laurence316
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venerdì 24 agosto 2018
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forse niente di nuovo, ma raccontato benissimo
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Esordio alla regia di un lungometraggio di de la Torre, Desconocido è uno di quei film che sembra partire all’insegna della più suprema banalità, ma che invece finisce per rivelarsi, checché ne dica una buona parte della critica oltranzista, uno dei migliori thriller dell’anno, non solo spagnoli.
Certi critici non hanno ancora compreso come, talvolta, più spesso di quanto s’immagini, non sia tanto la storia a contare (che in questo caso può legittimamente ricordare diverso cinema precedente, uno fra tutti l’americano Speed), ma come viene raccontata, e nel caso del film sceneggiato da Alberto Marini è raccontata tremendamente bene.
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Esordio alla regia di un lungometraggio di de la Torre, Desconocido è uno di quei film che sembra partire all’insegna della più suprema banalità, ma che invece finisce per rivelarsi, checché ne dica una buona parte della critica oltranzista, uno dei migliori thriller dell’anno, non solo spagnoli.
Certi critici non hanno ancora compreso come, talvolta, più spesso di quanto s’immagini, non sia tanto la storia a contare (che in questo caso può legittimamente ricordare diverso cinema precedente, uno fra tutti l’americano Speed), ma come viene raccontata, e nel caso del film sceneggiato da Alberto Marini è raccontata tremendamente bene.
La sceneggiatura non perde mai un colpo, e il film che ne deriva è teso, coinvolgente, ottimamente diretto e recitato. Un meccanismo perfetto in grado di regalare un’ora e mezza di adrenalina pura. E’ capace di mantenere la suspense per l’intera sua durata (nonostante si svolga in buona parte all’interno dell’abitacolo dell’auto), di tenere, letteralmente (e per una volta tanto, non si tratta solo della solita frase fatta e vuota di contenuti), incollati alla poltrona.
Difatti, non si riuscirà a distaccare lo sguardo, tanto il film è capace di avvincere ed immergere completamente lo spettatore all’interno della storia narrata (anche e soprattutto per via della possibilità di identificazione coi vari personaggi e, se non col protagonista [che potrebbe giustamente risultare antipatico ad una fetta di pubblico], di certo coi suoi due figli).
Come diverso cinema mainstream spagnolo degli ultimi tempi, anche questo Desconocido finisce per toccare, per quanto brevemente o, se vogliamo, superficialmente, temi di critica sociale. Ma non è questa la sua vera funzione (e, pertanto, il concentrarsi di certa critica su questo punto, al fine di demolirlo, appare alquanto assurdo): il film è prima di tutto un prodotto d’intrattenimento, ed assolve alla propria primaria funzione in maniera egregia.
E presenta almeno una sequenza memorabile (la tesissima fuga dal posto di blocco della polizia, ripresa in un eccellente piano sequenza, lungo ed elaborato [che ricorda in qualche modo quello di Children of Men nel momento in cui la camera entra nell’abitacolo dell’auto, per poi anche riuscirne, senza alcun apparente stacco di montaggio]).
Assolutamente consigliata la visione in lingua originale con sottotitoli, per poter meglio apprezzare le straordinarie prove degli interpreti tra i quali, al di là del protagonista Tosar, merita una menzione speciale sicuramente Elvira Minguez, che interpreta Belén, la capa degli artificieri.
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peer gynt
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mercoledì 2 settembre 2015
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il cattivo bancario
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Ottimo film di genere, teso e spedito come un treno, capace di tenere avvinti alla poltrona dalla prima all'ultima scena. Un bancario, che ha frodato i suoi clienti con investimenti fallimentari, viene ricattato da una delle sue vittime: prigioniero assieme ai due figli della sua auto (dalla quale non può scendere, se non vuol far esplodere una bomba collegata ai sedili), il protagonista si trova preso tra due fuochi, da una parte il ricattatore che gli ordina al telefono cosa fare e dall'altra la polizia che lo insegue. Thriller con situazione apparentemente senza uscita e personaggi costretti in uno spazio ristretto, ricorda film come "Speed" con Keanu Reeves oppure "In linea con l'assassino" con Colin Farrell.
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Ottimo film di genere, teso e spedito come un treno, capace di tenere avvinti alla poltrona dalla prima all'ultima scena. Un bancario, che ha frodato i suoi clienti con investimenti fallimentari, viene ricattato da una delle sue vittime: prigioniero assieme ai due figli della sua auto (dalla quale non può scendere, se non vuol far esplodere una bomba collegata ai sedili), il protagonista si trova preso tra due fuochi, da una parte il ricattatore che gli ordina al telefono cosa fare e dall'altra la polizia che lo insegue. Thriller con situazione apparentemente senza uscita e personaggi costretti in uno spazio ristretto, ricorda film come "Speed" con Keanu Reeves oppure "In linea con l'assassino" con Colin Farrell. Ottimamente recitato, soprattutto dall'incisivo e convincente Luis Tosar, il film si fa apprezzare sia come action movie che come accusa allo squallido e cinico mondo delle banche.
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alexander tioz
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martedì 27 ottobre 2015
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la spagna si conferma regina europea nel genere
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Parliamoci chiaro: in questi anni in tutta Europa nessuno prende il cinema di genere così seriamente come gli spagnoli, capaci di far emergere registi quali Amenabar, de la Iglesia e Balaguero, solo per fare qualche nome. Numerosi sono i film che funzionano e incassano alla grande in patria, per poi venir distribuiti anche all'estero (Italia compresa). Questo film conferma la linea produttiva, e ne conferma anche la qualità.
Pienamente immerso nel mondo attuale, in particolare sullo sfondo della crisi economica mondiale, a La Coruna un manager bancario di nome Carlos (un intenso Luis Tosel) una mattina qualsiasi carica i due figli in auto e si appresta ad accompagnarli a scuola, per poi recarsi al lavoro.
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Parliamoci chiaro: in questi anni in tutta Europa nessuno prende il cinema di genere così seriamente come gli spagnoli, capaci di far emergere registi quali Amenabar, de la Iglesia e Balaguero, solo per fare qualche nome. Numerosi sono i film che funzionano e incassano alla grande in patria, per poi venir distribuiti anche all'estero (Italia compresa). Questo film conferma la linea produttiva, e ne conferma anche la qualità.
Pienamente immerso nel mondo attuale, in particolare sullo sfondo della crisi economica mondiale, a La Coruna un manager bancario di nome Carlos (un intenso Luis Tosel) una mattina qualsiasi carica i due figli in auto e si appresta ad accompagnarli a scuola, per poi recarsi al lavoro. Viene però contattato sul cellulare da un numero sconosciuto (el desconocido del titolo), che li informa che sotto i sedili dell'auto c'è una bomba pronta ad esplodere al suo comando, e che se i tre vorranno salvarsi, Carlos dev'essere disposto a perdere in una giornata tutto ciò che ha.
Il film è un thriller tesissimo dal ritmo che cresce costantemente, parzialmente claustrofobico (il protagonista rimane all'interno della propria automobile per praticamente tutti i 90 minuti), ma senza rinunciare ad inseguimenti da fiato sospeso, ottenendo così il giusto equilibrio tra tensione ed azione, tenendo lo spettatore incollato alla poltrona. Grande prova attoriale di Luis Tosel, che dopo Cella 211 si conferma uno degli interpreti più bravi di Spagna, capace di reggere il film quasi da solo. Regia e montaggio ottimi e fotografia che ci sorprende, ingrigendo il cliché del territorio ispanico costantemente soleggiato. Tra le righe, neanche troppo velata, la critica al sistema bancario senza scrupoli per la dignità umana. Unica nota da rivedere, il finale: la sceneggiatura rimane solida, feroce e reale per tutto l'arco narrativo, ma si perde clamorosamente nell'epilogo fin troppo buono e consolatorio.
Presentato come film d'apertura alle Giornate degli autori (fatto curioso: il main sponsor è BNL) a Venezia72, sancisce l'esordio convincente della nuova promessa del cinema spagnolo: Dani de la Torre.
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riccardo tavani
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venerdì 25 novembre 2016
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se uno sconosciuto chiama butta via il cellulare
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Lo sconosciuto di Dani de la Torre combina insieme il genere action movie con una bruciante tematica d’attualità. Il titolo si riferisce a una molto comune esperienza quotidiana: la chiamata al cellulare di un numero sconosciuto. Solo che questa volta a chiamare Carlos, il protagonista, è uno sconosciuto che gli ha piazzato una bomba sotto i sedili dell’auto. Carlos è il direttore di una filiale bancaria, sta accompagnando a scuola la figlia e il figlio, seduti sui sedili posteriori. Lo sconosciuto lo informa che la bomba s’innesca ed esplode appena uno di loro si alzerà dal suo sedile e che lui controlla tutto in remoto tramite il suo cellulare.
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Lo sconosciuto di Dani de la Torre combina insieme il genere action movie con una bruciante tematica d’attualità. Il titolo si riferisce a una molto comune esperienza quotidiana: la chiamata al cellulare di un numero sconosciuto. Solo che questa volta a chiamare Carlos, il protagonista, è uno sconosciuto che gli ha piazzato una bomba sotto i sedili dell’auto. Carlos è il direttore di una filiale bancaria, sta accompagnando a scuola la figlia e il figlio, seduti sui sedili posteriori. Lo sconosciuto lo informa che la bomba s’innesca ed esplode appena uno di loro si alzerà dal suo sedile e che lui controlla tutto in remoto tramite il suo cellulare. Se Carlos vuole evitare l’esplosione, deve immediatamente versare su un conto scritto in un foglio lasciato all’interno dell’abitacolo la bella cifra di 488.000 €, di cui 67.000 en metálico, ossia in contanti.
La storia del cinema è ricca di film al cardiopalma fondati su questo meccanismo d’innesco esplosivo a tempo. Qui è magistralmente giocato anche l’altro ingrediente indispensabile a questo tipo di vicenda, ossia il fatto che la situazione si complica per il protagonista fino alla follia. Anzi, qui è lo spettatore stesso che si sente schiacciato – fino quasi a esplodere egli stesso – dentro la pressione crescente cui è sottoposto Carlos. Questo film, però, mette in gioco un’importante novità nel genere: ci sentiamo schiacciati sulla sedia non tanto per un’immedesimazione empatica con il protagonista, ma perché tutta la vicenda è un vero de te fabula narratur.
Carlos è il direttore della filiale di una banca che ha venduto titoli tossici ai suoi clienti, rovinandone molti e spingendone alcuni anche al suicidio. Il ricattatore è un ingegnere chimico derubato fino all’ultimo centesimo con la giovane moglie, gettatasi giù da una finestra. È una realtà drammatica del nostro presente non solo in Europa ma in tutto l’Occidente. La bomba a tempo innescata non è tanto sotto i sedili dell’auto di Carlos, quanto sotto le colonne stesse della nostra intera civiltà. C’è una scena magistrale, quando l’auto, con a bordo Carlos e il suo ricattatore, finisce sulla banchina di un molo portuario, in mezzo a una folla spensierata, appena scesa da un transatlantico, mentre il timer dell’innesco esplosivo precipita vertiginosamente verso lo zero. Quella gente siamo tutti noi – in questo preciso istante.
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guidobaldo maria riccardelli
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domenica 22 gennaio 2017
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logiche finanziarie e sue conseguenze
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Thriller adrenalinico e ben costruito, segna l'esordio alla regia del galiziano Dani de la Torre, debutto certamente promettente e riuscito.
Un soggetto adeguatamente originale sostiene una sceneggiatura solida, coerente e senza troppe forzature; il ritmo, pur mantenendosi piuttosto sostenuto, vede la parte conclusiva come quella probabilmente meno agile, rischiando di incagliarsi in un paio d'occasioni. Nonostante ciò, si porta a compimento l'opera senza troppi patemi, in un finale buono anche se troppo sbrigativo.
Molto buono anche il cast, dove emergono un Luis Tosar capace di tradurre l'aspetto sfaccettato e multiforme del protagonista Carlos ed un'Elvira Mínguez a suo agio nelle vesti di una delle caratterizzazioni migliori della pellicola.
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Thriller adrenalinico e ben costruito, segna l'esordio alla regia del galiziano Dani de la Torre, debutto certamente promettente e riuscito.
Un soggetto adeguatamente originale sostiene una sceneggiatura solida, coerente e senza troppe forzature; il ritmo, pur mantenendosi piuttosto sostenuto, vede la parte conclusiva come quella probabilmente meno agile, rischiando di incagliarsi in un paio d'occasioni. Nonostante ciò, si porta a compimento l'opera senza troppi patemi, in un finale buono anche se troppo sbrigativo.
Molto buono anche il cast, dove emergono un Luis Tosar capace di tradurre l'aspetto sfaccettato e multiforme del protagonista Carlos ed un'Elvira Mínguez a suo agio nelle vesti di una delle caratterizzazioni migliori della pellicola.
Pur non strabiliando, si caratterizza come opera di genere curata e senza eccessi, meritevole senz'altro di attenzione.
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