alex2044
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lunedì 9 maggio 2016
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la lealtà una dote che serve a tutti
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Un inizio che può sembrare sopra le righe ma effettivamente in un' ambiente come quello della mafia russa i guanti bianchi non sono una prassi . Poi il film prende una sua forma facendo prevalere , fino alle scene finali , più la dialettica che l'azione . Non adagiandosi quindi nello strausato clichè dei film dove l'azione anche quando non è obbligatoria , diventa l'unico mezzo di espressione . Come già detto il finale è meno tranquillo ma ampiamente giustificato dallo svolgimento degli avvenimenti . Va quindi dato merito alla regista di aver tenuto la mano ferma . Evitando lo scopiazzamento dei film d'azione più alla moda .
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Un inizio che può sembrare sopra le righe ma effettivamente in un' ambiente come quello della mafia russa i guanti bianchi non sono una prassi . Poi il film prende una sua forma facendo prevalere , fino alle scene finali , più la dialettica che l'azione . Non adagiandosi quindi nello strausato clichè dei film dove l'azione anche quando non è obbligatoria , diventa l'unico mezzo di espressione . Come già detto il finale è meno tranquillo ma ampiamente giustificato dallo svolgimento degli avvenimenti . Va quindi dato merito alla regista di aver tenuto la mano ferma . Evitando lo scopiazzamento dei film d'azione più alla moda . D'altra parte la storia di Le Carrè contiene già sufficenti livelli di interesse ed anche di tensione narrativa e non necessita di artifici filmici che sarebbero stati quindi inutili . Gli attori sono bravi . Forse di più Stellan Skarsgard , nella parte del mafioso pentito che Ewan Mc Gregor in quella del professore stupito . Bravo inoltre Damian Lewis che interpreta l'agente segreto inglese , ispirandosi forse al migliore Michael Caine dando così molta credibilità al suo personaggio freddo , come deve essere un agente di sua maestà , ma solo in apparenza . Il film dunque è gradevole ed ha anche una sua morale per niente banale : la lealtà è una dote che serve a migliorare anche i peggiori criminali .
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zarar
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mercoledì 18 maggio 2016
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uno spy-thriller improbabile ma rutilante
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Sorvoliamo sulla storia, uno spy-thriller tratto da un romanzo di Le Carré, giocato tra mafia russa, servizi segreti inglesi, politici corrotti e una ignara pedina finita nel gioco suo malgrado, ma alla fine decisiva nello scioglimento della vicenda, un professore universitario di letteratura, evocativo, manco a dirlo, di Indiana Jones. Altri astuti elementi accattivanti: una grande famiglia da proteggere, con tenere gemelline orfane e un’adolescente presa da mal d’amore, una moglie dell’eroe di colore, bella e intelligente, paesaggi mozzafiato. In positivo noteremo che la storia ha linee chiarissime, contrariamente all’inutile oscurità di molti prodotti del genere, in negativo l’improbabilità quasi comica di alcuni particolari, che viola la legge non del vero, che questa non è d’obbligo, ma del verosimile.
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Sorvoliamo sulla storia, uno spy-thriller tratto da un romanzo di Le Carré, giocato tra mafia russa, servizi segreti inglesi, politici corrotti e una ignara pedina finita nel gioco suo malgrado, ma alla fine decisiva nello scioglimento della vicenda, un professore universitario di letteratura, evocativo, manco a dirlo, di Indiana Jones. Altri astuti elementi accattivanti: una grande famiglia da proteggere, con tenere gemelline orfane e un’adolescente presa da mal d’amore, una moglie dell’eroe di colore, bella e intelligente, paesaggi mozzafiato. In positivo noteremo che la storia ha linee chiarissime, contrariamente all’inutile oscurità di molti prodotti del genere, in negativo l’improbabilità quasi comica di alcuni particolari, che viola la legge non del vero, che questa non è d’obbligo, ma del verosimile. Il tema è tutt’altro che nuovo, le citazioni di ben noti film dello stesso genere infinite. Quel che mi ha personalmente conquistato in questo film, tuttavia, è la magia della macchina da presa e la qualità della fotografia: ambedue potenti, magistrali, sontuose. Fosse solo per questo, il film merita di essere visto.
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mr.magoo
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mercoledì 10 maggio 2017
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il thriller della bontà
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Non è il classico da thriller che lascia con il fiato sospeso eppure l'ho seguito ben volentieri fino alla fine.
L'atmosfera è accattivante complici ambientazioni di ottimo livello e giochi di luce curati nei dettagli.
Il cast è di prima qualità e soprattutto mcgregor ci regala un personaggio convincente.
Combattuto tra il bene e il male si affiderà al proprio istinto per fare le scelte giuste.
Il tema di fondo è infatti l'amore verso il prossimo ed il concetto profondo di giustizia.
Di grande impatto emotivo la scena iniziale in una sceneggiatura che non sempre riesce a spiccare il volo.
Non verrà ricordato come un capolavoro ma l'ho trovato ampiamente godibile.
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lo stopper
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venerdì 6 maggio 2016
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elogio della lealta'
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Servizi segreti britannici contro mafia russa, ed in mezzo un docente universitario di letteratura inglese che si trova, del tutto casualmente, a fare prima da intermediario, e poi da “protettore”, nei confronti di un boss del riciclaggio internazionale di denaro sporco, minacciato da un principe russo al vertice del potere mafioso.
Il “Nostro traditore tipo”, scritto da John Le Carre’ ed edito nel 2010, si presta bene alla trasposizione cinematografica (come del resto molti dei suoi precedenti lavori), e ne viene fuori un film gradevole e ben girato, comunque lontano dai ritmi forsennati caratterizzanti alcuni recenti lavori dello stesso genere.
Il racconto e’ abbastanza lineare e non indulge in eccessiva spettacolarita’ o sensazionali colpi di scena (forse l’unico che dovrebbe esserlo, in realta’ e’ relativamente prevedibile), ma i personaggi sono comunque interessanti e ben delineati, grazie anche alla scelta di un cast di assoluto livello internazionale.
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Servizi segreti britannici contro mafia russa, ed in mezzo un docente universitario di letteratura inglese che si trova, del tutto casualmente, a fare prima da intermediario, e poi da “protettore”, nei confronti di un boss del riciclaggio internazionale di denaro sporco, minacciato da un principe russo al vertice del potere mafioso.
Il “Nostro traditore tipo”, scritto da John Le Carre’ ed edito nel 2010, si presta bene alla trasposizione cinematografica (come del resto molti dei suoi precedenti lavori), e ne viene fuori un film gradevole e ben girato, comunque lontano dai ritmi forsennati caratterizzanti alcuni recenti lavori dello stesso genere.
Il racconto e’ abbastanza lineare e non indulge in eccessiva spettacolarita’ o sensazionali colpi di scena (forse l’unico che dovrebbe esserlo, in realta’ e’ relativamente prevedibile), ma i personaggi sono comunque interessanti e ben delineati, grazie anche alla scelta di un cast di assoluto livello internazionale. La lealta’ del professor Makepeace (un intenso Ian McGregor) e di sua moglie Gail (la bellissima Naomie Harris), contrasta con la costante ambiguita’ del boss russo Dima (un imprevedibile Stellan Skarsgard), e soprattutto con l’apparente cinismo di Hector, alto funzionario dell’MI6, interpretato da Damian Lewis. Quest’ultimo personaggio non puo’ non far pensare ad una serie di
interpretazioni affidate, qualche decina di anni or sono, all’immenso talento dell’impareggiabile Michael Caine.
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carloalberto
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venerdì 21 maggio 2021
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ottimo cast ma plot scontato ed inverosimile
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Puro film d’azione, tratto da un romanzo di Le Carrè e adattato per il cinema dallo sceneggiatore iraniano Hossein Amini, che, pur avvalendosi di un cast di ottimi attori, non va al di là del classico giallo spionistico, con tutti gli stereotipi richiesti dalla filmografia di genere, dalla contrapposizione dell’integerrimo agente dei servizi segreti, isolato e nevrotico, al politico corrotto, pieno di amici e di soldi, a quella, ormai desueta e fuori luogo, del mafioso d’onore, simpatico ed umano, al mafioso spietato, crudele e senza scrupoli. Il dramma non c’è e non basta qualche citazione di Eliot né la performance attoriale dei due protagonisti a dare un tono alto ad un prodotto che resta commerciale.
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Puro film d’azione, tratto da un romanzo di Le Carrè e adattato per il cinema dallo sceneggiatore iraniano Hossein Amini, che, pur avvalendosi di un cast di ottimi attori, non va al di là del classico giallo spionistico, con tutti gli stereotipi richiesti dalla filmografia di genere, dalla contrapposizione dell’integerrimo agente dei servizi segreti, isolato e nevrotico, al politico corrotto, pieno di amici e di soldi, a quella, ormai desueta e fuori luogo, del mafioso d’onore, simpatico ed umano, al mafioso spietato, crudele e senza scrupoli. Il dramma non c’è e non basta qualche citazione di Eliot né la performance attoriale dei due protagonisti a dare un tono alto ad un prodotto che resta commerciale. Il plot dal finale scontato, con uno sviluppo che presenta non poche lacune ed incongruenze, la regia senza fronzoli e senza aspirazioni artistiche della regista televisiva Susanna White, i personaggi appena abbozzati, che si muovono come marionette sulla scena, fanno di questo film, nonostante la presenza di Stellan Skarsgård e di Ewan McGregor nel cast, un’opera di puro intrattenimento che lambisce appena, senza approfondirlo, il tema della lealtà nell’amicizia maschile e quello della questione epocale dell’etica comportamentale dell’individuo nella moderna società di massa, afflitta dall’universale decadenza e corruzione dei costumi.
Assolutamente inverosimile, infine, che per eliminare le uniche persone che minacciano di mandare a monte un affare di miliardi di dollari, nonchè di far finire dietro le sbarre decine di criminali e di politici corrotti, la potente mafia russa invii in missione soltanto tre uomini e nemmeno tra i più svegli.
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dhany coraucci
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lunedì 16 maggio 2016
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spy story dove un amico vale più di un tesoro
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Secondo me per sceneggiare una storia tratta da un libro di Le Carrè occorre più che una laurea in lettere o in cinematografia, una in ingegneria meccanica perché le trame, sempre deliziosamente complicate, necessitano di una vera abilità tecnica per fare funzionare l'intricato meccanismo. Ecco, Hossein Amini (anche regista, tra l’altro, del pessimo I due volti di Gennaio) in questo caso si è perso dei pezzi per strada e alla fine qualcosa non torna, per non parlare poi del fatto che non si capisce chi sia questo “traditore tipo”. Ma a proposito di tipi, Stellan Skarsgard, lui sì che è un bel tipo e il suo personaggio di tatuatissimo mafioso russo con dei principi etici simili a quelli di Don Vito Corleone vale la visione del film che comunque ha un buon ritmo ed è piacevole.
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Secondo me per sceneggiare una storia tratta da un libro di Le Carrè occorre più che una laurea in lettere o in cinematografia, una in ingegneria meccanica perché le trame, sempre deliziosamente complicate, necessitano di una vera abilità tecnica per fare funzionare l'intricato meccanismo. Ecco, Hossein Amini (anche regista, tra l’altro, del pessimo I due volti di Gennaio) in questo caso si è perso dei pezzi per strada e alla fine qualcosa non torna, per non parlare poi del fatto che non si capisce chi sia questo “traditore tipo”. Ma a proposito di tipi, Stellan Skarsgard, lui sì che è un bel tipo e il suo personaggio di tatuatissimo mafioso russo con dei principi etici simili a quelli di Don Vito Corleone vale la visione del film che comunque ha un buon ritmo ed è piacevole. Meno intrigante per me la figura di Ewan Mc Gregor che interpreta un professore universitario coinvolto nella vicenda spionistica perché si fa leva proprio sul suo senso dell’onore, tuttavia il rapporto che si instaura tra i due è abbastanza inusuale per un film di questo genere e alla fine, tra l’attaccamento alla famiglia e l’amicizia, si esce fin troppo confortati.
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