Nell'Ombra di un Delitto |
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Un film di Gee Malik Linton.
Con Keanu Reeves, Ana de Armas, Mira Sorvino, Christopher McDonald, Laura Gómez.
continua»
Titolo originale Exposed.
Drammatico,
durata 102 min.
- USA 2015.
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Oltre "Room", "Memento", Soderberghdi Mauro LanariFeedback: 8041 | altri commenti e recensioni di Mauro Lanari |
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venerdì 22 luglio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Con "Room" Abrahamson ha scelto di restar'incantato all'"I love your wall/I love you all" del suo precedente "Frank" (2014). "Un film non commuov'il mondo senza motivo." Vero; forse bast'ispirarsi al caso Fritzl s'un'incestuosa pedofilia reiterata ed edulcorarlo eliminandon'entrambi gl'elementi perturbanti: "Old Nick" è estraneo alla famiglia di Joy e l'ha rapita per stuprarl'a 17 anni. Il cattivone non è "uno di di noi", per difendersi da lui è sufficiente non essere troppo gentili e disponibili cogli sconosciuti e il casaling'abuso sessuale sui minori affonda di nuovo nei recessi della tabuizzazione sociale. Furbata del marketing cinematografico e mediatico. "A cowardly movie about brave people" (Matthew Lickona, "San Diego Reader", voto 1/5). Controprova: "Exposed", sempre del 2016, esordio del regista Gee Malik Linton aka Declan Dale, os'affrontar'i temi proibit'in "Room", per giunta con una resa filmica da far impallidire il Soderbergh della "self-deception" ("Bubble", 2005; "The Informant!", 2009; "Effetti collaterali", 2013) e, soprattutto, i Nolan di "Memento" (2000) che si limitavan'a un rassicurante caso neuropsicopatologico quale l'amnesi'anterograda, e ne paga le conseguenze (=transfert negativo di massa) con un 5% su Rotten Tomatoes, voto medio 3.2/10, 23% su Metacritic, 4.2/10 su IMDb, 1/5 su AllMovie. Un film dedicato a un disturbo dissociativo con amnesia e fuga psicogene per un trauma causato dalla violenza sessuale da parte d'un poliziotto e ancor prima dall'incesto infantile non consensuale da parte del padre, può solo schifare. Tanto più s'il regista non ci sguazza ostentando alcunché e invece ammanta la storia di rispetto e discrezione verso la vittima adottandone il punto di vista (l'inquadratura insistita sull'immagine dell'occhio: scotomizzazione visiva come metafora di quella mentale, la struttura diegetica non lineare, il twist conclusivo col poster sullo sfondo ch'invita a "riconnettere tutto"). Guai a scandalizzar'il perbenismo dei benpensanti.
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