maupan
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sabato 19 ottobre 2019
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un gran bel lavoro!
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Faccio i miei complimenti al sign. TIBERI perchè ha fatto un lavoro eccellente su un argomento che dovrebbe suscitare Orgoglio in ogni Italiano, visto l'argomento trattato. Eccellente l'idea di mescolare finzione con realtà, cucire una storia con personaggi fittizi addosso a delle immagini crude della 1a guerra mondiale è un lavoro certosino che sicuramente ha richiesto un mucchio di lavoro! Non capisco le critiche alla voce guida del film per l'accento spiccatamente Romagnolo, il film è ambientato agli inizi del '900 e il personaggio è Romagnolo.... che accento doveva avere... piemontese? Questo appunto è totalmente fuori luogo. Per me questo docu-film merita il massimo del punteggio e dovrebbe essere portato ad esempio su come trattare fatti storici con fedeltà e originalità contemporaneamente nel racconto.
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barbara.simoncini
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giovedì 30 novembre 2017
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lezione di storia
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Sono una studentessa di terza media e il nostro professore di storia, dopo la sua spiegazione, ci ha fatto vedere questo docu-film. Secondo il mio parere è stato molto utile per memorizzare le date e gli avvenimenti. Forse il fatto che per ricostruire gli avvenimenti storici ci sia una vicenda personale inventata, ci ha avvicinato a quel periodo tanto lontano dal nostro mondo. Questo film ha completato la spiegazione del professore perché ci ha coinvolto emotivamente, cosa molto importante.
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pellicola9
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sabato 4 febbraio 2017
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bene ma...
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Il film è in realtà uno strumento didattico, a mio parere, interessante. Nato probabilmente per sfruttare materiale cinematografico dell'Istituto Luce svolge il suo compito con onesta. Uan fotografia però troppo leziosa fine a se stessa e non in funzioen del film, ne rallentano la trama narrativa. Inaspettatamente una trincea bellissima ricostruita nei minimi particolari poteva essere sfruttata per molte scene sulla vita in trincea e per dare ritmo al filmato. Gli attori bravini, troppo sentita la parlata "finta" di Franceschini in Emiliano. Staticità la scena dell'uscita dalla trincea. Belle alcune location.
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orione95
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sabato 14 novembre 2015
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il più ambizioso "docu-film" della tv italiana
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"Fango e gloria" ricrea la cruda ed estrema violenza delle battaglie consumatesi nel fronte italo-austriaco durante il primo conflitto mondiale, avvalendosi a tal fine di un'elegante quanto riuscita commistione di immagini di repertorio e scene realizzate da attori, che non minano, bensì collegano tra loro, i costanti intermezzi firmati "Istituto LUCE" (rendendo peraltro l'intero prodotto godibile anche per un pubblico più "casual"). Esattamente per questo motivo considero il film-documentario in esame tra le più ambiziose produzioni storiche che costellano la televisione italiana, forse la più ambiziosa, nella sua pretesa di dar voce a tutti quegli eroi resi muti dalle sequenze fotografiche dell'epoca.
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"Fango e gloria" ricrea la cruda ed estrema violenza delle battaglie consumatesi nel fronte italo-austriaco durante il primo conflitto mondiale, avvalendosi a tal fine di un'elegante quanto riuscita commistione di immagini di repertorio e scene realizzate da attori, che non minano, bensì collegano tra loro, i costanti intermezzi firmati "Istituto LUCE" (rendendo peraltro l'intero prodotto godibile anche per un pubblico più "casual"). Esattamente per questo motivo considero il film-documentario in esame tra le più ambiziose produzioni storiche che costellano la televisione italiana, forse la più ambiziosa, nella sua pretesa di dar voce a tutti quegli eroi resi muti dalle sequenze fotografiche dell'epoca.
Mario, il giovane soldato protagonista, che proprio grazie alla sua natura di fittizio anonimato assurgerà alfine al triste ma supremo onore del milite ignoto, è un uomo che sfugge all'umano per divenire simbolo di gioventù, speranze e vite spezzate da un conflitto la cui insensatezza fu più grande del numero di vittime da esso causate.
Che l'intento di Leonardo Tiberi nella realizzazione di "Fango e gloria" sia squisitamente divulgativo appare alquanto palese, pur tuttavia sarebbe un grandissimo errore ridurre tale produzione ad una mera "lezione di storia interattiva", infatti "Fango e gloria" si pone come ulteriore obiettivo quello di concretizzare l'immedesimazione totale dello spettatore nella sporca, fredda, crudele e soffocante violenza della guerra. Obiettivo, secondo il sottoscritto, sicuramente centrato.
Convincono abbastanza le performance di Eugenio Franceschini (il soldato Mario), di Valentina Corti (Agnese, la fidanzata di Mario) e di Francesco Martino (Emilio, l'amico di sempre), un po' meno la recitazione di Domenico Fortunato (il padre di Mario), più vicina ad una banale soap opera che ad un progetto così ambizioso.
In conclusione ritengo "Fango e gloria" un film che tutti, soprattutto gli italiani (ma non solo), dovrebbero vedere, anche solo per far sì che fatti così luttuosi non vadano mai perduti nel susseguirsi inesorabile del tempo e che siano di insegnamento tanto per le future generazioni quanto per quelle attuali.
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saaar
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domenica 18 ottobre 2015
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si salva solo la parte documentaria
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Stendendo un velo pietoso sulla sceneggiatura zuccherosa da fiction per la tv e sulla recitazione rigida e inespressiva (quando non addirittura ridicola nella forzatura dell’accento romagnolo) degli attori, la cosa peggiore è la filosofia di questo film, il messaggio che vuole dare allo spettatore: l’idea che i soldati al fronte combattessero sì con insofferenza verso le privazioni e la durissima vita di trincea (che peraltro non traspare dal film) e la paura di essere uccisi o feriti in battaglia, ma anche con coraggio e spirito patriottico. Non c’è nessun senso critico verso l’assurdità della guerra e della morte di migliaia di giovani mandati a difendere interessi che certamente non erano i loro, per motivazioni che non capivano e non condividevano.
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Stendendo un velo pietoso sulla sceneggiatura zuccherosa da fiction per la tv e sulla recitazione rigida e inespressiva (quando non addirittura ridicola nella forzatura dell’accento romagnolo) degli attori, la cosa peggiore è la filosofia di questo film, il messaggio che vuole dare allo spettatore: l’idea che i soldati al fronte combattessero sì con insofferenza verso le privazioni e la durissima vita di trincea (che peraltro non traspare dal film) e la paura di essere uccisi o feriti in battaglia, ma anche con coraggio e spirito patriottico. Non c’è nessun senso critico verso l’assurdità della guerra e della morte di migliaia di giovani mandati a difendere interessi che certamente non erano i loro, per motivazioni che non capivano e non condividevano. Non viene posto l’accento sul fatto che i soldati combattevano non per coraggio ma per paura, perché se si fossero rifiutati sarebbero stati fucilati (viene sì fatto un brevissimo accenno alla fucilazione dei disertori e al fenomeno delle decimazioni, ma giusto per dovere di cronaca, non c’è spirito di denuncia). Non si dice che ai soldati veniva elargita grappa prima delle battaglie, perché non si poteva mandarli incontro ad una morte insensata a mente lucida. Non viene fatto cenno alla freddezza intrisa talvolta di follia o di sadismo di tanti alti ufficiali che mandavano con noncuranza i loro soldati a morire in battaglie o in azioni che si sapevano perse in partenza. Dove sta il coraggio e lo spirito patriottico in tutto questo? Fortunatamente ci sono stati anche film di tutt’altro valore, come “Orizzonti di gloria” e “Uomini contro”, che hanno evidenziato questi aspetti tutt’altro che gloriosi della Grande Guerra. Qui invece si glorifica a cuor leggero: il senso del film, lo dice il titolo stesso, è proprio quello di restituire gloria al milite ignoto morto anonimamente nel fango. Se si vuole attribuire un omaggio al milite ignoto, non sarebbe un omaggio più appropriato e rispettoso verso di lui (oltreché più educativo verso le generazioni future) narrare le cose per come realmente sono andate? O magari chissà, che l’osannato spirito glorioso della guerra non si abbatta prima o poi di nuovo su di noi…
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slibedis
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domenica 18 ottobre 2015
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molto fango e poca gloria
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Un film diviso in due, la parte documentaria bellissima, riusciti anche i dialoghi e i colori inseriti nei filmati d’epoca, che mostrano la guerra come era veramente nella sua crudezza e insensatezza e negli sguardi allucinati dei soldati. La parte relativa alla fiction è invece indecente, una sceneggiatura che un bambino di 6 anni avrebbe scritto meglio, recitata in maniera penosa, a tratti irritante, con una drammaticità tale che al confronto le recite parrocchiali possono elevarsi al pari delle tragedie shakespeariane. Una mancanza di rispetto e una presa in giro verso chi ha fatto veramente la guerra e le famiglie che hanno subìto lutti, che ne sono uscite rovinate.
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Un film diviso in due, la parte documentaria bellissima, riusciti anche i dialoghi e i colori inseriti nei filmati d’epoca, che mostrano la guerra come era veramente nella sua crudezza e insensatezza e negli sguardi allucinati dei soldati. La parte relativa alla fiction è invece indecente, una sceneggiatura che un bambino di 6 anni avrebbe scritto meglio, recitata in maniera penosa, a tratti irritante, con una drammaticità tale che al confronto le recite parrocchiali possono elevarsi al pari delle tragedie shakespeariane. Una mancanza di rispetto e una presa in giro verso chi ha fatto veramente la guerra e le famiglie che hanno subìto lutti, che ne sono uscite rovinate. Il protagonista ostenta un ridicolo accento pseudoromagnolo (lo dico con cognizione di causa), sfoggiando un sorriso ebete e una perenne espressione serena totalmente irrealistica, visti gli anni trascorsi in trincea. I dialoghi tra i vari personaggi risultano patetici, sembrano usciti da una brutta fiction rai. Il film dà il peggio di sé nel finale, quando il tenente ormai morto continua a narrare la storia parlando dall’aldilà, come se la morte fosse un piccolo incidente senza importanza di fronte all’eternità. Quando il treno che trasporta il suo cadavere passa davanti alla morosa, asserisce che è tornato davanti a lei per onorare la promessa fattale, mente viene portato nella tomba, glorificato durante le celebrazioni del milite ignoto, dice che forse troverà la pace. La conclusione cerca a tutti i costi di dare un senso a questa morte senza senso, come a quella di milioni di altri soldati, in realtà morti inutilmente e senza possibilità di commentare il loro funerale. Nessuna critica, nemmeno velata verso la classe dirigente che mandava a morte migliaia di ragazzi, trattati come carne da macello. Generali che preventivavano gli assalti all’altro fronte in base a quanti soldati le mitragliatrici austriache potevano uccidere prima che arrivassero alla trincea. Viene invece sottolineato come il più grande esercito dell’epoca, quello austriaco, fosse stato sconfitto da quello italiano, come fosse un film di propaganda. Come nipote di un combattente morto nelle guerre d’Isonzo mi vergogno di come sia stato possibile un simile scempio nei confronti di chi ha subìto la guerra e biasimo chi ha avuto la faccia tosta di speculare ulteriormente su questa tragedia.
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alessandro vanin
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giovedì 9 aprile 2015
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ottima idea
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L'idea di mischiare immagini originali della prima guerra mondiale (ovviamente restaurate) a un racconto che, anche se inventato, è reale come se fosse avvenuto veramente è ottima. Infatti rende un'idea di come la storia possa modificare la vita anzi, l'esistenza delle persone. Noi che per fortuna non abbiamo mai vissuto una guerra, non possiamo immaginarcelo. Solo questa crisi economica epocale che ha messo in discussione le nostre certezze (diritto/dovere di poter studiare, avere un lavoro, farsi una famiglia, avere una casa etc) ha stravolto l'esistenza di molti di noi e può farci immaginare cosa significhi una guerra. Buona la regia e bravi gli attori
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videosservo
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lunedì 20 ottobre 2014
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interessante operazione
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Interessante operazione divulgativa. La storia del Milite Ignoto, romanzata, che fa da guida all'intercalarsi di immagini d'epoca colorate, per raccontare la Grande Guerra. Operazione complicata e semplice. A mio parere è un ottimo prodotto divulgativo, un docu/film. La parte fiction risente un po' troppo della patinatura della fotografia che pensa più a se stessa che al film rallentando in modo ossessivo anche i dialoghi. Straordinaria la ricostruzione della trincea che andava sfruttata di più con più scene di action, sacrificate ai dialoghi purtroppo. Rimane in ogni caso un buon prodotto che, se divulgato nelle scuole, associazioni e quant'altro, può dare una visione della Grane Guerra molto ampia.
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Interessante operazione divulgativa. La storia del Milite Ignoto, romanzata, che fa da guida all'intercalarsi di immagini d'epoca colorate, per raccontare la Grande Guerra. Operazione complicata e semplice. A mio parere è un ottimo prodotto divulgativo, un docu/film. La parte fiction risente un po' troppo della patinatura della fotografia che pensa più a se stessa che al film rallentando in modo ossessivo anche i dialoghi. Straordinaria la ricostruzione della trincea che andava sfruttata di più con più scene di action, sacrificate ai dialoghi purtroppo. Rimane in ogni caso un buon prodotto che, se divulgato nelle scuole, associazioni e quant'altro, può dare una visione della Grane Guerra molto ampia.
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