ingloriousbasterd
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lunedì 29 settembre 2014
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taglia come le foglie di mais prima della raccolta
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Un claustrofobico e lascivo inseguimento in cinemascope dai colori cianotici e desaturati scuote Venezia: dal Lido, nella rassegna più audace e avanguardista degli ultimi anni, deflagra -per la prima volta in Italia- l'astro abbacinante di Xavier Dolan, classe '89 e già tre acclamati lungometraggi alle spalle (risale al 2009 l'esordio con il freudiano J’ai tué ma mère).Guillame, il ragazzo di Tom (interpretato dallo stesso Dolan, diafano ed efebico come mai), è morto in una tragedia dai contorni nebulosi e il suo funerale si terrà nelle campagne di provincia del Quebec dove vivono Agathe (una toccante Lise Roy) -l'inconsolabile madre di Guillame, da sempre all'oscuro dell'omosessualità del figlio, omessa e rimossa dietro le menzogne di una società retrograda incapace di abbeverarsi di diversità- e Francis (il tenebroso Pierre-Yves Cardinal), il fratello ottusamente ostinato a preservare quelle menzogne.
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Un claustrofobico e lascivo inseguimento in cinemascope dai colori cianotici e desaturati scuote Venezia: dal Lido, nella rassegna più audace e avanguardista degli ultimi anni, deflagra -per la prima volta in Italia- l'astro abbacinante di Xavier Dolan, classe '89 e già tre acclamati lungometraggi alle spalle (risale al 2009 l'esordio con il freudiano J’ai tué ma mère).Guillame, il ragazzo di Tom (interpretato dallo stesso Dolan, diafano ed efebico come mai), è morto in una tragedia dai contorni nebulosi e il suo funerale si terrà nelle campagne di provincia del Quebec dove vivono Agathe (una toccante Lise Roy) -l'inconsolabile madre di Guillame, da sempre all'oscuro dell'omosessualità del figlio, omessa e rimossa dietro le menzogne di una società retrograda incapace di abbeverarsi di diversità- e Francis (il tenebroso Pierre-Yves Cardinal), il fratello ottusamente ostinato a preservare quelle menzogne. È un viaggio di perdizione ed espiazione -prima ancora che di commiato- quello che conduce il giovane Tom alla “ferme”, e l'enfant prodige canadese -pur senza rinunciare alla cifra stilistica istrionica ed iperestetizzante- lo dirige imbevendolo di una sobrietà nuova che segna una coraggiosa cesura dalla debordante ed esplosivamente pop trilogia d'esordio che con Laurence Anyways (2012) ne aveva decretato la piena maturità: ispirandosi all'omonima pièce di Michel Marc Bouchard da cui la messinscena trae una vivida teatralità, il cineasta francofono non dimentica i riferimenti che gli sono più cari del cinema psicoanalitico (Ozon su tutti) e melodrammatico (Almodovar) ma qui li piega per cimentarsi in un genere inaspettato, un tesissimo noir dalle atmosfere hitchcockiane esasperate dalle musiche dagli echi nitidamente herrmanniani di Gabriel Yaren. Dissacrante e cupa, enfatica e morbosa, la pellicola procede a strappi che seguono strettamente le eccitanti acrobazie registiche del suo demiurgo: il formato oscilla freneticamente dai 4:3 ai 16:9 mentre ci lasciamo sedurre dal tango perverso e sghembo, slabbrato e parodistico che lega Tom a Francis creando -a tratti- un'intimità minimalista che è novità preziosa per il giovane cineasta. E’ un ballo tanatocentrico quello cui assistiamo, la quintessenza della sempiterna discrasia in cui dolore e piacere si completano perversamente, in cui sottomissione e ribellione si inseguono ipnoticamente; ed è anche scontro –attraente come i poli opposti di un magnete- tra metropolitana e campagna, libertà individuale e oppressione sociale che solo nelle parole di un barista incontrato per caso ristabilisce distanze e chiaroscuri: è tutta qui l'inattesa e salvifica epifania che sulle note conclusive di Rufus Wainwright spezza le catene di un canovaccio che pareva avviarsi senza speranza al martirio vontrieriano del protagonista. Il sacrificio non si compie ma le labbra delle ferite -così come della sincopata sceneggiatura- non si rimarginano: il lutto, reale e metaforico, è ancora lì. E “taglia come le foglie di mais prima della raccolta”, taglia proprio come il cinema di Dolan.
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maumauroma
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mercoledì 13 luglio 2016
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tom à la ferme
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L'efebico Tom vive a Montreal e fa il pubblicitario. Il rude e violento Francis vive con la madre anziana e alleva bestiame nelle infinite campagne del Quebec. I due si incontrano e si conoscono in occasione del funerale di Guillaume, fratello di Francis e compagno di Tom, morto in circostanze misteriose. Carattere e personalita'cosi diverse tra i due non potranno che confluire in un perturbato, violento e contorto rapporto esistenziale, tra amore e odio,rabbia e desiderio repressi. In mezzo una madre perbenista che sembra conoscere segreti indicibili. Nella fattoria Tom imparera' a far nascere vitelli, a mungere le mucche, a vederle morire. Nella fattoria dell'anima, vedra' nascere e morire sentimenti e desideri, imparera' ad allevare paure e sospetti, in un perverso gioco di possesso e sottomissione.
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L'efebico Tom vive a Montreal e fa il pubblicitario. Il rude e violento Francis vive con la madre anziana e alleva bestiame nelle infinite campagne del Quebec. I due si incontrano e si conoscono in occasione del funerale di Guillaume, fratello di Francis e compagno di Tom, morto in circostanze misteriose. Carattere e personalita'cosi diverse tra i due non potranno che confluire in un perturbato, violento e contorto rapporto esistenziale, tra amore e odio,rabbia e desiderio repressi. In mezzo una madre perbenista che sembra conoscere segreti indicibili. Nella fattoria Tom imparera' a far nascere vitelli, a mungere le mucche, a vederle morire. Nella fattoria dell'anima, vedra' nascere e morire sentimenti e desideri, imparera' ad allevare paure e sospetti, in un perverso gioco di possesso e sottomissione. Dopo il bellissimo Laurence anyways, viene ora proposto alla visione il quarto film dell'enfant prodige canadese Xavier Dolan, girato nel 2013. Le atmosfere di Tom a la ferme sono completamente diverse dall'opera precedente.Qui tutto e' avvolto da una cappa di claustrofobico e angosciante mistero, nella attesa forse vana di una soluzione dei conflitti esistenzialisti tra i due pretendenti e contendenti.Opera di indubbio fascino anche se discontinua ed irrisolta. Dolan convince molto di piu' come regista che come attore. Evidentissimi i rimandi al cinema di Kubrick, di Lynch, di Haneke. Belle le musiche.Ultima considerazione: trovo scandaloso far uscire nelle sale i film di uno dei piu' grandi giovani registi contemporanei nel pieno della rovente estate italiana. Nella sala gli spettatori erano 5...
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[+] scandaloso
(di mana1971)
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fabiofeli
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domenica 10 luglio 2016
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non posso piangere le mie lacrime
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Tom (Xavier Dolan) è un ventenne dai lineamenti adolescenziali in viaggio da Montreal per raggiungere la casa nella campagna canadese della famiglia di Guillaume, il suo compagno venticinquenne morto in un incidente. Ascolta una dolente canzone di Michel Legrand, Les moulins de mon coeur, che riflette il suo stato d’animo e quando raggiunge la fattoria dove vivono la madre di Guillaume, Agatha (Lise Roy), e l’altro figlio di lei Francis (Pierre-Yves Cardinal), non trova nessuno ad attenderlo. Ha tempo di osservare l’abitazione rurale, isolata nel verde, e la grande stalla piena di mucche da latte; trova la chiave di casa nascosta nel portico ed entra.
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Tom (Xavier Dolan) è un ventenne dai lineamenti adolescenziali in viaggio da Montreal per raggiungere la casa nella campagna canadese della famiglia di Guillaume, il suo compagno venticinquenne morto in un incidente. Ascolta una dolente canzone di Michel Legrand, Les moulins de mon coeur, che riflette il suo stato d’animo e quando raggiunge la fattoria dove vivono la madre di Guillaume, Agatha (Lise Roy), e l’altro figlio di lei Francis (Pierre-Yves Cardinal), non trova nessuno ad attenderlo. Ha tempo di osservare l’abitazione rurale, isolata nel verde, e la grande stalla piena di mucche da latte; trova la chiave di casa nascosta nel portico ed entra. Cede alla stanchezza e si addormenta col capo riverso sul tavolo di cucina. Agatha lo risveglia bruscamente; sapendo che Tom è un collega di lavoro di Guillaume, che farà la commemorazione funebre, gli prepara la cena e chiede notizie del figlio che aveva interrotto i rapporti con la famiglia. La donna non sa del rapporto omosessuale che legava i due giovani e Tom dovrà raccontare una realtà diversa. Anche Francis con fare minaccioso risveglia nel cuore della notte Tom, addormentato nel letto che era stato di Guillaume; sa del legame con il fratello e suggerisce al ragazzo le parole da dire nella commemorazione. Ma Tom non se la sente di parlare durante la cerimonia e con violenza e minacce Francis gli impone di chiamare Sarah (Evelyne Brochu), una “donna dello schermo” che dovrà accreditare agli occhi di tutti una immagine eterosessuale di Guillaume con una improvvisata commedia a soggetto …
Dolan, regista canadese di appena 26 anni ma già con una nutrita carriere alle spalle, è balzato alla ribalta mondiale con il suo splendido Mommy, premio della giuria al Festival di Cannes 2014, uno dei più bei film degli ultimi anni, in grado di competere con i capolavori dei mostri sacri del cinema. La presente pellicola, presentata a Venezia nel 2013, esce con tre anni di ritardo ed è una di quelle delle quali lo spettatore riassapora numerose immagini e scene il giorno dopo la proiezione.
La Volvo che corre al centro di un paesaggio agricolo, ripresa dall’alto e accompagnata dalla musica di Legrand non può non evocare l’immagine dell’auto di Nicholson diretta all’albergo di Shining con le cupe note del Dies Irae. I primissimi piani dei protagonisti - Tom con il viso da fragile adolescente seminascosto dai capelli biondi a cascata; Agatha che sembra la versione invecchiata della donna di American Gothic, il celebre quadro del 1930 di Grant Wood; Francis che denuncia tutta la sua crudeltà e determinazione e nasconde pensieri inconfessabili; Sarah che inutilmente cerca di convincere Agatha sulla “normalità” di Guillaume e che messa alle strette da Francis è capace di una dura reazione – accentuano la tensione già alta nella casa e negli ambienti rurali, ritratti in campi lunghi a somiglianza di interni ed esterni dipinti da Edward Hopper. Le citazioni di scene famose di Hitchcock – da Psyco a Intrigo internazionale – con l’utilizzo anche delle stesse musiche creano una atmosfera da furioso temporale distruttivo imminente. Ed anche la lunga scena del ballo di Francis e Tom nella stalla prefigura scenari inattesi e catastrofici.
Una prova di regia incredibile, cinema-cinema da godere fino in fondo. Non resta da dire altro che “Buona Visione”.
Valutazione *** e ½
FabioFeli
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