brandokate
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domenica 28 aprile 2013
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tra solitudine e libertà
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Un film raffinato e sussurrato sul confine tra solitudine e libertà, sulla mancata comunicazione tra i sessi, sulla crisi della coppia, sulla stanchezza dei rapporti, sulla paura di vivere una vita autentica…
Irene è il temutissimo ospite a sorpresa che giudica con maniaca precisione gli standard degli alberghi di lusso e il film racconta la sua vita, sempre in viaggio per luoghi fascinosi, elegantissima nei suoi tailleurs, impeccabile sui tacchi lucidi e silenziosi che varcano le halls…
Nelle sue pause a Roma, tra un viaggio e l’altro ritrova “le altre vite” che guarda con occhio estraneo e che forse avr
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Un film raffinato e sussurrato sul confine tra solitudine e libertà, sulla mancata comunicazione tra i sessi, sulla crisi della coppia, sulla stanchezza dei rapporti, sulla paura di vivere una vita autentica…
Irene è il temutissimo ospite a sorpresa che giudica con maniaca precisione gli standard degli alberghi di lusso e il film racconta la sua vita, sempre in viaggio per luoghi fascinosi, elegantissima nei suoi tailleurs, impeccabile sui tacchi lucidi e silenziosi che varcano le halls…
Nelle sue pause a Roma, tra un viaggio e l’altro ritrova “le altre vite” che guarda con occhio estraneo e che forse avrebbe voluto: Andrea, l’ex fidanzato, un Accorsi in bilico sul proprio futuro, una sorella, Silvia, che ha scelto la “logica della verdura biologica”: una vita autentica, fresca, naturale…ma poi subisce un rapporto stanco e ormai logoro, con un marito che non la desidera più e sceglie il virtuale; e lei, Irene cos’ha scelto? La “logica del surgelato”? Impeccabile, metodica, sola…
E il lusso è forse solo un inganno? La vera vita è imperfetta come le verdure biologiche? Qual è la via d’uscita? L’intimità dice uno dei persoaggi del film, l’antropologa…
Infine una scena bellissima: la Buy in completo bianco candido che cammina per i suk di Marrakech, tra odori, confusione alla ricerca delle sensazioni più vere…
E allora “Have a safe journey”, ognuno si scelga il viaggio che ritiene più confortevole…
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flyanto
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martedì 30 aprile 2013
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quando la solitudine è consapevole e diventa una s
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Film in cui si racconta dell' esistenza solitaria di una donna, collocata temporalmente parlando tra i 40 ed i 50 anni di età, ispettrice di alberghi di lusso, e dei suoi legami sentimentali con la sorella e la di lei famiglia e con il suo ex compagno. Margherita Buy interpreta ovviamente questa figura principale di donna contemporanea che, pur essendo conscia della sua solitudine affettiva, ha fatto una sua scelta di vita preferendo investire sulla carriera o per lo meno su di un prestigioso lavoro che le permette un certo stile di vita (o forse la sua posizione non costituisce altro che la conseguenza naturale di un vuoto interiore derivante dalla mancanza e dei mai trovati affetti stabili e soddisfacenti) anzichè sottostare a dei compromessi affettivi e sentimentali, per lei poco od affatto entusiasmanti e soprattutto vissuti come delle scelte di ripiego.
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Film in cui si racconta dell' esistenza solitaria di una donna, collocata temporalmente parlando tra i 40 ed i 50 anni di età, ispettrice di alberghi di lusso, e dei suoi legami sentimentali con la sorella e la di lei famiglia e con il suo ex compagno. Margherita Buy interpreta ovviamente questa figura principale di donna contemporanea che, pur essendo conscia della sua solitudine affettiva, ha fatto una sua scelta di vita preferendo investire sulla carriera o per lo meno su di un prestigioso lavoro che le permette un certo stile di vita (o forse la sua posizione non costituisce altro che la conseguenza naturale di un vuoto interiore derivante dalla mancanza e dei mai trovati affetti stabili e soddisfacenti) anzichè sottostare a dei compromessi affettivi e sentimentali, per lei poco od affatto entusiasmanti e soprattutto vissuti come delle scelte di ripiego. Nel corso della sua pellicola Maria Sole Tognazzi, la regista, descrive ovviamente anche la parte dubbiosa e piena di incertezza della protagonista nei confronti di questo suo status esistenziale e sociale. E lo fa con una lucidità, un' eleganza ed, in certi casi, anche sottile ironia da rendere il suo prodotto un vero "gioiello" cinematograficamente parlando e soprattutto in tutto e per tutto credibile e veritiero per ciò che concerne la condizione di molte donne ormai single contemporanee. Molto bravi tutti gli attori: da Margherita Buy che, nella parte del personaggio principale della storia, ovviamente spicca su tutti gli altri a lei di contorno, a Stefano Accorsi in quello del suo ex compagno, per citarne soltanto due....Insomma, in conclusione, senza alcun dubbio esso risulta essere un film molto gradevole a vedersi e da consigliare vivamente, però, a chi non teme di raffigurarsi personalmente.
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lucyelisa
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mercoledì 1 maggio 2013
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gradevole ed ironico
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Irene una donna single ultraquarantenne , si dedica con devozione alla sua attività , svolta in incognito, di ispettore di alberghi di lusso per verificarne gli standard qualitativi e la rispondenza ai riconoscimenti dati. Il lavoro la porta a vivere tra aeroporti ed alberghi di lusso con brevi ritorni a casa . Senza una famiglia propria ( ma è l il tipo di lavoro svolto a non consentirle di creare un suo nucleo familiare o un certo vuoto affettivo a spingerla a dedicarsi a quest'attività di perenne girovagare ? ) concentra i suoi affetti sulla sorella e le nipotine e sul suo migliore -e forse unico- amico che è anche il suo ex , peraltro in crisi dinanzi ad un prossima paternità indesiderata .
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Irene una donna single ultraquarantenne , si dedica con devozione alla sua attività , svolta in incognito, di ispettore di alberghi di lusso per verificarne gli standard qualitativi e la rispondenza ai riconoscimenti dati. Il lavoro la porta a vivere tra aeroporti ed alberghi di lusso con brevi ritorni a casa . Senza una famiglia propria ( ma è l il tipo di lavoro svolto a non consentirle di creare un suo nucleo familiare o un certo vuoto affettivo a spingerla a dedicarsi a quest'attività di perenne girovagare ? ) concentra i suoi affetti sulla sorella e le nipotine e sul suo migliore -e forse unico- amico che è anche il suo ex , peraltro in crisi dinanzi ad un prossima paternità indesiderata .La sua arttività in incognito -che compie con una meticolosità quasi maniacale- ( divertenti i saggi con il Kit ispettivo ed i dialoghi con i camerieri ) non le consente di instaurare relazioni siginificative neppure con le persone incontrare nei suoi soggiorni a cinque stelle finchè si aprirà con una donna incontrata nella sauna di un resort di lusso . La morte improvvisa di questa donna- il cui unico parente era l 'ex marito - la indurrà ad una malinconica riflessione sulla sua condizione di vita solitaria . Dopo un appassionato incontro con il suo ex ,ritroverà la strada nel senso letterale e metaforico, rimettendosi in viaggio verso l'Asia con ritrovata consapevolezza della sua scelta esistenziale più che per l' impossibilità di un alternativa . il film è garbato ed elegante , con gradevoli spunti ironici , anche se pecca di un certa superficialità ( inappropriato il confronto con lo statunitense "Tra le nuvole ",in realtà molto diverso nei temi e nell'impianto narrativo ) ; una riflessione sul confine tra libertà e solitudine e sulla condizione di vita della donna moderna ( in questo caso impegnata in una professione insolita che susciterà l' invidia di quanti svolgono un lavoro sedentario!) .
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angelo umana
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domenica 12 maggio 2013
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libertà = solitudine?
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Amaro destino quello di essere un controllore di standard degli hotel d’”alto bordo” e constatare che le proprie condizioni di vita non rispondono a quei canoni pretesi per lavoro. Ma c’è continuità tra il lavoro e la vita, Margherita (Buy) viaggia per alberghi sola, e sola è quando arriva nella sua casa a Roma, 40enne senza una famiglia propria, mandata per ogni dove dal suo giornale di rating turistici proprio perché – parole sue - “non ho una vita” o perché lei è in finta compagnia, “io, me stessa e me” e la sua casa non le offre “calore e appagamento” come il rating pretende per le stanze d’albergo.
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Amaro destino quello di essere un controllore di standard degli hotel d’”alto bordo” e constatare che le proprie condizioni di vita non rispondono a quei canoni pretesi per lavoro. Ma c’è continuità tra il lavoro e la vita, Margherita (Buy) viaggia per alberghi sola, e sola è quando arriva nella sua casa a Roma, 40enne senza una famiglia propria, mandata per ogni dove dal suo giornale di rating turistici proprio perché – parole sue - “non ho una vita” o perché lei è in finta compagnia, “io, me stessa e me” e la sua casa non le offre “calore e appagamento” come il rating pretende per le stanze d’albergo.
E’ poi un vero peccato che fuori dagli alberghi di cui è ospite non si goda quasi nulla e intraprenda scarse conoscenze, non è un bel viaggiare: Parigi, Gstaad, San Casciano dei Bagni, Berlino, Marrakech, Shanghai. Gode per lavoro delle strutture e del lusso degli alberghi stessi, perciò è pagata. Ma “il lusso è una forma d’inganno”, le dice Kate, una viaggiatrice conosciuta all’hotel Adlon di Berlino; in effetti devono sembrarle inutili tutte le premure professionali di cui in questi posti è destinataria, la temperatura dei cibi che le vengono serviti, la polvere da cercare nei posti più impensabili, cose che in un’occasione definisce i “gravi problemi dell’umanità” di cui lei si occupa, se poi, nella sua vita privata, c’è un quasi deserto di “intimacy”, intimità, concetto su cui la fa riflettere – come un campanello improvviso - proprio la ”antropologa” Kate. Questo è ciò che le manca: quando bacia, e ci passa una notte assieme, Stefano (Accorsi), suo grande amico ed “ex” di quindici anni prima, non le deve sembrar vero, chissà da quanto non baciava qualcuno. Realizza presto però, il mattino dopo, che una vita a due o aver figli non è quello che ha mai desiderato e che della sua vita in fondo si compiace.
Non sembrano attrattive del resto le condizioni in cui vive sua sorella, sposata con il musicista Gianmarco (Tognazzi), tipico marito evanescente che in casa si dedica soprattutto ai giochi via computer, la conduzione di una animal farm nella fattispecie. Ecco, di affetto Margherita non è sprovvista, per sua sorella, per le due nipotine, per Fabiana, la nuova compagna di Stefano da cui aspetta un bambino: proprio da lei viene silenziosamente abbracciata una volta in auto, per le parole affettuose che ne ha ricevuto.
E’ abbastanza arduo pensare che una materna Buy – che consolava perfino il designato Papa Michel Piccoli in “Habemus Papam” – possa essere davvero una single che si gode una così triste libertà, la quale è solitudine (parole del film). Una riflessione a margine, chissà se la regista Maria Sole Tognazzi ce la vuole davvero suggerire: non è strettamente necessario, o obbligatorio, che esista una famiglia per dare e ricevere affetto. Margherita confessa per gioco alla sorella, al telefono da un aeroporto, che è in partenza per la Tanzania dove insegnerà inglese ai bambini di un villaggio: sarebbe una giusta aspirazione per il personaggio, l’affetto per i bambini e via dal lusso inutile, “inganno”.
E’ un film gradevole e misurato (come la Buy), ironico e triste quanto basta, una segreta osservazione di famiglie e solitudini. Se il cinema rappresenta la vita e la vita è sogno, anche il cinema è sogno e ci si lascia prendere – se conviene – dalla sua storia, grande o minima, si resta nel film e in quei fatti per qualche giorno dopo averlo visto. Altro pretesto offertoci per restare nel film sono gli squarci su Berlino, che sembra la città a cui maggiormente le immagini riservano un tributo speciale.
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diomede917
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lunedì 13 maggio 2013
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si.....viaggiare
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Irene è un’ispettrice di alberghi 5 stelle, un lavoro che la trasforma in una spiona dalle tante identità attenta ai particolari…..un lavoro che ama e che le regala una vita a 5 stelle nonostante percepisca uno stipendio da operaio specializzato….una vita che ama perché le permette di essere libera nelle sue scelte.
Vive in un appartamento decisamente funzionale alle sue necessità, con piante spoglie che perdono le foglie e un freezer pieno di verdure surgelate.
Nella sua vita sempre in viaggio i sui scali preferiti e sicuri sono sua sorella Silvia mamma/moglie iperimpegnata un po’ svampita con un matrimonio in fase calante e il suo ex/migliore amico che si trova impigliato in una futura paternità con un rapporto pseudo-occasionale con una donna che si vuole tenere il figlio con o senza di lui….
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Irene è un’ispettrice di alberghi 5 stelle, un lavoro che la trasforma in una spiona dalle tante identità attenta ai particolari…..un lavoro che ama e che le regala una vita a 5 stelle nonostante percepisca uno stipendio da operaio specializzato….una vita che ama perché le permette di essere libera nelle sue scelte.
Vive in un appartamento decisamente funzionale alle sue necessità, con piante spoglie che perdono le foglie e un freezer pieno di verdure surgelate.
Nella sua vita sempre in viaggio i sui scali preferiti e sicuri sono sua sorella Silvia mamma/moglie iperimpegnata un po’ svampita con un matrimonio in fase calante e il suo ex/migliore amico che si trova impigliato in una futura paternità con un rapporto pseudo-occasionale con una donna che si vuole tenere il figlio con o senza di lui….visto che è l’ultima occasione per diventare madre.
Questo è il contenitore dove si muove Viaggio Sola l’opera ultima di Maria Sole Tognazzi che rispetto all’opera precedente denota una certa sicurezza e maturità registica nel rappresentare i propri personaggi mantenendo un clima da commedia all’americana stile Nora Ephron e Meg Ryan, la sceneggiatura firmata con Francesca Marciano e Ivan Cotroneo trovano in Tra le Nuvole il modello narrativo di riferimento come lo si può vedere nell’omaggio finale prima del viaggio a Shangai.
Viaggio Sola è un film sulle migliori scelte possibili…..l’elemento che ho maggiormente apprezzato è la giusta distanza dalle protagonistie nella narrazione, senza prese di posizione o pregiudizi…..ogni personaggio femminile è coerente al proprio carattere, ai propri desideri, alle proprie ambizioni e alle proprie affinità.
Nel corso della storia Irene, interpretata con leggerezza e fortunatamente senza le solite nevrosi da Margherita Buy, si metterà in gioco e metterà in discussione la sua vita (importante l’incontro con un’antropologa inglese a Berlino il momento migliore del film) capendo che può essere al massimo una zia anziché una madre e che gli uomini, nel suo caso, sono più importanti averli come amici che compagni……ma capirà anche quale donna non vuole essere (l’impegnata in Tanzania per risolvere le crisi interiori) o quali scelte altre donne vorranno fare nella loro vita……magari con un vestito diverso….
La Tognazzi si avvale di un cast femminile in forma…..oltre alla già citata Buy, da evidenziare la prova di Fabrizia Sacchi in costante crescita e il cameo di Leslie Menville nella sauna dell’hotel…..i maschietti come lecito aspettarsi sono sottotono…..sia Accorsi che Gianmarco Tognazzi potevano rendere meglio il loro disagio.
Nell’insieme un film godibile che aprirà inevitabilmente spazio a discussioni e confronti…..e il successo di nicchia lo sta a dimostrare
Voto 6,5
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andrea alesci
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lunedì 11 maggio 2015
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dentro la solitaria limpidezza di un questionario
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C’è un ordinato senso di grazia e malinconia nelle scene che Maria Sole Tognazzi fa scorrere con garbo dinanzi al nostro sguardo interrogante. La levità del nuovo, appesa alle note che sanno di biancheria profumata di Gabriele Roberto, sin dal principio ci accompagna dentro il mondo di Irene (Margherita Buy), che vive nel segreto di un mestiere solitario, quello di ispettore di hotel.
Una vita a cinque stelle che trascorre nelle camere degli alberghi di lusso, scrutando le hall, valutando i camerieri, il servizio ai clienti, la pulizia, l’ordine, la cucina, le maniere. Una vita in giro per il mondo a confermare o meno lo status degli hotel migliori, archiviati tutti dentro al pc con la suprema meticolosità del catalogatore.
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C’è un ordinato senso di grazia e malinconia nelle scene che Maria Sole Tognazzi fa scorrere con garbo dinanzi al nostro sguardo interrogante. La levità del nuovo, appesa alle note che sanno di biancheria profumata di Gabriele Roberto, sin dal principio ci accompagna dentro il mondo di Irene (Margherita Buy), che vive nel segreto di un mestiere solitario, quello di ispettore di hotel.
Una vita a cinque stelle che trascorre nelle camere degli alberghi di lusso, scrutando le hall, valutando i camerieri, il servizio ai clienti, la pulizia, l’ordine, la cucina, le maniere. Una vita in giro per il mondo a confermare o meno lo status degli hotel migliori, archiviati tutti dentro al pc con la suprema meticolosità del catalogatore.
Una vita in giro, sempre pronta a valutare e giudicare l’operato altrui, metodicamente inquadrata entro lo spazio ordinato delle caselle da questionario. Eppure un’esistenza che si esaurisce nel lavoro, cancellando la possibilità di una vita famigliare; di quella famiglia che Irene ha sempre scansato e soltanto accarezza nei fugaci contatti con la realtà quotidiana della sorella Silvia (Fabrizia Sacchi), che ogni giorno si barcamena nella difficile arte di mamma di due vivaci bimbe e moglie di un marito musicista (Gianmarco Tognazzi) disorientato dai giochi virtuali; o di quella che avrebbe potuto costruire anni prima con Andrea (Stefano Accorsi), ex fidanzato, quindi amico fidato e unica morbida sponda per il fragile dondolio delle sue emozioni.
Una condizione che ogni giorno si fa più pesante per Irene, intrappolata fra le domande dei suoi questionari di valutazione come in una stanza le cui pareti si stringono sempre di più. Quasi senza respiro, finché non incontra una viaggiatrice solitaria come lei: nell’intimità di un bagno turco non sono soltanto i pori della pelle a dilatarsi, ma anche l’anima di Irene che si apre alla confidenza, a quella riservata dimensione che il suo rimbalzare continuo fra i privilegi degli alberghi le aveva nascosto.
Un incontro che si raddoppia al bancone del bar e che mestamente diventa momento catartico allorché l’indomani Irene viene a scoprire della morte nottetempo per infarto della donna. Ogni cosa muta in lei: si confida con Andrea, finisce nel suo letto, si ravvede, dà consigli alla nuova ragazza dello stesso Andrea di non lasciarselo scappare, infine ricompone tramite le onde del cellulare il dissapore avuto con la sorella Silvia.
E mentre la vediamo andare bagaglio in mano sul nastro trasportatore di un aeroporto, sappiamo che il chiarore della rivelazione ha reso la sua stanza solitaria più grande, rischiarata dalla luce della consapevolezza. E anche le ultime domande di un questionario lungo quanto il film hanno il respiro di chi ha capito finalmente la propria natura, di chi sa scegliere, di chi ora può affrontare il viaggio della vita: sia esso di ordinaria normalità o di aereo ondeggiare.
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zummone
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mercoledì 19 giugno 2013
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bel piccolo film!
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Irene (M. Buy) è, per professione, "l'ospite a sorpresa": è suo compito valutare il servizio dei grandi alberghi, a 5 stelle. Per questo annota scrupolosamente sul suo tablet, in ogni suo viaggio, la pulizia delle stanze, la gentilezza di commessi e camerieri, la rapidità e qualità del servizio in camera e tanti altri piccoli particolari. La sua vita è sempre in movimento, in lussuosi hotel in giro per il mondo.
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Irene (M. Buy) è, per professione, "l'ospite a sorpresa": è suo compito valutare il servizio dei grandi alberghi, a 5 stelle. Per questo annota scrupolosamente sul suo tablet, in ogni suo viaggio, la pulizia delle stanze, la gentilezza di commessi e camerieri, la rapidità e qualità del servizio in camera e tanti altri piccoli particolari. La sua vita è sempre in movimento, in lussuosi hotel in giro per il mondo. A casa, nelle poche pause, ha pochi affetti: la sorella e la di lei famiglia (marito e due figlie) e Andrea (S. Accorsi), amico e confidente, in passato una relazione sentimentale con lui. Irene è meticolosa e severa, nelle sue valutazioni professionali, almeno quanto nella sua vita personale e pensa di poter controllare tutto, come se si trattasse dei questionari che riempe, nel suo lavoro di "ispezione". Senza indecisioni e dubbi, finchè l'incontro con un'antropologa surreale, in una sauna di un albergo a Berlino, la spiazzerà, costringendola a porsi delle domande.
Maria Sole Tognazzi, figlia del grande attore Ugo, si cimenta con il suo terzo film lungo di finzione: scommessa vinta, per una storia leggera e ironica, con una sceneggiatura intelligente e senza eccessi sentimentali. Il merito, va detto, è anche della Buy, in un ruolo ben scritto e interpretato, lontano dai classici personaggi di donne nevrotiche, che spesso le vengono affidati. "Viaggio sola", che un po' ricorda "Tra le nuvole" con Clooney, ci fa riflettere su tanti temi: come Irene, un po' turista per caso, si chiede della sua vita e quindi della sua felicità, anche noi siamo costretti a valutare il "servizio" delle nostre vite, non sempre a cinque stelle. E soprattutto a pensare, che la vita reale non è in una camera d'albergo con tutti i confort, ma comincia fuori dalla hall.
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toniozzo
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venerdì 25 luglio 2014
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libera, ma sola!
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Purtroppo non ci sono i mezzi voti, se no un mezzo voto in più lo avrebbe meritato tutto! ma quattro stelle mi sembrava eccessivo.
Film volutatamente (o almeno spero) corto di durata, infatti vola via facilmente, il che non è un male alle volte, sopratutto se è ben diretto come questo, oltre ad avere una bella trama.
Sinceramente è il primo film che vedo di questa regista figlia d'arte, ergo sono andato un po' a scatola chiusa, anche se documentandomi ho visto che non ne ha fatto molti (questo era il suo terzo film).
Vedendo però scritturata la Buy, ho deciso di vederlo (difficilmente leggo le trame prima di vedere un film, per vari motivi).
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Purtroppo non ci sono i mezzi voti, se no un mezzo voto in più lo avrebbe meritato tutto! ma quattro stelle mi sembrava eccessivo.
Film volutatamente (o almeno spero) corto di durata, infatti vola via facilmente, il che non è un male alle volte, sopratutto se è ben diretto come questo, oltre ad avere una bella trama.
Sinceramente è il primo film che vedo di questa regista figlia d'arte, ergo sono andato un po' a scatola chiusa, anche se documentandomi ho visto che non ne ha fatto molti (questo era il suo terzo film).
Vedendo però scritturata la Buy, ho deciso di vederlo (difficilmente leggo le trame prima di vedere un film, per vari motivi). Non è un film facile da descrivere, come non è facile capire a che genere appartiene.
Non è una commedia, non è romantico o sentimentale, per certi versi non è manco un film d'autore o drammatico in pieno stile!
Anche se quest'ultimo forse è il genere che più si avvicina.
La trama è molto semplice e mai noiosa, il personaggio principale è Irene (Margherita Buy) che è una persona molto autoritaria e che pensa solo al suo lavoro, tralasciando tutto il resto.
Tra cui il rapporto con la sorella Silvia (uno dei temi principali della pellicola e ben interpretato da Fabrizia Sacchi).
All'inizio molto burrascoso, poi in netto miglioramento con il passare del tempo.
Breve e un po' in disparte (in confronto con le due sorelle) il personaggio che interpreta Stefano Accorsi.
Con questo non voglio dire che centra poco con le vicende, anzi.
Il punto chiave del film è verso il finale quando la protagonista si rende conto di come sta procedendo la sua vita (che poi è l'unico punto drammatico) e cerca di porre rimedio.
Purtroppo il fratello della regista, come spesso gli accade, ha un ruolo molto marginale (qui nella specifico quasi di comparsa) peccato perché lo reputo un bravo attore.
In definitiva è un film da vedere e che consiglio se si vuol passare 80 minuti "intelligenti".
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pensierocivile
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venerdì 4 ottobre 2013
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ottimo tre stelle
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VIAGGIO SOLA è tanto insolito e sorprendente per il cinema italiano, quanto rischioso, e comunque, un azzardo ben ripagato. Ottima l'idea "strutturale": documentare l'assoluto distacco di una ispettrice di alberghi a cinque stelle, dedita, efficace e meticolosa nel suo lavoro, ma incerta e goffa nei rapporti quotidiani, con la vita di sua sorella, delle sue nipoti e di un ex, che le scappano via al ritmo di una quotidianità che le sono impossibili da sostenere; condurre poi questa impossibilità all'estremo, alla presa di coscienza di una solitudine totale, alla quale porre rimedio invocando libertà. La solita regia anonima della Tognazzi stavolta ben si sposa con il progetto a forte rischio spottone per i vari resort, sostenuta al meglio dalle buone interpretazioni della Buy e di Accorsi.
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VIAGGIO SOLA è tanto insolito e sorprendente per il cinema italiano, quanto rischioso, e comunque, un azzardo ben ripagato. Ottima l'idea "strutturale": documentare l'assoluto distacco di una ispettrice di alberghi a cinque stelle, dedita, efficace e meticolosa nel suo lavoro, ma incerta e goffa nei rapporti quotidiani, con la vita di sua sorella, delle sue nipoti e di un ex, che le scappano via al ritmo di una quotidianità che le sono impossibili da sostenere; condurre poi questa impossibilità all'estremo, alla presa di coscienza di una solitudine totale, alla quale porre rimedio invocando libertà. La solita regia anonima della Tognazzi stavolta ben si sposa con il progetto a forte rischio spottone per i vari resort, sostenuta al meglio dalle buone interpretazioni della Buy e di Accorsi. Qua e là qualche difettuccio emerge, un po' di retorica sui due ragazzi a disagio col lusso e l'ostentazione del lusso, o nel finale un po' buttato via della storia di Accorsi, o nello sguardo poco attento sulla "famiglia". Ma ad avercene film con questi difettucci.
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gianleo67
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lunedì 26 dicembre 2016
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l'ospite segreto
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Donna single e indipendente, Irene si divide tra le continue trasferte negli hotels di lusso che recensisce per lavoro ed una vita affettiva distratta e frettolosa che la lega alla famiglia della sorella sposata e ad un ex compagno, ora amico inseparabile. La prematura e improvvisa scomparsa di una donna sola come lei, occasionalmente conosciuta durante un soggiorno berlinese, la faranno ricredere sulla falsa libertà della sua condizione di inviata giramondo e sulla fragilità esistenziale di chi non riesce a legarsi veramente a qualcun altro.
Commedia dolce-amara sulla solitudine della donna moderna, il film di Maria Sole Tognazzi, ricalca più o meno fedelmente le perniciose inclinazioni della maggior parte del cinema d'autore nostrano, sospeso tra la leggerezza di uno spunto in grado di tenere desta l'attenzione dello spettatore e le riflessioni en passant sulla ricerca di una improbabile felicità al di fuori dei consolidati schemi dell'affettività familiare.
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Donna single e indipendente, Irene si divide tra le continue trasferte negli hotels di lusso che recensisce per lavoro ed una vita affettiva distratta e frettolosa che la lega alla famiglia della sorella sposata e ad un ex compagno, ora amico inseparabile. La prematura e improvvisa scomparsa di una donna sola come lei, occasionalmente conosciuta durante un soggiorno berlinese, la faranno ricredere sulla falsa libertà della sua condizione di inviata giramondo e sulla fragilità esistenziale di chi non riesce a legarsi veramente a qualcun altro.
Commedia dolce-amara sulla solitudine della donna moderna, il film di Maria Sole Tognazzi, ricalca più o meno fedelmente le perniciose inclinazioni della maggior parte del cinema d'autore nostrano, sospeso tra la leggerezza di uno spunto in grado di tenere desta l'attenzione dello spettatore e le riflessioni en passant sulla ricerca di una improbabile felicità al di fuori dei consolidati schemi dell'affettività familiare. Se l'emulazione dei modelli americani riesce talvolta più facile che avvalersi di soluzioni veramente originali (Up in the Air), questa piece cinematografica della Tognazzi (scritta a sei mani insieme ai bravi Francesca Marciano e Ivan Cotroneo) alterna un pò schematicamente i siparietti delle sortite alberghiere di una commessa viaggiatrice in incognito chiamata a fare un lavoro un pò infame (La felicità è un sistema complesso) con l'accidentato percorso esistenziale di una donna in carriera cui un evento luttoso induce ad una inevitale riconsiderazione delle proprie priorità (Il mio domani), riportando toni e conclusioni alla specificità di un provincialismo culturale ove dialoghi e situazioni ricercano più il buonismo dell'effetto teatrale che la verosimiglianza di personaggi e sentimenti (le sorelle che si riconciliano grazie ad un corriere espresso, le potenziali rivali in amore colte da una improvvisa solidarietà femminile). Cucito addosso alla sorniona eleganza della bella Buy, è un film che riesce ad articolarsi nel continuo ping pong tra i vantaggi e gli svantaggi di scelte di vita diametralmente opposte, chiedendosi a più riprese se la ricerca della felicità sia il giusto compromesso tra condivisione e libertà oppure il frutto una formula magica che ciascuno potrà scoprire solamente vivendo. Ottimi comprimari l'amico del cuore del fruttivendolo Stefano Accorsi e la sorella con prole di una incasinata Fabrizia Sacchi, mentre assolutamente marginale la comparsata di un Giammarco Tognazzi che la sorella (quella vera) ha chiamato a guadagnarsi un immeritato cachet. Prodotto dall'indipendete BiancaFilm con il determinante contributo pubblico di RAI Cimena e l'immancabile sostegno ministeriale, ha il merito non secondario di una durata ragionevole. David e Ciak d'oro per Margherita Buy quale migliore attrice protagonista e Nastro d'Argento alla migliore commedia per Maria Sole Tognazzi.
Liberta' risali a ieri
ma ricordo a malapena
che eri tutti i miei pensieri
il mio pranzo e la mia cena...
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