Lost River

Tanta carne a cuocere per il barbecue filmico dello chef improvvisato Ryan Gosling, meglio come attore che come regista, ma poi alla fine il cinema industriale hollywoodiano serve a tavola sempre la stessa minestra ovvero le polpette di carne macinata che chiama hamburger ossia il cattivo, il bullo sadico e criminale che terrorizza il paesello senza legge sperduto nel nulla contrastato da un eroe giovane e coraggioso che deve salvare la sua bella principessa e questa volta anche la mamma e il fratellino dalla sventura imminente dello sfratto e conseguente demolizione della casa. Il disastro che incombe sulla gente della vallata si incarna nella famigliola sfortunata con la madre abbandonata dal marito che deve badare ai due figli e per pagare la pigione finisce quasi per prostituirsi in un locale sadomaso per bifolchi arricchiti gestito dal direttore della banca. Come a dire contro il sistema corrotto non ci resta che sognare. La montagna, ovvero una sceneggiatura dalle grandi ambizioni drammatiche, ha partorito il solito topolino, il film esordio di Gosling, primo e ultimo nella sua vita di regista, come quello che la principessa si trastulla in grembo nella speranza possa trasformarsi in un cavallo bianco delle favole che la porti via da quel luogo senza futuro e senza speranza.