mauro lanari
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domenica 21 dicembre 2014
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"sundance science fiction" fra indie e india
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Cahill al secondo lungometraggio non lascia ma rilancia nel suo cinema che lui stesso considera influenzato da Kieślowski, un cinema caratterizzato dai dilemmi esistenziali sulla filosofia del soggetto, caso e destino, vita e morte, scienza e fede, ecc. E insiste nel trattarli con una superficiale ingenuità antitetica alla profondità ch'essi richiederebbero. Pare tuttavia che se n'accorgano in pochi, in quanto l'ingenuità coinvolge pure la sfera affettiva e lui è abile nel piazzare delle scene madri conformistiche e proprio per questo commoventi un pubblico altrettanto tradizionalista. Le dinamiche umane e relazionali sono esplorate nella loro casistica più ovvia: genitori-figli e maschi-femmine, alla faccia dello sviscerare i più reconditi meandri della problematica identitaria.
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Cahill al secondo lungometraggio non lascia ma rilancia nel suo cinema che lui stesso considera influenzato da Kieślowski, un cinema caratterizzato dai dilemmi esistenziali sulla filosofia del soggetto, caso e destino, vita e morte, scienza e fede, ecc. E insiste nel trattarli con una superficiale ingenuità antitetica alla profondità ch'essi richiederebbero. Pare tuttavia che se n'accorgano in pochi, in quanto l'ingenuità coinvolge pure la sfera affettiva e lui è abile nel piazzare delle scene madri conformistiche e proprio per questo commoventi un pubblico altrettanto tradizionalista. Le dinamiche umane e relazionali sono esplorate nella loro casistica più ovvia: genitori-figli e maschi-femmine, alla faccia dello sviscerare i più reconditi meandri della problematica identitaria. "I Origins" sembra una caricatura involontaria sia d'una corretta epistemologia sia d'una corretta riflessione spirituale: è davvero fantascientifico cercare di dimostrare (?) in laboratorio la non esistenza di Dio confutando i creazionistici sostenitori del Disegno Intelligente (discutono di falsi positivi e di singole eccezioni che valgono più d'un milione di corroborazioni come fossero a piena conoscenza del paradosso dei corvi neri di Hempel, ma poi si comportano all'opposto), ed e davvero fantareligioso aprirsi alla reincarnazione della spiritualità buddhista col suo concetto impersonale di divinità e al contempo parificarla ai teismi occidentali coi loro servitori terreni incontrati in albergo. Un guazzabuglio a cui il regista aggiunge ulteriori amenità: il gioco di parole del titolo fra "I" ed "eye" che rinvia a "The Mind's I", celebre libro dell'81 scritto da Hofstadter e Dennett; la piccola protagonista che si chiama Sofi e la sua reincarnazione Salomina per rinviare a Sofia e Salomone quali emblematici esempi di saggezza e sapienza; i Radiohead che nel finale cantano la strofa "help me get back to your arms" da "Motion Picture Soundtrack" (tiè, pure la metareferenzialità), decimo e ultimo brano dell'album "Kid A" pubblicato nel 2000; Michael Pitt che replica l'animistico Cobain di Van Sant (quando muore in "Last Days", sale in alto con una scala). Girato, fotografato, montato bene? Ritengo che film di questo tipo rendano irrilevante il giudizio sulla qualità della confezione. Valida fattura per una fesseria: cui prodest?
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stefano capasso
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venerdì 23 gennaio 2015
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l'amore per scoprire l'anima
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Ian Gray è un biologo che sin dai primi anni dei suoi studi concentra la sua attenzione sul processo evolutivo dell’occhio, tentando allo stesso tempo di dimostrare come questo processo sia esclusivamente scientifico, senza alcun intromissione spirituale. Quando incontra Sofi, rimane affascinato dai suoi occhi, che poi diverranno nel futuro motivo di nuove scoperte questa volta in senso spirituale.
Un film bello ed interessante questo di Mike Cahill che affronta il tema del dualismo scienza spiritualità. E’ la scienza stessa, sviluppata nelle sue enormi potenzialità che permette incidentalmente di scoprire che l’anima esiste e che si reincarna nelle evoluzioni successive.
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Ian Gray è un biologo che sin dai primi anni dei suoi studi concentra la sua attenzione sul processo evolutivo dell’occhio, tentando allo stesso tempo di dimostrare come questo processo sia esclusivamente scientifico, senza alcun intromissione spirituale. Quando incontra Sofi, rimane affascinato dai suoi occhi, che poi diverranno nel futuro motivo di nuove scoperte questa volta in senso spirituale.
Un film bello ed interessante questo di Mike Cahill che affronta il tema del dualismo scienza spiritualità. E’ la scienza stessa, sviluppata nelle sue enormi potenzialità che permette incidentalmente di scoprire che l’anima esiste e che si reincarna nelle evoluzioni successive. Originale nell’esposizione e nella fotografia a tratti I Origins commuove. L’amore è il mezzo per arrivare alla scoperta dell’anima
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bianca.
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mercoledì 30 settembre 2015
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geniale
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il film propone un dialogo tra due mondi comunemente ritenuti inconciliabili, quello scientifico e quello spirituale. Il primo incarnato da un giovane biologo ( Michael Pitt), il secondo dalla ragazzina Sofi (Astrid Berger-Frisbey): i due si trovano "per caso" e si innamorano follemente l'uno dell'altro, di un amore vero spontaneo carnale potente bramoso e chi più ne ha più ne metta. Fatto sta che per quanto possa risultare banale questo innamoramento in realtà non lo è neanche lontanamente poiché è uno di quegli amori "passionali" tra due persone che non hanno niente in comune tra loro, anzi sono l'antitesi l'uno dell'altro.
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il film propone un dialogo tra due mondi comunemente ritenuti inconciliabili, quello scientifico e quello spirituale. Il primo incarnato da un giovane biologo ( Michael Pitt), il secondo dalla ragazzina Sofi (Astrid Berger-Frisbey): i due si trovano "per caso" e si innamorano follemente l'uno dell'altro, di un amore vero spontaneo carnale potente bramoso e chi più ne ha più ne metta. Fatto sta che per quanto possa risultare banale questo innamoramento in realtà non lo è neanche lontanamente poiché è uno di quegli amori "passionali" tra due persone che non hanno niente in comune tra loro, anzi sono l'antitesi l'uno dell'altro. Lo spettatore sa già che per quanto intenso possa essere il loro rapporto, non è destinato a durare. E anche il protagonista lo sa. Tuttavia il film non vuole raccontare una semplice storia d'amore, l'innamoramento tra i due è solo una piccola parte del film, piccola ma necessaria per smuovere il biologo ad andare anvanti nella sua ricerca rivoluzionaria e ad affrontare argomenti che fino a prima di incontrare Sofi considerava assurdi. Successivamente alla loro storia d'amore infatti il film muove verso la fantascienza e verso la spiritualità. Il dialogo tra scienza e fede non è riuscito completamente, ma il regista ci ha provato e l'ha fatto attraverso una prospettiva innovativa e sorprendente.
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fabio57
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venerdì 4 settembre 2015
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originale
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Originale film di fantascienza con forti richiami filosofici-esistenziali.Il tema della reincarnazione è stato affrontato spesso al cinema,ma non in questa declinazione veramente sorprendente.Forti interrogativi sull'origine dell'uomo,tra fede e scienza.Convincenti interpretazioni per una trama molto intrigante.
Da vedere
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bianca.
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mercoledì 30 settembre 2015
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geniale
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il film propone un dialogo tra due mondi comunemente ritenuti inconciliabili, quello scientifico e quello spirituale. Il primo incarnato da un giovane biologo ( Michael Pitt), il secondo dalla ragazzina Sofi (Astrid Berger-Frisbey): i due si trovano "per caso" e si innamorano follemente l'uno dell'altro, di un amore vero spontaneo carnale potente bramoso e chi più ne ha più ne metta. Fatto sta che per quanto possa risultare banale questo innamoramento in realtà non lo è neanche lontanamente poiché è uno di quegli amori "passionali" tra due persone che non hanno niente in comune tra loro, anzi sono l'antitesi l'uno dell'altro.
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il film propone un dialogo tra due mondi comunemente ritenuti inconciliabili, quello scientifico e quello spirituale. Il primo incarnato da un giovane biologo ( Michael Pitt), il secondo dalla ragazzina Sofi (Astrid Berger-Frisbey): i due si trovano "per caso" e si innamorano follemente l'uno dell'altro, di un amore vero spontaneo carnale potente bramoso e chi più ne ha più ne metta. Fatto sta che per quanto possa risultare banale questo innamoramento in realtà non lo è neanche lontanamente poiché è uno di quegli amori "passionali" tra due persone che non hanno niente in comune tra loro, anzi sono l'antitesi l'uno dell'altro. Lo spettatore sa già che per quanto intenso possa essere il loro rapporto, non è destinato a durare. E anche il protagonista lo sa. Tuttavia il film non vuole raccontare una semplice storia d'amore, l'innamoramento tra i due è solo una piccola parte del film, piccola ma necessaria per smuovere il biologo ad andare anvanti nella sua ricerca rivoluzionaria e ad affrontare argomenti che fino a prima di incontrare Sofi considerava assurdi. Successivamente alla loro storia d'amore infatti il film muove verso la fantascienza e verso la spiritualità. Il dialogo tra scienza e fede non è riuscito completamente, ma il regista ci ha provato e l'ha fatto attraverso una prospettiva innovativa e sorprendente.
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lorenzo76bg
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domenica 11 gennaio 2015
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intenso
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Film intenso, Intelligente e commovente fra scienza e fede con una buona fotografia, personaggi ben caratterizzati, bravi attori.
Sicuramente un'ottimo film e forse un capolavoro nel genere.
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cinecinella
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giovedì 5 febbraio 2015
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uno sguardo nell'anima
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Scienza e religione, due percorsi spesso in antitesi, eppure a volte basta orientarsi al di là delle cose tangibili per scoprire quello che il nostro sguardo a volte non può cogliere e per comprendere che esse non sono poi così distanti da come le si crede. Questa pellicola è davvero meravigliosa per la semplicità e la profondità del messaggio che lascia allo spettatore, credente o ateo che sia chiunque di noi ha vissuto nella propria vita deja vu o sensazioni simili a quelli del protagonista nello scorrere della normalità quotidiana. Il film non ha nessuna pretesa strettamente scientifica ma colpisce dritto all'animo ed emoziona, il tutto per farci comprendere che lo sguardo è il più potente mezzo di conoscenza di se stessi, degli altri e delle nostre anime.
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Scienza e religione, due percorsi spesso in antitesi, eppure a volte basta orientarsi al di là delle cose tangibili per scoprire quello che il nostro sguardo a volte non può cogliere e per comprendere che esse non sono poi così distanti da come le si crede. Questa pellicola è davvero meravigliosa per la semplicità e la profondità del messaggio che lascia allo spettatore, credente o ateo che sia chiunque di noi ha vissuto nella propria vita deja vu o sensazioni simili a quelli del protagonista nello scorrere della normalità quotidiana. Il film non ha nessuna pretesa strettamente scientifica ma colpisce dritto all'animo ed emoziona, il tutto per farci comprendere che lo sguardo è il più potente mezzo di conoscenza di se stessi, degli altri e delle nostre anime..
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gianleo67
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giovedì 5 febbraio 2015
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eyes wide...open
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Giovane biochimico, impegnato in una ricerca sull'origine evolutiva dell'occhio e sulle caratteristiche che rendono l'iride un elemento unico di identificazione biometrica, inizia a sospettare che alla morte degli individui queste peculiarità vengano ereditate da un nuovo nascituro in un infinito processo di trasmigrazione delle anime. Aiutato da una giovane tirocinante che finisce per sposare dopo la morte prematura della sua compagna, partirà per un viaggio in India alla ricerca di conferme alla sua bizzarra teoria. I risultati dello studio però, finiranno solo per confermare l'ambiguità di un esito tanto sconcertante quanto controverso.
Gli occhi sono lo specchio dell'anima sembra volerci dire Mike Cahill con questo secondo sci-fi dall'anima intimista e filosofeggiante dopo il primo e fortunato 'Another Earth' del 2011, arruolando allo scopo la dolce e perfettina Brit Marling, qui nelle vesti solo di attrice al fianco del giovane ricercatore interpretato dall'occhialuto Michael Pitt, e confermando la sua predilezione per quel tipo di fantascienza speculativa in cui il cinema russo rivolgeva le sue attenzioni,piuttosto che alla scoperta dello sconosciuto spazio profondo, agli insondabili misteri dell'inner space e di una dimensione metafisica della ricerca scientifica.
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Giovane biochimico, impegnato in una ricerca sull'origine evolutiva dell'occhio e sulle caratteristiche che rendono l'iride un elemento unico di identificazione biometrica, inizia a sospettare che alla morte degli individui queste peculiarità vengano ereditate da un nuovo nascituro in un infinito processo di trasmigrazione delle anime. Aiutato da una giovane tirocinante che finisce per sposare dopo la morte prematura della sua compagna, partirà per un viaggio in India alla ricerca di conferme alla sua bizzarra teoria. I risultati dello studio però, finiranno solo per confermare l'ambiguità di un esito tanto sconcertante quanto controverso.
Gli occhi sono lo specchio dell'anima sembra volerci dire Mike Cahill con questo secondo sci-fi dall'anima intimista e filosofeggiante dopo il primo e fortunato 'Another Earth' del 2011, arruolando allo scopo la dolce e perfettina Brit Marling, qui nelle vesti solo di attrice al fianco del giovane ricercatore interpretato dall'occhialuto Michael Pitt, e confermando la sua predilezione per quel tipo di fantascienza speculativa in cui il cinema russo rivolgeva le sue attenzioni,piuttosto che alla scoperta dello sconosciuto spazio profondo, agli insondabili misteri dell'inner space e di una dimensione metafisica della ricerca scientifica. Certamente meno cupo e angoscioso di un caposaldo del cinema fantastico come 'Altered States', dove il genio di Ken Russel immaginava una espressione degli atavismi insiti nel patrimonio genetico dell'uomo che ricapitolassero l'origine evolutiva dello scimmiesco professore interpretato da William Hurt, il film di Cahill si accontenta di suggerire come l'annosa diatriba tra il razionalismo dei processi scientifici e il dogmtatismo animista di quelli fideistici si possa riconciliare in una visione del mondo che parta proprio dallo studio evolutivo di quell'organo della vista che si presta ai molteplici significati semantici che le svariate culture del mondo gli hanno da sempre attribuito, non ultimo quello metacinematografico di una visione ingannatrice di eventi che una messa in scena abilmemte costruita riesca a suggerire all'occhio più o meno smaliziato dello spettatore.
Se è vero che questo giochetto diventa abbastanza pretenzioso e rivela solo alla fine le sue reali ed improbabili intenzioni disseminado il film di indizi e misteriose coincidenze (la casualità necessaria di un incontro da 'cartellone pubblicitario', le misticheggianti volontà della defunta, le sinistre attenzioni alla salute del pupo, perfino un viaggio pseudo-rivelatore nella patria d'elezione dell'animismo e della metepsicosi), il secondo lungometraggio del regista del New England conserva il fascino magico del bizzarro e dell'inconsueto che lo portano un gradino al di là del prodotto di genere e un gradino al di sotto della compiutezza espressiva di una cristallina autorialità ('Tre colori - Film Rosso ' - 1994 - Krzysztof Kieślowski). Premio Alfred P. Sloan al 'Sundance Film Festival' e miglior film al 'Sitges - Festival internazionale del cinema della Catalogna' nel 2014.
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kondor17
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sabato 22 agosto 2015
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un occhio particolare
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Ian è un giovane scienziato, che lavora come ricercatore in un laboratorio di iridologia. Il suo sogno è quello di trovare un particolare gene che gli permetta di trovare l'origine zero nella catena evolutiva dell'occhio, da lui visto non come strumento, bensì più come sede dell'anima. Il collega lo esorta ad uscire, a vedere gente, e così Ian esce e conoscerà una persona che influirà molto sul suo destino. La mattina dopo avrà un'altra sorpresa, quando si troverà in ufficio una nuova stagista del primo anno, Karen, che avrà anch'essa un ruolo fondamentale nella sua crescita scientifica umana e spirituale.
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Ian è un giovane scienziato, che lavora come ricercatore in un laboratorio di iridologia. Il suo sogno è quello di trovare un particolare gene che gli permetta di trovare l'origine zero nella catena evolutiva dell'occhio, da lui visto non come strumento, bensì più come sede dell'anima. Il collega lo esorta ad uscire, a vedere gente, e così Ian esce e conoscerà una persona che influirà molto sul suo destino. La mattina dopo avrà un'altra sorpresa, quando si troverà in ufficio una nuova stagista del primo anno, Karen, che avrà anch'essa un ruolo fondamentale nella sua crescita scientifica umana e spirituale.
Mike Cahill disegna un film intrigante sull'eterno dilemma dell'origine del mondo e dell'essere umano. Già in minority report vedemmo in funzione la scansione oculare, ma qui il regista le conferisce una sorta di potere metafisico, ponendo la scienza di fronte (o addirittura avanti) alla fede. Dicendo in pratica che visto che due occhi non possono essere uguali, se due occhi in due persone diverse vissute in periodi diversi sono uguali allora è la stessa persona ad essersi reincarnata. Teoria alquanto bizzarra ma che trasforma la sete di conoscenza e di conferme di Ian in una sorta di ricerca interiore, alla ricerca di quelle risposte che mai un occhio o un oggetto può dare, ma solo l'anima pulsante che dietro quell'occhio vede sente e percepisce.
Comunque ottimo film, interpretato benissimo. Voto 8
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lavil78
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venerdì 10 dicembre 2021
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scienza vita morte religione
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Film teoricamente molto interessante con un'idea affascinante. Leggendo un numero minimo di righe di trama per non svelare troppo film e ispirandomi dal titolo, approccio con molto interesse il film. Durante la visione sono in attesa che il film decolli o da un punto di vista emotivo (amore vero perduto e forse ritrovato?) o da un punto di vista dialettico per contrapposizione (scienza religione o karma?)... eppure ciò, dal mio punto di vista non accade, se non forse nella scena finale (per l'aspetto emotivo), ma è troppo tardi. Un peccato! Finisco il film, comunque contento di averlo visto, perchè in ogni caso lascia degli spunti di riflessione; nello sviluppo, però, risulta troppo lento, che di per se non sarebbe neanche un problema se non che risulti mancante anche di una chiara parte emotiva e dialettica dei pochi personaggi protagonisti del film.
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Film teoricamente molto interessante con un'idea affascinante. Leggendo un numero minimo di righe di trama per non svelare troppo film e ispirandomi dal titolo, approccio con molto interesse il film. Durante la visione sono in attesa che il film decolli o da un punto di vista emotivo (amore vero perduto e forse ritrovato?) o da un punto di vista dialettico per contrapposizione (scienza religione o karma?)... eppure ciò, dal mio punto di vista non accade, se non forse nella scena finale (per l'aspetto emotivo), ma è troppo tardi. Un peccato! Finisco il film, comunque contento di averlo visto, perchè in ogni caso lascia degli spunti di riflessione; nello sviluppo, però, risulta troppo lento, che di per se non sarebbe neanche un problema se non che risulti mancante anche di una chiara parte emotiva e dialettica dei pochi personaggi protagonisti del film.
Un occasione in parte persa
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