figliounico
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sabato 2 settembre 2023
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un giallo pieno di incongruenze
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Michele Petroni che ha scritto nonché diretto il film sembra essere stato ispirato nella stesura del plot dal romanzo di McGrath, Spider, da cui è stato tratto l’omonimo capolavoro di Cronenberg del 2002. Tra Spider e Backtrack c’è una distanza abissale pur nella somiglianza del plot, sebbene con un finale capovolto opportunamente da Petroni, ed hanno in comune soltanto il fatto di essere interpretati da due grandi attori, rispettivamente, Ralph Fiennes e Adrien Brody, qui affiancato in una piccola parte da Sam Neil. Si presenta come un thriller psicologico con qualche sequenza horror ma in realtà è un giallo dal sapore telefilmesco con una trama che fa acqua da tutte le parti. Spoiler. Le incongruenze sono tante, le più eclatanti nell’ordine a seguire.
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Michele Petroni che ha scritto nonché diretto il film sembra essere stato ispirato nella stesura del plot dal romanzo di McGrath, Spider, da cui è stato tratto l’omonimo capolavoro di Cronenberg del 2002. Tra Spider e Backtrack c’è una distanza abissale pur nella somiglianza del plot, sebbene con un finale capovolto opportunamente da Petroni, ed hanno in comune soltanto il fatto di essere interpretati da due grandi attori, rispettivamente, Ralph Fiennes e Adrien Brody, qui affiancato in una piccola parte da Sam Neil. Si presenta come un thriller psicologico con qualche sequenza horror ma in realtà è un giallo dal sapore telefilmesco con una trama che fa acqua da tutte le parti. Spoiler. Le incongruenze sono tante, le più eclatanti nell’ordine a seguire. Se un bambino può pensare che il manubrio della sua bicicletta appoggiato sui binari possa aver fatto deragliare un treno non è credibile che quel bambino divenuto adulto continui a pensare la stessa cosa, quindi risulta insensato che l’amico del protagonista si impicchi per i sensi di colpa, a meno che non sia un minus habens ma non viene caratterizzato in tal senso. La giovane poliziotta, figlia di una delle vittime, in una delle sequenze finali, incastra l’assassino della bambina, che ha involontariamente azionato lo scambio dei binari per divincolarsi dal suo carnefice, rivolgendogli una semplice domanda, ovvero come avesse fatto a raggiungere il luogo del disastro ferroviario se la strada era interrotta, un quesito che doveva nascere spontaneo negli investigatori e che se gli fosse stato posto vent’anni prima avrebbe risolto il caso già all’epoca dei fatti. La bambina ritrovata sul treno dopo il deragliamento non aveva nessuna ferita evidente sul corpo ma nessuno, nemmeno il coroner, si è domandato perché fosse morta e nessuno ha notato che aveva i segni dello strangolamento sul collo.
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brunop02
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mercoledì 16 settembre 2020
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con pazienza si giunge ad un finale salva film
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Ritornare sui propri passi, come da titolo, spiega la ragione di un epilogo, dove la sterzata, dopo un'incompresibile buona dose del film, si rivela decisiva portando il mio giudizio verso una comoda sufficenza e dopo essere stato tentato di interromperne la visione ad un'ora circa. La sensazione che si percepisce infatti, senza logicamente conoscersi l'evolvere della storia, è quella di seguire le paranoie e nevrosi del protagonista Brody (maiuscolo nella sua interpretazione) in un susseguirsi di scene peculiari al genere horror al punto da farmi insorgere una certa delusione per l'assenza di azione o suspance. Ma la sterzata di cui parlavo avviene, a buona ora si direbbe, nella mezz'ora finale quando si riesce ad acciuffare la storia per i capelli e a portarla in alto.
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Ritornare sui propri passi, come da titolo, spiega la ragione di un epilogo, dove la sterzata, dopo un'incompresibile buona dose del film, si rivela decisiva portando il mio giudizio verso una comoda sufficenza e dopo essere stato tentato di interromperne la visione ad un'ora circa. La sensazione che si percepisce infatti, senza logicamente conoscersi l'evolvere della storia, è quella di seguire le paranoie e nevrosi del protagonista Brody (maiuscolo nella sua interpretazione) in un susseguirsi di scene peculiari al genere horror al punto da farmi insorgere una certa delusione per l'assenza di azione o suspance. Ma la sterzata di cui parlavo avviene, a buona ora si direbbe, nella mezz'ora finale quando si riesce ad acciuffare la storia per i capelli e a portarla in alto. Paragonarla anche se lontanamente al capolavoro di Shyamalan...non mi sembra idoneo poichè non ne decifro neppure la similitudine più remota. Adrien Brody, tra allucinazioni e sensi di colpa, sostiene da solo il peso del film pur essenso coadiuvato da un cast modesto quanto inespressivo. Esauriente il complemento di musica e sonoro.
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r.a.f.
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giovedì 12 settembre 2019
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fantasmi dal passato
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Thriller psicologico con contaminazioni sovrannaturali che parte in sordina ma che riserva più di una sorpresa sul finale. Il protagonista è uno psicoanalista che ha perso da poco la figlia adolescente, e al dolore della perdita si aggiunge il senso di colpa, perché la disgrazia è stata in parte causata da una sua distrazione. Ripreso il lavoro, dopo il periodo di lutto, incontra diversi pazienti nuovi, mandati da un collega più anziano, che è stato in passato il suo maestro. Qualcosa però non lo convince, e parlare con il vecchio collega non lo aiuta a fare chiarezza. Scoprirà che i nuovi pazienti sono in realtà fantasmi venuti dal suo passato per aiutarlo a ricordare, e per avere giustizia.
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Thriller psicologico con contaminazioni sovrannaturali che parte in sordina ma che riserva più di una sorpresa sul finale. Il protagonista è uno psicoanalista che ha perso da poco la figlia adolescente, e al dolore della perdita si aggiunge il senso di colpa, perché la disgrazia è stata in parte causata da una sua distrazione. Ripreso il lavoro, dopo il periodo di lutto, incontra diversi pazienti nuovi, mandati da un collega più anziano, che è stato in passato il suo maestro. Qualcosa però non lo convince, e parlare con il vecchio collega non lo aiuta a fare chiarezza. Scoprirà che i nuovi pazienti sono in realtà fantasmi venuti dal suo passato per aiutarlo a ricordare, e per avere giustizia. Questo è solo il primo di una serie di colpi di scena, e il fatto che si riveli nella prima metà del film lascia capire che ci sarà ben altro da scoprire, per l’ignaro protagonista e anche per lo spettatore. Un horror sofisticato e teso, senza mai essere splatter né giocare su facili effetti visivi, ma anzi molto originale nella scelta degli effetti speciali. Ricco di colpi di scena che cambiano continuamente la prospettiva della storia, anche quando sembra di aver ormai compreso e scoperto tutto, un’ultima spiazzante sorpresa ci porta all’inatteso e imprevedibile finale. Adrien Brody si cala nella parte con la consueta recitazione malinconica e sommessa, mentre Neill può aggiungere anche questo alla lunga lista di personaggi inquietanti e misteriosi della sua carriera. Forse con altri interpreti, non più bravi ma solo un po’ più carismatici, il film avrebbe avuto un maggiore successo di pubblico e non sarebbe passato quasi sotto silenzio, al punto che in Italia non è uscita nemmeno la versione in DVD. Ed è un peccato. Se riuscite a cogliere il passaggio in tv, non fatevelo sfuggire perché ne vale davvero la pena.
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liuk!
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venerdì 7 aprile 2017
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thriller?
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Uno psichiatra che viene curato da uno psichiatra che non esiste e cura persone che non esistono perchè pensa di averle uccise da bambino.
Volendo sintetizzare la trama questo è il risultato.
Certo per chi legge le premesse non sono delle migliori ed anche per chi, come me, ha visto tutta la pellicola il senso di alienazione sorge spontaneo.
Backtrack è un viaggio allucinante nella mente di una persona che si porta dietro un infinito senso di colpa, creando un personaggio difficile che avrebbe corso il rischio di diventare quasi caricaturale. Per fortuna è stato scelto un attore consumato come Adrien Brody, premio oscar nel 2005 con il Pianista poi persosi in film secondari e ruoli a lui non adatti, che ci regala una buona performance nonostante la trama intrigata ed una realizzazione complessiva piuttosto scarna e scarsa.
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Uno psichiatra che viene curato da uno psichiatra che non esiste e cura persone che non esistono perchè pensa di averle uccise da bambino.
Volendo sintetizzare la trama questo è il risultato.
Certo per chi legge le premesse non sono delle migliori ed anche per chi, come me, ha visto tutta la pellicola il senso di alienazione sorge spontaneo.
Backtrack è un viaggio allucinante nella mente di una persona che si porta dietro un infinito senso di colpa, creando un personaggio difficile che avrebbe corso il rischio di diventare quasi caricaturale. Per fortuna è stato scelto un attore consumato come Adrien Brody, premio oscar nel 2005 con il Pianista poi persosi in film secondari e ruoli a lui non adatti, che ci regala una buona performance nonostante la trama intrigata ed una realizzazione complessiva piuttosto scarna e scarsa.
Ma anche in questo caso il film risulta "secondario" ed il mio giudizio è scarsamente sufficiente, soprattutto per il fatto che è stata data una piega horror quando sarebbe decisamente stato meglio un "non visto" in stile The Others, molto meno banale di fantasmi e spiriti con occhi neri e zanne.
Mi auguro di vedere Brody nuovamente in lavori di alto livello perchè lo ritengo un attore capace.
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elgatoloco
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mercoledì 8 febbraio 2017
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sembra "the sixth sense", ma non lo è
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"Backtrack"(un titolo, un senso preciso)sembra, se si guarda la prima parte, quasi una riedizione, con certe differenze, di "The sixth sense", ma non bisogna farsi trarre in inganno, in quanto è altro, totalmente altro, anzi o meglio è un thriller "fantasmatico", meglio un film in cui i fantasmi che il protagonista vede fin dall'inizio possono essere suoi "fantasmi"in senso psicoanalitico-lacaniano(non a caso è uno"strizzacervelli"in crisi per la morte della bambina). Nessuno psicologismo faticoso per gli spettatori, nessuna riflessione all'ennesima potenza sulla psiche, ma un thriller serio, dalla tecnica efficace ma mai troppo"velocizzante", mai iperdinamico per amore della velocità fine a se stessa, ma al contrario una"riflessione autoanalitica"virata in thriller, con un protagonista (Adrien Brody)che ha il physique du role, ma anche la capacità di esprimerlo pienamente, UN film anche "atroce" in quanto quasi"scarnifica"le dimensioni oscure, gli "shadow's lands" della psiche, ma anche il film del ritrovamento(di più non si può dire, trattandosi comunque di un thriller)di una persona"rotta"dal dolore e dalle traversie di una vita che non fà sconti né regali.
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"Backtrack"(un titolo, un senso preciso)sembra, se si guarda la prima parte, quasi una riedizione, con certe differenze, di "The sixth sense", ma non bisogna farsi trarre in inganno, in quanto è altro, totalmente altro, anzi o meglio è un thriller "fantasmatico", meglio un film in cui i fantasmi che il protagonista vede fin dall'inizio possono essere suoi "fantasmi"in senso psicoanalitico-lacaniano(non a caso è uno"strizzacervelli"in crisi per la morte della bambina). Nessuno psicologismo faticoso per gli spettatori, nessuna riflessione all'ennesima potenza sulla psiche, ma un thriller serio, dalla tecnica efficace ma mai troppo"velocizzante", mai iperdinamico per amore della velocità fine a se stessa, ma al contrario una"riflessione autoanalitica"virata in thriller, con un protagonista (Adrien Brody)che ha il physique du role, ma anche la capacità di esprimerlo pienamente, UN film anche "atroce" in quanto quasi"scarnifica"le dimensioni oscure, gli "shadow's lands" della psiche, ma anche il film del ritrovamento(di più non si può dire, trattandosi comunque di un thriller)di una persona"rotta"dal dolore e dalle traversie di una vita che non fà sconti né regali...Michael Petroni non è un regista che chi scrive conosca(non ne ricordo, quantomeno, altri titoli), dunque mi è impossibile stabilire raffronti con altri suoi film, ma dirò ancora che il paesaggio australiano(grandi spazi aperti, poche persone, almeno in senso relativo, al di là dell'incremento demografico nel "Nuovissimo Continente", che ora mi sfugge, ma non mi sembra molto basso)sia adattissimo al film, gli renda in qualche modo una dimensione"totale"adattissima. Film straordinariamente adatto anche per tempi trascorsi, diremmo, ma anche di notevole attualità, proprio perché collocabile agevolmente in una dimensione extra-temporale, anche ma non solo per l'ambientazione australiana, appunto. Tutti/e gli(le) interpreti sono, come si suol dire, "in parte", mostrando un cinema ancora efficace, conoscio delle sue potenzialità non solo autoreferenziali, al di là di riflessioni, comunque sempre utili, sullo"specifico filmico". El Gato
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johngarfield
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mercoledì 8 febbraio 2017
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energia sprecata
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Ennesimo film da buttare. La trama è al limite delle capacità di credulità umana. Ma quel che sorprende è che il bravo Adrien Brody abbia accettato di lavorare in un film così squinternato. Effettacci sgangherati, psicologia latente, credibilità prossima allo zero. Forse piacerà a chi ama il facile raccontino da brivido con happy end incorporato, ma non c è da giurarci. Insomma, per farla breve, un prodotto scarso.
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