Backtrack |
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Un film di Michael Petroni.
Con Adrien Brody, Bruce Spence, Anna Lise Phillips, Jenni Baird, Chloe Bayliss.
continua»
Thriller,
durata 90 min.
- Australia 2015.
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sembra "The sixth sense", ma non lo èdi elgatolocoFeedback: 257557 | altri commenti e recensioni di elgatoloco |
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mercoledì 8 febbraio 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"Backtrack"(un titolo, un senso preciso)sembra, se si guarda la prima parte, quasi una riedizione, con certe differenze, di "The sixth sense", ma non bisogna farsi trarre in inganno, in quanto è altro, totalmente altro, anzi o meglio è un thriller "fantasmatico", meglio un film in cui i fantasmi che il protagonista vede fin dall'inizio possono essere suoi "fantasmi"in senso psicoanalitico-lacaniano(non a caso è uno"strizzacervelli"in crisi per la morte della bambina). Nessuno psicologismo faticoso per gli spettatori, nessuna riflessione all'ennesima potenza sulla psiche, ma un thriller serio, dalla tecnica efficace ma mai troppo"velocizzante", mai iperdinamico per amore della velocità fine a se stessa, ma al contrario una"riflessione autoanalitica"virata in thriller, con un protagonista (Adrien Brody)che ha il physique du role, ma anche la capacità di esprimerlo pienamente, UN film anche "atroce" in quanto quasi"scarnifica"le dimensioni oscure, gli "shadow's lands" della psiche, ma anche il film del ritrovamento(di più non si può dire, trattandosi comunque di un thriller)di una persona"rotta"dal dolore e dalle traversie di una vita che non fà sconti né regali...Michael Petroni non è un regista che chi scrive conosca(non ne ricordo, quantomeno, altri titoli), dunque mi è impossibile stabilire raffronti con altri suoi film, ma dirò ancora che il paesaggio australiano(grandi spazi aperti, poche persone, almeno in senso relativo, al di là dell'incremento demografico nel "Nuovissimo Continente", che ora mi sfugge, ma non mi sembra molto basso)sia adattissimo al film, gli renda in qualche modo una dimensione"totale"adattissima. Film straordinariamente adatto anche per tempi trascorsi, diremmo, ma anche di notevole attualità, proprio perché collocabile agevolmente in una dimensione extra-temporale, anche ma non solo per l'ambientazione australiana, appunto. Tutti/e gli(le) interpreti sono, come si suol dire, "in parte", mostrando un cinema ancora efficace, conoscio delle sue potenzialità non solo autoreferenziali, al di là di riflessioni, comunque sempre utili, sullo"specifico filmico". El Gato
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