giuseppe lombardo
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mercoledì 25 marzo 2020
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simple is beauty, la bellezza della semplicita'
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Imprevedibile, a mio avviso, è l'aggettivo più calzante per questa pellicola. Sono imprevedibili i personaggi, le loro vicende ed il finale della storia.
Il film mette anche a confronto stereotipi culturali che non necessariamente sono esclusivi della cultura orientale, ma bensì, sono molto più comuni di quello che possiamo credere, anche nel nostro essere tremendamente occidentali.
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Imprevedibile, a mio avviso, è l'aggettivo più calzante per questa pellicola. Sono imprevedibili i personaggi, le loro vicende ed il finale della storia.
Il film mette anche a confronto stereotipi culturali che non necessariamente sono esclusivi della cultura orientale, ma bensì, sono molto più comuni di quello che possiamo credere, anche nel nostro essere tremendamente occidentali.
Fujita mette in scena in primo luogo una ricerca da parte dei protagonisti: tutti cercano di realizzare la propria esistenza, il loro intimo desiderio di stare bene depurando quotidianamente le propria paure, angosce ed ansie. Alla fine tutti trovano il senso della loro ricerca nella semplicità di alcuni autentici valori che sono veramente alla portata di tutti: amicizia, rispetto e comprensione per gli altri, buona cucina.
Da non perdere. Anche le risate non mancheranno.
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volontè78
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mercoledì 25 marzo 2020
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interessante opera culturale
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Sin dalle prime battute ed inquadrature,si intuisce subito di aver a che fare con un'opera a tout court.Il tutto potrebbe apparire incomprensibile per la nostra cultura,ma col trascorrere dei minuti si può capire che a pertire dalle gag,apparentemente strampalate,che hanno lalorodemenzialitàrbo e sregolatezza tipica dello slang nipponico.
Ecco, l'errore più grande sarebbe quello di soffermarsi alle apparenze,che potrebbero fuorviare lo spettatore.Si tratta semplicemente,di tliere dai nostri occhi e dalle nostre menti,i luoghi comuni tipici dell'Occidente e appropriarsi di quelli Orientali,in cui non è prevista,per forza di cose il turpiloquio,ma semplicemente uno stravagante scherzo fatto di flatulenze.
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Sin dalle prime battute ed inquadrature,si intuisce subito di aver a che fare con un'opera a tout court.Il tutto potrebbe apparire incomprensibile per la nostra cultura,ma col trascorrere dei minuti si può capire che a pertire dalle gag,apparentemente strampalate,che hanno lalorodemenzialitàrbo e sregolatezza tipica dello slang nipponico.
Ecco, l'errore più grande sarebbe quello di soffermarsi alle apparenze,che potrebbero fuorviare lo spettatore.Si tratta semplicemente,di tliere dai nostri occhi e dalle nostre menti,i luoghi comuni tipici dell'Occidente e appropriarsi di quelli Orientali,in cui non è prevista,per forza di cose il turpiloquio,ma semplicemente uno stravagante scherzo fatto di flatulenze.Stravaganza,demenzialità,eleganza dei dialoghi e una regia dolce e mai invasiva ne fanno di una pellicola perfetta per raccontare nel migliore dei modi il mondo dei sgrazieti e meno fortunati che possono avere una grande possibilità.Senza banalità.
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