innocente sedicenne qual'era, diventa sicura di sé stessa ma soprattutto diventa consapevole di possedere la pura bellezza ovvero una bellezza superiore alle altre. La testimonianza del suo cambiamento sta nel fatto che abbandona Dean(suo pseudo-fidanzato),questo personaggio rappresenta lo spettatore ovvero l'unica persona al di fuori di quell' ambiente, ci affezioniamo a lui non per quello che é ma per quello che appare,un ragazzo innocente che con quel mondo di assetati di bellezza non c'entra niente.
Il film nel finale lascia spazio al genere da cui attinge refn ovvero l'horror anche se questo film é molto di più di che un semplice film di genere.
Tutto il film trasuda bellezza dalla fotografia inarrivabile ma anche alcune scene complicate da gestire diventano bellezza,per esempio la scena in cui Ruby fa sesso con un morto(necrofilia)diventa un gesto indispensabile e naturale,bisogna andare al di lá del gesto in sé(e poi si ricollega all'inizio del film in cui abbina bellezza e morte).
La colonna sonora di Cliff Martinez é perfetta e fa da unione a tutti gli elementi del film.
Non parlerò del finale del film ma l'unica cosa che voglio dire è che la bellezza nella nostra società apre moltissime porte però allo stesso tempo é pericolosa e può portare alla morte se questa bellezza non viene mescolata a qualcos'altro, Jesse dice nel film"io non so fare niente,non ho talenti,però sono bella e posso guadagnarci su questo" ed é qui che sbaglia la ragazza perché invece doveva andare al di lá della sua bellezza cercare una passione,un qualcosa che le piaccia fare,perche alla fine proprio quella sua bellezza la trasformerà in un manichino vuoto e subito dopo la porterà alla morte.
Refn dedica questo capolavoro allegorico alla sua bellissima moglie Liv,ed aggiunge che non capiva mai perché la gente si voltasse quando lei passava per la strada, poi un giorno capì quanto potente sia la bellezza.
GENIO REFN
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francesco2
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venerdì 15 luglio 2016
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icone congelate nella plastica
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Jesse è come il protagonista di "Drive": è eterea, seppure in un senso completamente diverso;
Al tassista del film citato, probabilmente, nessuno avrebbe voluto assomigliare. E' solo, ai
margini, tanto che alla fine sceglie la strada -anche letteralmente, forse- di un "non eroe "solo. ,
Jesse, invece, è un 'eroina, un fascio di luce (auto?) condannato(si?) ad essere visto.
Il titolo stesso potrebbe suscitare ulteriori riflessioni. Il demoniaco "fascio di luce" -perché un
neon, alla fine, non è che questo- potrebbe non essere SOLO il "sole ingannatore"
rappresentato dal mondo dello spettacolo.
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Jesse è come il protagonista di "Drive": è eterea, seppure in un senso completamente diverso;
Al tassista del film citato, probabilmente, nessuno avrebbe voluto assomigliare. E' solo, ai
margini, tanto che alla fine sceglie la strada -anche letteralmente, forse- di un "non eroe "solo. ,
Jesse, invece, è un 'eroina, un fascio di luce (auto?) condannato(si?) ad essere visto.
Il titolo stesso potrebbe suscitare ulteriori riflessioni. Il demoniaco "fascio di luce" -perché un
neon, alla fine, non è che questo- potrebbe non essere SOLO il "sole ingannatore"
rappresentato dal mondo dello spettacolo. In questo caso, Refn nulla aggiungerebbe,
tanto per fare un esempio, al lynchiano "Mudholland Drive", cui maliziosamente -?- sembra
avere qua e là attinto. Un potenziale neon è anche la luna, prima in assoluto ad avere ispirato i
sogni della giovanissima protagonista. Sempre che la sua sia stata una luce ammaliatrice, e non
uno dei presagi che nel film non mancano: si pensi alla scena iniziale, un anticipo di quello ch
avverrà alla fine, ma anche al felino che anticipa la nuova dimensione, esplicitata
nel finale, ferina e selvaggia come anche i movimenti -oltre che il comportamento- del
personaggio interpretato da Reeves, ma al contempo vogliosa di costruire quella plastica
perfezione per cui la "nuova arrivata" sembra il modello.
Ma un altra luce(tta?), potenzialmente demoniaca, potrebbe essere persino la protagonista
stessa: per i tre quarti del film rappresenta l'innocenza, ma poi le parole della madre -rivelate
da lei stessa-, potrebbero farcela vedere sotto una luce -appunto- differente. Né sulla suddetta
ingenuità si deve nutrire assoluta sicurezza: come interpretare quella bellissima scena in cui,
avvolta da una musica seducente, cambia look ma anche trucco e sguardo . E ' un sogno, un
cambiamento impostole, o non è un altro aspetto del suo carattere che non ci era stato
rivelato?
Allora, oltre che chiedersi se Refn non abbia copiato quello o quest'altro, dovremmo forse
domandarci se Jesse non sia un'altro personaggio solo ed iconico, che all'inizio, ma solo li,
sembra destinato ad una sorte migliore. Tornando ai presagi, del resto, non si potrebbe
ipotizzare che la solitudine iniziale del personaggio di "Drive" anticipi quella finale?
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onufrio
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sabato 16 febbraio 2019
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bella da morire
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The Neon Demon è una gioia visiva, un'esplosione di colori ed immagini tecnicamente perfette e ben studiate, trucco, fotografia, luci e riprese confezionano un opera patinata di perfezione assoluta. Certo, se ci si sofferma sulla trama, la sceneggiatura è molto scarna e poco curata, tante scene con poco senso, o più che altro con vari sensi d'interpretazione per lo spettatore, ma il regista stesso rimane abbagliato dalla bellezza primordiale della protagonista e tutto scorre via in una sorta di clima ovattato, un sogno (o meglio, un incubo) che in certi immagini lo avvicina ad alcune opere di Lynch.
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biso 93
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giovedì 16 giugno 2016
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scioccante e spocchioso
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N.W REFN si dimostra un autore molto interessante, continuando quel tipo di cinema che aveva proposto con Solo Dio Perdona. Dove pero' quest'ultimo peccava di una trama eccessivamente banale, composta di messaggi e contesti difficili da interpretare e soprattutto cogliere, The Neon Demon invece trasmette i suoi concetti in modo diretto e arrogante, sfruttando a pieno le immagini ultra ricercate, i colori e le musiche di Cliff Martinez. Dove in Solo Dio Perdona mi sono messo a ridere, in The Neon Demon mi sono schifato, scioccato e posto molti interrogativi. Un film provocatorio senza dubbio. Pero' bisogna ammettere che in ogni caso, i film devono intrattenere, qualunque sia la loro natura, autoriale o commerciale.
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N.W REFN si dimostra un autore molto interessante, continuando quel tipo di cinema che aveva proposto con Solo Dio Perdona. Dove pero' quest'ultimo peccava di una trama eccessivamente banale, composta di messaggi e contesti difficili da interpretare e soprattutto cogliere, The Neon Demon invece trasmette i suoi concetti in modo diretto e arrogante, sfruttando a pieno le immagini ultra ricercate, i colori e le musiche di Cliff Martinez. Dove in Solo Dio Perdona mi sono messo a ridere, in The Neon Demon mi sono schifato, scioccato e posto molti interrogativi. Un film provocatorio senza dubbio. Pero' bisogna ammettere che in ogni caso, i film devono intrattenere, qualunque sia la loro natura, autoriale o commerciale. Sotto questo punto di vista il film intrattiene solo x una 40 di minuti. La recitazione del cast e' stata di alto livello da parte di tutti, specialmente dalla giovane Elle Fanning, strepitosa e perfetta in questo ruolo. Menzione speciale anche per il resto del cast perfettamente in parte. Sono uscito un po scioccato dalla sala, consapevole comunque di aver visto qualcosa di poco ordinario ma che a parer mio raggiunge il suo obbiettivo. Consigliato solo per pochi intenditori e masochisti cinefili.
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flyanto
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lunedì 13 giugno 2016
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quanto è dura e crudele la competizione
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Ogni qual volta che esce nelle sale cinematografiche un'opera di Nicolas Winding Refn si solleva subito un gran parlare o, comunque, della polemica per l'originalità e la spregiudicatezza del suo modo di fare cinema. E puntualmente così è avvenuto quest'anno all'ultimo Festival del Cinema a Cannes con la presentazione del suo ultimo film "The Neon Demon". Ambientato nel mondo spietato della moda e delle modelle, la storia racconta di una sedicenne (Elle Fanning) la quale ha lasciato la sua città natale nella Georgia (non si sa se sia fuggita da casa o se i genitori siano morti) per recarsi a Los Angeles ed intraprendere, grazie all'aiuto iniziale di un amico fotografo, la carriera di modella.
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Ogni qual volta che esce nelle sale cinematografiche un'opera di Nicolas Winding Refn si solleva subito un gran parlare o, comunque, della polemica per l'originalità e la spregiudicatezza del suo modo di fare cinema. E puntualmente così è avvenuto quest'anno all'ultimo Festival del Cinema a Cannes con la presentazione del suo ultimo film "The Neon Demon". Ambientato nel mondo spietato della moda e delle modelle, la storia racconta di una sedicenne (Elle Fanning) la quale ha lasciato la sua città natale nella Georgia (non si sa se sia fuggita da casa o se i genitori siano morti) per recarsi a Los Angeles ed intraprendere, grazie all'aiuto iniziale di un amico fotografo, la carriera di modella. Alloggiando in uno squallido e poco raccomandabile motel gestito da un losco individuo (un insolito Keanu Reeves), la ragazza intuisce subito che tutto non è così positivo e luccicante come si era immaginata ma, incontrando nei vari casting il plauso di coloro che di volta in volta la esaminano, la protagonista ha tutte le carte in regola per iniziare una carriera ai più alti livelli. Gli addetti del settore, infatti, intuiscono ed intravvedono in lei una nuova "musa" ed una nuova icona sia per la sua bellezza che per la sua aura particolare di naturale innocenza. Ma ciò suscita nell'ambiente, e precisamente tra le altre sue belle ma un poco più "anziane" di lei colleghe modelle, molta invidia a tal punto che quest'ultime si adopereranno in ogni modo per eliminarla definitivamente dalle scene....
Sicuramente la trama non presenta nulla di originale rispetto ad altri films del genere ambientati nel mondo della moda od in altro contesto in cui si verifica dell' accesa rivalità, ma quello che costituisce e lo rende una pellicola a sè è il modo particolare e proprio di Winding Refn di girare la vicenda. Il regista danese, noto per la sua predilezione verso un'estetica eccessiva ed una certa propensione a girare immagini crude in quanto amante dei films horror o, per lo meno, spietati, in "The Neon Demon" confluisce tutte queste sue caratteristiche portandole però all'eccesso estremo. Il tema della rivalità, dell'invidia, della superficialità e della natura effimera della professione di modella (un mondo dove a 20/21 anni si è già considerati vecchi), viene rappresentato attraverso immagini patinate, da video-clip e con personaggi primari e non di una bellezza sconcertante. A ciò, ripeto, si uniscono le riprese violente e crude, proprie quasi delle pellicole "splatter", dove trionfa lo sgorgare copioso del sangue e dove le uccisioni traumatiche nelle più svariate versioni imperano. Ma poichè il modo di girare i films di Winding Refn è tale, lo spettatore può già immaginarsi cosa aspettarsi e non rimanerne violentemente colpito o traumaticamente sorpreso e, se lo apprezza, non esserne del tutto deluso. Cliff Martinez firma, inoltre, la psichedelica e ben ritmata colonna sonora che, come quella composta dal dj francese Kavinsky e scelta da Winding Refn per il suo precedente "Drive", risulta ancora una volta una scelta molto raffinata, originale ed assai suggestiva.
Insomma, consigliabile agli estimatori di NWR come a lui, molto particolarmente, piace firmarsi sugli schermi cinematografici.
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