Pixels |
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Un film di Chris Columbus.
Con Michelle Monaghan, Peter Dinklage, Adam Sandler, Ashley Benson, Sean Bean.
continua»
Titolo originale Pixels.
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 100 min.
- USA 2015.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 29 luglio 2015.
MYMONETRO
Pixels
valutazione media:
2,31
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Aiuto, c'è un videogioco che mi insegue
di Emiliano Morreale L'Espresso
Pixels" è un film con uno spunto folgorante, ma che alla fine vale più che altro per i pensieri che indirettamente suscita. Di per sé, infatti, è poca cosa: ritmo blando, gag a volte sfocate, personaggi riciclati. Rispetto ai blockbuster in circolazione, è piuttosto una versione con effetti speciali delle commedie sui quarantenni immaturi: non a caso protagonista è Adam Sandler, che ha interpretato titoli eloquenti come "Big Daddy" o "Un weekend da bamboccioni", mentre l'unico bambino è un po'defilato. Quanto all'azione vera e propria, a conti fatti ce n'è pochina.
L'idea centrale, ispirata a un corrometraggio omonimo del 20l0, è l'uovo di Colombo: i video- giochi degli anni Ottanta ritornano oggi, come mostri alieni, per distruggere il mondo, e gli unici a poterlo salvare sono tre nerd, amici del presidente degli Usa (un idiota), che all'epoca erano dei campioni di sala giochi. Gli alieni mandano i loro messaggi di sfida attraverso icone pop, da Reagan a Madonna, da Max Headroom a "Fantasilandia".
Alla regia, peraltro, c'è uno dei nomi di punta del cinema di quegli anni: Chris Columbus, 56 anni, sceneggiatore di "Gremlins" e"I Goonies". I personaggi del film non sono dunque suoi coetanei, ma coetanei del suo pubblico di allora. E oggi, ai ricordi-immagini della propria infanzia, a conti fatti, si deve sparare, per adattarsi a un presente di videogiochi ultraviolenti che richiedono un coinvolgimento diverso della mente e del corpo. Inoltre, l'idea di rendere (minacciosamente) fisico il mondo impalpabile del digitale, trasformando il pixel in un mattoncino che si rompe, si ricompone e interagisce con il mondo,è anche un confronto con la materia di cui sono fatti i film, anch'essi oggi digitali, sequenze di numeri e non più impressionati su pellicola. Sandler, a confronto con un bambino che gioca davanti allo schermo di casa, ricorda di quando i videogiochi si svolgevano in base a schemi controllabili, e si era in tanti, in sala giochi (come a dire: al cinema) a socializzare. La sua speranza è che, se si viene chiamati a salvare il mondo sulla base delle proprie competenze da sfigato di trent'anni fa, forse il tempo che abbiamo perduto da ragazzi è servito a qualcosa.
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