felicity
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domenica 16 luglio 2023
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sull'' importanza del coraggio
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Il drago invisibile difficilmente potrà far presa su spettatori adulti, il remake di Lowery può contare comunque su qualche asso nella manica: primo fra tutti proprio lui, Elliott. Sarà per i progressi della computer graphica, sarà per il suo aspetto da affettuoso ‘cucciolone', ma Elliott è la vera arma vincente del film.
Nella sua apologia della capacità di adottare uno sguardo innocente per poter cogliere la meraviglia del mondo attorno a noi, Il drago invisibile si propone come un film spielberghiano fin nel midollo, senza però mai raggiungere i livelli di emozione e di empatia dei cult del regista statunitense. E per quanto la pellicola di Lowery assolva la sua funzione primaria e ci regali un draghetto che si fa amare dal primo istante, la colonna sonora fastidiosamente enfatica e gli eccessi di sentimentalismo del finale compromettono in parte l'esito complessivo.
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Il drago invisibile difficilmente potrà far presa su spettatori adulti, il remake di Lowery può contare comunque su qualche asso nella manica: primo fra tutti proprio lui, Elliott. Sarà per i progressi della computer graphica, sarà per il suo aspetto da affettuoso ‘cucciolone', ma Elliott è la vera arma vincente del film.
Nella sua apologia della capacità di adottare uno sguardo innocente per poter cogliere la meraviglia del mondo attorno a noi, Il drago invisibile si propone come un film spielberghiano fin nel midollo, senza però mai raggiungere i livelli di emozione e di empatia dei cult del regista statunitense. E per quanto la pellicola di Lowery assolva la sua funzione primaria e ci regali un draghetto che si fa amare dal primo istante, la colonna sonora fastidiosamente enfatica e gli eccessi di sentimentalismo del finale compromettono in parte l'esito complessivo.
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elgatoloco
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mercoledì 27 dicembre 2017
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la leggenda rivive
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"Pete's Dragon"di David Lowery(2016)rielabora criticamente(ossia facendo un'operazione di découpage e di rimontaggio) un bel cartoon di quarant'anni fa: l'operazione riesce grazie allìintelligenza"senisbile"del regista che è anche co-sceneggiatore e alla capacità di far rivevere in 3D(uno dei pochi film recenti in cui l'uso del 3 D come tecnica riesca ad avere un senso anche poetico), dove l'evocazione di una credenza-leggenda(qui narrata dal nonno, il grande Roberti Redford, pienamente aderente alla storia narrata, completamente contestualizzato nella stessa)riesce a darci la riscoperta del sogno fantastico, che al tempo stesso ha precisi significati(il far superare gradulamente al bambino , tramite"rielaborazione del lutto", la morte tragica dei genitori.
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"Pete's Dragon"di David Lowery(2016)rielabora criticamente(ossia facendo un'operazione di découpage e di rimontaggio) un bel cartoon di quarant'anni fa: l'operazione riesce grazie allìintelligenza"senisbile"del regista che è anche co-sceneggiatore e alla capacità di far rivevere in 3D(uno dei pochi film recenti in cui l'uso del 3 D come tecnica riesca ad avere un senso anche poetico), dove l'evocazione di una credenza-leggenda(qui narrata dal nonno, il grande Roberti Redford, pienamente aderente alla storia narrata, completamente contestualizzato nella stessa)riesce a darci la riscoperta del sogno fantastico, che al tempo stesso ha precisi significati(il far superare gradulamente al bambino , tramite"rielaborazione del lutto", la morte tragica dei genitori. Bella anche la vicenda sentimentale che si ricollega a quella principale del bambino Pete, dove il Dragon è appunto di Pete, come appunto nel titolo. Sarà anche il fascino della natura, del bosco evocatore da sempre(il romanticismo l'aveva capito fin troppo bene...)di leggende, miti, "magie", ma"Pete's Dragon"che è un film per ogni età(il vero cinema, il vero teatro, la vera letteratura valgono per ad ogni età, al di là di schematismi che parlano di arti rivolte all'infanzia o al pubblico adulto-saranno eventualmente ragioni di opportunità a dire, per ex., che"Madame Bovary"non è un romanzo adatto a chi ha compiuto appena 9 anni...ma sono argomentazioni psicologiche non estetiche a sostenerlo autorevolmente)coinvolge per l'apparire-a Pete-e lo sparire del drago , per i colori e in particolare il loro uso, per la delicatezza con cui il"segreto"viene"svelato", per vari altri motivi che qui sarebbe troppo lungo elencare. Di Redford, narratore-co/protagonista s'è detto, Bryce Dallas Howard, sua figlia nel film e coerente guardia forestale è più che mai in parte(quasi a livello di formazione del metodo Strasberg-Stanislawsky anche se non ne conosco la formazione attoriale), il bambino Oakes Fegley, che impersona Pete, è estremamente convincente, oltre teorizzazioni più o meno "forti"sulle capacità recitative-interpretative dei bambini. Un film, questo, che avvince, cattura ma al tempo stesso"convince", creando quel famoso patto tra realizzatori di un film(o di altra forma di spettacolo)e spettatori... El Gato
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mercoledì 27 dicembre 2017
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la leggenda rivive
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"Pete's Dragon"di David Lowery(2016)rielabora criticamente(ossia facendo un'operazione di découpage e di rimontaggio) un bel cartoon di quarant'anni fa: l'operazione riesce grazie allìintelligenza"senisbile"del regista che è anche co-sceneggiatore e alla capacità di far rivevere in 3D(uno dei pochi film recenti in cui l'uso del 3 D come tecnica riesca ad avere un senso anche poetico), dove l'evocazione di una credenza-leggenda(qui narrata dal nonno, il grande Roberti Redford, pienamente aderente alla storia narrata, completamente contestualizzato nella stessa)riesce a darci la riscoperta del sogno fantastico, che al tempo stesso ha precisi significati(il far superare gradulamente al bambino , tramite"rielaborazione del lutto", la morte tragica dei genitori.
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"Pete's Dragon"di David Lowery(2016)rielabora criticamente(ossia facendo un'operazione di découpage e di rimontaggio) un bel cartoon di quarant'anni fa: l'operazione riesce grazie allìintelligenza"senisbile"del regista che è anche co-sceneggiatore e alla capacità di far rivevere in 3D(uno dei pochi film recenti in cui l'uso del 3 D come tecnica riesca ad avere un senso anche poetico), dove l'evocazione di una credenza-leggenda(qui narrata dal nonno, il grande Roberti Redford, pienamente aderente alla storia narrata, completamente contestualizzato nella stessa)riesce a darci la riscoperta del sogno fantastico, che al tempo stesso ha precisi significati(il far superare gradulamente al bambino , tramite"rielaborazione del lutto", la morte tragica dei genitori. Bella anche la vicenda sentimentale che si ricollega a quella principale del bambino Pete, dove il Dragon è appunto di Pete, come appunto nel titolo. Sarà anche il fascino della natura, del bosco evocatore da sempre(il romanticismo l'aveva capito fin troppo bene...)di leggende, miti, "magie", ma"Pete's Dragon"che è un film per ogni età(il vero cinema, il vero teatro, la vera letteratura valgono per ad ogni età, al di là di schematismi che parlano di arti rivolte all'infanzia o al pubblico adulto-saranno eventualmente ragioni di opportunità a dire, per ex., che"Madame Bovary"non è un romanzo adatto a chi ha compiuto appena 9 anni...ma sono argomentazioni psicologiche non estetiche a sostenerlo autorevolmente)coinvolge per l'apparire-a Pete-e lo sparire del drago , per i colori e in particolare il loro uso, per la delicatezza con cui il"segreto"viene"svelato", per vari altri motivi che qui sarebbe troppo lungo elencare. Di Redford, narratore-co/protagonista s'è detto, Bryce Dallas Howard, sua figlia nel film e coerente guardia forestale è più che mai in parte(quasi a livello di formazione del metodo Strasberg-Stanislawsky anche se non ne conosco la formazione attoriale), il bambino Oakes Fegley, che impersona Pete, è estremamente convincente, oltre teorizzazioni più o meno "forti"sulle capacità recitative-interpretative dei bambini. Un film, questo, che avvince, cattura ma al tempo stesso"convince", creando quel famoso patto tra realizzatori di un film(o di altra forma di spettacolo)e spettatori... El Gato
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willywillywilly
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domenica 21 agosto 2016
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quando "into the wild" incontra... un drago
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Il drago invisibile è prima di tutto un film che parla di natura incontaminata e selvaggia, di istinti e libertà primordiale, di spazi aperti e di aria pulita come solo nelle immense foreste conifere del Nord America è possibile trovare.
Parla anche di fantasia, di immaginazione, di amore verso gli animali, di sogno e realtà. Si rivolge a tutti: principalmente ai piccoli che meglio di chiunque altro si immedesimeranno nelle vicende del piccolo sventurato protagonista, a cui il destino ha riservato un "incontro particolare" attraverso una grave sventura iniziale.
Ma è rivolto anche agli adulti, anzi è un esplicito invito a vedere il mondo con gli occhi ed il cuore di bambino, a non dare per scontato niente e osservare oltre le apparenze e le sicurezze della vita adulta.
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Il drago invisibile è prima di tutto un film che parla di natura incontaminata e selvaggia, di istinti e libertà primordiale, di spazi aperti e di aria pulita come solo nelle immense foreste conifere del Nord America è possibile trovare.
Parla anche di fantasia, di immaginazione, di amore verso gli animali, di sogno e realtà. Si rivolge a tutti: principalmente ai piccoli che meglio di chiunque altro si immedesimeranno nelle vicende del piccolo sventurato protagonista, a cui il destino ha riservato un "incontro particolare" attraverso una grave sventura iniziale.
Ma è rivolto anche agli adulti, anzi è un esplicito invito a vedere il mondo con gli occhi ed il cuore di bambino, a non dare per scontato niente e osservare oltre le apparenze e le sicurezze della vita adulta. E' un invito ad andare al di la di ciò che "appare" per scoprire magari una realtà immaginaria e bellissima.
Certo la storia non è originale, anzi l'incipit è abbastanza banale ed ampiamente usato nelle recenti pellicole d'animazione ( Arlo, Nemo, etc. ), e cioè la perdita dei genitori. Ma a mio parere la tragica vicenda introduttiva è rappresentata in modo magistrale, originalissima, che la rende toccante ed indimenticabile agli occhi di un osservatore sensibile.
Anche il primo contatto con la Wild forest è fantastico, sembra realmente di essere catapultati d'improvviso dentro un mondo ostile e sconosciuto, pieno di insidie per la vita stessa. In questo scenario terrificante arriva il nostro draghetto, amico dei bambini e di chi abbia un animo buono, che salva il piccolo e lo protegge per diversi anni a venire.
Nei comportamenti assomiglia più ad un gattino che ad un drago ed ha la particolare abilità di diventare invisibile e di confondersi con il paesaggio. Grazie a questa sua dote è diventato una leggenda e gli abitanti della zona lo credono esistente solo nei racconti dello stralunato vecchietto Redford.
L'equilibrio perfetto, quasi simbiotico, instaurato tra la fantastica creatura ed il cucciolo d'uomo diventato ormai un piccolo Tarzan viene rotto fragorosamente dall'azione violenta dell'uomo finalizzata al disboscamento selvaggio, che da un lato mettono in pericolo l'equilibrio dell'ecosistema e dall'altro spingono l'animale a venire allo scoperto.
Qui si apre una parte del film maggiormente votata all'azione. Abbiamo come sempre la lotta del bene contro il male ed un ovvio lieto fine che mette tutti d'accordo, buoni e cattivi, piccoli e grandi.
In conclusione il film si guarda con piacere fino alla fine, è leggero ed adatto anche ai più piccini con la supervisione di un adulto se non altro per la notevole riuscita degli effetti speciali che rendono verosimile la rappresentazione del gigantesco animale.
La storia, sebbene non originale per niente, scorre via fluida fino alla fine e se si sta cercando una piacevole e leggera evasione dalla realtà, è il film adatto a tutta la famiglia.
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elgatoloco
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domenica 16 ottobre 2016
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sulle ali della fantasia
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"Pete's Dragon", film di quest'anno, basato sul classico film animato, prodotto Disney, certo, ma particolarmente accattivante-molto commovente, sperando che anche i bambini /le bambine di oggi si commuovano vedendo la storia di Elliot, drago verde e buono, dove il regista Lowery, chiaramente, prende spunto dal cartoon di riferimento, ma realizzata la storia in maniera originale, naturalmente servendosi della tecnologia a piene mani, ma al tempo stesso riuscendo a non abusarne in alcun modo, focalizzando i momenti forti della vicenda stessa: l'incidente in cui il bambino Pete perde i genitori, la vita da"enfant sauvage"nei boschi, la scoperta da parte della civiltà prima del ragazzo, poi del drago, la sua "cattura e prigionia", poi anche la sua liberazione, con la scelta per Pete se accettare la"famiglia adottiva"o invece ri-scappare con Elliot.
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"Pete's Dragon", film di quest'anno, basato sul classico film animato, prodotto Disney, certo, ma particolarmente accattivante-molto commovente, sperando che anche i bambini /le bambine di oggi si commuovano vedendo la storia di Elliot, drago verde e buono, dove il regista Lowery, chiaramente, prende spunto dal cartoon di riferimento, ma realizzata la storia in maniera originale, naturalmente servendosi della tecnologia a piene mani, ma al tempo stesso riuscendo a non abusarne in alcun modo, focalizzando i momenti forti della vicenda stessa: l'incidente in cui il bambino Pete perde i genitori, la vita da"enfant sauvage"nei boschi, la scoperta da parte della civiltà prima del ragazzo, poi del drago, la sua "cattura e prigionia", poi anche la sua liberazione, con la scelta per Pete se accettare la"famiglia adottiva"o invece ri-scappare con Elliot. Naturalmente, anche con il consenso di Elliot, Pete sceglie la nuova famiglia: Rifiutare totalmente la"socializzazione"-"inculturazione"sarebbe politicamente"incorrect", dunque s'impone un compromesso, facilitato dalla temporanea invisibilità di Elliot stesso, capace di"celarsi"quando è il momento o comunque quando"il gioco si fa duro". Anche una sorta di film di formazione, dove però i sentimenti e quel po'di"ima au pouvoir"che ancora rimane-permane è importante esprimerlo e se non lo fa Disney(meglio i suo epigoni-successori, la casa di produzione da lui fondata), scusate chi lo fa?Lo fa, nella fattispecie, con un nonno"da urlo"come Robert Redford, qui impegnato solo come interprete, a differenza di molte sue prove degli ultimi anni, dunque dando una particolare dignità all'opera("prodotto" solo in senso letterale, quale creazione, insomma-e senza in alcun modo voler entrare nell'epica ed epocale querelle tra"opera"e"prodotto", ben consci, come siamo, di trovarci nell'epoca che Benjamin chiama "della riproducibilità tecnica"), opera che possiamo definire impropriamente"per bambini"(o ragazzi, qui poi partizioni ulteriori sono da catalogare con prudenza, anche perché dai dieci anni in poi molti giovanissimi(ma soprattutto al femminile). Film tecnicamente molto valido, ma al tempo stesso vettore eccelso di quella"riscoperta di emozioni e sentimenti"che un uso smodato di "smartphone"e altro può fortemente inibire per non dire oscurare. Interpreti particolarmente azzeccati, Redford a parte, soprattutto tra i giovanissimi/le giovanissime. Un"Elliot"non solo"di scorta"bisognebbe averlo sempre con sé. El Gato
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alex62
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domenica 20 novembre 2016
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l'essenziale è invisibile!
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Bryce Dallas Howard è una splendida attrice, potremmo paragonarla alle più talentuose rosse di Hollywood, non quelle perfette, come Rita Hayworth, nel mito (è sufficiente evocare la leggendaria “Gilda” perché ancora oggi la fantasia erotica di molti si risvegli!), ma quelle imperfette e proprio per questo non distratte dallo “specchio”. Sì, insomma si potrebbe paragonare addirittura a Katharine Hepburn, la compagna di “cento” film con Spencer Tracy, che coppia insuperabile!, ma forse solo “di convenienza” nella vita, poiché entrambi omosessuali, in un mondo ancora spietato coi “diversi”…oggi è meglio?!? Sicuramente molto è cambiato in Occidente.
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Bryce Dallas Howard è una splendida attrice, potremmo paragonarla alle più talentuose rosse di Hollywood, non quelle perfette, come Rita Hayworth, nel mito (è sufficiente evocare la leggendaria “Gilda” perché ancora oggi la fantasia erotica di molti si risvegli!), ma quelle imperfette e proprio per questo non distratte dallo “specchio”. Sì, insomma si potrebbe paragonare addirittura a Katharine Hepburn, la compagna di “cento” film con Spencer Tracy, che coppia insuperabile!, ma forse solo “di convenienza” nella vita, poiché entrambi omosessuali, in un mondo ancora spietato coi “diversi”…oggi è meglio?!? Sicuramente molto è cambiato in Occidente.
E poi quei due fenomeni “borderline” di Bette Davis e Joan Crawford, insieme nello splendido “Che fine ha fatto Baby Jane?” di Robert Aldrich, del 1962. Che pellicola strepitosa: l'atto di nascita dell'horror e l'apice del genere thriller, poco conosciuta e sottostimata. Le ho definite “borderline” perché è impossibile distinguere dove il talento naturale si divide da una tecnica raffinatissima e ossessiva. Anche la Howard è erede di quel talento talmente cospicuo da sembrare puramente naturale e talmente ingente che in un filmetto come questo appare veramente sprecato. Ci sono infatti le scene più concitate e cariche emotivamente, dove tutti gli altri attori scompaiono di fronte a questa splendida attrice, figlia d'arte, figlia cioè di Ron Howard che ricordiamo per tante regie, ma soprattutto per il personaggio di Ricky Cunningam in Happy Days.
È un film sulla scorta della “moda” ormai dilagante del drago benefico, trasfigurato da simbolo tragico della morte e del diavolo, tipico dell'Occidente, in mostriciattolo benigno e portafortuna, alla maniera dell'Estremo Oriente.
Di tutt'altro spessore la serie dei film “Dragon trainer”, splendido script basato sull'handicap e sul suo ruolo nella definizione di una società compassionevole e solidale. Tutto questo detto coi modi adeguati al pubblico dei ragazzi.
Questo invece è un film per bambini, abbastanza scipito, ma che ha un cuore verde pulsante, come quello del dragone, verde-mimetico per confondersi con l'ambiente della foresta antichissima della quale Bryce è custode innamorata.
La predazione umana non conosce limiti nemmeno nella bellezza stupefacente di una creatura sconosciuta e metafisica, così il dragone verde e peloso viene catturato e, solo grazie all'aiuto di un bambino ferino e della protagonista guardaboschi, insieme con la sua bambina, riesce a riconquistare la libertà. Anche se dovrà fuggire dalla foresta che è stata ormai violata.
La vicenda del bambino ferino è raccontata e interpetrata con grande passione ed è la parte del film veramente convincente.
C'è un desiderio profondo di riconquistare l'atavica natura ferina da parte dell'uomo iper-tecnologico del nostro tempo, e già diversi film recenti ci hanno raccontato ed evocato questo irresistibile desiderio di ritorno alle radici…
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