solyaris
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lunedì 24 agosto 2015
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il liberto arbitrio individuale e collettivo, oggi
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FULL SPOILER!
La messa in scena di un mondo fantascientifico del futuro è un pretesto per parlare del mondo oggi. Sopra ogni cosa, questo film tratta della possibile facoltà umana del libero arbitrio!
Una attrice famosa ma decaduta, fa contratto con major cinematografica cedendo i diritti di digitalizzazione della sua immagine.
Qualche decennio dopo, la major è diventata una multinazionale totalitaria spacciatrice di droghe chimiche che permottono agli umani di assumere le sembianze preferite da ognuno, e vivere in un mondo che è specie di sogno allucinato collettivo "fantastico". Per rappresentare il mondo "fantastico", il regista usa l'animazione fumettistica. c'è un passaggio netto a metà del film tra il girato in live motion ed una animazione, quando la nostra protagonista, si droga consapevolmente per andare al "congresso Futurista", un meeting organizzato dalla major, in cui ancora la protagonista deve fare da sponsor ad una nuova droga-nella-droga, denominata La libera Scelta, un composto che offre a ognuno la possibilità di trasformarsi in chiunque altro.
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FULL SPOILER!
La messa in scena di un mondo fantascientifico del futuro è un pretesto per parlare del mondo oggi. Sopra ogni cosa, questo film tratta della possibile facoltà umana del libero arbitrio!
Una attrice famosa ma decaduta, fa contratto con major cinematografica cedendo i diritti di digitalizzazione della sua immagine.
Qualche decennio dopo, la major è diventata una multinazionale totalitaria spacciatrice di droghe chimiche che permottono agli umani di assumere le sembianze preferite da ognuno, e vivere in un mondo che è specie di sogno allucinato collettivo "fantastico". Per rappresentare il mondo "fantastico", il regista usa l'animazione fumettistica. c'è un passaggio netto a metà del film tra il girato in live motion ed una animazione, quando la nostra protagonista, si droga consapevolmente per andare al "congresso Futurista", un meeting organizzato dalla major, in cui ancora la protagonista deve fare da sponsor ad una nuova droga-nella-droga, denominata La libera Scelta, un composto che offre a ognuno la possibilità di trasformarsi in chiunque altro.
La nostra "eroina" dentro il mondo allucinato vive una storia di amore cin un uomo che fa il suo estremo atto d'amore: le dona una pastiglia che è in grado di portarla fuori dal mondo allucinato. Lei ha infatti il disperato rimorso di non trovare più in quel mondo, il suo figlio Aaron, affetto fina dall'adolescenza di una terribile malattiva degenerativa, che priva progressivamente di udito e vista. Prende la pasticca e torna nel mondo "vero" cioè quello vissuto dai pochi umani che non prendono nessuna droga, riservato ad una élite, che vive in atmosfera controllata all'interno di dirigibili, perchè l'aria della terra è contaminata e sulla terra vivono come homeless i non drogati poveri.
La nostra eroina rintraccia il medico del figlio bel mondo reale e questo le racconta che il figlio, malgrado la malattia che lo ha portato a no più vedere e non più sentire, per vent'anni non ha VOLUTO prendere la droga che lo avrebbe potuto fare rivedere e risentire (nel mondo fantastico), essere quindi "normale" (come gli altri drogati). Ma proprio poco prima che la mamma tornasse nel mondo reale per ritrovarlo, lui decide di andarci nel mondo fantastico. Allora la madre DECIDE di prendere una versione dell'allucinogneo che la porterà ad ESSERE suo figlio, a provare quello che suo figlio prova(va). Lei torna nel mondo allucinato, per vivere CON suo figlio. anzi per vivere DENTRO suo figlio, essere un tutt'uno con suo figlio.
La poesia dell'ultima sequenza è sublime e terribile.
E' un film secondo me davvero TRAGICO, stracolmo di un sarcasmo acido, nel mettere in luce la vanità esibizionistica, l'arroganza del potere, la miseria umana, quando l'uomo dimentica chi è, cosa è stato. Il film è una metafora del mondo odierno, dove le persone sono già drogate, su internet, piegate sul loro telefonino, per l'idiota apparire sui social network.
"the congress" è parzialmente riuscito perchè non sono approfondite le questioni filosofiche nevralgiche interiori (umanità, libertà, amore) e sociali (la guerra, il nazismo, Israele).
Il libero arbitrio ha due possibili letture che vengono presentate nel film:
1. La libera scelta individuale (la storia della protagonista), ma anche
2. La libera scelta collettiva, perchè la storia umana personale è metafora di quella di tutta la nazione ebraica, e qui come in Walzer con Bashir c'è una riflessione sulla rimozione della memoria collettiva.
Mi inchino!
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beppe baiocchi
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mercoledì 1 luglio 2015
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un esperimento poco riuscito
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Dopo l'apprezzato "Valzer con Bashir" Ari Folman, regista israeliano, tenta di stupire ancora, questa volta con uno strano incrocio di live action e film d'animazione di fantascienza.
Robin Wright (per i novizi la Claire Underwood di House of Cards) ,interpreta se stessa, ormai alla fine della sua carriera da attrice ad alti livelli. Criticata per aver rinunciato a ruoli che non le piacevano, e scelte sbagliate, le viene offerto un ultimo importante lavoro. Digitalizzare le proprie emozioni, le proprie espressioni, il proprio aspetto e dare i diritti alla Miramount, una importante casa di produzione cinematografica, per far girare a questa sua trasposizione digitale tutto quello che i produttori vorranno.
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Dopo l'apprezzato "Valzer con Bashir" Ari Folman, regista israeliano, tenta di stupire ancora, questa volta con uno strano incrocio di live action e film d'animazione di fantascienza.
Robin Wright (per i novizi la Claire Underwood di House of Cards) ,interpreta se stessa, ormai alla fine della sua carriera da attrice ad alti livelli. Criticata per aver rinunciato a ruoli che non le piacevano, e scelte sbagliate, le viene offerto un ultimo importante lavoro. Digitalizzare le proprie emozioni, le proprie espressioni, il proprio aspetto e dare i diritti alla Miramount, una importante casa di produzione cinematografica, per far girare a questa sua trasposizione digitale tutto quello che i produttori vorranno.
Venti anni dopo, Robin viene invitata dalla Miramount, come simbolo della nuova era, come colei che ha dato inizio allo sviluppo, ad un congresso, dove verrà annunciata una grande svolta. La commercializzazione di una fiala, con la quale le persone cadranno in una specie di realtà alternativa, un allucinazione collettiva animata, che permetterà loro di vivere la vita che hanno sempre voluto, come in un sogno.
Un altro salto temporale ci farà vedere il mondo come è diventato, e porterà la nostra protagonista alla ricerca del figlio, che soffre di una particolare patologia, e la porterà a vedere anche le conseguenze di quel congresso a cui è stata invitata.
Ispirato dal romanzo "il congresso di futurologia" di Stanislav Lev (lo scrittore di Solaris), vengono messe in luce sicuramente interessanti domande, e aspetti interessanti di trama. Quella che spicca per maggiore risalto è se vale la pena vivere in un sogno, un allucinazione, per offuscare la realtà e vivere in un falso piacere oppure farsi carichi delle proprie scelte, delle proprie difficoltà,della propria libertà, della propria unicità e vivere la realtà per quanto dura possa essere.
Un animazione ben strutturata, che ricorda molto l'animazione degli anni 30-40, e dove alcune idee visive sono molto suggestive.
Purtroppo però, alla fine dei giochi, l'esperimento di Ari Folman sembra essere riuscito solo in piccola parte. Sicuramente ottime sono le premesse,i messaggi sono suggestivi (come di tradizione quando ci si pone davanti una fantascienza distopica) e certamente la realizzazione di un tale progetto è una scelta coraggiosa.
Il problema è che il film è strutturato male, poco comprensibile il messaggio del regista, che risulta confuso a livello di narrazione.I temi trattati, che sono comunque complessi, non vengono trattati in maniera eloquente (nonostante le due ore piene di film), un esempio è il ruolo del figlio (che è motore e risoluzione del film), importantissimo a livello di trama e comprensione del tutto, viene trattato in maniera quasi superficiale.
Come detto un film che se studiato meglio poteva essere un vero gioiellino, ma che purtoppo, nonostante spunti d'interesse, viene realizzato in maniera frettolosa e troppo artificiosa, almeno dal lato narrativo.
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veritasxxx
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lunedì 16 giugno 2014
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tutto ha un senso...e tutto è nella nostra mente
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Robin Wright interpreta Robin Wright, prodotta da Robin Wright. E quando le ricapiterà mai di essere tanto al centro dell'attenzione, mi chiedo? The Congress mi ha ricordato tanto "A day in the life" dei Beatles: una prima parte non eccezionale che propone un tema interessante, quello del futuro del mestiere di attore, che verrà completamente trasformato dei potenti mezzi tecnologici (non ci sarà più bisogno di attori in carne e ossa perchè tutto sarà riproducibile al computer), e una seconda parte che si tuffa nel delirio surreale-psichedelico di un mondo virtuale a cartoni animati. Il progetto è sicuramente ambizioso e il primo impatto con l'allucinato Miramount Hotel vi sorprenderà, ma non per molto.
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Robin Wright interpreta Robin Wright, prodotta da Robin Wright. E quando le ricapiterà mai di essere tanto al centro dell'attenzione, mi chiedo? The Congress mi ha ricordato tanto "A day in the life" dei Beatles: una prima parte non eccezionale che propone un tema interessante, quello del futuro del mestiere di attore, che verrà completamente trasformato dei potenti mezzi tecnologici (non ci sarà più bisogno di attori in carne e ossa perchè tutto sarà riproducibile al computer), e una seconda parte che si tuffa nel delirio surreale-psichedelico di un mondo virtuale a cartoni animati. Il progetto è sicuramente ambizioso e il primo impatto con l'allucinato Miramount Hotel vi sorprenderà, ma non per molto. Infatti la visione orwelliana del futuro prossimo e gli occhi tristi della bella Robin (molto più espressivi nella sua versione animata) dopo un po' comincerà a pesare sulle vostre giovani coscienze, inducendo un provvidenziale sonno liberatorio. Ma perchè il futuro deve essere sempre così alienato e catastrofico? È vero, la cultura dominante attuale è quella del "tutto e subito" e "il mio migliore amico è il mio cellulare" e le cose non andranno sicuramente migliorando nei prossimi venti o quaranta anni, ma il film progredisce troppo velocemente nel trattare temi tanto complessi. Non appena vi sarete adattati ad un concetto già non semplice come quello dell'eterna giovinezza digitale e di una vita virtuale dove chiunque può essere ciò che vuole e vivere i sogni più ambiziosi, la storia procede oltre come se gli sceneggiatori si fossero costantemente domandati "ma cosa succederà quando ANCHE QUESTO sarà la nuova normalità?". Il risultato è che molti spettatori rimarranno indietro nella comprensione di concetti così complicati e neanche io temo di aver afferrato tutto, pur avendo visto il film due volte. Comunque sia, un bello smacco alle storielline preconfezionate di Hollywood. Peccato che in sala ci fossero solo cinque persone, e due siano uscite prima della fine. Forse si saranno domandate quale fosse il senso del film. "Tutto ha un senso...e tutto è nella nostra mente". "E dall'altra parte, c'è la verità". Cruda e inesorabile, come la vecchiaia.
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alexander 1986
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sabato 10 gennaio 2015
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la chimica di un capolavoro.
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L'attrice statunitense Robin Wright (una volta nota come Wright-Penn) interpreta se stessa. O almeno quello che teme di essere: un'attrice prossima alla 50ina e in declino. Con in più due figli a carico di cui uno splendido ma problematico, Aaron. Per questo accetterà dal capo della Miramount Pictures una proposta simile a un patto col diavolo: infatti si impegna a cedere i diritti di sfruttamento della propria immagine, la quale sarà digitalizzata per creare un'attrice digitale sempre giovane e 'sfruttabile' per vent'anni.
Allo scadere di questi vent'anni Robin Wright torna alla sede della Miramount per discutere il rinnovo del contratto.
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L'attrice statunitense Robin Wright (una volta nota come Wright-Penn) interpreta se stessa. O almeno quello che teme di essere: un'attrice prossima alla 50ina e in declino. Con in più due figli a carico di cui uno splendido ma problematico, Aaron. Per questo accetterà dal capo della Miramount Pictures una proposta simile a un patto col diavolo: infatti si impegna a cedere i diritti di sfruttamento della propria immagine, la quale sarà digitalizzata per creare un'attrice digitale sempre giovane e 'sfruttabile' per vent'anni.
Allo scadere di questi vent'anni Robin Wright torna alla sede della Miramount per discutere il rinnovo del contratto. Scopre così che i progressi del cinema e della tecnologia stanno conducendo il mondo sull'orlo di un'apocalittica allucinazione. L'unico modo per uscirne è per Robin la ricerca di suo figlio.
Liberamente tratto dal romanzo sci-fi di Stanislaw Lem. Uno dei più grandi maestri del genere. E' il ritorno alla regia di Ari Folman, meglio conosciuto per il sorprendente 'Valzer con Bashir' (2008).
Al di là dell'artificio dell'identificazione tra l'attrice protagonista e il personaggio filmico, 'The Congress' richiede allo spettatore fiducia e impegno prima di ogni giudizio. Si rivelerà pian piano essere una delle opere di fantascienza migliori che si siano mai viste: intelligente, complesso, profondo. Il tema dominante è quello classico della distopia alla '1984' o 'Brazil' (1985) ma interessante è il modo in cui viene affrontato in combinazione ad altre paure dell'umanità attuale: fra tutte, la paura dello scorrere del tempo e lo smarrimento di sé nel caos. Straordinaria è poi l'illustrazione del cinema in quanto quintessenza della capacità umana di sognare, ma anche fonte di autodistruzione.
'The Congress' è una delle esperienze cinematografiche più spiazzanti e coraggiose degli anni Duemila. Trovo incredibile la sottovalutazione rivoltagli dal pubblico e dalla critica. Probabilmente il fatto che metà pellicola sia girata in animazione ha dato adito a una discriminazione snobistica. Eppure almeno quella fetta di pubblico che ha nostalgia del migliore Terry Gilliam e di un certo cinema alternativo avrebbe dovuto accorgersi di questo prodotto. Se non lo è già, diventerà un cult nei tempi a venire.
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jacopo b98
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mercoledì 18 giugno 2014
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un'opera ambiziosa e visivamente eccezionale!
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In un futuro e in un luogo imprecisati, il cinema è in declino, la potentissima Miramount Pictures assume una soluzione drastica: decide di scansionare gli attori, di appropriarsene, di rendere gli attori un file digitale. E il vero attore cessa di essere un attore. Così la produzione potrà far fare all’attore tutto quello e egli non ha mai fatto o non avrebbe mai voluto fare. Anche a Robin Wright (interpretata da se stessa) viene fatta questa proposta. Lei, dopo molti dubbi, non molto volentieri, ma alla fine accetta, spinta anche dal suo agente (Keitel). Così Robin Wright cessa nella realtà di essere un’attrice, eppure la sua figura virtuale risultato della sua scansione, ha un successo senza precedenti.
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In un futuro e in un luogo imprecisati, il cinema è in declino, la potentissima Miramount Pictures assume una soluzione drastica: decide di scansionare gli attori, di appropriarsene, di rendere gli attori un file digitale. E il vero attore cessa di essere un attore. Così la produzione potrà far fare all’attore tutto quello e egli non ha mai fatto o non avrebbe mai voluto fare. Anche a Robin Wright (interpretata da se stessa) viene fatta questa proposta. Lei, dopo molti dubbi, non molto volentieri, ma alla fine accetta, spinta anche dal suo agente (Keitel). Così Robin Wright cessa nella realtà di essere un’attrice, eppure la sua figura virtuale risultato della sua scansione, ha un successo senza precedenti. Ma la Miramount ha intenzione di spingersi molto, molto oltre… Folman, regista israeliano che aveva spiazzato tutti con Valzer con Bashir, ha tratto dal romanzo Il congresso di futurologia di Stanislaw Lem questo film, che ha sceneggiato e diretto. È un film in gran parte d’animazione, ma che ha una lunga parte girata normalmente, con veri attori, ecc. È un film difficile, complesso e molto visionario: facile è commentarne l’impianto visivo; di potenza rara, con immagini inimmaginabili, personaggi curiosi che sfidano la fantasia di Miyazaki; uditivo, poiché le musiche di Max Richter contribuiscono non poco alla presa emotiva sullo spettatore. Dopodiché la parte non d’animazione è per certi versi la più efficace e riuscita, pur essendo meno visionaria rispetto a quella cartoon. Infatti se nella parte girata normalmente ci sono un equilibrio perfetto, dialoghi raffinati, attori bravissimi (la prestazione attoriale di Harvey Keitel, specie nella scena della scansione di Robin, è roba da lacrime agli occhi: una prova magistrale!), una fotografia raffinata, ecc., nella parte d’animazione vengono fuori le enormi ambizioni del film che diventa ambiziosissimo, cosmico, visionario e, peccato doverlo dire, talvolta un po’ caotico. Infatti se si potrebbero sprecare parole per lodare la scena del Congresso, eccezionale in tutti i sensi, se ne potrebbero dire altre mille su quanto, specie nell’ultima parte il film perda quasi il controllo su se stesso, o forse è semplicemente come se Folman abbia saltato un passaggio importante: il risultato? Certe scene sono difficili da capire e da interpretare. Tra le tante per esempio il finale. The Congress è quindi un film sostanzialmente riuscitissimo, grazie ad alcuni fattori assolutamente incontestabili, ma talvolta sembra che il voler dire tutto, tutto insieme, come capita talvolta, rischi semplicemente di trasformare un film già complesso di per sé in un film un po’ criptico, pretenzioso e autoreferenziale. Comunque non perdetelo, di film così non ce ne sono molti!
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dandy
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mercoledì 8 luglio 2020
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ambizioni alte ma risultati modesti.
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A 6 anni di distanza da "Valzer con Bashir",Folman adatta il romanzo di Stalinslaw Lem "Il congresso di futurologia" per riflettere sulla cinematografia disumana di Hollywood(con casa di produzione che rimanda palesemente alla Paramount e alla Miramar),l'inesorabile scorrere del tempo,l'abuso delle immagini e il sopruso sulle stesse,oltre che su coloro da cui provengono.E sull'unità familiare,i sentimenti,la metacinematografia(con la protagonista nel ruolo di se stessa).Temi numerosi e seri,che la seconda parte animata,dopo una prima reale di indubbia efficacia(notevole la scena della digitalizzazione),non risce però ad esprimere appieno.Se l'animazione di Yoni Goodman ha un'innegabile bellezza nella sua essenzialità e le invenzioni visive non mancano,il discorso resta in superficie.
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A 6 anni di distanza da "Valzer con Bashir",Folman adatta il romanzo di Stalinslaw Lem "Il congresso di futurologia" per riflettere sulla cinematografia disumana di Hollywood(con casa di produzione che rimanda palesemente alla Paramount e alla Miramar),l'inesorabile scorrere del tempo,l'abuso delle immagini e il sopruso sulle stesse,oltre che su coloro da cui provengono.E sull'unità familiare,i sentimenti,la metacinematografia(con la protagonista nel ruolo di se stessa).Temi numerosi e seri,che la seconda parte animata,dopo una prima reale di indubbia efficacia(notevole la scena della digitalizzazione),non risce però ad esprimere appieno.Se l'animazione di Yoni Goodman ha un'innegabile bellezza nella sua essenzialità e le invenzioni visive non mancano,il discorso resta in superficie.Non c'è approfondimento,nè innovazione rispetto ad altri prodotti precedenti,specie per l'uso dei classici clichè emotivi a partire da quello del figlio malato,anche se il finale cerca un incrocio tra tragico e lieto.Tra gli ospiti del congresso compaiono personaggi storici,varie celebrità(Eastwood,Michael Jackson,Elvis Presley,Liz Taylor,un Tom Cruise con sorriso al neon e una parodia di Steve Jobs,nel ruolo dell'imbonitore Reeve Bobs)e personaggi inventati.Purtroppo resta una semplice curiosità più intrigante sulla carta.Prodotto dalla protagonista.
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filippo catani
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martedì 9 dicembre 2014
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un futuro oscuro
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Robin Wright vive con i due figli in un hangar in disuso. L'attrice riceve una proposta dalla Miramount e cioè quella di vendere la propria immagine per sole produzioni fatte a computer senza poter più recitare in nessuna occasione per vent'anni.
Ari Folman imbastisce un film tosto e assolutamente sperimentale che si divide a metà tra film e cartoon con una perfetta contaminazione. Il tema è assolutamente di grande attualità e riguarda il peso che le nuove tecnologie stanno avendo e avranno sempre di più in un futuro abbastanza prossimo. Ecco allora che anche l'industria cinematografica dovrà adattarsi con nuove produzione. Agli attori sarà chiesto solo di vendere la propria immagine poi al resto penseranno le case di produzione (quì abbiamo una fusione tra Miramax e Paramount) e gli esperti di computer grafica.
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Robin Wright vive con i due figli in un hangar in disuso. L'attrice riceve una proposta dalla Miramount e cioè quella di vendere la propria immagine per sole produzioni fatte a computer senza poter più recitare in nessuna occasione per vent'anni.
Ari Folman imbastisce un film tosto e assolutamente sperimentale che si divide a metà tra film e cartoon con una perfetta contaminazione. Il tema è assolutamente di grande attualità e riguarda il peso che le nuove tecnologie stanno avendo e avranno sempre di più in un futuro abbastanza prossimo. Ecco allora che anche l'industria cinematografica dovrà adattarsi con nuove produzione. Agli attori sarà chiesto solo di vendere la propria immagine poi al resto penseranno le case di produzione (quì abbiamo una fusione tra Miramax e Paramount) e gli esperti di computer grafica. Tutto questo però non porterà solo effetti benefici anzi nella seconda parte della pellicola ci immergiamo in un futuro che più distopico non potrebbe essere (usando una terminologia per un genere che sta avendo grande successo negli ultimi tempi). Ecco allora che con una filaetta "speciale" ognuno di noi potrà entrare in un mondo fittizio per essere ciò che vorrebbe essere ma al prezzo di essere una sorta di morto vivente nella vita reale. Intensa e ottima l'interpretazione di Robin Wright che fa da reale protagonista della storia e nella parte della figlia rivediamo con piacere Sami Gayle che ci era piaciuta tantissimo in Deteachment. Insomma c'è nella trama del film qualcosa di già visto ma il tutto è ben amalgamato e rende valida questa pellicola.
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flyanto
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lunedì 23 giugno 2014
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l'utopia negativa di una possibilke realtà futura
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Film in cui si racconta di un'attrice famosa (Robin Wright), ormai non più giovanissima ed ormai un pò in declino per ciò che riguarda la sua carriera, a cui la produzione cinematografica propone di vendere la propria immagine al fine di essere riprodotta digitalmente sullo schermo e riuscendo così a fornire al pubblico negli anni futuri un'immagine propria sempre giovane ed attraente. L'attrice, sebbene riluttante all'inizio, poi si trova quasi costretta ad accettare. La scena poi si sposta nell'arco di tempo di vent'anni dopo dove lei, realmente invecchiata, visita il mondo di fantasia di cui la propria immagine (ovviamente sempre giovane e bella) ormai fa parte ma che, dopo così molti anni, è divenuta anche desueta e troppo inflazionata nel mondo del cinema.
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Film in cui si racconta di un'attrice famosa (Robin Wright), ormai non più giovanissima ed ormai un pò in declino per ciò che riguarda la sua carriera, a cui la produzione cinematografica propone di vendere la propria immagine al fine di essere riprodotta digitalmente sullo schermo e riuscendo così a fornire al pubblico negli anni futuri un'immagine propria sempre giovane ed attraente. L'attrice, sebbene riluttante all'inizio, poi si trova quasi costretta ad accettare. La scena poi si sposta nell'arco di tempo di vent'anni dopo dove lei, realmente invecchiata, visita il mondo di fantasia di cui la propria immagine (ovviamente sempre giovane e bella) ormai fa parte ma che, dopo così molti anni, è divenuta anche desueta e troppo inflazionata nel mondo del cinema. In un lungo iter attraverso cui la protagonista capirà quanto ormai sia negativo cercare di fermare il tempo a tutti i costi, ella preferirà fare parte del mondo reale dove ha lasciato i suoi affetti più cari ma dove forse ormai purtroppo è già troppo tardi....
Quest'ultima opera di Ari Folman è divisa in due parti: la prima dove predominano gli attori veri e la seconda dove prevale il disegno dei cartoni animati e la fantasia liberata al massimo che supporta e presenta l'ideologia del regista. Come nel suo precedente "Valzer per Bashir" Folman ricorre alla sua fantasia più sfrenata per dimostrare quanto in un mondo futuro sia deleterio cercare di fermare il tempo a tutti i costi e "nutrirsi" di immagini irreali a discapito dei sentimenti veri. Ricorrendo all'arte dei cartoni animati e delle immagini fantastiche, sicuramente il regista israeliano agisce con un'operazione di forte impatto e dimostra di essere dotato di grande originalità. Non sempre il significato e le sue tesi ideologiche sono dirette e semplici da comprendere ma forse a Folman interessa poco prediligendo invece le emozioni che egli fa raggiungere allo spettatore con le forti e coloratissime immagini dei suoi disegni.
Pertanto il film è consigliabile a chi apprezza in particolar modo il trionfo estremo della fantasia, riproduzione estrema di una certa realtà temuta o, per lo meno, solamente immaginata.
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elgatoloco
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lunedì 29 maggio 2017
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film extra-ordinario
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Ari Folman è certamente uno dei registi e autori di cinema più importanti del nostro tempo: traendo spunto dal romanzo"The Congress"dell'autore polacco(di"fantastico"piùttosto che di"sciience-fiction")stansilav Lem, laico negatore delle derive autoritarie insite anche nel regime capitalista dell'Ovest, oltre che in quelli dell'Est...."Qui il cinema è mefora della vita, con l'attrice che diviene strumento di reductio adminima, tramite la miniaturizzazione -lo sfruttamento da parte della Major, allegoria del potere diffuso fintamente"democratico". Il film è una sorta di"1984"orwelliano in forma completamente nuovo, guardando alla creatività , al epnsiero divergente(Guilford e Torrance ne erano stati grandi precursori), dunque all'uso del film "tradizionale"(colore virato seppia e biancoe nero a tratti)e animazione"nuova"(roboscope)per rendere i due livelli della realtà entrambi "falsi"nell'apprenza di"realtà", anzi anche"verità"entrambi imposti dal potere-dai poteri, quello grigio della"dura realtà" e qello colorato-psichdelico(Tim Leary, se fosse ancora vivo, non dormirebbe sonni tranquilli.
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Ari Folman è certamente uno dei registi e autori di cinema più importanti del nostro tempo: traendo spunto dal romanzo"The Congress"dell'autore polacco(di"fantastico"piùttosto che di"sciience-fiction")stansilav Lem, laico negatore delle derive autoritarie insite anche nel regime capitalista dell'Ovest, oltre che in quelli dell'Est...."Qui il cinema è mefora della vita, con l'attrice che diviene strumento di reductio adminima, tramite la miniaturizzazione -lo sfruttamento da parte della Major, allegoria del potere diffuso fintamente"democratico". Il film è una sorta di"1984"orwelliano in forma completamente nuovo, guardando alla creatività , al epnsiero divergente(Guilford e Torrance ne erano stati grandi precursori), dunque all'uso del film "tradizionale"(colore virato seppia e biancoe nero a tratti)e animazione"nuova"(roboscope)per rendere i due livelli della realtà entrambi "falsi"nell'apprenza di"realtà", anzi anche"verità"entrambi imposti dal potere-dai poteri, quello grigio della"dura realtà" e qello colorato-psichdelico(Tim Leary, se fosse ancora vivo, non dormirebbe sonni tranquilli...). Cifra stilistica incredbilmente nuova, originalissima, nuovo appello alle emzioni(la psicologia di Daniel Goleman e non solo giustamente le ha rivalutate in pieno), con inteprreti eccelsi quali Robin Wright, bella quanto bravissima, uno straordinario Harvey Keitel , Samy Gayle, per cui vale quanto detto per la protagonista Wright, che imperosna la figlia. Tecnica mista eccelsa, ma si è detto, ma anche l'uso delle musiche, tra cui una rivisitazione nuova e orginalissima di"For ever young"di Bob Dylan. Questo film del 2013 apprtiene all'empireo delle opere artistiche(non solo filmiche)dei primi decenni degli anni Duemila. El Gato
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melvin ii
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venerdì 13 giugno 2014
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robin wright bella sempre
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Il biglietto d’acquistare per “The Congress” è :1)Manco regalato 2)Omaggio 3)Di Pomeriggio 4)Ridotto 5)Sempre
“The Congress” è un film del 2013 scritto e diretto da Ari Folman, ispirato dal racconto "The Futurological congress" di Stanislav Lem.Con Robin Wright, Harvey Keitel, Paul Giamatti, Kodi Smit-McPhee, Danny Huston. E’ stato presentato in anteprima alla 66ª edizione del Festival di Cannes come film d'apertura della “Quinzaine des réalisateurs”.
Questa recensione vi premetto che è segnata da un conflitto d’interessi. Amo Robin Wright da 23 anni quando la vidi per la prima volta su Rai 2 mentre interpretava il personaggio di Kelly nella soap opera “Santa Barbara”.
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Il biglietto d’acquistare per “The Congress” è :1)Manco regalato 2)Omaggio 3)Di Pomeriggio 4)Ridotto 5)Sempre
“The Congress” è un film del 2013 scritto e diretto da Ari Folman, ispirato dal racconto "The Futurological congress" di Stanislav Lem.Con Robin Wright, Harvey Keitel, Paul Giamatti, Kodi Smit-McPhee, Danny Huston. E’ stato presentato in anteprima alla 66ª edizione del Festival di Cannes come film d'apertura della “Quinzaine des réalisateurs”.
Questa recensione vi premetto che è segnata da un conflitto d’interessi. Amo Robin Wright da 23 anni quando la vidi per la prima volta su Rai 2 mentre interpretava il personaggio di Kelly nella soap opera “Santa Barbara”. L’ho seguita in tutti i suoi lavori e sono un suo adorante fan e quindi so di non poter essere obiettivo nelle critiche. Ieri pomeriggio a Roma c’era un caldo feroce,sembrava estate piena con i suoi 35 gradi eppure mi sono trascinato al cinema solo per poter ammirarla. Conoscevo, in mia difesa, anche il talentuoso regista Ari Folman per aver visto nel 2009 il suo delicato e drammatico”Valzer con Bashir.”
“The Congress” racchiude in sé due film, la prima parte girata con attori in carne e ossa e nella seconda parte Folman usa ancora una volta gli amati disegni per raccontare la sua storia. In entrambi le parti, la protagonista assoluta è l’intensa e bella Robin Wright che interpreta se stessa divisa tra vita privata e lavoro.
La prima parte ci presenta Robin come una donna di quasi mezza età e madre di due figli e con una carriera d’attrice considerata in declino e senza futuro dall’agente Al ( Keitel ,convincente e divertente) e soprattutto dall’avido e cinico Jeff (Danny Huston) capo dello studios Miramount. Robin preoccupata per la salute del figlio Aaron(Kodi Smit-McPhee), destinato a diventare cieco per una rara malattia nonostante le cure amorevoli del suo medico Dott Barker (Paul Giamatti), decide d’accettare la “proposta indecente” della Miramount. Così la sua immagine e soprattutto le sue emozioni vengono scannerizzate al computer e costretta a scomparire dalla scena pubblica per vent’anni. La seconda parte inizia alla scadenza del contratto con una Robin invecchiata e invitata a un Congresso della Miramount. Nel frattempo il mondo è cambiato, si è diffuso un liquido che permette agli uomini di vivere nel mondo dell’animazione e di diventare ciò che si desidera. Robin non accetta questa realtà e cerca di combattere i progetti della Miramount che vuole diffondere il marchio “Wright” come nuova droga.
Il film risulta godibile e interessante soprattutto nella prima parte per merito anche di una sceneggiatura originale e graffiante sul mondo delle star e su come la fama sia effimera e passeggera. Gli attori sono visti come pezzi di carne e senza anima .Folman racconta il cinismo delle Major con grande efficacia con il personaggio di Jeff. Molto interessante anche lo squarcio sul mondo degli agenti e su quanto siano influenzi e manipolatori. La seconda parte caratterizzata dall’animazione, sebbene sia interessante e bella da vedere, perde d’incisività narrativa finendo per essere confusionaria e troppo ambiziosa nei contenuti.
La regia si conferma di talento e dotata di creatività e di un tocco visionario necessario per questo film.
I dialoghi piacciono e coinvolgono nella prima parte per poi risultare noiosi e retorici nella seconda parte.
Robin Wright si conferma donna affascinate e di una bellezza naturale e fresca. Un esempio da seguire per tutte quelle attrici della sua generazione che hanno abusato di bisturi e botox. Brava e intensa nel ruolo quando è in carne e ossa, suadente e leggiadra quando è solo grafica. Lo spettatore segue con partecipazione ed emozione le sue vicende
Harvey Keitel, Paul Giamatti e Danny Huston sono convincenti nei rispettivi ruoli e danno un importante contributo al pathos e alla forza narrativa della storia.
Il finale, anche se troppo caricato e retorico ,è godibile per la forza del messaggio che vuole lasciare allo spettatore. Il libero arbitrio e l’amore materno sono più forti di qualsiasi cosa e non hanno prezzo.
“The Congress” merita d’essere vista sicuramente per ammirare Robin Wright, perché è ben recitato, per alcune idee originali e anche perché se il caldo ti opprime almeno per due ore ti puoi concedere di sognare al fresco di un cinema.
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