noia1
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giovedì 9 novembre 2017
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godibile prodotto di qualità
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In un collegio femminile ad inverno inoltrato le allieve tornano a casa propria lasciandolo completamente vuoto, soltanto il personale di servizio e due ragazze restano. Intanto lungo una desolata strada notturna una coppia concede un passaggio ad una strana vagabonda.
Un film tutto sommato commerciale anche se fa strano a dirlo visti i suoi colleghi al giorno d’oggi, film di solito schizzati a cento all’ora e senza troppo tempo per inquadrature di almeno un secondo intero. Per questo February fa la sua figura così coraggioso nel prendersi i suoi tempi e senza preoccuparsi tanto di mantenere un’inquadratura quanto di renderla col più emblematico valore possibile, perennemente in penombra e dove la luce s’accende solo quando rifratta dalla neve.
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In un collegio femminile ad inverno inoltrato le allieve tornano a casa propria lasciandolo completamente vuoto, soltanto il personale di servizio e due ragazze restano. Intanto lungo una desolata strada notturna una coppia concede un passaggio ad una strana vagabonda.
Un film tutto sommato commerciale anche se fa strano a dirlo visti i suoi colleghi al giorno d’oggi, film di solito schizzati a cento all’ora e senza troppo tempo per inquadrature di almeno un secondo intero. Per questo February fa la sua figura così coraggioso nel prendersi i suoi tempi e senza preoccuparsi tanto di mantenere un’inquadratura quanto di renderla col più emblematico valore possibile, perennemente in penombra e dove la luce s’accende solo quando rifratta dalla neve.
Le atmosfere fanno da padrone in un’angosciosa perenne sensazione che qualcosa di terribile stia per accadere, come Bergman fosse in agguato lì da qualche parte a dare conigli. L’orrore c’è nella sua forma più straniante esplodendo in attimi spietati ed improvvisi più come pugno all’occhio ed al cuore che come sconquasso d’un’alzata di volume, l’orrore è tutto in realtà perché le scene più tremende non varrebbero senza la trama che a sua volta senza quelle esplosioni tremende avrebbe ben altro sapore. Un’opera d’arte in poche parole macchinata in ogni attimo dall’inizio alla fine acché arrivasse a quell’idea finale, un film di genere di certo e di certo senza alcuna riverenza per il pubblico. La trama ti viene incontro sì ma con un rispetto per il mezzo non da poco e con il merito particolare di aver qualcosa da trasmettere, un messaggio da dare confezionato in uno stato d’animo che quasi esce urlato dai protagonisti.
La ciliegina sulla torta sta nell’interpretazione delle tre protagoniste, Emma Roberts naturalmente mai riesce a deludere e si sa che le si può dare qualsiasi ruolo, sorprendenti sono state le due più piccole: una perennemente sul punto d’esplodere; una atteggiata al pari d’una squillo appena uscita dal bordello e l’ultima troppo mite per i toni della storia, insolitamente mite.
Insomma il perbenismo e la religione che da rifugio contro il male diventano distanza ed incomprensione dove ognuno si ritrova nel suo limbo. In questo limbo il prete si crede onnipotente; la devota servitù si sente appagata a dispetto di tutto; e – tra le indifferenti collegiali – c’è chi si ribella e chi nella generale cecità marcisce.
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tmpsvita
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venerdì 10 novembre 2017
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horror dall'atmosfera cupa e immersiva
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Distribuito in gran parte del mondo dopo ben due anni dalla sua realizzazione, questo "February", aka "The Blackcoat's Daughter", ha avuto un discreto consenso da parte della critica mentre il parere di buona parte del pubblico è piuttosto discordante, tra chi lo considera uno dei migliori horror degli ultimi anni e chi invece lo reputa mediocre.
Per questo motivo le mie aspettative non erano particolarmente alte ma diciamo che, dopo averlo visto, posso ritenermi soddisfatto benché il film risenta di qualche problema.
Ciò che meno mi ha convinto sono i dialoghi: non sempre ben curati e spesso prevedibili, inoltre anche la trama non si distingue per l'originalità.
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Distribuito in gran parte del mondo dopo ben due anni dalla sua realizzazione, questo "February", aka "The Blackcoat's Daughter", ha avuto un discreto consenso da parte della critica mentre il parere di buona parte del pubblico è piuttosto discordante, tra chi lo considera uno dei migliori horror degli ultimi anni e chi invece lo reputa mediocre.
Per questo motivo le mie aspettative non erano particolarmente alte ma diciamo che, dopo averlo visto, posso ritenermi soddisfatto benché il film risenta di qualche problema.
Ciò che meno mi ha convinto sono i dialoghi: non sempre ben curati e spesso prevedibili, inoltre anche la trama non si distingue per l'originalità.
Ma il regista, Oz Perkins, deve avere individuato questi due problemi, o per lo meno il secondo, e, per questo, ha puntato molto di più sull'atmosfera che potesse trasmettere una storia del genere. Così facendo, è riuscito a crearne una molto immersiva ed inquietante che coinvolge del tutto lo spettatore e che non ha bisogno di Jumpscare per intrattenere e spaventare; davvero un'ottima scelta per un regista che già nella sua opera prima dimostra di saper svolgere, in modo più che discreto e funzionale, il suo lavoro.
Infatti per tutta la durata della pellicola mi sono ritrovato completamente immerso nella storia che non mi ha mai annoiato, nonostante la sua lentezza.
Certo non si tratta del miglior horror del decennio ma, viste anche le sue "dimensioni ridotte" , si tratta comunque di una piccola sorpresa che consiglio agli amanti del genere.
VOTO: 7+/10
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