great steven
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giovedì 30 giugno 2016
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2 vecchi attori pensano di inscenare il misantropo
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MOLIèRE IN BICICLETTA (FR, 2013) diretto da PHILIPPE LE GUAY.
Interpretato da FABRICE LUCHINI, LAMBERT WILSON, MAYA SANSA, CAMILLE JAPY
Serge è un ex attore teatrale ritiratosi a vita privata presso una scalcinata casetta sull’île de Ré. La sua esistenza monotona viene un giorno turbata dall’arrivo di un amico di vecchia data, Gauthier, anch’egli attore ma di televisione (è divenuto celebre grazie ad una fiction dove interpreta un neurochirurgo dalle parvenze eroiche). Il progetto di Gauthier, divorziato e con una nuova storia già avviata, è quello di mettere in scena Il misantropo di Molière.
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MOLIèRE IN BICICLETTA (FR, 2013) diretto da PHILIPPE LE GUAY.
Interpretato da FABRICE LUCHINI, LAMBERT WILSON, MAYA SANSA, CAMILLE JAPY
Serge è un ex attore teatrale ritiratosi a vita privata presso una scalcinata casetta sull’île de Ré. La sua esistenza monotona viene un giorno turbata dall’arrivo di un amico di vecchia data, Gauthier, anch’egli attore ma di televisione (è divenuto celebre grazie ad una fiction dove interpreta un neurochirurgo dalle parvenze eroiche). Il progetto di Gauthier, divorziato e con una nuova storia già avviata, è quello di mettere in scena Il misantropo di Molière. Sono tre anni che Serge non mette piede su un palcoscenico, e l’idea non lo entusiasma affatto, sulle prime, ma l’insistenza di Gauthier e il ricordo delle vivide esperienze cinematografiche trascorse insieme alla fine lo persuade. Ma chi interpreterà Alceste, il burbero e antipatico protagonista della commedia, e chi Filinto, il suo compagno/rivale col quale disquisisce con mirabolante dialettica? I due uomini decidono che alterneranno i ruoli, facendo le prove in base a quanto determina la sorte. Nel frattempo fanno la conoscenza di Francesca, un’italiana in rotta col marito, inizialmente maldisposta e scorbutica ma poi sempre più affezionata ai due nuovi amici. Tutto sembra procedere per il meglio: Serge riassapora i fasti della gioventù e riscopre il piacere di recitare, Gauthier porta avanti un progetto sul quale meditava da tempo e Francesca è contentissima di sbarazzarsi della casa, messa in vendita, nella quale aveva coabitato col marito. Ma… le cose prendono una cattiva piega del tutto imprevista quando le ragioni d’amicizia iniziano a scemare e a far posto ai piccoli egoismi personali: Serge si intestardisce di recitare la parte di Alceste e non vuol sentir ragioni, i rapporti di Francesca col coniuge peggiorano e lei finisce per soddisfarsi sessualmente con Gauthier, il quale non vorrebbe tradire la nuova compagna, peggiorare il rapporto ormai rifiorito con Serge e attenuare la popolarità presso la gente del villaggio a cui il ruolo della serie TV l’ha ormai consacrato… finisce dunque che Gauthier farà la parte di Filinto nello spettacolo e Alceste sarà affidato ad un altro attore. Francesca se ne torna in Italia. Ma il tentativo di riavvicinarsi al palcoscenico non sarà stato, per Serge, un fiasco completo. Di film sul mondo della recitazione in senso stretto, il cinema internazionale, ultimamente, ne ha prodotti un buon numero: in ordine cronologico, basti citare Quartet, Birdman o Ave, Cesare!, tutti piuttosto diversi fra loro ma incentrati, in una cornice temporalmente recente, sui pregi e difetti di questo mestiere che mette a nudo l’anima utilizzando il corpo come veicolo. Alceste à bicyclette non ha da proporre metodi narrativi nuovi, ma la sua grazia, la sua leggiadria e il suo sistema di connettere l’ironia dell’amicizia con i cavilli della professione attoriale, sono straordinari. Nuovo non è nemmeno l’incipit di due uomini ormai avanti con gli anni che si rincontrano dopo parecchio tempo, e non per una semplice rimpatriata a puntino, ma per allestire insieme uno spettacolo tête-à-tête nel quale riversare decenni di esperienza notevolmente rodata. Sul palcoscenico, sul piccolo schermo o dietro una macchina da presa, che importa? Recitare, e il film lo testimonia meravigliosamente, è il mezzo espressivo che più ci mette a contatto con l’ambiente esterno e ci consente di aprire uno spiraglio dentro la nostra interiorità, mostrandoci atteggiamenti e valori che forse prima ignoravamo. Adottare un registro simile e veicolare significati del genere mediante una commedia non era impresa facile, e nemmeno priva di rischi, ma Le Guay ha portato a termine un incarico sublime permettendosi anche il lusso (che tanto lusso non è, in fondo) di spiegare una grande verità che sovente ai cineasti sfugge: la settima arte non sarebbe stata possibile senza il teatro. Funzionale a questo incontrovertibile messaggio artistico di profonda umanità è pure la scelta del commediografo europeo più analizzabile, scomponibile, eclettico e discusso: Jean-Baptiste Poquelin, in arte Molière. E in effetti c’è un pizzico di misantropia in entrambi i protagonisti: Serge ha voluto abbandonare la recitazione per diatribe coi registi e, in generale, per scopi che l’avrebbero costretto a fingere ciò che non era, e quando gli viene offerta l’occasione per riverberare un sogno ormai sepolto, non fatica ad esporre le sue remore, mentre Gauthier, già forte di una rinomanza televisiva e da tempo sulla cresta dell’onda, non desidera altro che riallacciare una relazione sopita dalla lontananza e dallo scorrere inesorabile del tempo, con l’obiettivo elementare e insieme mastodontico di recitare una commedia per il gusto di intrattenere un pubblico, entrare in personaggi sfaccettati e interessantissimi e dare un calcio alle umane avversità e debolezze per testimoniare come, con la tenacia, la speranza e la fiducia, ogni egocentrismo sia vincibile. Troppo riduttivo vedere Francesca (una magnifica Sansa, curiosamente meno nevrotica e sarcastica del solito) come un terzo incomodo amoroso: la sua presenza ha un valore ben più alto, coadiuvato tanto dal suo essere un personaggio dinamico quanto dalla sua voglia di lasciarsi alle spalle insofferenze deludenti e aprire lo sguardo verso orizzonti più edificanti. Stupendo gioco di squadra fra Luchini e Wilson, così inconciliabili all’apparenza e dunque così perfetti nel completare l’uno i vuoti dell’altro, e non che i vuoti lascino con l’amaro in bocca, per carità! Gradevolissimi contributi tecnici di precipua qualità, fra cui spicca una fotografia nitida, una scenografia dalla saporosa sobrietà e una colonna sonora che mescola favolosamente i classici italiani con brani della tradizione d’oltralpe. È anche un connubio fra i due paesi mediterranei che ben di rado si vede al cinema, o che almeno si assapora con piacere in sala.
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dario
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domenica 26 luglio 2015
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delizioso
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Film di rara intelligenza, semplice e vero, umano e al contempo divino per le sue sottigliezze molto ben rappresentate. Storia di rapporti umani e di personalità che s'intrecciano, si scontrano a causa di protagonismi che sono il sale della vita. Attori splendidi, regia lieve e magica.
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mericol
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lunedì 26 gennaio 2015
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gautier e serge: tra palcoscenico e vita
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Gautier (L. Wilson) attore di fiction televisive di successo fa visita a Serge, in una località della Bretagna vicina a La Rochelle. Serge (F. Luchini) è stato un grande attore teatrale. Da 3 anni si è ritirato dalle scene e nutre ormai antipatia,se non odio, per tutte le categorie di attori.
Gautier gli propone di ritornare in scena con il “Misantropo” di Moliére, Serge recalcitra, poi cede, quanto meno per le prove. Segue una serie di dialoghi. Ma chi interpreterà Alceste ? Chi Filinte? Che non sia meglio alternarsi tra i due personaggi? Si susseguono quindi i dialoghi di prova,sul testo di Molière, dei due attori, e i dialoghi nella vita dei due protagonisti.
Tanto Serge è chiuso, restio, non portato alla socializzazione (proprio un misantropo), tanto Gautier è espansivo, a tratti irruento.
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Gautier (L. Wilson) attore di fiction televisive di successo fa visita a Serge, in una località della Bretagna vicina a La Rochelle. Serge (F. Luchini) è stato un grande attore teatrale. Da 3 anni si è ritirato dalle scene e nutre ormai antipatia,se non odio, per tutte le categorie di attori.
Gautier gli propone di ritornare in scena con il “Misantropo” di Moliére, Serge recalcitra, poi cede, quanto meno per le prove. Segue una serie di dialoghi. Ma chi interpreterà Alceste ? Chi Filinte? Che non sia meglio alternarsi tra i due personaggi? Si susseguono quindi i dialoghi di prova,sul testo di Molière, dei due attori, e i dialoghi nella vita dei due protagonisti.
Tanto Serge è chiuso, restio, non portato alla socializzazione (proprio un misantropo), tanto Gautier è espansivo, a tratti irruento.
Emergono a tratti l’amicizia, a tratti le rivalità tra i due, sempre intrecciando il testo da recitare con la vita vera.
Un commedia, che presenta però risvolti tristi, ma non drammatici, certo malinconici. Elegante, raffinata,tra il teatro e il cinema. Merito anche dei due magnifici interpreti: Wilson e Luchini
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alexander 1986
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domenica 14 settembre 2014
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il misantropo impuro
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L'affermato attore Gauthier Valence (Lambert Wilson) vuole affrancarsi dal suo personaggio televisivo e progetta di mettere in scena 'Il Misantropo' di Moliere. Si reca quindi all'Île de Ré a trovare l'amico Serge Tanneur (Fabrice Luchini), vecchio interprete ritiratosi dalle scene e anche dal consorzio umano, chiedengli di partecipare. Inizia una collaborazione più tormentosa del previsto, perché entrambi intendono trasporre sul proprio lavoro motivazioni e concezioni artistiche diametralmente opposte a quelle dell'altro.
Brutta scelta, quella italiana di tradurre il titolo originale 'Alceste à bicyclette' in 'Moliere in bicicletta'; come se una maggiore fedeltà potesse spaventare il pubblico, oppure potesse rendere ancor più elitaria una commedia che, nonostante tutto, non potrà che continuare a restare elitaria.
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L'affermato attore Gauthier Valence (Lambert Wilson) vuole affrancarsi dal suo personaggio televisivo e progetta di mettere in scena 'Il Misantropo' di Moliere. Si reca quindi all'Île de Ré a trovare l'amico Serge Tanneur (Fabrice Luchini), vecchio interprete ritiratosi dalle scene e anche dal consorzio umano, chiedengli di partecipare. Inizia una collaborazione più tormentosa del previsto, perché entrambi intendono trasporre sul proprio lavoro motivazioni e concezioni artistiche diametralmente opposte a quelle dell'altro.
Brutta scelta, quella italiana di tradurre il titolo originale 'Alceste à bicyclette' in 'Moliere in bicicletta'; come se una maggiore fedeltà potesse spaventare il pubblico, oppure potesse rendere ancor più elitaria una commedia che, nonostante tutto, non potrà che continuare a restare elitaria. Il film di Le Guay, sulla scia della recente commedia francese, usa una storia comune per discutere temi elevati quali l'ipocrisia, la depressione, la difficoltà di conciliare la creatività con le aspettative del pubblico. Purtroppo dimentica buona parte del resto: la pellicola quindi appare abbastanza brillante nei duetti e bisticci tra i due protagonisti, molto meno nelle scene di intermezzo e nella resa dei personaggi di contorno (fra cui anche la nostra Maya Sansa). La stessa conclusione sembra tagliata con l'accetta. Commedia comunque godibile, bene interpretata; bellissima l'ambientazione, possibile ispirazione per un viaggio.
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ernesto94
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domenica 27 aprile 2014
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lo scandalo dell'umana gente di teatro
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Un attore in vesti seicentesche gira in bici tra le strade dell'Isola di Re per dire quanto sia "scandalosa" l'umanità.
Gauthier Valance (Lambert Wilson), dopo il rinnovo di contratto per la parte del medico protagonista di una fortunata serie televisiva milionaria, decide di far visita, molto anni dopo, nell'invernale “Isola di Rè” all'amico e decano del teatro Serge Tanneur (Fabrice Luchini) non solo per un cordiale saluto a riscaldarlo dal freddo dell'isolamento personale di questi dalla fama ormai dispersa del palcoscenico; ha in mente un progetto interessante, per riavvicinare sia lui sia l'amico al teatro classico: la rappresentazione integrale del Misantropo di Molière, concentrandosi sul personaggio principale, Alceste (da qui il titolo originale “Alceste à bicyclette”), alternativamente recitato.
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Un attore in vesti seicentesche gira in bici tra le strade dell'Isola di Re per dire quanto sia "scandalosa" l'umanità.
Gauthier Valance (Lambert Wilson), dopo il rinnovo di contratto per la parte del medico protagonista di una fortunata serie televisiva milionaria, decide di far visita, molto anni dopo, nell'invernale “Isola di Rè” all'amico e decano del teatro Serge Tanneur (Fabrice Luchini) non solo per un cordiale saluto a riscaldarlo dal freddo dell'isolamento personale di questi dalla fama ormai dispersa del palcoscenico; ha in mente un progetto interessante, per riavvicinare sia lui sia l'amico al teatro classico: la rappresentazione integrale del Misantropo di Molière, concentrandosi sul personaggio principale, Alceste (da qui il titolo originale “Alceste à bicyclette”), alternativamente recitato.
In queste prove rigide, come la cadenza del verso alessandrino e dell'assenza di squilli telefonici, si aprono riflessioni sulla qualità dell'intrattenimento cinematografico e televisivo, sul sequitur del teatro stesso da parte delle nuove generazioni (emblematica la figlia della proprietaria dell'albergo della località, attrice pornografica solo per soldi ma con evidenti abilità recitative), e sull'amicizia, in continuo assetto da ipocrisie e incomprensioni (il disprezzo di Serge per i telefilm ad alto guadagno; la vita mondana della città e il lassismo verso la tradizione).
Dopo “Le donne del 6° piano”, Philippe le Guay torna alla regia grazie ad un''idea nata dall'ossessione del co-sceneggiatore ed attore Fabrice Luchini per l'autore del Misantropo. Semplice nelle battute caustiche e umoristiche, in poche occasioni cade nella volgarità, sempre contenuta come è d'uopo per un film francese; è un tour de force tra due attori chi prettamente teatrale e chi cinematografico/televisivo, tra due approcci anche al quotidiano, chi schietto e spontaneo, chi conforme alla situazione.
L'introverso e razionale Serge, chiuso nel suo villino decadente, eredità di uno zio, e in pochi anni rassegnato all'allora temporaneo soggiorno, spendendo l'ozio dell'artista tra quadri naif e falò di copioni, ricordi morti di un teatro caduto. Il mondano e tranquillo Gauthier, con schiere di fan di tutte le età (anche le più attempate), modesto e coadiuvante nell'evitare all'amico di estraniarsi ancora di più da un mondo da cui si sente rifiutato per paranoia (lui crede!), a differenza dell'amico col conto in banca attivo come la relazione con una divorziata, dopo diversi tentativi falliti.
Questi sono i due all'inizio, prima che le prove, per Serge necessariamente severe nella pronuncia e nella cadenza del sacro verso alessandrino (in italiano traducibile con un doppio settenario o, impropriamente, con un endecasillabo) li facciano sfogare sulle rispettive ipocrisie, chi della facile ricchezza per telefilm d'intrattenimento (critica al celebre Dr. House?), chi per la misantropia e per il cinismo verso il mondo; tensione smorzata da momenti di ludo nei campi gelati a passeggio in bicicletta, e le rispettive cadute nei rivi d'acqua per dei freni malandati.
E se c'è di mezzo un'italiana, una Maya Sansa che è un' Elena di Troia per il duo, allora non resta che portare ad estreme conseguenze il dramma, che vede cadere l'ipocrisia di Gauthier, ingenuo a cambiare la parola "scandalosa", quasi come se Alceste fosse solo un abito da scena e non l'uomo che entrambi si sono cambiati per aderirlo a loro stessi e per vedere sé stessi in questo distacco teatrale ( i continui attacchi di egoismo di Serge, la violenza di Gauthier quando viene provocato ed offeso da quest'ultimo).
La morale è un'allegoria sia del teatro sia dell'umanità, compresa dalle giuste parole del "puro" Serge/Alceste al tramonto del film, nella spiaggia: recitare un dramma senza che esso sia reale è segno di un teatro che si piega al desiderio di un puro sfruttamento, senza sottolineare l'importanza delle parole e del valore intrinseco.
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degiovannis
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venerdì 25 aprile 2014
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jules e jim atto ii
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Non si può non pensare a Truffaut già mentre si vede il film, per responsabilità soprattutto della bicicletta, che non a caso entra nel titolo. Ma le affinità non si fermano qui, perché c'è un triangolo e perché è la figura femminile che romperà il fragile equilibrio raggiunto dai due amici attori. Anche qui, attraverso la figura del protagonista, il regista vuole presentare una concezione della vita disincantata e ormai sterilmente destinata ad una solitudine che neanche l'arte può superare. Come dire: il film va gustato come prodotto confezionato al meglio, con attori bravi e credibili, ma a patto che il pubblico rinunci ad ogni approdo consolatorio e non chieda il lieto fine.
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Non si può non pensare a Truffaut già mentre si vede il film, per responsabilità soprattutto della bicicletta, che non a caso entra nel titolo. Ma le affinità non si fermano qui, perché c'è un triangolo e perché è la figura femminile che romperà il fragile equilibrio raggiunto dai due amici attori. Anche qui, attraverso la figura del protagonista, il regista vuole presentare una concezione della vita disincantata e ormai sterilmente destinata ad una solitudine che neanche l'arte può superare. Come dire: il film va gustato come prodotto confezionato al meglio, con attori bravi e credibili, ma a patto che il pubblico rinunci ad ogni approdo consolatorio e non chieda il lieto fine. A queste condizioni il film è godibile, anche se forse precipita un po' troppo velocemente verso la fine, sacrificando il ruolo della bella italiana, che pure rompe il giocattolo del teatro ritrovato. Va da sé che nel mirino c'è la vita falsa e stereotipata dell'industria cinematografica (in questo caso la fiction televisiva), la contrapposizione tra campagna (in questo caso con mare aggiunto) e città e qualche frecciatina anche alla professione medica reale (vedi la compagna di Gauthier), lontana ahimé dai fasti della rappresentazione televisiva. Tutto questo comunque fa da contorno: Quello che il film trasmette alla fine è l'amore per l'opera di Moliere. Usciti dalla sala viene subito voglia di andare a leggersela.
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roncola
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martedì 1 aprile 2014
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lo specchio di moliere il riflesso di truffaut
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Dietro la volontà di interpretare "Il Misantropo" di Moliere al teatro, Gauthier, celebre attore in voga, cerca aiuto in Serge, vecchio talento del cinema che dopo varie vicende si è autoescluso dal jet set, addebitando all'ambiente dello spettacolo tutte le malsane abitudini e gli ipocriti comportamenti che lo hanno portato al ritiro. Dopo un iniziale rifiuto, in Serge risorge la vocazione di tutta una vita fino a quel momento messa in disparte, soprattutto rivolta all'interpretazione del protagonista dell'opera, Alceste, la stessa che vorrebe fare Gauthier. Così, trovando un accordo di un alternanza nello scambio dei ruoli, inizia la loro collaborazione, provando e riprovando il dialogo dell'opera.
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Dietro la volontà di interpretare "Il Misantropo" di Moliere al teatro, Gauthier, celebre attore in voga, cerca aiuto in Serge, vecchio talento del cinema che dopo varie vicende si è autoescluso dal jet set, addebitando all'ambiente dello spettacolo tutte le malsane abitudini e gli ipocriti comportamenti che lo hanno portato al ritiro. Dopo un iniziale rifiuto, in Serge risorge la vocazione di tutta una vita fino a quel momento messa in disparte, soprattutto rivolta all'interpretazione del protagonista dell'opera, Alceste, la stessa che vorrebe fare Gauthier. Così, trovando un accordo di un alternanza nello scambio dei ruoli, inizia la loro collaborazione, provando e riprovando il dialogo dell'opera. In quest'opera di Moliere in realtà si manifesta "l'umana natura dell'uomo" in cui i protagonisti, per un verso o per un altro, si specchiano nella realtà, ognuno con le sue caratteristiche di pregi ma più che altro di difetti: invidie, gelosie, orgoglio, vana gloria ecc. Nel bel mezzo di tutto ciò fa caploino, quasi per caso, Francesca, una donna provata dalla vita ma che entra in sintonia con i due attori, tanto da frequentarli quotidianamente, fino ad un velato "menage a troi", fatto di sorrisi e codivisioni, come una corsa in biciletta e una serata a cena. A differenza di "Jules et Jim", qui il rapporto tra i tre non è consolidato, viene rotto con il "tradimento", ed è così che si ritorna a Moliere, al dramma dell'umana natura, con la definitiva separazione dei due attori, ognuno scoffitto da se stesso. 104 minuti di sano cinema.
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marilena
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giovedì 13 marzo 2014
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da meditare
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Questo lungometraggio ci presenta la diversità della natura umana: prendendo Molière come riferimento, si dipanano le storie parallele dei 3 protagonisti: il primo molto impulsivo e sicuro del suo successo, l'altro deluso dal mondo chiuso in un cupo cinismo, in una sorta di rassegnazione alla vita e la terza una donna addolorata dal fallimento matrimoniale ed affettivo.... tutti e 3 sembrano essere alla ricerca di un qualcosa....qualcosa che li spinga a trovare una ragione per sopravvivere....
Riflessione agrodolce sulle relazioni umane...intercalata dal testo originale dell'autore francese, il film coinvolge letteralmente lo spettatore in un turbinio di intense emozioni.
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Questo lungometraggio ci presenta la diversità della natura umana: prendendo Molière come riferimento, si dipanano le storie parallele dei 3 protagonisti: il primo molto impulsivo e sicuro del suo successo, l'altro deluso dal mondo chiuso in un cupo cinismo, in una sorta di rassegnazione alla vita e la terza una donna addolorata dal fallimento matrimoniale ed affettivo.... tutti e 3 sembrano essere alla ricerca di un qualcosa....qualcosa che li spinga a trovare una ragione per sopravvivere....
Riflessione agrodolce sulle relazioni umane...intercalata dal testo originale dell'autore francese, il film coinvolge letteralmente lo spettatore in un turbinio di intense emozioni....persino un personaggio molto secondario con pochissime battute come la ragazzina dal futuro di attrice "Hard", calandosi completamente nella recita del Misantropo, riesce a scoprirsi talmente brava nella declamazione dei versi, da accalappiarsi le simpatie dei due protagonisti.
Da vedere, ri-vedere, gustare e meditare...
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ennas
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sabato 1 marzo 2014
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il misantropo e l'altro
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Gauthier Valence è un attore di successo, il pubblico lo riconosce per strada,risponde in pieno alle regole dell’apparire : alto, elegante, fisico snello e prestante, incarna con stile un personaggio virtuale cui dà vita in televisione, un medico d’assalto di una serie ospedaliera TV. Pur immerso nel vortice mondano dei suoi impegni Gauthier decide di dare corpo ad un suo vecchio desiderio: interpretare a teatro un classico della commedia francese, Il Misantropo” di Molière.
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Gauthier Valence è un attore di successo, il pubblico lo riconosce per strada,risponde in pieno alle regole dell’apparire : alto, elegante, fisico snello e prestante, incarna con stile un personaggio virtuale cui dà vita in televisione, un medico d’assalto di una serie ospedaliera TV. Pur immerso nel vortice mondano dei suoi impegni Gauthier decide di dare corpo ad un suo vecchio desiderio: interpretare a teatro un classico della commedia francese, Il Misantropo” di Molière. Con questo progetto va alla ricerca di una vecchia conoscenza, Serge, un attore un tempo quotato e famoso che al culmine della carriera si è ritirato dalle scene e vive isolato nell’Ile de Ré.
Serge Tanneur, questo attore eremita, lo riceve nella casa dove vive, casa ereditata da uno zio, zeppa di suppellettili d’antan e bisognosa di manutenzione. Con Gauthier rievoca il suo ripudio del successo: durante una malattia e crisi esistenziale ha toccato con mano l’altra faccia della medaglia , il suo mondo gli ha mostrato l’indifferenza ipocrita e il cinismo bieco del tradimento. Ha un primo moto di rifiuto alla proposta di Gauthier di interpretare con lui in teatro “Il Misantropo” nei panni di Filinte ma il fascino del progetto lo tenta, anche se si sente più affine al ruolo di Alceste.
Dopo una lunga schermaglia su chi dovrebbe fare Alceste ( il misantropo) si accordano di provare insieme a declamare l’opera, alternandosi nei ruoli di Alceste e dell’amico Filinte. La prova reiterata dei due del dialogo del I° atto della commedia è il nocciolo del film, la messa in luce del sottile confine tra l’ideale aspirazione all’integrità umana e l’integralismo, in un mondo cinico e barbaro.
La società dello spettacolo è lo scenario scelto dal regista Philippe Le Guay per ambientare il suo misantropo post-moderno, una scelta azzeccata che la regia usa in modo efficace regalandoci una commedia di divertente e simpatica freschezza. Alla resa eccellente dei due attori protagonisti (Lambert Wilson e Fabrice Luchini ), fa eco una resa altrettanto accurata dei personaggi di contorno: il pubblico ingenuo, lezioso e pretenzioso, la ragazza, attrice candida e disinvolta (incosciente?) di film porno che messa alla prova può rivelare una “serietà” inaspettata, la scorbutica italiana Francesca ( una brava Maya Sansa ) gravida di emotività e di vitale irruenza. Oltre ad essere ben caratterizzati come personaggi minori, contribuiscono ad accentuare il carattere e l’ambiguità dei due protagonisti.
Bella la fotografia e il paesaggio ventoso dell’Ile de Ré, insieme isola e vorticoso movimento.
La difesa della sincerità come valore assoluto, il rifiuto di “sporcarsi le mani” in un ambiente superficiale e vanitoso, rendono Serge ipersensibile agli affronti della vita: l’accadere senza riflessione ( il tradimento sull’onda delle emozioni incontrollate di Francesca e Gauthier) lo feriscono ma gli alimentano anche un rancoroso spirito di rivalsa, una sete di vendetta che lo
spingerà di nuovo nell’isolamento.
Ma il rifiuto totale produce anche “la catastrofe spaventosa” , la solitudine. Anche per chi persegue imperterrito e noncurante i propri egoistici interessi il risultato sarà catastrofico. L’equilibrio fra estremi è un arduo traguardo di fragile armonia. Questo Molière di oggi è un film delizioso, proprio da non perdere.
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erlebnis
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martedì 4 febbraio 2014
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non alceste non filinto il mondo di terra é tinto
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Una nota stella del cinema(Gauthier), decide di invertire, per una volta, il suo tabellone di marcia, contraddistinto fino a quel momento da banali fiction televisive garanti del salario ma povere di virtù, con l'intento di mettere in scena "il Misantropo" di Molière. Gauthier, per realizzare una strabiliante performance, spera nell'aiuto del suo vecchio e talentuoso amico Serges, ormai ritiratosi dalla carriera per scelta personale e troppo orgoglioso per pensare di ritornarci, così tenta in tutti i modi di convincerlo a lavorare con lui, senza mai avere del tutto una sicura conferma.
La storia mette a nudo la profonda rivalità fra due attori, che, pur stimandosi a vicenda, ricreano un agone di recitazione quasi amebeo nel quale l'uno mira sempre a prevalere sull'altro.
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Una nota stella del cinema(Gauthier), decide di invertire, per una volta, il suo tabellone di marcia, contraddistinto fino a quel momento da banali fiction televisive garanti del salario ma povere di virtù, con l'intento di mettere in scena "il Misantropo" di Molière. Gauthier, per realizzare una strabiliante performance, spera nell'aiuto del suo vecchio e talentuoso amico Serges, ormai ritiratosi dalla carriera per scelta personale e troppo orgoglioso per pensare di ritornarci, così tenta in tutti i modi di convincerlo a lavorare con lui, senza mai avere del tutto una sicura conferma.
La storia mette a nudo la profonda rivalità fra due attori, che, pur stimandosi a vicenda, ricreano un agone di recitazione quasi amebeo nel quale l'uno mira sempre a prevalere sull'altro. Ognuna dele loro vigorose battute concentra e collabora a gonfiare a dismisura un nitido narcisismo, che forse non comprende solamente i due coprotagonisti, ma allarga la cerchia a tutti gli attori. Nel contesto cinematografico del film, si inserisce con finezza ed eleganza la teatralità dei due personaggi, lo scenario è quasi da camera, le parole aumentano di peso e gravità durante le prove, l'altezzosità di entrambi raggiunge livelli elevati, si leva dal terreno la poesia del teatro. Dal canto loro Serges e Gauthier si librano in volo sopra il mondo intero nel momento in cui interpretano le parti assegnatesi, l'importanza della completa immedesimazione quasi li tormenta, li fa sfidare, facendoli sembrare come fuori luogo: Alceste e Filinto puri e sinceri personaggi di un capolavoro della drammaturgia, Serges e Gauthier finiti a tarparsi le ali vicendevolmente cascando a capofitto nella meschinità terrena, nella falsità, nell'ipocrisia, nella futilità dei litigi, nelle ombre lugubri della superbia.
Stefano La Cava
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