lgiulianini
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mercoledì 4 gennaio 2017
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i fulmini dell'america profonda.
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Cold in July è un film che si riconnette al filone ormai nutrito che rappresenta le ansie, le frustrazioni, le ambizioni irrisolte e soprattutto la violenza latente ma esplosiva di quella che si definisce “deep america”, l'america lontana dalle grandi luci delle ancor più grandi megalopoli (peraltro brutali anch'esse!), e dove non è poi così strano vedere il corniciaio Richard, prototipo del tranquillo americano buon padre di famiglia, già vittima di un tentativo di furto, imbracciato il fucile a pompa, partecipare ad una mattanza di lì a poco tempo, a ciò trascinato da un turbine di intrighi e regolamenti di conti lontani, cui pure lui, iniziale vittima, finisce per partecipare con piena consapevolezza.
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Cold in July è un film che si riconnette al filone ormai nutrito che rappresenta le ansie, le frustrazioni, le ambizioni irrisolte e soprattutto la violenza latente ma esplosiva di quella che si definisce “deep america”, l'america lontana dalle grandi luci delle ancor più grandi megalopoli (peraltro brutali anch'esse!), e dove non è poi così strano vedere il corniciaio Richard, prototipo del tranquillo americano buon padre di famiglia, già vittima di un tentativo di furto, imbracciato il fucile a pompa, partecipare ad una mattanza di lì a poco tempo, a ciò trascinato da un turbine di intrighi e regolamenti di conti lontani, cui pure lui, iniziale vittima, finisce per partecipare con piena consapevolezza.
Cold in July mi ricorda per certi versi “Joe”, il bel lavoro di Green, ove il protagonista pur sforzandosi di “normalizzare” la sua vita, si trova obbligato da un contesto brutale a dover (ri)abbracciare le armi per affermare il diritto ad un equilibrio altrimenti irraggiungibile.
In questo film il corniciao Richard uccide un ladro penetrato in casa sua con la sua pistola (ogni “tranquillo americano” ne ha una, la usa al limite tremando, ma la usa). Il ladro viene identificato dalla polizia come un giovane ricercato, ed appurata frettolosamente la legittima difesa, il ladro viene seppellito in fretta e furia, il caso archiviato e per Richard dovrebbe ricominciare la normale routine.
Succede l'esatto contrario. Infatti il ladruncolo viene identificato dalla polizia come il figlio di Ben Russel, un criminale in libertà vigilata, un osso durissimo interpretato dall'ottimo Sam Shepard, che a questo punto comincia a perseguitare Richard e famigliola, non commettendo di fatto nulla di violento, ma instaurando un pesante clima di intimidazione e minaccia tale da precipitare Richerd e famiglia in un clima di terrore.
Ma la polizia, che si scoprirà tutt'altro che immacolata, riesce a catturarlo, per cui il tempo cattivo per Richard dovrebbe essere finito. Accade l'esatto contrario. Si scopre un clima di intrighi, una realtà fatta di macchinazioni e coperture insospettabili, legami, congiunzioni e disgiunzioni che è bene non rivelare, e lasciare allo spettatore il piacere di godersi in una serie di colpi di scena e rivelazioni veramente di grande interesse narrativo e cinematografico che fanno onore alla messa in scena.
A mio parere Richard parteciperà all'atto finale di “giustizia all'americana” di Ben e dell'amico Jim interpretato dall'ottimo Don Jhonson, perché di fatto condivide il valore di fondo: in America la violenza va punita con altrettanta violenza, “il cane è meglio sopprimerlo che incatenarlo”, alla mazza da baseball si risponde col fucile a pompa, e così sia. Perchè ogni buon americano ha una guerra alle spalle, Ben e Jim sono reduci della guerra di Corea e si vede chiaramente, quando si scatenano i due vecchietti sono una furia.
E Richard pare il giovane inesperto, pacifico quasi per dovere, che appena gli si presenta l'occasione, pur tra qualche fugace tormento (Michael C. Hall mi è parso il meno convincente dei tre protagonisti), si lancia anche lui nel conflitto, ben convinto e motivato a parteciparvi. Perché l'America vera è così, pronta alla violenza di cui è permeata tutta la sua storia, e l'ottimo lavoro di Mickle sta lì insieme ai lavori di tanti altri giovani emergenti a dimostrarlo pienamente.
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brian77
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martedì 16 settembre 2014
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bel thriller. speriamo che arrivi
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Bel thriller, c'è dentro il mondo di Lonsdale, ma c'è anche un respiro classico del grande cinema americano, filtrato attraverso la sua iconografia noir anni 80 e anche dello spirito post-80. C'è tensione, c'è azione, c'è ironia, ma soprattutto c'è un buon cinema, Adesso però veniamo alla prova del fuoco: essendo uno dei film più belli visti al festival di Cannes uscirà nelle sale italiane? I distributori prenderanno questo film, quello di Tommy Lee Jones... oppure, come accade negli ultimi anni, i film migliori non vengono distribuiti in Italia perché costano, mentre arrivano cosette mediocri, finti film d'autore, compiaciute sciocchezzuole che stanno del resto già invadendo i nostri schermi, opere usa-e-getta buone solo per riempire i buchi del festival e per svuotare le nostre sale? Poi si parla di crisi del cinema.
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Bel thriller, c'è dentro il mondo di Lonsdale, ma c'è anche un respiro classico del grande cinema americano, filtrato attraverso la sua iconografia noir anni 80 e anche dello spirito post-80. C'è tensione, c'è azione, c'è ironia, ma soprattutto c'è un buon cinema, Adesso però veniamo alla prova del fuoco: essendo uno dei film più belli visti al festival di Cannes uscirà nelle sale italiane? I distributori prenderanno questo film, quello di Tommy Lee Jones... oppure, come accade negli ultimi anni, i film migliori non vengono distribuiti in Italia perché costano, mentre arrivano cosette mediocri, finti film d'autore, compiaciute sciocchezzuole che stanno del resto già invadendo i nostri schermi, opere usa-e-getta buone solo per riempire i buchi del festival e per svuotare le nostre sale? Poi si parla di crisi del cinema. Continuiamo a importare maree di sciocchezze pseudo-essai da 7-8 spettatori in sala e poi ci lamentiamo? Facciamo vedere i film veri, quelli che possono interessare il pubblico. Non l'ennesima stupidaggine girata in modo semidilettantesco sulla vecchia che ha ancora voglia di vivere e fa l'amore eccetera eccetera perché di queste banalità da quella miseria che s'è ormai ridotto ad essere il sedicente circuito di qualità (dove la qualità non è mai cinematografica) non ne possiamo proprio più. Fateci vedere i film veri e non semplici operazioni commerciali per avere i finanziamenti europei riempiendo le sale di filmetti insignificanti.
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lucavarese1
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venerdì 22 maggio 2015
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scollegato
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Ma che film avete visto? Fuori dalle frontiere del gusto e sensibilità, il tessuto narrativo non esiste. Incongruenze e abbandoni di storie, tante e separate, che vogliono essere una sola, parlano di cose diverse senza collegamento, senza giustificare gli argomenti principali presentati nel corso degli svolgimenti. 1: il padre di famiglia che si lancia nella mattanza vendicativa senza ragione di interesse ( o meglio, perchè vuol scoprire chi ha ucciso realmente, cosa che non farà e non verrà mai più affrontata dalla storia ) 2: la storia di mafia accennata e lasciata li. (la polizia connivente lascia fare il figlio di ben perché è sotto protezione, uccidi pure benny vaitra, tanto prendi a mazzate prostitute e immigrati) 3: perchè la polizia voleva uccidere ben? per evitare che scoprisse il figlio fare il porno assassino e quindi ucciderlo magari colto da vergogna e desiderio di espiazione? no di certo (ma nell' idea dello sceneggiatore che è un cane ogni stupidaggine è plausibile) ma se anche fosse perché mai la polizia avrebbe voluto evitare la morte del figlio di ben, collaboratore di giustizia, più scomodo che altro? dialoghi pietosi, personaggio della moglie inutile ma le è dedicato dello spazio senza mostrarne la profondità, dice sciocchezzuole qua e la.
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Ma che film avete visto? Fuori dalle frontiere del gusto e sensibilità, il tessuto narrativo non esiste. Incongruenze e abbandoni di storie, tante e separate, che vogliono essere una sola, parlano di cose diverse senza collegamento, senza giustificare gli argomenti principali presentati nel corso degli svolgimenti. 1: il padre di famiglia che si lancia nella mattanza vendicativa senza ragione di interesse ( o meglio, perchè vuol scoprire chi ha ucciso realmente, cosa che non farà e non verrà mai più affrontata dalla storia ) 2: la storia di mafia accennata e lasciata li. (la polizia connivente lascia fare il figlio di ben perché è sotto protezione, uccidi pure benny vaitra, tanto prendi a mazzate prostitute e immigrati) 3: perchè la polizia voleva uccidere ben? per evitare che scoprisse il figlio fare il porno assassino e quindi ucciderlo magari colto da vergogna e desiderio di espiazione? no di certo (ma nell' idea dello sceneggiatore che è un cane ogni stupidaggine è plausibile) ma se anche fosse perché mai la polizia avrebbe voluto evitare la morte del figlio di ben, collaboratore di giustizia, più scomodo che altro? dialoghi pietosi, personaggio della moglie inutile ma le è dedicato dello spazio senza mostrarne la profondità, dice sciocchezzuole qua e la. fotografia, ambienti, musiche e regia potevano fare un buon film, anzi, sotto quei criteri lo è anche, la scrittura dell'intera storia è sconcertante. Non ho memoria di una vergogna narrativa simile. La Gandolfi, che apprezzo spessissimo, scrive per liquidare lo scempio che mi disturba : Il regista osserva le cose da più punti di vista per (non) farsene travolgere.
Peccato che io sono rimasto divelto, non travolto.
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(di a.attolini@alice.it)
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biso 93
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mercoledì 2 novembre 2016
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confusione
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Cold in july e' un film del 2014 diretto da Jim Mickle ed interpretato da Michael C.Hall, Sam Shepard e Don Johnson. Cold in july e' un thriller che parte bene e senza troppi fronzoli, catapultando un tranquillo corniciaio di periferia in una situazione tesa e difficile, da cui scaturiranno delle conseguenze inaspettate. Si perche' dopo una buona partenza il film prende una piega differente, una brusca sterzata mal gestita, frettolosa e poco credibile. Da qui in poi il film diventa una sorta di "giustizia" all' americana in cui si pratica l'occhio per occhio, in cui si spara a cazzo, in cui si cerca una redenzione dal passato. Di per se tutto cio' potrebbe anche essere una trovata interessante ma il tutto e' gestito veramente male risultando un mix confuso, con buchi enormi di sceneggiatura enormi, poco equilibrato e poco credibile.
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Cold in july e' un film del 2014 diretto da Jim Mickle ed interpretato da Michael C.Hall, Sam Shepard e Don Johnson. Cold in july e' un thriller che parte bene e senza troppi fronzoli, catapultando un tranquillo corniciaio di periferia in una situazione tesa e difficile, da cui scaturiranno delle conseguenze inaspettate. Si perche' dopo una buona partenza il film prende una piega differente, una brusca sterzata mal gestita, frettolosa e poco credibile. Da qui in poi il film diventa una sorta di "giustizia" all' americana in cui si pratica l'occhio per occhio, in cui si spara a cazzo, in cui si cerca una redenzione dal passato. Di per se tutto cio' potrebbe anche essere una trovata interessante ma il tutto e' gestito veramente male risultando un mix confuso, con buchi enormi di sceneggiatura enormi, poco equilibrato e poco credibile. Gli interpreti hanno reso bene i loro personaggi, dandogli spessore e profondita' ma le loro azioni risultano praticamente senza un minimo di senso. Non e' un totale disastro poiche' l'intrattenimento c'e, ma il tutto si chiude con numerose domande e pochissime risposte. Piccola nota di merito per le musiche davvero suggestive ma fuori contesto.
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dandy
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lunedì 29 ottobre 2018
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il freddo nell'anima.
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Tratto dal romanzo omonimo di Joe R.Lansdale(che appare nel ruolo del prete al funerale).Troppo risaputo nei temi(il marcio della provincia e nelle sue istituzioni,la critica alla famiglia,il signor nessuno catapultato in un incubo più grande di lui,gli errori che ricadono si propri figli o viceversa) per poter essere qualcosa di più di un film di genere come molti altri,ma comunque girato con indubbia bravura.C'è una bella tensione nella prima parte,e la violenza viene lasciata esplodere solo nel finale.Non mancano lampi di umorismo nero, e il momento in cui i protagoisti scoprono cosa c'è sulla VHS è inquietante.Come di consueto le inverosimiglianze si sprecano ma è una caratteristica comune in questo genere di prodotto.
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Tratto dal romanzo omonimo di Joe R.Lansdale(che appare nel ruolo del prete al funerale).Troppo risaputo nei temi(il marcio della provincia e nelle sue istituzioni,la critica alla famiglia,il signor nessuno catapultato in un incubo più grande di lui,gli errori che ricadono si propri figli o viceversa) per poter essere qualcosa di più di un film di genere come molti altri,ma comunque girato con indubbia bravura.C'è una bella tensione nella prima parte,e la violenza viene lasciata esplodere solo nel finale.Non mancano lampi di umorismo nero, e il momento in cui i protagoisti scoprono cosa c'è sulla VHS è inquietante.Come di consueto le inverosimiglianze si sprecano ma è una caratteristica comune in questo genere di prodotto.Serie b confezionata con cura.Ben diretto il terzetto di protagonisti(Hall si è distinto in serie tv come "Six Feet Under" e "Dexter").Sprecata Vinessa Shaw nel solito ruolo di madre-moglie in sordina,ruolo che bisognerebbe cominciare a ridimensionare o proprio escludere da queste storie....Nick Damici,che interpreta il commissario Ray Price,è anche co-sceneggiatore.
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wolvie
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giovedì 6 agosto 2020
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espiazione in texas
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Sempre Lansdale, sempre Texas, sempre fine anni '80, direi anche, sempre Jim Mickle con il sodale Nick Damici a realizzare per immagini i romanzi di Joe R. Lansdale, infatti, il film fa coppia con le tre stagioni della serie tv " Hap & Leonard", distillato delle stesse menti creative.
Richard Dane, padre di famiglia ed onestissimo artigiano, si ritrova catapultato in un incubo quando un ladro gli entra in casa e accidentalmente Richard lo uccide con un colpo di pistola (chi in Texas non ne possiede una ?).
L' ex detenuto Ben, inizia a stalkerare la famiglia di Richard, credendo che il ladro ucciso sia suo figlio.
Nel tentativo di proteggere i suoi cari, Richard scopre che la polizia gli ha mentito, il morto non è il figlio di Ben, che grazie a Richard viene salvato da un finto incidente mortale inscenato dai poliziotti.
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Sempre Lansdale, sempre Texas, sempre fine anni '80, direi anche, sempre Jim Mickle con il sodale Nick Damici a realizzare per immagini i romanzi di Joe R. Lansdale, infatti, il film fa coppia con le tre stagioni della serie tv " Hap & Leonard", distillato delle stesse menti creative.
Richard Dane, padre di famiglia ed onestissimo artigiano, si ritrova catapultato in un incubo quando un ladro gli entra in casa e accidentalmente Richard lo uccide con un colpo di pistola (chi in Texas non ne possiede una ?).
L' ex detenuto Ben, inizia a stalkerare la famiglia di Richard, credendo che il ladro ucciso sia suo figlio.
Nel tentativo di proteggere i suoi cari, Richard scopre che la polizia gli ha mentito, il morto non è il figlio di Ben, che grazie a Richard viene salvato da un finto incidente mortale inscenato dai poliziotti.
Ben e Richard con l' aiuto dell' eccentrico investigatore privato e "vaccaro" Jim Bob Luke (apparso anche nei racconti dedicati a Hap & Leonard), ex commilitone di Ben nella guerra in Corea, faranno luce su un torbido miasma fatto di: informatori protetti dalla polizia che realizzano snuff film in vhs con giovani vittime brutalmente assassinate, capitanati dal reale figlio di Ben, che deciderà di "occuparsi" della prole in maniera non proprio ortodossa. Richard dal canto suo dovrà immergersi nel mondo violento dei giustizieri diventandone protagonista, per ritrovare la pace e la serenità.
Film più che discreto, western travestito da noir atipico, che trova due facce gustose per i ruoli di Ben e Luke, rispettivamente Sam Shepard e Don Johnson.
Gli schemi registici sono gli stessi di " Hap & Leonard " con alcune sequenze (ben fatte) sovrapponibili: il rallenti dei tre protagonisti con armi in pugno prima della resa dei conti.
La famiglia, a dir poco disfunzionale, emerge spesso dalle righe di Lansdale, che sa ricomporre il valore, il sacrificio e il contrappasso dei padri mancati afflitti dalle loro colpe.
Intrattenimento caloroso come un buon bicchiere di Southern Comfort.
Colonna sonora quasi "carpenteriana" 80s style.
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elgatoloco
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mercoledì 9 dicembre 2015
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intlligentemente spiazzante
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Questo"Cold in July"è film intelligente anche come"thriller", in quanto, contro e al di fuori di ogni"prevedibilità", come del resto sempre nelle opere di Joe R.Lansdale , da cuji è tratto, la"soluzione"è ben diversa dalle premesse di partenza... Una diversità, quasi uno "sguardo allontanato", per usare l'espressione di un titolo del grande etnologo-antropologo Claude Levi-Srauss, che risulta estremamente fecondo per il film. Un"clima", un'atmosfera, quello/a di"Cold in July", che risulta fondamentale, visto che conta più dell'intreccio(anche qui, in concordanza totale con la citata fonte letteraria), tanto che appare opportuno definire il film"drammatico"forse più che"thriller"oppure, endiadicamente e sinteticamente"thriller drammatico"o anche"drammatico con forti tratti thriller", dove, però, si porrebbe la vexata quaestio dei generi, qui difficile da trattare, nello spazio ristretto e determinato di una recensione.
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Questo"Cold in July"è film intelligente anche come"thriller", in quanto, contro e al di fuori di ogni"prevedibilità", come del resto sempre nelle opere di Joe R.Lansdale , da cuji è tratto, la"soluzione"è ben diversa dalle premesse di partenza... Una diversità, quasi uno "sguardo allontanato", per usare l'espressione di un titolo del grande etnologo-antropologo Claude Levi-Srauss, che risulta estremamente fecondo per il film. Un"clima", un'atmosfera, quello/a di"Cold in July", che risulta fondamentale, visto che conta più dell'intreccio(anche qui, in concordanza totale con la citata fonte letteraria), tanto che appare opportuno definire il film"drammatico"forse più che"thriller"oppure, endiadicamente e sinteticamente"thriller drammatico"o anche"drammatico con forti tratti thriller", dove, però, si porrebbe la vexata quaestio dei generi, qui difficile da trattare, nello spazio ristretto e determinato di una recensione. Senza scomodare Dostoevkij o altre fonti illustri, bisogna comunque rilevare che il tema della giustizia, oltre le apparenze, quello della polizia"corrotta"e talora nemica della verità, dell'apatia apparentemente"lavorista"del e nel Texas, dei conflitti morale/etica sono qui trattati con acume e intelligenza. Da segnalare la grande prova attorale di due"vecchi"come Sam Shepard, grande drammaturgo e attore, nel ruolo di Ben, il padre del criminale e di Don Johnson("Miami Vice", all'epoca), "redivivo"come investigatore privato. El Gato
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filippo catani
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mercoledì 13 aprile 2016
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un thriller insulso
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Texas 1989. Un uomo uccide per legittima difesa un malvivente entrato nottetempo in casa sua per derubarlo. L'uomo però dovrà fare i conti con il padre del ladro deciso a vendicarsi ma le cose prenderanno presto una piega inaspettata.
Tratto dal romanzo di Lansdale, questo film dopo una buona partenza scade nella sciatteria più completa. A parte gli sviluppi della trama che, per chi è avvezzo al genere, verranno intuiti a stretto giro di posta, è proprio il film in sè a non girare. Pure il personaggio del detective scapestrato finisce per risultare una macchietta e niente più fino al banale e scontato regolamento di conti finale che sfocia nell'happy ending del bravo texano armato.
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Texas 1989. Un uomo uccide per legittima difesa un malvivente entrato nottetempo in casa sua per derubarlo. L'uomo però dovrà fare i conti con il padre del ladro deciso a vendicarsi ma le cose prenderanno presto una piega inaspettata.
Tratto dal romanzo di Lansdale, questo film dopo una buona partenza scade nella sciatteria più completa. A parte gli sviluppi della trama che, per chi è avvezzo al genere, verranno intuiti a stretto giro di posta, è proprio il film in sè a non girare. Pure il personaggio del detective scapestrato finisce per risultare una macchietta e niente più fino al banale e scontato regolamento di conti finale che sfocia nell'happy ending del bravo texano armato. Una pellicola da cancellare velocemente dalla mente.
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luigi chierico
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venerdì 8 aprile 2016
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scadente
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“Il caldo luglio” del 2015, a meno di un anno, è arrivato in tv nella programmazione della TV, così SKY ha avuto l’occasione di propinarci questo film il 6 aprile, poco dopo le Idi di Marzo che ricordano l’uccisione di Cesare avvenuta il 15 marzo del 44 ante Christum natum. Se allora Cesare, ammazzato per mano del figlio Bruto, poté dire: ”Tu quoque,Brute,fili mi”, in questo film è invece Freddy a dire a Ben “Tu quoque,pater”! Ancora una volta assistiamo ad una trasposizione mal riuscita di un romanzo in un film. Oltretutto va considerato che se sfogliando le pagine di un libro si può tornare indietro, in un film non ci si può neanche fermare. I fotogrammi scorrono velocemente mentre le parole non raccolte vanno perse, i particolari sfuggono.
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“Il caldo luglio” del 2015, a meno di un anno, è arrivato in tv nella programmazione della TV, così SKY ha avuto l’occasione di propinarci questo film il 6 aprile, poco dopo le Idi di Marzo che ricordano l’uccisione di Cesare avvenuta il 15 marzo del 44 ante Christum natum. Se allora Cesare, ammazzato per mano del figlio Bruto, poté dire: ”Tu quoque,Brute,fili mi”, in questo film è invece Freddy a dire a Ben “Tu quoque,pater”! Ancora una volta assistiamo ad una trasposizione mal riuscita di un romanzo in un film. Oltretutto va considerato che se sfogliando le pagine di un libro si può tornare indietro, in un film non ci si può neanche fermare. I fotogrammi scorrono velocemente mentre le parole non raccolte vanno perse, i particolari sfuggono. Questa volta ne risulta un vero pasticcio,inconcludente, fuori da ogni logica spiegazione e motivazione. Un omicidio per legittima difesa commesso da Richard Dane, interpretato da Michael C. Hall, offre al commissario di polizia del paese tale Rai Price(Nick Damici) il pretesto, non si saprà mai il perché, per cercare ed uccidere un delinquente da poco uscito dal carcere dopo aver scontato la pena. Il tentativo fallisce ma il commissario non ha notizia. Una persona travolta dal treno evidentemente non fa notizia nel Texas, e così per Rai il delinquente Ben è …solo morto… ma non sepolto, per Rai è un dettaglio irrilevante. La scena è l’unica interessante del thriller però non c’è il maestro Hitchcock alla regia ma il modesto Jim Mikle e così il montaggio è pietoso, il treno c’è ma non si vede, come non ci sono tracce sulla Cadillac rossa dopo essere venuta in collisione con un altro automezzo, ed ancora nulla su una tomba riportata alla luce; solo delle tracce di fango sulle scarpe di Richard, passato da corniciaio ad investigatore. Si intuisce che Rai abbia voluto far credere che Richard Dane abbia ucciso Freddy (Wyatt Russell), per consentire a quest’ultimo di muoversi liberamente in un altro stato,continuando a delinquere, perché “pentito” ma non troppo. Perché allora voler far fuori il povero padre Ben Russell che Rai poteva arrestare per le minacce fatte a Richard per avergli ammazzato il figlio ? Quale strano rapporto poi tra padre e figlio , tra Ben e Freddy, se mai nessuno dei due abbia cercato di incontrare l’uno o l’altro per decenni…”non vedo mio figlio da quando aveva l’età del tuo!”. A rendere il film ancor più irreale c’è il comportamento di Richard che, fattosi scrupolo di aver sparato per legittima difesa ad un ladro uccidendolo, si attiva per conoscere chi veramente ha ammazzato, senza mai venirne a capo, tanto cosa importa saperlo a lui e agli spettatori? Ed è così che Richard, fa da trade union per trovare colui che non ha ucciso, collabora perché altri omicidi possano essere commessi per punire, invece che consegnare nelle mani della giustizia, chi ha fatto della delinquenza contro le donne una ragione di vita. Mette a repentaglio la propria vita, la serenità della famiglia, ad quid, ci chiediamo. Unici interpreti degni di citazione sono Sam Shepard, nellla parte di Ben Russell,e Jim Bobe Luke, nella parte del texano Don Johnson. Ancora tanti morti, tante armi nelle mani di tutti e tanto silenzio, il film è finito, chi ha avuto ha avuto chi ha dato ha dato.
E’ forse quel che pensa lo spettatore dopo aver pagato il biglietto di ingresso per vedere freddare nel caldo luglio non Cesare ma un BRUTO figlio.!
chibar22@libero.it
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gianleo67
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sabato 11 luglio 2015
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in texas, in luglio, non fa mai freddo!
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Artigiano corniciaio e padre di famiglia, Richard Dane spara e uccide un giovane ladro che si è introdotto nottetempo in casa sua. Liquidato dalla polizia come legittima difesa ed identificata la vittima con il figlio ricercato di un malavitoso appena uscito di prigione, lo sprovveduto sparatore sembra essere al riparo da noie legali ma non dalla prevedibile vendetta dell'anziano genitore. Le cose però prendono ben presto una piega imprevedibile ed inaspettata.
Da un soggetto del best-seller di Joe R. Lansdale e con l'aiuto del fidato sceneggiatore Nick Damici, Jim Mickle gioca con i prevedibili risvolti del thriller poliziesco per depistare tanto le indagini quanto le legittime aspettative degli spettatori, con il risultato che quello che apparentemente sembra il solido impianto di un crime-drama provinciale e truculento (leggi alla voce fratelli Coen) finisce per subire la spiazzante deriva di una resa dei conti generazionale che, soprattutto nel finale, accusa più di qualche colpo.
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Artigiano corniciaio e padre di famiglia, Richard Dane spara e uccide un giovane ladro che si è introdotto nottetempo in casa sua. Liquidato dalla polizia come legittima difesa ed identificata la vittima con il figlio ricercato di un malavitoso appena uscito di prigione, lo sprovveduto sparatore sembra essere al riparo da noie legali ma non dalla prevedibile vendetta dell'anziano genitore. Le cose però prendono ben presto una piega imprevedibile ed inaspettata.
Da un soggetto del best-seller di Joe R. Lansdale e con l'aiuto del fidato sceneggiatore Nick Damici, Jim Mickle gioca con i prevedibili risvolti del thriller poliziesco per depistare tanto le indagini quanto le legittime aspettative degli spettatori, con il risultato che quello che apparentemente sembra il solido impianto di un crime-drama provinciale e truculento (leggi alla voce fratelli Coen) finisce per subire la spiazzante deriva di una resa dei conti generazionale che, soprattutto nel finale, accusa più di qualche colpo. Se le premesse di un'epica western che da sempre contamina le incursioni del nostro nel codificato linguaggio del genere horror ('Stake Land' 2010 - 'We Are What We Are' 2013), vengono fin qui rispettate nell'interessante riflessione sulla cultura giuridica americana fondata sul diriritto all'autodifesa ed alla legge biblica dell''occhio per occhio' e sui risvolti di una responsabilità genitoriale che accomuna il bravo padre di famiglia che non può chiudere un occhio (quello per prender sonno) con un malfamato e vendicativo galeotto che tuttavia conserva i valori di una inossidabile etica tradizionalista (diamine, è il minimo per chi ha fatto la guerra di Corea!) , il film subisce quasi subito un ribaltamento prospettico che ne indirizza il plot verso la fragile drammaturgia di una espiazione (redenzione) secondo cui le colpe dei padri ricadono sui figli ma quelle dei figli non possono che ricadere sui padri, chiudendo un cerchio che tutto sembra fuorchè perfetto e convincente. Bravo ad alimentare una tensione giocata su campi stretti e sulla complicata dialettica di personaggi eterogenei (una strana coppia, pardon trio, in cerca di redenzione) e richiamando le suggestioni di una colonna sonora (di Jeff Grace) che omaggia apertamente le ossessioni persecutorie del cinema di Carpenter, questo trhiller in salsa texana finisce per smarrirsi dietro le inverosimiglianze di un finale alla Hostel e una sanguinaria resa dei conti che scimmiotta Pechinpah o i fratelli Coen senza averne la forza morale e l'inoppugnabile credibilità narrativa, vanificando quanto di buono poteva aver fatto nella prima parte. Attori convincenti ed affidabili tra cui un vecchio leone come Sam Shepard ed un giogioneggiante ed incanutito Don Johnson che come il buon vino sembra migliorare col tempo. Non credete al titolo: in Texas, in Luglio, non fa mai freddo!
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