mauro lanari
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venerdì 22 luglio 2016
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oltre "room", "memento", soderbergh
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Con "Room" Abrahamson ha scelto di restar'incantato all'"I love your wall/I love you all" del suo precedente "Frank" (2014). "Un film non commuov'il mondo senza motivo." Vero; forse bast'ispirarsi al caso Fritzl s'un'incestuosa pedofilia reiterata ed edulcorarlo eliminandon'entrambi gl'elementi perturbanti: "Old Nick" è estraneo alla famiglia di Joy e l'ha rapita per stuprarl'a 17 anni. Il cattivone non è "uno di di noi", per difendersi da lui è sufficiente non essere troppo gentili e disponibili cogli sconosciuti e il casaling'abuso sessuale sui minori affonda di nuovo nei recessi della tabuizzazione sociale.
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Con "Room" Abrahamson ha scelto di restar'incantato all'"I love your wall/I love you all" del suo precedente "Frank" (2014). "Un film non commuov'il mondo senza motivo." Vero; forse bast'ispirarsi al caso Fritzl s'un'incestuosa pedofilia reiterata ed edulcorarlo eliminandon'entrambi gl'elementi perturbanti: "Old Nick" è estraneo alla famiglia di Joy e l'ha rapita per stuprarl'a 17 anni. Il cattivone non è "uno di di noi", per difendersi da lui è sufficiente non essere troppo gentili e disponibili cogli sconosciuti e il casaling'abuso sessuale sui minori affonda di nuovo nei recessi della tabuizzazione sociale. Furbata del marketing cinematografico e mediatico. "A cowardly movie about brave people" (Matthew Lickona, "San Diego Reader", voto 1/5). Controprova: "Exposed", sempre del 2016, esordio del regista Gee Malik Linton aka Declan Dale, os'affrontar'i temi proibit'in "Room", per giunta con una resa filmica da far impallidire il Soderbergh della "self-deception" ("Bubble", 2005; "The Informant!", 2009; "Effetti collaterali", 2013) e, soprattutto, i Nolan di "Memento" (2000) che si limitavan'a un rassicurante caso neuropsicopatologico quale l'amnesi'anterograda, e ne paga le conseguenze (=transfert negativo di massa) con un 5% su Rotten Tomatoes, voto medio 3.2/10, 23% su Metacritic, 4.2/10 su IMDb, 1/5 su AllMovie. Un film dedicato a un disturbo dissociativo con amnesia e fuga psicogene per un trauma causato dalla violenza sessuale da parte d'un poliziotto e ancor prima dall'incesto infantile non consensuale da parte del padre, può solo schifare. Tanto più s'il regista non ci sguazza ostentando alcunché e invece ammanta la storia di rispetto e discrezione verso la vittima adottandone il punto di vista (l'inquadratura insistita sull'immagine dell'occhio: scotomizzazione visiva come metafora di quella mentale, la struttura diegetica non lineare, il twist conclusivo col poster sullo sfondo ch'invita a "riconnettere tutto"). Guai a scandalizzar'il perbenismo dei benpensanti.
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ashtray_bliss
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martedì 27 settembre 2016
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la ricerca della verità tra paranormale e traumi.
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Exposed riesce a condensare in modo assolutamente coerente, dignitoso e omogeno alcuni dei maggiori problemi sociali che sopratutto nelle megalopoli, come New York, sono purtroppo un vissuto quotidiano. Violenza e abusi domestici sin dall'età infantile, polizia omertosa, violenta e corrotta; gang di quartiere che si spartiscono i guadagni della malavita del posto e si uccidono a vicenda alla prima spia d'allarme. Ma a modo suo Exposed affronta anche la questione della solitudine sociale, dell'incomunicabilità tra genitori e figli che spinge i primi a dedicarsi esclusivamente al proprio lavoro, trascurando i secondi. E tutti questi argomenti, non sono affatto ammassati o sviluppati a casaccio, ma tenendo come filo conduttore le esperienze paranormali, e l'interpretazione religiosa delle medesime da parte della protagonista Isabel, si tesse una storia fatta di emarginazione e degrado sociale.
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Exposed riesce a condensare in modo assolutamente coerente, dignitoso e omogeno alcuni dei maggiori problemi sociali che sopratutto nelle megalopoli, come New York, sono purtroppo un vissuto quotidiano. Violenza e abusi domestici sin dall'età infantile, polizia omertosa, violenta e corrotta; gang di quartiere che si spartiscono i guadagni della malavita del posto e si uccidono a vicenda alla prima spia d'allarme. Ma a modo suo Exposed affronta anche la questione della solitudine sociale, dell'incomunicabilità tra genitori e figli che spinge i primi a dedicarsi esclusivamente al proprio lavoro, trascurando i secondi. E tutti questi argomenti, non sono affatto ammassati o sviluppati a casaccio, ma tenendo come filo conduttore le esperienze paranormali, e l'interpretazione religiosa delle medesime da parte della protagonista Isabel, si tesse una storia fatta di emarginazione e degrado sociale. Ciò porterà poco a poco a far emergere la verità, e gettare luce sui veri nodi che legano i protagonisti, grazie al perspicace lavoro del detective Scott, il quale indagando sulla morte violenta del suo partner lavorativo scoprirà i legami che lo riconducono alla malavita e al personaggio centrale, Isabel.
Molto interessante l'approccio metafisico/ paranormale al quale Isabel affida le sue visioni e le rispettive interpretazioni degli strani eventi che le capitano, un elemento caratteristico che permea l'intera pellicola, confondendo lo spettatore e aumentando la sensazione di assistere ad un ben equilibrato thriller psicologico, ambiguo quanto basta per confondere ed eludere gli spettatori tenendo sempre in bilico gli elementi portanti della pellicola: il paranormale che si confonde col reale, l'immaginifico e il concreto, la fede e la razionalità (elementi ricorrenti che metteranno a dura prova i potagonisti ispanici, di solida fede cristiana) ripotando a tratti in mente il capolavoro de Il Sesto Senso, ma elaborando la storia in modo differente. Nel film di Dale (pseudonimo artistico) infatti le storie dei due protagonisti principali scorrono autonome fino alla fine, dove immancabilmente sopraggiunge la spiegazione e le storie si incrociano. Questo espediente all'inizio risulta dispersivo, proprio perchè assistiamo a due storie parallele, diverse, che non hanno nulla in comune ma è anche il modo migliore per incuriosire lo spettatore e incoraggiarlo a procedere nella visione per scoprire come tutti gli elementi, le storie ed i personaggi risulteranno legati tra loro.
Il tempo narrativo che scandisce la visione è lento ma non annoia e il film non risulta mai pesante. Lo si segue facilmente, e anche se basato su poca suspence, Dale riesce a dosare bene gli ingredienti principali per alimentare la curiosità e scogliere il mistero. Molto buona la fotografia e l'ambientazione, grigia, cupa e decadente, dei quartieri notoriamente più ambigui e sordidi quali Brooklyn e Harlem, dove è ben delineata la spartizione del controllo (e del potere) tra le gang locali, costantemente nel mirino della polizia e in competizione fra loro. Sufficienti le interpretazioni degli attori, Keanu Reeves qui è abbastanza in disparte e sottotono, ma forse quello richiedeva il ruolo. D'altronde interpreta un uomo socialmente emarginato, dedito esclusivamente al lavoro e privo di una vita sociale e sentimentale soddisfacente, cosa che lo spinge a non poter più comunicare nemmeno col proprio figlio.
Migliore l'interpetazione della bella Ana de Armas che riesce a rendere bene la parte di una donna fragile e sensibile, incapace di superare traumi profondi che si porta dietro sin dall'infazia ed è costretta a conviverci. Convincente ma forse un tantino stereotipata la rappresentazione di alcuni dei koinoi topoi della vita dei latinos (: profonda religiosità e devozione, convivenza all'interno di famiglie allargate, matrimonio come scopo primario per la propria realizzazione personale etc.). Nel complesso si tratta di un film di tutto rispetto, che affronta tematiche pesanti e attuali e risulta decisamente riuscito. Certo, il montaggio è volutamente frammentario e talvolta può dare la sensazione di essere un film slegato, ma una volta appurato che questo è soltanto un effetto si riesce a comprenderlo ed apprezzarlo.
Non si tratta di un prodotto completmente originale o innovativo, e per questo non risulterà particolarmente memorabile ma non si tratta nemmeno di un prodotto privo di contenuto, da scartare a priori. E' un film dal soggetto interessante, lento e riflessivo, intimista quanto basta per trascinare lo spettatore nella psiche dei protagonisti (sopratutto la ragazza) ed arrivare a comprenderne il senso delle azioni e il perchè delle allucinazioni della giovane.
A mio parere, dunque, è un prodotto assolutamente valido, un thriller dal sapore noir che merita di essere scoperto. 3/5.
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elgatoloco
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giovedì 25 aprile 2019
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strano film, interessante
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Raro che in un fikm, come questo questo"Exposed"(2015)di Gee Malik Linton(Declan Dale, lo pseudonimo usato)i "fantasmi"psicanalitici(lacaniani, in specie)siano così direttamente espressione di allucinazioni(o visioni mistiche), per cui alla fine del film si può leggere il film nella duplice maniera. Senza voler anticipare in alcun modo la storia narrata, si dirà che, con stile frammentario(all'inizio, però)e notturno-visionario, il film ci parla di una ragazza che "vede"(ha visioni), ma in realtà, sena che, in complesso, un piano neghli l'altro. Amnesia, sensazioni forti, ma in realtà... rimane valido anche l'altro piano di lettura, quelllo"mistico.
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Raro che in un fikm, come questo questo"Exposed"(2015)di Gee Malik Linton(Declan Dale, lo pseudonimo usato)i "fantasmi"psicanalitici(lacaniani, in specie)siano così direttamente espressione di allucinazioni(o visioni mistiche), per cui alla fine del film si può leggere il film nella duplice maniera. Senza voler anticipare in alcun modo la storia narrata, si dirà che, con stile frammentario(all'inizio, però)e notturno-visionario, il film ci parla di una ragazza che "vede"(ha visioni), ma in realtà, sena che, in complesso, un piano neghli l'altro. Amnesia, sensazioni forti, ma in realtà... rimane valido anche l'altro piano di lettura, quelllo"mistico.visionario"per chi lo voglia tenere vivo, tanto che il titolo originario"Daughter of God", in complesso, sembrerebbe decisamente pià appropriato del troppo"neutro""Exposed". Keanu Reeves ha un ruolo forte, convincente, quelo del detecive perennemente traumatizzato, Ana de Armas è coprotagonista di notevolissimo rilievo, Mira Sorvino si ritaglia il ruolo di seduttrice con precise fnalità....UNo di quei film che, senza rimanere annoverati come capolavori tocca fortemente, il che è comunque innegabile, anche per la storia di una piccola comunità latinoamerica negli States... El Gato
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felicity
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sabato 15 agosto 2020
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discreta idea che balbetta nello svolgimento
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Ora è chiaro perchè il regista abbia firmato il film sotto uno pseudonimo.
Nell'ombra di un delitto infatti è un'operazione vittima di traversie produttive e il concept originale è stato trasformato in tutt'altra cosa.
Il risultato è una narrazione sgangherata e confusa in cui gli eventi accadono letteralmente per caso e senza una precisa identità, tra inquietanti apparizioni di cui è vittima la ragazza e le parallele indagini del detective, figura quantomai abbozzata cui il background sembra appiccicato a forza per cercare di infondervi un minimo tormento emotivo.
Tragedie in serie, colpi di scena, concepimenti miracolosi, fanatismo religioso si ibridano così a giri malavitosi e improbabili rese dei conti, con una manciata di colpi di scena nel turbolento finale che appaiono privi di un reale nesso.
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Ora è chiaro perchè il regista abbia firmato il film sotto uno pseudonimo.
Nell'ombra di un delitto infatti è un'operazione vittima di traversie produttive e il concept originale è stato trasformato in tutt'altra cosa.
Il risultato è una narrazione sgangherata e confusa in cui gli eventi accadono letteralmente per caso e senza una precisa identità, tra inquietanti apparizioni di cui è vittima la ragazza e le parallele indagini del detective, figura quantomai abbozzata cui il background sembra appiccicato a forza per cercare di infondervi un minimo tormento emotivo.
Tragedie in serie, colpi di scena, concepimenti miracolosi, fanatismo religioso si ibridano così a giri malavitosi e improbabili rese dei conti, con una manciata di colpi di scena nel turbolento finale che appaiono privi di un reale nesso.
L'impressione è quella di assistere a due film differenti che si incontrano per caso senza nemmeno sfiorarsi dal punto di visto emotivo e di logica, frutto di un vero e proprio pasticcio.
A volte le ingerenze produttive modificano sostanzialmente il risultato finale, ma quello accaduto a Nell'ombra di un delitto supera ogni immaginazione: il risultato finale è diventato un assurdo ibrido tra poliziesco e film drammatico/sovrannaturale in cui le due storie parallele si incrociano più per caso che per effettiva necessità.
Keanu Reeves si muove spaesato in questa gran confusione e la bella e brava Ana de Armas fa quel che può in un ruolo così brutalmente storpiato in corsa.
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mauro lanari
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domenica 6 marzo 2016
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meglio di "room", "memento", soderbergh
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Un grazie a Orietta Anibaldi
Con "Room" Abrahamson ha scelto di restar'incantato all'"I love your wall / I love you all" del suo precedente "Frank" (2014). "Un film non commuov'il mondo senza motivo." Vero; forse bast'ispirarsi al caso Fritzl s'un'incestuosa pedofilia reiterata ed edulcorarlo eliminandon'entrambi gl'elementi perturbanti: "Old Nick" è estraneo alla famiglia di Joy e l'ha rapita per stuprarl'a 17 anni. Il cattivone non è "uno di di noi", per difendersi da lui è sufficiente non essere troppo gentili e disponibili cogli sconosciuti e il casaling'abuso sessuale sui minori affonda di nuovo nei recessi della tabuizzazione sociale. Furbata d'ingegneria del marketing cinematografico e mediatico.
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Un grazie a Orietta Anibaldi
Con "Room" Abrahamson ha scelto di restar'incantato all'"I love your wall / I love you all" del suo precedente "Frank" (2014). "Un film non commuov'il mondo senza motivo." Vero; forse bast'ispirarsi al caso Fritzl s'un'incestuosa pedofilia reiterata ed edulcorarlo eliminandon'entrambi gl'elementi perturbanti: "Old Nick" è estraneo alla famiglia di Joy e l'ha rapita per stuprarl'a 17 anni. Il cattivone non è "uno di di noi", per difendersi da lui è sufficiente non essere troppo gentili e disponibili cogli sconosciuti e il casaling'abuso sessuale sui minori affonda di nuovo nei recessi della tabuizzazione sociale. Furbata d'ingegneria del marketing cinematografico e mediatico. "A cowardly movie about brave people" (Matthew Lickona, "San Diego Reader", voto 1/5). Controprova: "Exposed", sempre del 2016, esordio del regista Declan Dale, os'affrontar'i temi proibit'in "Room", per giunta con una resa filmica da far impallidire il Soderbergh della "self-deception" (Bubble", 2005; "The Informant!", 2009; "Effetti collaterali", 2013) e, soprattutto, i Nolan di "Memento" (2000) che si limitavan'a un rassicurante caso neuropsicopatologico quale l'amnesi'anterograda, e ne paga le conseguenze (=transfert negativo di massa) con un 6% su RT, voto medio 3.3/10, 23% su Metacritic, 4.4/10 su IMDb. Guai a scandalizzar'il perbenismo dei benpensanti.
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peer gynt
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domenica 5 giugno 2016
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la giovane moglie che vedeva gli angeli
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Occasione persa per Keanu Reeves, che coproduce un film che la Lionsgate ha tolto al regista e ha montato a modo suo, dopo averne cambiato pure il titolo originale, che prima era "Figlia di Dio". E il risultato si vede! I disaccordi fra lo sceneggiatore-regista Gee Malik Linton e la produzione danno luce ad un thriller senza mordente e totalmente privo di ritmo (diciamo proprio soporifero) e ad una storia che, pur con alcuni elementi interessanti mal sviluppati, sa di già visto.
La trama è semplice: un poliziotto, che poi si scopre profondamente corrotto, viene ucciso in metropolitana, lo stesso luogo dove poco prima una bella ragazza latina vede una figura metafisica che cammina nel vuoto.
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Occasione persa per Keanu Reeves, che coproduce un film che la Lionsgate ha tolto al regista e ha montato a modo suo, dopo averne cambiato pure il titolo originale, che prima era "Figlia di Dio". E il risultato si vede! I disaccordi fra lo sceneggiatore-regista Gee Malik Linton e la produzione danno luce ad un thriller senza mordente e totalmente privo di ritmo (diciamo proprio soporifero) e ad una storia che, pur con alcuni elementi interessanti mal sviluppati, sa di già visto.
La trama è semplice: un poliziotto, che poi si scopre profondamente corrotto, viene ucciso in metropolitana, lo stesso luogo dove poco prima una bella ragazza latina vede una figura metafisica che cammina nel vuoto. I due fatti potrebbero essere collegati? Da qui, in un film che sa dove vuole andare, sarebbe partita un'indagine con un personaggio-detective, vari indagati, false piste, teorie sbagliate, ipotesi verosimili. Ma tutto questo manca. Reeves riempie i vuoti della sua detection inesistente con sguardi pensosi, mentre più di metà film viene parlato in spagnolo e appoggiato sulle fragili spalle della giovane Ana de Armas.
Come elementi positivi del film registriamo la dolce bellezza della religiosissima Isabel e la fascinosa inquietudine che provocano le figure metafisiche che la ragazza incontra. Come elementi negativi...tutto il resto! Davvero un gran peccato...
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mauro lanari
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venerdì 22 luglio 2016
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oltre "room", "memento", soderbergh
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Con "Room" Abrahamson ha scelto di restar'incantato all'"I love your wall / I love you all" del suo precedente "Frank" (2014). "Un film non commuov'il mondo senza motivo." Vero; forse bast'ispirarsi al caso Fritzl s'un'incestuosa pedofilia reiterata ed edulcorarlo eliminandon'entrambi gl'elementi perturbanti: "Old Nick" è estraneo alla famiglia di Joy e l'ha rapita per stuprarl'a 17 anni. Il cattivone non è "uno di di noi", per difendersi da lui è sufficiente non essere troppo gentili e disponibili cogli sconosciuti e il casaling'abuso sessuale sui minori affonda di nuovo nei recessi della tabuizzazione sociale. Furbata d'ingegneria del marketing cinematografico e mediatico. "A cowardly movie about brave people" (Matthew Lickona, "San Diego Reader", voto 1/5). Controprova: "Exposed", sempre del 2016, esordio del regista Gee Malik Linton aka Declan Dale, os'affrontar'i temi proibit'in "Room", per giunta con una resa filmica da far impallidire il Soderbergh della "self-deception" ("Bubble", 2005; "The Informant!", 2009; "Effetti collaterali", 2013) e, soprattutto, i Nolan di "Memento" (2000) che si limitavan'a un rassicurante caso neuropsicopatologico quale l'amnesi'anterograda, e ne paga le conseguenze (=transfert negativo di massa) con un 5% su Rotten Tomatoes, voto medio 3.2/10, 23% su Metacritic, 4.2/10 su IMDb, 1/5 su AllMovie. Un film dedicato a un disturbo dissociativo con amnesia e fuga psicogene per un trauma causato dalla violenza sessuale da parte d'un poliziotto e ancor prima dall'incesto infantile non consensuale da parte del padre: può solo schifare. Tanto più s'il regista non ci sguazza ostentando alcunché e invece ammanta la storia di rispetto e discrezione verso la vittima adottandone il punto di vista (l'inquadratura insistita sull'immagine dell'occhio: scotomizzazione visiva come metafora di quella mentale, la struttura diegetica non lineare, il twist conclusivo col poster sullo sfondo ch'invita a "riconnettere tutto"). Guai a scandalizzar'il perbenismo dei benpensanti.
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