stefanocapasso
|
venerdì 18 aprile 2014
|
malattia e diversita, estranei da tenere lontano
|
|
|
|
Antonio è un giovane ragazzo di provincia, schietto semplice. Si trova catapultato nel reparto di oncologia pediatrica dell’ospedale di Milano dove il suo bambino deve essere operato per un cancro al cervello. E’ spaesato, si mantiene ben distante dalla varia umanità che popola l’ospedale; i degenti, per lo più stranieri, i loro parenti, il personale. Diffidente, rifiuta tutti gli approcci amichevoli delle persone che come lui vivono nell’ospedale al seguito di un parente, mantenendosi distante da tutto, anche dalla stessa malattia del figlio, al quale sembra dare poca importanza. Dopo l’operazione una complicazione lo costringe a prendere contatto se non altro con le sue emozioni e questo movimenta anche le relazioni con la comunità dell’ospedale.
[+]
Antonio è un giovane ragazzo di provincia, schietto semplice. Si trova catapultato nel reparto di oncologia pediatrica dell’ospedale di Milano dove il suo bambino deve essere operato per un cancro al cervello. E’ spaesato, si mantiene ben distante dalla varia umanità che popola l’ospedale; i degenti, per lo più stranieri, i loro parenti, il personale. Diffidente, rifiuta tutti gli approcci amichevoli delle persone che come lui vivono nell’ospedale al seguito di un parente, mantenendosi distante da tutto, anche dalla stessa malattia del figlio, al quale sembra dare poca importanza. Dopo l’operazione una complicazione lo costringe a prendere contatto se non altro con le sue emozioni e questo movimenta anche le relazioni con la comunità dell’ospedale.
Un film interessante, che si fa seguire, senza sussulti, poggiato interamente sulle spalle di Filippo Timi, bravo a dare vita praticamente da solo al film, essendo in scena dal principio alla fine. La camera scruta continuamente il suo personaggio, a volte distaccato a volte preoccupato, costantemente fuori luogo
I corpi estranei sono il diverso e la malattia, entità che vengono guardate con diffidenza, tenute lontane per non dargli spazio nella propria vita. E Antonio stesso è un corpo estraneo in quel mondo che non accetta. Solo dopo che almeno la malattia viene sconfitta, può ristabilire un contatto con se stesso e le proprie emozione e puo finalmente tendere la mano allo straniero che con lui aveva condiviso l’esperienza nell’ospedale.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a stefanocapasso »
[ - ] lascia un commento a stefanocapasso »
|
|
d'accordo? |
|
angelo umana
|
giovedì 18 dicembre 2014
|
immigrati e tumori, corpi estranei
|
|
|
|
Gli immigrati che invadono il nostro Paese, usufruiscono dei nostri ospedali, si creano delle attività a "casa nostra" e i tumori che crescono dentro i corpi, compresi quelli di bambini molto piccoli. Queste due categorie si direbbero "I Corpi Estranei". Accade che immigrati e italiani si ritrovino nello stesso ospedale dove i tumori vengono aggrediti, la malattia non ha preferenze per alcuno. Così Antonio arriva nel reparto di oncoematologia pediatrica di un ospedale di Milano dove ha portato il suo figlioletto di un anno, Pietro, dopo un viaggio in auto che hanno fatto loro due soli provenienti dalla Puglia.
[+]
Gli immigrati che invadono il nostro Paese, usufruiscono dei nostri ospedali, si creano delle attività a "casa nostra" e i tumori che crescono dentro i corpi, compresi quelli di bambini molto piccoli. Queste due categorie si direbbero "I Corpi Estranei". Accade che immigrati e italiani si ritrovino nello stesso ospedale dove i tumori vengono aggrediti, la malattia non ha preferenze per alcuno. Così Antonio arriva nel reparto di oncoematologia pediatrica di un ospedale di Milano dove ha portato il suo figlioletto di un anno, Pietro, dopo un viaggio in auto che hanno fatto loro due soli provenienti dalla Puglia. Là sono rimasti la mamma e il fratello più grande di Pietro, Francesco. I pianti di Pietro che ha dolore sono evidentemente uguali a quelli dei bambini stranieri. Un adolescente marocchino, Jaber, si avvicina al diffidente Antonio e gli promette che pregherà per il suo bambino. Romantica l'inquadratura di Antonio che abbraccia il suo bambino in via di guarigione contro una finestra al tramonto, come sono dolci i momenti che il papà passa con Pietro: è allora che il viso di Filippo Timi diventa meno truce. L'attore pare avere un’attitudine naturalmente minacciosa, era così pure nel ruolo di un Mussolini giovane nel film "Vincere". La macchina da presa è in modo continuo ed anche un pò ossessivo su di lui, concentrata sulla sua ansia per il figlio e il sospetto che ha verso chi lo attornia. Un film crudo e anche tenero, non di cassetta, di cui è del tutto artefice il 40enne Mirko Locatelli, regista produttore sceneggiatore. La stessa crudezza ed essenzialità aveva “Il primo giorno d’inverno” che realizzò nel 2008.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a angelo umana »
[ - ] lascia un commento a angelo umana »
|
|
d'accordo? |
|
|